Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Robertobon    07/03/2013    2 recensioni
Quinziano: Tu, come ti chiami e quanti anni hai ?
Agata: Mi chiamo Agata, e ho 15 anni.
Quinziano: E dimmi da che famiglia provieni ?
Sant'Agata, patrona di Catania La sua storia, la sua vita, la sua sofferenza, la sua fede.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La patrona di Catania, S. Agata.

 

Agata nasce à Catania nell’anno 236 d.c, appartenente ad una famiglia nobile. Il suo nome Agata deriva dal greco Aghathe e significa buona. La fanciulla venne educata alla religione Cristiana, amare e servire Dio in nome di Cristo, e divenne una vera e propria Cristiana, servendo ed amando Cristo. Il primo gennaio dell’anno 250, entra in vigore una legge indetta dall’imperatore Decio, che bisognava rinnegare la fede in Cristo, per onorare gli DEI del paganesimo. Di fatti da quando questa legge entrò in vigore tutti i cittadini del popolo si dovevano presentare al governatore per professare la fede agli DEI pagani. Sarebbe bastato bestemmiare il nome di Cristo, o bruciare dell’incenso per essere rilasciati col certificato di osservatori al paganesimo, e coloro che non si presentavano spontaneamente, venivano arrestati, e interrogati. Poi coloro che si rifiutavano di onorare gli DEI pagani venivano puniti col carcere e le torture. Ma lo scopo della legge del paganesimo, non era creare martiri, ma rinnegati. Quindi i detenuti prima dell’esecuzione alle torture restavano detenuti per almeno due o tre giorni. Molti rinnegavano la loro fede per paura o corruzione. Era il mese di dicembre del 250, quando fu arrestata una fanciulla di soli 15 anni, sospettata di professare fede in Cristo. Fu indotta dal governatore romano Quinziano e la interrogo:

Quinziano: Tu, come ti chiami e quanti anni hai ?

Agata: Mi chiamo Agata, e ho 15 anni.

Quinziano: E dimmi da che famiglia provieni ?

Agata: sono di famiglia nobile.

Quinziano: e se sei di famiglia nobile, come mai non rendi omaggio ai nostri Dei pagani?

Agata: Io non rendo onore agli Dei del paganesimo, io ho scelto di essere schiava di Cristo.

Quinziano: Ah si !? E non ti vergogni a comportarti da schiava Cristiana ?

Agata: No!!!! Cristo e la mia salvezza.

Quinziano: Farai bene a dimenticare il tuo Cristo, perché non lo sai che chi si rifiuta di onorare gli del paganesimo sono previsti il carcere e le torture……

Agata: No !!!! Io non rinnegherò mai il mio Cristo.

Quinziano: Portatela via.

Dopo questo primo interrogatorio Quinziano pensò che prima di passare alle torture di provare con la dolcezza, in fin dei conti e una ragazzina. E pensava di poterle fare cambiare idee di pensiero con le lusinghe. Allora la diede in affidamento ad una cortigiana di nome Afrodisia. Afrodisia, aveva il compito di risvegliare in lei tutti i piaceri della vita alla fanciulla Agata, farle scoprire i piacere del paganesimo e farle dimenticare il Cristianesimo al quale era molto legata. Fu tutto inutile. Dopo un mese di tentativi Afrodisia, ricondusse Agata da Quinziano. E fu così.

Afrodisia: Con questa io ho solo perso il mio tempo. Ma che….ho organizzato banchetti….feste….danze…raduni……ogni tipo di divertimento. Ma lei si ostina nell’essere fedele à Cristo. E più facile rammollire la dura pietra lavica che rammollire l’animo della ragazza.

Quinziano: Perché non ti persuadi nel’abbandonare le tue idee Cristiane.

Agata: No !!!! Io non abbandonerò ma le mie idee, Cristo è la mia salvezza.

Quinziano: Allora visto che con le buone maniere non siamo riusciti ad ottenere nulla, ora noi cambieremo metodo.

Agata: ma cosa credete di farmi paura ? Siete voi che sbagliate. Avete torto voi, perché mai dovrei onorare , un mercurio ladro, un giove disonesto, e un marte che non capisce niente. Mi fate pena, siete proprio uno stupido o governatore Quinziano.

Quinziano: ora state abusando della mia bontà ?

Agata: veramente siete voi che abusate della bontà di Cristo, stupido governatore pagano.

Quinziano: Basta così !!! Ordinerò che tu venga schiaffeggiata, e rinchiusa in una cella buia angustia e mal’odorante.

La fanciulla rimase detenuta per un’intera giornata. Quando un giorno si rinnovò l’interrogatorio presso Quinziano, ma Agata, sempre dichiarando di avere una salda fede in Cristo, viene affidata ai carnefici per le torture che punivano chi si rifiutava di onorare gli Dei pagani. Le torture consistevano nella lacerazione e strina menti delle carni, applicazioni di ferri roventi in tutto il corpo, la flagellazione, e lo stiramento delle unghie. Ad Agata non fu risparmiato nessuno di queste torture, e tra una tortura e l’altra si rinnovava l’interrogatorio. Ma lei rimase sempre salda nelle fede in Cristo. Poi fu ricondotta da Quinziano per un nuovo interrogatorio.

Quinziano: Allora, ora con i nostri metodi, finalmente ti sarai convinta, nel convertirti, al paganesimo.

Agata: No, non adorerò mai i vostri stupidi Dei pagani.

Quinziano: E tutte quelle torture, non sono servite à niente. Perché devi sciupare così la tua giovane età, perché ti lasci saccheggiare in questo modo il tuo aspetto di giovane e bella fanciulla?

Agata: Io non ho paura di voi, e tanto meno dei vostri stupidi Dei pagani. Io tutte quelle torture le ho superate grazie à Cristo, e lui che mi protegge, e lui che mi ha sostenuto nei momenti più dolorosi. Nemmeno voi mi fate paura, le vostre minacce, sono come correnti d’aria, come neve al sole, come le carezze di un insetto

Quinziano: Ora stai veramente esagerando, adesso ti sottoporrò al più straziante ed umiliante di queste torture, che ti vengano amputati i seni.

Agata: Empio e crudele tiranno, non ti vergogni di troncare in una donna quella sorgente di vita, che tu stesso traesti succhiando al peto di tua madre.

E così le furono amputati i seni, e Quinziano:

“ Che venga rinchiusa in una cella buia, e che nessuno si prenda cura di lei, non le si deve portare ne medicine e nessun tipo di attenzione.”

E così fu, ma una notte scese miracolosamente San Pietro e le sano tute le ferite e le risano i seni. La fanciulla aveva ripreso il suo aspetto bello e fiorente di una fanciulla. Dopo qualche giorno Quinziano, si informa sullo stato di S. agata, e la mandò a chiamare al suo cospetto, e quando vide Agata nel suo splendore di giovane fanciulla.

Quinziano: Avevo dato dei precisi ordino nei tuoi riguardi, che non ti si doveva dare attenzioni, chi ha disobbedito hai miei ordini ?

Agata: Ma nessuno, Cristo e stato a darmi soccorso nella sua infinita misericordia ha guardato l’umiltà della sua serva.

Quinziano: Ancora osi nominare quel Cristo ! Ma sta volta e la fine, sarà la tua fine, le fiamme ridurranno il tuo corpo in cenere. Pensaci bene, rinnega la fede in Cristo e sarai salva.

Agata: No !!! Io non rinnegherò mai Cristo, e ha detto Chi di voi perderà la propria vita a causa mia, la ritroverà.

Quinziano: E tu perché devi sciupare la tua giovane età, per di più per un Nazzareno crocifisso più di due secoli fa.

Agata: Quello che tu chiami Nazzareno e Cristo il figlio di DIO l’onnipotente.

Quinziano: ora ti mostro i nomi di coloro che sono stati rilasciati col nome di paganesimo.

E Quinziano le lesse tutti i nomi che sono stati certificati con il nome di pagani. Quindi dovrai bruciare un po’ di incenso, o bestemmiare il nome di Cristo, e sarai salva. Ma Agata, rifiutò l’ennesima volta ed esclamò

Agata: ma preferisco morire che rinnegare il mio Cristo salvatore.

Alla fine Quinziano ordina di leggere la sentenza, e ordina la condanna a morte, ed esclamo a gran voce “ Adesso staremo a vedere se anche sta volta il tuo Cristo ti assisterà “. In data 5 febbraio 251 DC, Agata viene denudata dalle sue vesti, gettata su in letto di carboni ardenti con frammenti di cocci e vetri e li fu rigirata a morte, con l’accusa di aver negato il paganesimo e di non aver osservato le leggi dell’imperatore Decio. . Si narra anche che durante l’esecuzione la città di Catania, viene scossa da un forte terremoto e il popolo Catanese disgustato da tanta atrocità si solleva contro Quinziano, il quale lascia la città di Catania correndo per andarsi ad appropriare dei beni della famiglia di Agata, e non accortosi del fiume Simeto muore affogato, e il suo corpo non fu più trovato. Mentre Agata viene scorsa dal popolo, e una signora impietosita la copri con un lungo velo, che miracolosamente non prese fuoco. E Agata così moriva sotto gli occhi dei cittadini. Poi mentre Agata veniva sepolta , le hanno messo una tavola di pietra nella lapide con scritto: Agata, si la nostra eroina del cielo. E questa e la storia di una giovinetta che per la sua fede salva in Cristo spinse di sfidare un uomo malvagio e a subire i supplizi più atroci, che si potessero mai subire. E per questo che i Catanesi la amano e la venerano, ed e divenuta la patrona della città di Catania. Ogni anno a partire dal 3 di Febbraio si celebrano le festività Agatine, e si concludono col 12 del suddetto mese. La mattina del 3 febbraio sfilano le settecentesche carrozze del senato, per ripercorrere le strade della fanciullezza di Agata. Si dice cha Agata vigila sul fuoco dell’ Etna e che ha difeso la città da feroci eruzioni che minacciavano la città di Catania. Per ricordare tali prodigi la sera del 3 si tiene lo spettacolo dei fuochi musicali, in onore della santa Patrona di Catania. In seguito piazza Duomo a Catania per la notte tra il 3 ed il 4 viene animata dai devoti. Poi alle sei del mattino, si celebra la messa dell’aurora. Poi Il busto reliquiario di S. Agata che viene custodito nella cameretta della cattedrale, detta à cammaredda viene tirato fuori e poi viene tirato fuori il busto contenenti le reliquie. Le reliquie sono, un velo, un piede destro, una mammella. Quelle parti del corpo stazziate dal martirio. A messa terminata il busto viene messo fuori dalla cattedrale e viene posto sul ferccolo che la porterà in processione. L’uscita del busto reliquiario e dello scrigno e accompagnato dal suono dei fuochi artificiali. In seguito vi e il messaggio del vescovo, e inizia la prima processione del giro esterno, tutte le strade che circondavano anticamente la città di Catania. La prima processione dura 24 ore ed il fercolo contenente il busto reliquiario e lo scrigno delle reliquie pesa 18 tonnellate ed e tirato a forza di braccia, tanti devoti che fanno camminare la processione. Inoltre vi sono due cordoni per il traina mento, cordoni di 100 Mt ciascuno. Vigili del fuoco, soccorsi e le forza dell’ordine vegliano sul popolo al fine che tutto vada secondo piani. Il primo gito dura 24 ore e poi dopo 24 ore di processione S. Agata rientra in cattedrale. Poi dopo qualche ora si ripete la messa in onore di S. Agata, e alle ora 18 del 5 febbraio S. Agata esce nuovamente per il giro interno, le zone della città a cui S. agata era maggiormente legata. E dopo una dura notte di processione si conclude la seconda processione alle 8 del mattino, accompagnata da i fuochi. I devoti per tradizione indossano il classico sacco bianco. Secondo una legenda si dice che quando le spoglie di Agata rientrarono a Catania era note fonda e l’annuncio del suo rientro era stato annunciato da un forte suono di campane. I cittadini per la gioia, scesero nelle strade così come erano, ovvero con la sola camicia da note. Il sacco consiste in un camice bianco, un capello nero , dei guanti neri, lo stemma di S. Agata, il fazzoletto, che si scuote al vento perpetuamente. E i cittadini per manifestare fede e devozione gridano: cittadini, siamo devoto tutti, cittadini evviva S. Agata. E anche un modo per sconfiggere la fame, la stanchezza e anche il freddo e lo scoraggiamento, dopo ore ed ore trascorse nella lunga processione. In oltre la festa di S. Agata oltre ad un aspetto religioso ha aspetti folcloristici. Per esempio i fuochi d’artificio. L’enfasi popolare che un tempo di manifestava in gridi e gesti d’esultanza del corpo, in epoca moderna di decifra in fuochi d’artificio. Ed e anche festa di odori e sapori, che qui anche le bancarelle fanno la loro figura, a partire del candido zucchero filato, al classico torrone di zucchero semolato e mandorle, alle caramelle e dolciumi. E anche la pasticceria rientra tra queste bancarelle. In oltre si narra che mentre Agata era condotta in tribunale per rispondere alle accuse a lei rivolte si era fermata per allacciarsi un sandalo e in quel punto esatto spuntò un albero di ulivo. E quindi i pasticceri Catanesi per ricordare tale prodigio preparano delle olivette di marzapane. Sia di colore verde e di colore nero. Poi vengono preparati anche delle cassatelle, dei panzerotti ripieni di crema, dei dolcetti che riproducono dei seni. Le parti del corpo stazziate dal martirio. E anche i bambini si possono sbizzarrire, poiché nelle bancarelle vendono dei palloncini, che riproducono dei personaggi dei cartoni animati. Queste e la festa in onore dalle patrona della città di Catania. Che e viva nei cuori dei Catanesi.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Robertobon