Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Lotiel    06/03/2013    13 recensioni
(Sequel di "Dopo la Pioggia")
Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini.

REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 6
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Banner by _marty
http://i.imgur.com/61B7aIT.jpg

01 - Un nuovo inizio


Kyoto


Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini. Era sempre rimasta incantata a guardare il tempio quando era piccola, ma era sempre stata più affascinata dalla sua sorella, il Tempio del Padiglione d’Argento, la quale non vedeva da quando era bambina. Quest’ultimo tempio, si diceva, conservava le vere reliquie del Buddha.
Reila portava degli occhiali scuri che le coprivano metà del volto. Sui capelli scuri aveva dei petali di ciliegio. Era la stagione della fioritura e stranamente non sembrava darle fastidio, come al solito. Simboleggiavano l’amore, una cosa che a lei era stato da sempre negato.
Improvvisamente lo aveva visto. Reila aveva portato lo sguardo verso l’altare e verso un uomo, circondato da altri uomini vestiti di nero. Una situazione alquanto bizzarra vedere uno come lui in un posto del genere, dopotutto lui non credeva in nulla che non fosse qualcosa di materiale.
Reila storse la bocca e si avvicinò lentamente. Fece finta di accostarsi all’altare, rimanendo sempre attenta che non la guardasse in pieno volto. Avrebbe potuto riconoscerla.
Attese che l’uomo entrasse all’interno. Era da solo e non si era minimamente accorto della sua presenza. Lei non fece altro che seguirlo.
L’assassina non poté far altro che sorridere e all’improvviso sfiorargli la spalla, per poi spingerlo verso uno degli angoli semibui del tempio.
-Chi non muore si rivede.
Lo aveva bloccato al muro, con il suo esile peso. Dopotutto lui non mostrava alcuna resistenza e sembrava anche piacergli. Reila non fece altro, nella penombra, che guardarlo in volto e di ritrovare gli stessi sentimenti che aveva provato tempo prima. Contrastanti come l’acqua e il fuoco.
-Non sei cambiata affatto.
Sul volto della donna comparve un leggero sorriso che le illuminò il viso. Strinse le labbra e chinò il volto verso il basso. Proprio in quel momento, la mano dell’uomo le sollevò il viso lentamente mentre le sue labbra si schiudevano appena.
Reila di scatto unì le sue labbra a quelle dell’uomo, appropriandosi di quella bocca la quale un tempo aveva odiato. Si staccò dall’uomo, traendo un profondo respiro, come se stesse prendendo aria dopo una lunga pausa in apnea.
La donna sorrise per qualche istante per poi rabbuiarsi all’improvviso.
-Cos’hai?
L’uomo si preoccupò per lei, sollevandole il volto con una mano e costringendola a guardarlo negli occhi. Reila scosse il capo, lasciando che un tiepido sorriso le illuminasse il volto.
-Niente, è solo che…
La donna lasciò la frase incompleta e l’uomo, che nel frattempo l’aveva stretta a sé, le carezzò il capo teneramente.
-Reila, è morto. Fattene una ragione.
-Non è per Dmìtrij. È per mio padre. Sai perché sono tornata a Kyoto?
L’uomo strinse le labbra e mosse il capo in segno di assenso. Come se qualcosa l’avesse colpito; un pugno in pieno petto. Prese un profondo respiro, lasciando che il volto di Reila gli si avvicinasse fino a sfiorargli la guancia.
-Sei sempre nella mia lista, lo sai questo?
Le labbra si stirarono in un sorriso lascivo. Guardava l’uomo, quella stessa persona che lei aveva pensato per tutto quel tempo che le avesse rovinato la vita.
-Ho lasciato da un po’ quella vita. Da quando sono tornata a Tokyo per pareggiare i conti.
Glielo disse quasi per rassicurarlo. Al momento non doveva temere di trovarsi una canna di pistola troppo vicino alla faccia.
-Tuo padre non ha mai saputo della tua esistenza dopo l’incidente che ti ha rovinato le mani. Ma non sarebbe il caso di dirglielo? Soprattutto in questa situazione.
Reila scosse il capo in segno di diniego, forse troppo energicamente da far intuire una certa nota di nervosismo.
-No, George. Non posso farlo. Se non risolvo la questione, lo metterei solo in pericolo. Nessuno deve saperlo.
George prese alcuni attimi per riflettere. Stette zitto, lasciando solo che il suono dei loro respiri all’interno dello spazio vuoto, lo riempisse. Non sapeva come convincerla a dire a suo padre che lei fosse ancora viva, ma questa era una decisione della donna, purtroppo.
-Ma potrebbe anche essere il momento in cui lui sappia qualcosa. Potrebbe aiutarti.
-No.
Reila scosse il capo di scatto, alzando leggermente la voce a quella risposta.
-Non voglio tornare da lui in questo modo. Non provarci, George.
La voce calò poi all’improvviso in un bisbiglio. L’uomo alzò le mani in segno di resa, accettando la sua volontà. Non aveva intenzione di contraddirla adesso.
Il tempio cominciava a popolarsi e loro stavano acquattati in quella penombra che al momento li teneva nascosti, ma purtroppo non sarebbe durato ancora a lungo. In quel luogo va osservato il silenzio e i loro bisbigli, presto, sarebbero stati uditi da troppe persone. Un qualcosa che non potevano permettersi.
-Devo andare adesso.
Reila si stacco da George, l’unico uomo che al momento conosceva e di cui si doveva fidare. Quella situazione, per un certo verso, non piaceva neanche a lei. Era come se fosse regredita e avesse cancellato tutto ciò che era stata costretta a fare, inseguendo quel sogno vanaglorioso. Si era convinta che George l’avesse voluta solo spaventare ai tempi di Peter e dopotutto erano quasi simili quando si trattava di ingannare qualcuno. A lei serviva qualcuno a cui potersi appoggiare nei momenti bui. A lui serviva qualcuna per poter scaldare il suo letto che non fosse la moglie.
Le mani di Reila continuavano a rimanere coperte. Quelle cicatrici aveva pensato di rimuoverle con un intervento di chirurgia estetica, ma aveva preferito aspettare a tempi migliori. Quando tutto sarebbe finito.
George l’afferrò per un braccio per impedirle di scappare, come aveva fatto negli ultimi due anni.
La donna non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia in quel momento e si era voltata. Tanti erano i sentimenti che la devastavano in quegli ultimi tempi.
-Devi ritornare, Reila.
-Per te George? A cosa ti servo?
George scosse il capo, tirandola verso di sé e sfiorandole la schiena con la propria camicia, abbracciandola delicatamente da dietro. Le si avvicinò all’orecchio, chinandosi, vista la differenza di altezza.
-No. Fallo per te e tuo padre. Devi cominciare ad abbandonare i tuoi fantasmi del passato.
Reila non rispose. Se ne stette zitta per alcuni istanti che sembrarono ore. Oramai i turisti avevano quasi invaso quella parte del tempio e presto li avrebbero visti.
-Non è così semplice come credi.
-Comprendi anche la mia situazione. Non posso aiutarti in questo modo.
Reila trasse un profondo respiro, sollevando appena il capo e volgendolo in modo che potesse vedere le labbra di George.
-So in che guaio ti sei messo. Finché lei sarà con te, George, ti sarà molto difficile muoverti liberamente come prima.
George fece un cenno di assenso, senza parlare. Sapeva qual’era la sua situazione e sapeva che Reila aveva maledettamente ragione. Ma sentire il suo profumo poggiando il volto sui suoi capelli, lo inebriava ad ogni incontro clandestino. Non riusciva a farne a meno.
Le labbra di George nuovamente si portarono verso quelle di Reila, tenendo il volto di lei con una mano e socchiudendo gli occhi.
Quel contatto serviva ad entrambi, a sentirsi vivi e distanti da quelle vite che non avevano portato nulla a tutti e due. Solo odio e rancore.
Premette di più sulle labbra di lei, come a volerle stampare sulle sue e non abbandonarle mai, per avere sempre il suo sapore sulla bocca. Reila si scostò, non senza un po’ di riluttanza verso quel contatto che non aveva più, e poi si separò da lui, lasciando il suo calore.
-Te l’ho detto, George. Fino a quando lei sarà con te, noi non potremo vederci più.
La donna mosse qualche passo verso l’uscita, lasciando George nella penombra e con l’eco delle sue ultime parole.
Per George era facile abbandonare i suoi fantasmi. Lui era più freddo e calcolatore, proprio come Dmìtrij, ma in fondo amava Reila e non aveva paura di mettere in gioco i suoi sentimenti. Così come non aveva fatto Dmìtrij.
Reila si portò verso uno dei ciliegi e sollevo il capo, rimettendo gli occhiali da sole che le coprivano il viso. Un sorriso sornione comparve sulle sue labbra, che aveva colorato di rosso. Aveva sicuramente lasciato la traccia sul colletto di George, che lui avrebbe cercato di fare andare via. Succedeva sempre così.
Com’erano cambiate le cose dopo aver saputo della morte di Dmìtrij. Era stata anche al funerale. Nascosta dietro una marea di persone vestite di nero che facevano finta di piangere. Non come lei. Il suo cuore piangeva per la morte di quell’uomo che l’aveva fatta sentire se stessa. Non sapeva neanche a chi fosse andata l’azienda che l’uomo aveva tanto bramato.
Si ritrovò a pensare a quelle cose. L’aveva tradita e umiliata, come persona e soprattutto come donna. Aveva distrutto tutte le sue aspettative. Diventava triste e intrattabile quando pensava a quelle cose e l’aver abbandonato la sua vita passata, le faceva passare più tempo a pensarci.
George la vide, affacciandosi, dall’entrata del tempio. La seguì per alcuni istanti prima di allontanarsi dal luogo. Le guardie del corpo, alle quali aveva chiesto di non entrare nel tempio, lo seguirono verso l’auto.
George entrò, guardando verso gli alberi di ciliegio, dove sapeva che Reila se ne stava seduta. Poi sfiorò l’anulare sinistro, ricordandogli ciò che era stato costretto a fare.
Quella donna era pericolosa e Reila sicuramente non voleva metterlo ulteriormente nei guai. Era riuscito a partire per il Giappone, con la scusa di una riunione di una delle sue aziende. Strinse le mani mentre l’auto scomparve dietro l’angolo.
Reila sapeva di George e sapeva che era sposato da poco e sapeva anche il perché. Le stava chiedendo aiuto. Lo aveva letto in quegli occhi nocciola. Aveva letto l’appello disperato di un uomo che era innamorato di lei. Forse l’unico che l’avesse mai amata.
Si scostò dal tronco e incominciò a camminare verso il laghetto di carpe. Per i giapponesi sono pesci sacri e incarnano la continuità della vita e gli incessanti cambiamenti. Lei di cambiamenti ne aveva fatti tanti.
Aveva quegli occhi di ghiaccio sempre puntati addosso. Come un monito. Come una colpa.
Sapeva che George doveva sposarsi, ma era rimasta nell’ombra facendogli credere di essere morta e poi un giorno era tornata, ma troppo tardi.
Almeno per lui. E lei aveva bisogno di George.
Conosceva la donna che si era unita all’uomo e sapeva anche che sicuramente lo aveva costretto, dietro qualche falso accordo.
Dovevano incontrarsi di nascosto e ciò rendeva le cose più difficili da risolvere. Doveva muoversi in fretta e lei aveva già perso troppo tempo.
Prima di fare qualche passo falso, doveva assolutamente contattare qualcuno di fidato lì in Giappone e Jin sembrava la persona più adatta. Era lui che le riforniva le armi ogni volta che ne aveva bisogno ed era lui che, dopotutto quello che era successo, si era preso cura di lei. Era come un padre per Reila ed era stato proprio lui a conservare la sua pistola, fino a quando le sarebbe servita nuovamente.
L’assassina aveva cercato di abbandonare la sua vita, ma nuovamente le si era buttata addosso la situazione nella quale non avrebbe potuto fare a meno della sua fedele compagna.
Reila sapeva che le sarebbe servita, ma non adesso. Jin era l’unico del quale al momento si fidava. Teneva con lei il segreto della sua vita e avrebbe preferito farsi uccidere che rivelare dove Reila si trovasse.
La donna prese il viale verso l’uscita. Si voltò nuovamente verso il Tempio, inchinandosi per saluto. Aveva bisogno di pregare, ma non l’aveva fatto. Se ci fosse stato un dio che l’avesse protetta, lei non se lo sarebbe meritato.
Aveva preso talmente tante vite per quell’inutile odio che l’aveva divorata, che ormai non riusciva più a capire se si sarebbe salvata nell’altro mondo.
Poi una mano andò verso la ferita della spalla. Ricordava ancora come Natasha e i suoi uomini erano riusciti a ferirla e la cicatrice non era completamente sparita. Un altro monito a ricordarle chi era e cos’era.
L’unica persona che poteva salvare suo padre. L’unica persona che era stata per tutto quel tempo.
Un’assassina.
yin yang vettore

Per saperne di più

Kyoto: è una città del Giappone di quasi 1,5 milioni di abitanti, che nel passato fu la capitale del paese per più di un millennio (precisamente dal 794 al 1868) e che è oggi il capoluogo dell'omonima Prefettura. La città, nota anche come "la città dei mille templi", essendo stata quasi interamente risparmiata dalla seconda guerra mondiale, è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese, e per questo inserita nei siti protetti dall'UNESCO. È una sede universitaria di importanza nazionale e centro culturale di livello mondiale. (Cenni presi da Wikipedia.it)

Tempio del Padiglione d’Oro: Il Kinkaku-ji o Tempio del padiglione d'oro (più spesso semplicemente "Padiglione d'oro") è il nome del reliquario di Rokuon-ji, che si trova a Kyoto, Giappone. Costruita nel 1397 come villa per lo Shogun Ashikaga Yoshimitsu (25 settembre 1358 – 31 maggio 1408). Figlio di Ashikaga Yoshiakira, fu il terzo shōgun dello shogunato Ashikaga. Ricevette il titolo di Seii Taishogun nello stesso anno della morte del padre Yoshiakira nel 1367. Nel 1374 prese il giovane Zeami Motokiyo sotto la sua ala protettrice. (Cenni presi da Wikipedia.it)

Tempio del Padiglione d’Argento: Il Ginkaku-ji, letteralmente padiglione d’Argento, nasce come residenza privata dello shogun Yoshimasa che lo fece costruire nel 1489, costui in onore del nonno Yoshimitsu che aveva ricoperto di fogle d’oro il Kinkaku-ji, voleva far rivestire d’argento questa costruzione che lo doveva accogliere a riposarsi dalle fatiche del governo e delle guerre intestine, allietandolo con le arti, ma la morte sopraggiunta l’anno successivo e la guerra Onin fecero si che il padiglione rimanesse incompiuto,senza la copertura in Argento, ma di egual fascino e bellezza. Il Tempio si trova all’estremità nord del così detto sentiero del filosofo una strada, circondata da ciliegi e alberi da frutta e fiore. (Cenni presi da viaggiagiappone.it)

Angolo dell'autrice


Ed eccomi con la revisione di questi pochi capitoli di questa storia, che pian piano riprenderà forma e che non lascerò a maturare qui ma andrà avanti perchè qualche capitolo è già pronto. Cos'è che vorreste sapere di più sui personaggi? Chiedete e vi sarà dato, oppure datemi una vostra vista su questi personaggi che si stagliano in questo panorama un po' spy-sytory. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio come sempre _marty per il banner favoloso.


   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Lotiel