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Autore: Stray cat Eyes     06/03/2013    1 recensioni
[Zazie/Connor]
Quello è, modestia a parte, l’appuntamento non-romantico più romantico del secolo.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Connor Culh, Zazie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Okay, sushina, mi vedi? La sto postando a mio rischio e pericolo. XD
Questa deve essere una delle fanfictions più melense che io abbia mai scritto, e a parte questo è anche un po’ brutta, metà crack e metà no (perché non riuscivo a decidermi, ehm-ehm *fischietta con indifferenza*), ma va bene, non fa niente, vero? *____*
Io ci spero. XD Anche perché mi ci sono dannata, su questa COSA; poi ho pensato: È per la mia sushina, e se la mia sushina vuole una Zazie/Connor, una Zazie/Connor avrà.
Mi auguro che non sia uno scempio! XD









Even better than chocolate;
the most romantic non-love-story ever.






#Strange.

Per non essere un uomo di filosofia, a quindici anni Connor ha un bel po’ di teorie messe da parte.
La più grande – dopo la convinzione che il ciambellone vada mangiato freddo, ché sennò il calore si tira via metà del sapore – è che Zazie è una persona veramente, ma veramente anomala.
In genere chi gli sta accanto in diligenza si stringe su se stesso, tenendosi bene a distanza come se credesse di dovergli fare spazio; Zazie invece si addormenta abbandonato contro il suo fianco, la testa sulla sua spalla e la borsa da portalettere stretta stretta in grembo.
Dove i ragazzi ridacchiano e gli danno del ciccione, Zazie gli regala pesche e pere dolcissime e gli offre una tortina a colazione.
Se Connor si guarda allo specchio con sconforto, Zazie gli preme piano le mani sulla pancia e fa per appisolarcisi sopra. “Perché,” gli dice, come se gli stesse spiegando l’abbiccì, “sei morbido, sei giusto così.”
È anche per questo che, quando si siedono insieme sul terrazzo di casa Culh, Connor trova il modo di accostare la mano alla sua e sfiorarla così, senza sospetto; le lascia lì insieme per tutto il tempo, pensando che, se proprio strano deve essere, allora che strano sia.
In fondo, è un tipo di stranezza così piacevole... Anche meglio della cioccolata.




#Ever so romantic.

C’è un momento non ben definito in cui Connor si accorge che, a voler comprendere l’essenza di Zazie, in realtà bisognerebbe considerare solo un 3% di malevolenza e il restante novantasette di grande, profonda tristezza.
A quel punto, essendo lui una persona niente affatto convenzionale, Connor sceglie un tiepido tardo pomeriggio e porta Zazie sul lungomare con un sacchetto pieno di scatole di cibo per gatti – e di gatti, lì, ce ne sono una marea. Spelacchiati, per lo più – quelli che nessuno ha voluto o che nessuno ha mai cercato, e la cosa più bella non è neanche il sorriso puntuto di Zazie, no, ma il fatto che Culh se l’aspettasse, la sua piccola conferma di aver fatto la cosa giusta.
La serata si chiude con un gelato – misto panna e bacio – e con il sacchetto di carta in cui è rimasto solo l’apriscatole sottobraccio a Connor, lo sguardo leggero di Zazie, i suoi occhi di mille colori.
Quello è, modestia a parte, l’appuntamento non-romantico più romantico del secolo.




#We’re done for, mate.

Qualche sapientone potrebbe dirgli che di campanelli d’allarme ce n’erano già stati tanti, ma la certezza di essere al punto di non ritorno – un bel punto di non ritorno, del genere sundae con ciliegina adagiata sul cucuzzolo di una montagnola di panna e ruscelletti di sciroppo – Connor la raggiunge soltanto qualche annetto dopo; una bella sera in cui Zazie gli piomba in casa stanco morto e pretende di dormire sulla sua pancia, e tanto per cambiare Connor gli dice di sì e se lo porta via così com’è, assonnato ma contento.
Quella sera Zazie gli si addormenta addosso per davvero, in camicia e mutande, arrotolato per metà nel copriletto, ma non è né quello né il suono vagamente assimilabile a delle fusa a convincere Connor di, uhm, esserci dentro fino al collo.
È quando resta sveglio a guardarlo dormire – tanto per vedere se è una cosa romantica come dicono nei film – e più o meno alle tre di notte Zazie inizia a fargli cerchietti sulla pancia con l’indice e nel sonno lo chiama Connie e poi se la ride, con quella risata morbida e chiocciante che Connor sa non ascolterà mai nessun altro, forse neanche Zazie stesso – un piccolo segreto fra Connor e la sua risata. È quella piccola consapevolezza, quel vago senso di compiacimento a fargli capire di essere cotto in modo quasi imbarazzante.
Le mani di Zazie aggrappate teneramente al suo pigiama gli suggeriscono che, con tutta probabilità, non è il solo; e se non bastasse tutto questo a rendergli chiaro che sono andati oltre il confine, sarebbe sufficiente buttare l’occhio su Gas e Wasiolka che dormono accucciati insieme ai piedi del letto.
Heh.




#The best wooing ever.

Connor non è proprio un asso come corteggiatore. Afferrato al volo questo basilare concetto – corteggiatore no, ma neanche scemo – invece di scervellarsi inutilmente su qualche tattica improbabile, Connor fa semplicemente quello che gli riesce meglio.
Quando al negozio trova i suoi cioccolatini preferiti, quelli con il ripieno morbido e le nocciole che non riusciva più a trovare da secoli, Connor non ne mangia nemmeno uno, ma li fa scivolare tutti nella tasca di Zazie, di nascosto, uno per volta, ogni giorno finché durano.
L’ultimo – proprio l’ultimo, chissà come avrà fatto il furbacchione a scoprirlo – Zazie lo scarta davanti a lui e glielo porta alla bocca con due dita. Connor ne prende metà; l’altra metà la manda giù lui con un sorriso da saputello e lo sguardo da micio impertinente.
Ah, l’amour.



  
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