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Autore: Water_wolf    06/03/2013    5 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jonas era affacciato alla finestra da più d’un ora ormai. Gli mancava spiegare le ali, sentire il vento tra le piume, aveva nostalgia dell’aria che gli carezzava il viso. Voleva salutare gli uccelli, lasciarsi trasportare dalle correnti, esibirsi in evoluzioni mozzafiato.
Ma non poteva. No, perché aveva deciso di salvare Chiara ed ora si ritrovava un buco nell’ala sinistra. Era giusto così, era meglio che la Sentinella Nera avesse colpito lui, che era forte, invece di lei, così esile e delicata.
La vuoi smettere di pensare a lei come un petalo delicato, eh Jonas?
L’angelo sbuffò “E sentiamo coscienza, che cosa dovrebbe essere?”
Non so, magari la Custode di un Elemento? Una ragazza che dovrà salvare Upward, deve imparare ad essere forte.
“Forse non è ancora tempo per questo”
Non sei tu a decidere, è Zeigen a farlo, sei lui attacca noi ci dobbiamo difendere. Se non ne siamo in grado, sarà l’inizio della fine.
“La coscienza dovrebbe essere d’aiuto, tu invece non lo sei affatto” pensò scocciato Jonas soffocando la vocina che gli stava facendo mettere in discussione le proprie azioni.
<< Fa male? >> chiese Chiara facendolo sobbalzare. A Jonas sembrò che gli avesse letto nel pensiero.
<< No, non molto. >> mentì. La quindicenne parve accorgersene ma decise di cambiare argomento di discussione. << Voi angeli mostrate sempre le vostre ali oppure le potete far “scomparire”? >>
Jonas si voltò verso di lei. << In effetti possiamo ripiegarle facendoci vedere nella nostra forma umana ma per me ora è difficile, sarebbe doloroso farlo da feriti. >> rispose atono.
Chiara tenne sospesa la matita sul foglio, comprendeva quanto gli costava non poter volare. << Se c’è un modo per aiutarti io sono qui. >> disse, specchiandosi negli occhi di Jonas. << Sei rinchiuso in casa mia da tre giorni, se riuscissi a ripiegare le ali potresti almeno uscire. >> continuò abbassando lo sguardo e riprendendo il suo disegno.
Jonas abbozzò un sorriso, esisteva un modo per diminuire il dolore. Si staccò dalla finestra, andò in cucina, prese una bottiglia d’acqua e la porse a Chiara.
<< Prima lezione su come usare i tuoi poteri. >> annunciò.
La quindicenne lo squadrò da capo a piedi, spostò la tavola colorata e si fece attenta. Jonas le spiegò grossolanamente cosa fare: prima di tutto doveva liberare la mente, poi concentrarsi sull’acqua contenuta nella bottiglia e farla fluttuare ed infine poggiarla sulla ferita dell’angelo facendo fluire tramite essa solo ricordi ed emozioni felici.
Il primo passaggio fu eseguito a dovere ma quando Chiara provava a far volare l’acqua, perdeva concentrazione e quella ricadeva a terra. Rovesciarono tre bottiglie prima che la quindicenne riuscisse a formare un globo d’acqua fluttuante.
Jonas aprì le ali e attese che l’acqua lenisse il dolore. << Ricordi felici, ricordi felici. >> ripeteva Chiara, aveva chiuso gli occhi e stava scavando nella sua memoria immagini che l’avevano riempita di gioia.
Jonas tese i muscoli, nessuna fitta lo colse, così spiegò totalmente le ali per poi farle ritornare lentamente all’interno della propria schiena.
Le piume si dissolsero in scintille abbaglianti che riempirono il salotto di luce. Jonas storse la bocca in una smorfia, le emozioni di Chiara avevano cessato il loro effetto benefico. Si sforzò di concludere in fretta.
<< Non ce la faccio più! >> si lamentò la custode, lasciando scrosciare l’acqua sul tappeto. Le ali si ripiegarono completamente. Jonas si appoggiò ad una sedia e sorrise << Sei stata brava Lyra, davvero brava. >>
<< E da quando mi chiami così? >> chiese non badando ai complimenti. << Che c’è, Emilia può farlo ed io no?>>
<< Esatto. >> rispose secca. L’angelo scoppiò a ridere senza motivo, quella ragazza non era un petalo delicato, era un’arma a doppio taglio.
<< Certo che sei proprio strano J… >> borbottò la quindicenne. Il ragazzo smise di sorridere e le pose la stessa domanda << J? Quando ho guadagnato questo soprannome? >>
Chiara andò in cucina e ne tornò con due rotoli di carta assorbente in mano. << Lo stesso giorno che tu hai incominciato a chiamarmi Lyra. Poi Jonas è troppo lungo. >>
L’angelo fece un rapido conto e ribatté << Sono solo due sillabe, non è lungo. >>
I due si persero a discutere su nomi fino a tarda notte. Chiara sbadigliò e fece segno a Jonas d’accomodarsi sul divano e dormire lì. <
Meglio che sul pavimento pensò l’angelo con una punta d’ironia. I ragazzi si coricarono.
Il cellulare di Chiara trillò, era appena arrivato un messaggio. La quindicenne però non lo udì. Questo fu il suo primo errore.

§

Del trambusto la svegliò di soprassalto. Lanciò un’occhiata furiosa alla sveglia: segnava le tre di mattina. Sentì delle urla, Jonas stava litigando con qualcuno. Si alzò dal letto e lo raggiunse in sala, insonnolita.
<< J…sono le t… >> non fece in tempo a completare la frase che sgranò gli occhi. Suo padre stava fronteggiando l’angelo, palesemente intimidito. A terra i cocci d’un bicchiere rotto segnavano il passaggio dell’ira dell’uomo.
<< Spiegami che cosa ci fa questo qui, Chiara. >> proruppe duro Marco.
La quindicenne si morse il labbro, che cosa poteva dirgli? Che un angelo era piombato in metropolitana, le aveva salvato la vita ed ora lei lo stava ospitando?
<< E’ un progetto di scuola. >> capitolò, era la peggior scusa che si fosse mai inventata. Il padre la scrutò << Sapevi mentire meglio una volta. >>
La figlia si torturò il labbro, decise di tergiversare. << Come mai sei tornato prima? Non dovevi restare in ufficio un’altra notte? >>
<< Infatti. Ma dovevo anche prendere una cosa che si trovava qui. Non pensavo di trovarti in compagnia di un amico. >>
<< Non abbiamo fatto nulla di quello che immagini. >> disse sulle difensive Chiara, schierandosi al fianco di Jonas.
<< Dimmi allora in che modo vi siete divertiti voi due. Stava dormendo sul divano Chiara. Sei in pigiama. Lui no. >>
La quindicenne si voltò verso Jonas, in boxer e gli addominali allenati in mostra sul petto nudo. Jonas osservò la scollatura profonda della camicia da notte dell’amica, che terminava molto sopra il ginocchio.
<< Non è come pensa signore. >> intervenne Jonas. Il padre fece scricchiolare il vetro sotto la suola dei mocassini.
<< Non sono uno stupido. >>
<< E io non sono una sgualdrina. >>
Marco la squadrò, poi fece lo stesso con l’angelo. Si avvicinò a lui e gli puntò un dito accusatore sul petto. << Tu, ti conviene rimanere in casa mia ancora, mi fremono le mani al solo pensiero che tu abbia fatto qualcosa a mia figlia. >>
Jonas non indietreggiò, raccolse la sua maglia e se la infilò senza smettere di sfidare con lo sguardo l’uomo. Si mise i jeans blu scuro.
Fa’ qualcosa idiota, non puoi lasciarlo andare via così.
Jonas raccolse le scarpe.
Chiara prese il polso di suo padre e tentò di convincerlo. << Non c’è stato nulla tra di noi, non mandarlo via, ti prego… >> lo supplicò ma Marco era irremovibile.
<< E’ giusto così Ly. >> sussurrò Jonas, chino ad allacciarsi le scarpe. La quindicenne sentì gli occhi umidi.
<< No! Non lo è! >> gridò accucciandosi affianco a lui. << Non hai dove andare, ti può accadere di tutto là fuori! >> gli bisbigliò all’orecchio. Jonas sorrise malinconico. Il padre lo notò e andò su tutte le furie.
<< Spostati da lui Chiara. >> ordinò ma si scontrò con lo sguardo freddo della figlia. << Non voglio fare cose di cui potrei pentirmi. >>
<< J rimarrà qui. >> obbiettò.
Marco percorse qui pochi centimetri che lo separavano dal ragazzo e lo sollevò prendendolo per la maglietta. Jonas intuì il suo destino.
“Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue.
<< No! >> urlò Chiara, accorrendo velocemente verso Jonas.
<< Sta’ lontana da lui ho detto! >> sbraitò il padre, bloccando sua figlia, le lacrime le rigavano le guance. Chiara andò a sbattere contro il divano, un coccio di vetro le ferì l’avambraccio destro, proprio sotto il gomito.<
Jonas si alzò barcollando, si tastò il labbro e sorrise. Una voce nella sua testa gli intimava di scappare da lì al più presto ma voleva far vedere a Chiara che stava bene, che poteva, che doveva, andarsene.
Aprì la porta e fece le scale a due a due, mettere più distanza dalla custode era il suo piano.
Chiara si alzò, un rivolo di sangue le percorse l’avambraccio. Strappò un angolo del disegno ancora sul tavolino del salotto e scarabocchiò qualche parola.
<< Dove stai andando?! >> la riprese Marco quando vide Chiara avvicinarsi alla porta.
<< Non puoi metterti a fare il padre quando ti pare, figuriamoci ora. >> sentenziò dura la quindicenne e corse giù per le scale.
Uscì dal palazzo a grandi falcate, pregando di riuscire a raggiungere Jonas. La pioggia batteva incessante anche quella notte. La luce fioca dei lampioni non bastava ad illuminare le vie.
La quindicenne inciampava sui suoi stessi piedi, cadeva e si faceva male. Ma ogni volta si rialzava e continuava a correre. Avanti, avanti. Dove diavolo sei Jonas?
Si appoggiò ad un lampione, sfinita. Riprese fiato, i polmoni le facevano male, l’aria sembrava volerla ostacolare. Le lacrime si unirono alle gocce di pioggia, il salato si mescolò al dolce.
Si costrinse ad alzarsi, strinse forte il pezzetto di carta e corse. Non si accorse d’essere nel mezzo di una strada finché il clacson di una macchina non la riscosse. Chiara si immobilizzò, incuriosita da quelle luci.
Occhi gialli… occhi di gatto…
L’automobile suonò ancora.
La quindicenne non si spostò.
I fari l’abbagliarono.
Un fischio acuto ruppe il silenzio della notte.

§

<< Signorina, signorina si sente bene? >>
<< Sì. >>
<< Per fortuna sono riuscito a frenare in tempo. Ma che cosa le è salato in mente? Correre per strada a quest’ora? >>
<< Sì, lo so bene, mi scusi tanto… >> Chiara non sapeva come liquidare quel ragazzo nero.
<< Senta., grazie per non avermi investito ma io ora devo andare. >> Così dicendo scappò via, doveva ancora trovare Jonas e niente l’avrebbe fermata. << M-ma forse è meglio farsi vedere da un medico… >> balbettò, stupito da quella situazione inusuale.
Chiara corse per le vie, non voleva perdere le speranze, era in debito con l’angelo, non poteva lasciarlo andare in quel modo.
Una figura illuminata da un lampione attirò la sua attenzione.
Si avvicinò furtiva come una pantera, quando gli fu alle spalle bisbigliò << Jonas sei tu? >> L’angelo sobbalzò, fece per andarsene ma Chiara lo bloccò. << Ho combinato un casino Chiara. >> ammise << Non dovevo restare a casa tua. Guarda che cosa pensa tuo padre ora…>>
<< Tu non sei l’artefice dei problemi tra mio padre e me. >> ribatté Chiara.
<< No, sono solo diventato uno stupratore, non c’è di cui preoccuparsi. >> disse sarcastico il custode dell’Aria. La quindicenne strinse le mani in pugni.
<< Ci rivedremo, ora lasciami andare. >> Jonas le voltò le spalle e s’incamminò.
<< Aspetta! >> gridò Chiara.
<< Che c’è!? >> sbraitò l’angelo, si sentiva in colpa per tutto quello che era accaduto.
<< Ascoltami. So che ti senti solo d’impiccio adesso, so che ti interessa mettere più miglia possibili tra noi due, so che probabilmente vorrai dormire sotto un ponte sperando che ti faccia sentire meglio, so che ti dispiace. Ma tu sei un mio amico e gli amici si aiutano a vicenda. Quindi ora prendi questo foglio e va’ all’indirizzo che ho scritto. Chiedi di me e non avrai problemi. >>
<< Non posso… >>
<< Tu puoi eccome. Sono stata quasi investita per darti questo, se rifiuti sarò costretta a schiaffeggiarti e dopo il pugno di mio padre non credo tu lo voglia. >>
Jonas abbozzò un sorriso, si portò all’altezza di Chiara e disse << Sei pazza, lo sai vero? >>
Chiara arrossì, non era abituata a stare così vicino ad un ragazzo. << Mi ha salvato la vita, è il minimo che potessi fare per ricambiare. >>
L’angelo sorrise timidamente, non la credeva così determinata. I due ragazzi si salutarono solo dopo essersi dati appuntamento il giorno dopo, alle 12.15, davanti al liceo di Chiara.

Quando la quindicenne giunse a casa, i piedi doloranti, i capelli zuppi e piena di lividi, il padre tentò di chiederle spiegazioni ma Chiara si eclissò, si fece una doccia e un’ora dopo si coricò. La sveglia sarebbe suonata di lì a poco, doveva recuperare il sonno perduto.

***
ANGOLO DELL'AUTRICE wow, sono riuscita a pubblicare con solo un giorno di distacco, che cosa carina *-*
Bien bien, veniamo a questo capitolo...che ve ne pare? Sono capace di descrivere situazioni tristi?
Non sempre si può vivere di felicità, non siamo unicorni che vomitano arcobaleni *anche se ammetto mi piacerebbe XD*
Il padre di Chiara è avvolto in un alone di mistero, soffre d'attacchi d'ira e ha appena frainteso una situazione imbarazzante, non credo si riprenderà presto XD
Visto che odio la suspense non vi ho lasciato sulle spine riguardo all'investimento, che brava ragazza X'D
Spero vi sia piaciuto, alla prossima!

Water_wolf

P.S.: siete diventati in molti a leggere questa storia, sicuri di voler continuare a vedere le mie pazzie? Chissà, potreste diventare folli da un momento all'altro per colpa mia XD

  
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