“John, sono vivo. Non essere triste. Sono qui con te.”
Un breve messaggio apparve sullo schermo del telefono di John, il quale rimase a fissare quelle poche righe per un momento, poi scrisse:
“Chi sei?”
“Sono Sherlock, John. Credimi.”
 “E’ un pesce d’aprile? Ti ho sepolto.”
“No, è la verità. Sono vivo! Era tutto parte di un piano.”
“Questo è proprio da Sherlock Holmes.” inviò John sarcasticamente. “Ti ho visto cadere da un palazzo e romperti la testa.” continuò.
“Non ero io. Era un manichino. Ho dovuto farlo. Mi dispiace, John.”
“Quindi mi hai osservato per tutto questo tempo? O cos’altro? Sono andato in uno di quei centri per superare il dolore.” cliccò piano per scrivere le ultime due parole: ”Ho pianto.”
“Mycroft mi ha tenuto informato su tutto quello che ti succedeva.” un momento dopo il cellulare trillò ancora: “Sì, lo sapevo ma non potevo dire nulla e non potrei neanche adesso..”
“Sei consapevole di quanto mi abbia fatto male andare a casa e trovare solo un appartamento vuoto?”
“Per favore, per favore, scusami. Mi sei mancato così tanto. Mi dispiace di averti ferito..”
“Questo significa che tornerai?”
“Sì. Sì, tornerò ma non adesso, ancora non posso. Non dovrei nemmeno parlarti in questo momento.”
“Non pensavo che sarei mai riuscito a superare la tua morte.”
“Lo farai quando mi vedrai di nuovo.”
“Che cosa vuoi dire con questo, Sherlock? E’ solo che mi manchi.” John respirò a pieni polmoni rilasciando tutta l’aria di botto, appoggiando la schiena alla panchina sulla quale era seduto.
“Tornerò.. solo non so quando. Ma lo farò! Te lo prometto. Mi manchi anche tu.”
“Presto? Non ce la faccio più.”
“Lo spero. Sto facendo tutto questo per te e per la tua sicurezza.”
John porto il telefono al viso per vedere meglio i tasti, ormai le lacrime gli impedivano di leggere con chiarezza: ”Non mi importa della mia salvezza, voglio soltanto vedere il tuo sorriso ancora una volta.”
“Oh, John. Per tutti questi mesi ho pensato solo a te. Voglio che tu sia di nuovo felice. Con.. me.”
“Allora perché non mi hai contattato prima?” scrisse con una lieve rabbia l’ex medico militare.
“Sai cosa mi stava accadendo proprio perché tu non c’eri.”
“Ma non potevo. Loro.. loro mi controllavano. Non saresti stato al sicuro. Non volevo che ti facessero del male, John.”
“Loro? Stai bene?” scrisse più veloce che in tutti i messaggi precedenti, il suo cuore batteva il doppio. “Sei al sicuro?” insistette.
“Sì, sto bene. Volevano delle informazioni, hanno provato a torturarmi ma ho resistito. Per te.
“Dannazione, Sherlock, avresti dovuto contattarmi, avremmo potuto aiutarti!”
“Tu e chi altro? Tu sei stato l’unico che ha creduto in me, da sempre. Persino Lestrade ha dubitato di me.”
“Tuo fratello ed il dannatissimo governo inglese avrebbero potuto!”
“Quelle persone non potevano essere controllate da Mycroft, purtroppo.”
“Sherlock, voglio solo che tu torni a casa, anche se dovessi venire io stesso a tirarti fuori da lì.”
“Sono riuscito a fuggire da.. quel posto, già da un po’ di giorni. Potremmo provare ad incontrarci. Ma non a casa, non a Scotland Yard. Da qualche altra parte.”
“Che ne dici della tua tomba?” scrisse John non credendo a quello che appariva man mano sullo schermo del suo telefono.
“Sì, quello è un posto perfetto, almeno, spero che lo sia.” aggiunse nel giro di un momento un’altra parola: ”Quando?”
“Ora.” digitò John impaziente ma anche impaurito.
“Okay. Sto arrivando.”
“Sono già qui. Stavo mettendo i fiori sulla tua tomba, immagino che questo non importi più adesso.” rise tra se e se, era tutto così assurdo.
“Tieni i fiori. Dammeli di persona.” – “Aspettami.”
“Solo.. sbrigati, Sherlock.” scrisse senza pensarci, incapace di contenere l’agitazione.
“Voltati.”
John alzò gli occhi dal piccolo schermo illuminato e si guardò attorno come gli era stato detto di fare. Non era sicuro di cosa aspettarsi ma strinse il bouquet di rose come fosse la sua ancora di salvezza.
Sherlock vide John e un sorriso apparve sul suo volto. Cominciò a camminare velocemente verso di lui.
Non riuscì a muoversi, si limitò ad aspettare che avvicinasse, sentendo che i suoi occhi stavano già diventando lucidi; una silenziosa lacrima cominciò a scendere sulla sua guancia.
Sherlock arrivò davanti a John, che era ormai paralizzato. Si fermò per un secondo ad osservare il suo volto. Un’altra lacrima solcò la sua guancia, la asciugò e lasciò le mani appoggiate al suo viso. Rimase in silenzio a scrutarlo.
“Mio Dio.” Disse John provato dal pianto aggrappandosi con le braccia al magro corpo di Sherlock, il quale lo abbracciò dolcemente. Dopo un momento lo allontanò, per poi guardalo negli occhi e dire: ”Mi sei mancato.” avvicinandosi sempre di più al suo viso per arrivare finalmente alle sue labbra che teneramente baciò. Le lacrime continuarono a rigare le guance di John, ma non era sicuro se fossero di felicità o ancora di incredulità mista a tristezza. Tutto quello che sapeva è che si sentiva completo in quell’abbraccio tanto atteso.
Assaporando il profumo agrodolce di John, Sherlock disse in un sospiro: ”Saremo felici.” e sorrise, sorrise come non aveva mai fatto prima.



Fao :3 Qui parla Klaire! Allora, essenzialmente ho scritto questa OS dopo averla creata con una ragazza-anonima su Omegle quindi: grazie anonima, ti amo, le parti più belle le hai scritte tutte tu ahahahah
Passiamo alle dediche? Okay!
A Ross, senza la quale non mi sarei mai trovata su quel sito a scrivere la prima frase di questa OS. Quindi niente di tutto questo sarebbe mai stato creato (mancofossechissaccheccosa! ahah).
Ad Anto, che sennò sarebbe scesa a Roma con un mese di anticipo solo per strozzarmi e poi pubblicarla al posto mio. <3
Ed infine alla mia piccola Iulia che l'ha letta oggi in palestra ed è scoppiata a piangere, miao sei bella ahah <3
Okaybastaciaofuggo.