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Autore: Hubris    07/03/2013    1 recensioni
Io conoscevo tutti i suoi segreti e lui lo sa.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ci sono sempre stato.


Oggi è tornato. Era da un po’ che non si faceva vivo e ad essere sincero, mi è mancato tantissimo. Stamattina era qui, davanti a me. Arrabbiato, di fretta come al solito. Si è mostrato insicuro, sbattendo rapidamente le ciglia lunghe e pettinandosi quei capelli ribelli. Ha vaneggiato per qualche minuto, mi sorrideva invaghito, sorrisi beffardi, iracondi. E con un cenno quasi impercettibile mi ha salutato ed è tornato alla sua vita infelice. Qualche volta lo sentivo gridare. Sbraitava contro sua moglie, i figli che gli strappano il giornale, la segretaria che non lo sta a sentire. Gridava sempre contro tutti. E’ sempre così dolente lui, e io non riuscivo ad essere da meno. Mi ricordo delle sere, quando era piccolino, che parlavano le ore, scherzavamo sul nostro aspetto buffo e prendevamo in giro i suoi vecchi tanto cari. Poi ha scoperto il mondo che sta là fuori ed io, non rappresentavo altro che il suo lato infantile, il suo amico spassoso ma imbarazzante. Quel tipo di amico che un po’ ti vergogni di presentare ai tuoi colleghi perché temi che dica qualcosa di te troppo segreto o imbarazzante. Io conoscevo tutti i suoi segreti e lui lo sa. Quando era giovane, quando iniziarono i primi batticuori, mi portava sempre con sé. Gli infondevo sicurezza mi diceva, gli davo delle dritte e lui continuava sicuro per la sua strada. Ma le strade là fuori sono buie e perverse. E gli amici sinceri sono destinati a morire tra i mille documenti di lavoro. Lo vedevo di sfuggita la sera, la notte quando nemmeno mi guardava. Io ero quello che ha sempre sognato di voler essere, ero il suo desiderio più grande. E quando mi confessava i suoi problemi, i suoi sbagli, io piangevo insieme a lui perché io e solo io, sapevo quanto lui in realtà si stesse sottovalutando. Questa sera però, non ce l’ho fatta più. Lo stavo perdendo, pensai. E io non volevo perderlo. Io, desideravo semplicemente dirgli di non fare troppo caso alla sua vita frenetica, all’autobus che non aspetta nessuno..io volevo solo che restasse un po’ di più a parlare con me, come quando eravamo più piccoli. Così, quando alzò la testa per salutarmi io non lo feci. Io non volevo che se ne andasse e non lo salutai. Mi fissò. Sbarrò gli occhi dal terrore appena mi voltai. Lo so che lo fece, potevo sentirlo tremare alle mie spalle. Stavo piangendo, ma lui non lo sa. Non lo saprà mai. Iniziò ad urlare e così urlai anche io, diventai nero dalla rabbia. Lui era mio amico ma ero troppo arrabbiato. All’improvviso, il mio amico, in preda all’ira anche lui, prese il suo cellulare nuovo, pieno di contatti e file importanti, lo alzò e lo conficcò dritto nel mio cuore. Mi frantumò l’anima. Chiamò sua moglie, la chiamò ancora e ancora. Non è giusto. Perché chiamava lei?
 
 
 

 Io per lui,
ci sono sempre stato.

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