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Autore: violetsugarplum    08/03/2013    3 recensioni
[Future!fic]
Un tranquillo venerdì sera può trasformarsi in un incubo. Riusciranno Blaine e Sebastian a tornare a casa sani e salvi quando le strade sono piene di mostri spaventosi che non vedono l'ora di sbranarli?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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New York, 8 marzo 2016


Finalmente, dopo intere settimane trascorse l'uno lontano dall'altro -università, stage, visita a sorpresa di Cooper, festa di compleanno di Kurt a cui Sebastian non aveva partecipato poiché 'impegnatissimo a prendersi cura delle piante dei vicini momentaneamente assenti per un viaggio di lavoro in Giappone'- erano riusciti a ritagliarsi un venerdì sera tutto per loro e Blaine, solamente dopo molte telefonate, aveva potuto riservare un piccolo tavolo vicino all'ingresso del loro ristorante italiano preferito. 
 
Ed era proprio lì che si trovava in quel momento, mangiucchiando un grissino e aspettando che il suo fidanzato arrivasse e lo salvasse dall'imbarazzo di essere solo al tavolo quando tutti gli altri erano occupati e, soprattutto, c'era un gruppo formato da signore che continuava a fissarlo con insistenza. Si aggiustò nervosamente i capelli, tentando di spostarsi un ricciolo dalla fronte, e si pentì subito di averli lasciati liberi dal solito gel che glieli teneva in ordine. Magari a Sebastian non sarebbero nemmeno piaciuti...
 
"Dio, quanto sei sexy. Se potessi, metterei le mani tra quei ricci e ti farei inginoc-"
 
"Ciao, Sebastian."
 
Sebastian, splendido nella sua giacca blu, gli rivolse un sorriso sornione notando le sue guance che erano subito diventate rosse per l'imbarazzo e prese posto di fronte a lui. "Ciao, splendore. Scusami per il ritardo, ma ogni taxi era pieno e l'ultimo me l'ha fregato una tizia che aveva un vestito troppo corto, troppo colorato e troppo stretto per una della sua taglia e della sua età. Ma questo, a quanto pare, era ininfluente per il tassista. Però adesso parliamo dei tuoi capelli. Perché mi hai privato di questa meraviglia per tutto questo tempo?"
 
"Ti... Ti piacciono davvero? Avevo voglia di cambiare..."
 
"Capisco", Sebastian annuì. "Fai di tutto per cercare di essere più eccitante di quanto tu, in realtà, già sia. Inutile dirti che approvo, inutile dirti che mi sei mancato tanto in queste settimane, sul serio Blaine, e inutile dirti come, secondo me, quel nero corvino dei tuoi ricci si abbinerebbe benissimo al granito del lavandino del bagno degli uomini."
 
Blaine ridacchiò, perché il suo ragazzo non era ancora molto bravo a dosare grossolanità e romanticismo, ma era sulla buona strada, e, andando a cercare la sua mano sul tavolo, gliela strinse piano. "Mi sei mancato anche tu, ma finalmente abbiamo un po' di tempo per noi. È da un po' che non usciamo insieme."
 
"Sai, gli esami e lo stage... Poi ci si mettono anche i vicini coi loro viaggi in India."
 
"Giappone."
 
"Mh?", chiese Sebastian facendo roteare un grissino tra le dita prima di morderlo rumorosamente.
 
"Mi avevi detto che erano andati in Giappone."
 
Come se fosse un bambino beccato con le dita immerse nel barattolo di Nutella, Sebastian tentò di abbozzare un sorriso innocente e Blaine scosse la testa divertito. Forse era per quello che stavano così bene assieme, perché erano completamente agli antipodi eppure così simili. Mentre Sebastian ordinava per lui e si preoccupava di far portare loro il vino più costoso della cantina, Blaine ringraziò mentalmente il giorno in cui rovesciò il cappuccino sulla sua maglia nuova in quella caffetteria dell'Eight Avenue. Se non fosse stato per la sua sbadataggine, non sarebbe mai corso in quella lavanderia e non avrebbe mai incontrato il commesso -che, fin dal suo ingresso nel negozio, aveva cercato di nascondersi nel retro- più scortese e indolente del mondo che gli ricordava tremendamente un ragazzo conosciuto anni prima nella sua vecchia scuola e, sulla targhetta appuntata alla sua divisa, poteva leggerne il nome scritto con un corsivo chiaro e elegante. Una volta svanito l'evidente imbarazzo e appurato che entrambi avevano bisogno uno dell'altro -Blaine avrebbe avuto lezione entro un'ora e non poteva presentarsi con la maglia macchiata e Sebastian aveva disperatamente necessità di guadagnare quei cinque dollari che, da quando i suoi gli avevano tagliato i fondi, erano ancora meglio della manna dal cielo-, iniziarono a chiacchierare, come non fosse successo mai nulla, mentre il cestello della lavatrice continuava a girare facendo un rumore infernale. Come era giusto e ovvio che fosse, Sebastian gli rovinò il capo perché non lesse l'etichetta e, se la maglia avrebbe dovuto essere lavata a trenta gradi, lui l'aveva messa al doppio. Non gli fece pagare il lavaggio, nemmeno la stiratura per cercare di farla tornare alle sue dimensioni originarie, e cercò di arginare il danno offrendogli un rimborso in contanti e un invito a pranzo. Blaine accettò entrambi, con un timido sorriso sulle labbra e le braccia nude per quella che tentò di far passare per pelle d'oca per colpa del freddo.
 
Mangiarono una gustosissima pasta al pesto rosso e Blaine dovette pizzicargli la caviglia per otto volte prima che Sebastian si arrendesse e rimettesse a posto la gamba. "E dai, Blaine, ti ricordo che al ristorante greco sono riuscito a farti una feta sotto al tavolo e non mi pare che ti fossi lamentato", disse Sebastian, pulendosi educatamente con il tovagliolo. "Se non la smetti, Sebastian, non mi limiterò a darti i pizzicotti alle caviglie, ma ti arriverà un calcio dritto dritto in quel punto", rispose Blaine, riempiendosi il bicchiere di Barolo.
 
Aspettando il dolce, Sebastian si schiarì la gola e iniziò a lanciare occhiate nervose alla sala e, per un istante, Blaine pensò che stesse per fargli la fatidica proposta. No, non il matrimonio. Erano troppo indaffarati in mille cose, progetti e quant'altro per sposarsi e, probabilmente, non avevano nemmeno così tanti soldi per poterselo permettere, nonostante negli ultimi tempi Sebastian avesse riallacciato i rapporti con i suoi genitori multimiliardari e non mancava mai di ribadirlo, soprattutto quando uscivano insieme con i suoi amici.
 
"Tu non girarti, eh, ma ci stanno guardando."
 
"Chi?", domandò Blaine, voltandosi intorno immediatamente.
 
"No, non farlo. Così ti scoprono", lo ammonì. "Il tavolo accanto al nostro. Ma anche quello alla nostra destra e quello là al fondo. Ci guardano tutti. Posso immaginare perché, dato che questa giacca mi sta d'incanto e anche tu stasera sei davvero sexy e, non so se te l'ho già detto, ma ti mangerei, però... Trovo inquietante il fatto che che ci stiano fissando."
 
Blaine, fingendo nonchalance, si girò e potè notare che Sebastian aveva ragione. Gli sembrava di essere trapassato dagli occhi di quelle persone, soprattutto di quel gruppo di signore che, già da prima che arrivasse il suo fidanzato, aveva posato lo sguardo su di lui.
 
"Non le capisco proprio, quelle lì", continuò Sebastian. " Cos'hanno poi da guardare? Anni e anni che ci ripetono che siamo sulla stessa barca, ma io con loro non voglio spartire proprio nulla..."
 
"Non ti seguo, Sebastian..."
 
"Lesbiche, Blaine", Sebastian affermò facendo roteare il bicchiere prima di buttare giù un lungo sorso di vino. "Lesbiche ovunque."
 
Ma quando il cameriere portò loro un'altra bottiglia di vino offerta gentilmente come omaggio dalle stesse donne che continuavano a squadrarli con sorrisi maliziosi su quelle labbra piene di volgare rossetto rosso e non smettevano un momento di aggiustare i vestiti per mostrare le profonde scollature, entrambi capirono.
 
"Sbaglio o un gruppo di signore ci ha appena regalato una bottiglia di...", Blaine rilesse l'etichetta con rapidità. "...Chianti, annata 2006? Ma pensano che noi...? Oh, Dio."
 
Si guardarono per un secondo, immobili sulla sedia, stando ben attenti a non ricambiare gli sguardi di quelle signore temendo di essere pietrificati da un momento all'altro come colpiti dalla maledizione di Medusa.
 
"Andiamo, Blaine?", chiese Sebastian continuando a guardarsi intorno, ma senza dare a vedere di essere preoccupato. "Ti compro una ciambella piena di crema alla prima bancarella che incontriamo ma, ti prego, paghiamo e andiamo via da qui prima possibile?"
 
Blaine fu subito d'accordo con lui, ma sapeva di star facendo un gesto sbagliato perché, accidenti, quelle signore avevano comprato loro una bottiglia che costava sicuramente più di centocinquanta dollari e il minimo che potessero fare era almeno presentarsi al loro tavolo e ringraziarle. 
 
"Cosa dobbiamo fare con questo vino? Non possiamo andarcene da qui senza fare nulla. Io direi di restituirlo con tutti i ringraziamenti e le spiegazioni per il rifiuto..."
 
"Oppure potremmo approfittare della loro immotivata gentilezza, berlo fino all'ultima goccia e tornare nel tuo appartamento per dello sconclusionato ma comunque edificante sesso da ubriachi. Sono scelte difficili, lo so, ma io propendo per la mia idea e non solo perché l'ho avuta io."
 
"Ma Sebastian! No, adesso vado da loro e riconsegno la bottiglia. E le ringrazierò perché sono state carine, anche se magari potrebbero essere le nostre mamme", Blaine rabbrividì appena. "Lo sai che non mi piace comportarmi da maleducato, né tantomeno con queste signore-"
 
"Signore che dovrebbero pensare ai nipoti al college piuttosto che a due ragazzi, chiaramente affascinanti ma ancor più chiaramente gay, impegnati a flirtare durante la loro cena romantica nel loro ristorante preferito."
 
Blaine non riuscì a trattenere un sorriso. "Cena romantica, eh?"
 
"Hai capito cosa intendevo", minimizzò Sebastian roteando gli occhi, ma la sua spavalderia fu tradita dal rossore delle sue gote. "Allora vai da loro e stai attento, perché mi ricordo di cosa mi hai raccontato dell'effetto che hai sulle donne, proprio come alla tua amica Gina ai tempi delle superiori."
 
"Tina", lo corresse, alzandosi dalla sedia e afferrando la bottiglia. "Guarda che so farmi rispettare. Spiegherò loro che siamo omosessuali, che tu sei il mio ragazzo e che non siamo interessati. Non mi faccio mica mettere i piedi in testa, io."
 
E fu così che Blaine si ritrovò seduto tra due signore dai capelli voluminosi e seni strizzati da abiti pieni di paillettes, mentre Sebastian si gustava la seconda porzione di tiramisù guardando la scena con sincero divertimento e brindando silenziosamente all'infinita adorabilità del suo fidanzato.
 
*
"Davanti a te hai una lunga carriera da toy boy, mio carissimo Blaine", affermò con eccessiva solennità Sebastian mentre metteva in tasca il resto datogli dal negoziante e gli porgeva una ciambella che strabordava crema da ogni parte.
 
"Zitto", Blaine brontolò, dando un enorme morso al dolce. "Avresti dovuto salvarmi, come solitamente i principi azzurri fanno con le loro principesse. Mi hanno tenuto lì per mezz'ora -con la signora Nadine che continuava ad accarezzarmi i capelli e sussurrarmi nell'orecchio cose che nemmeno ricordo- nonostante avessi più volte detto di non essere interessato, e tu hai continuato a guardarmi, strafogandoti di tiramisù e non azzardandoti a muovere un dito. Non credere di dormire con me stanotte perché non c'è proprio verso che tu rimanga a casa mia."
 
"Ma perché avrei dovuto? Te la stavi cavando così bene! E grazie per la metafora del principe azzurro, ma non era necessaria. In ogni caso, sono certo che abbiano capito nell'esatto momento in cui sei corso verso di me e mi hai infilato la lingua in gola. Quella sì che era una presa di posizione!", ridacchiò, passando il pollice sulle labbra di Blaine per poi leccare via la crema. "Ho visto che comunque prima avete parlato molto. Di cosa? Delle confetture? Di lavori a maglia? Delle pensioni?"
 
"Mi hanno detto che dopo sarebbero andate in un locale per continuare a festeggiare."
 
"È il compleanno di una di loro? Scommetto che è di quella con il coprispalle leopardato. Arrivare duecento anni è un bel traguardo, soprattutto se hai ancora lo spirito di una ragazzina."
 
Blaine scosse la testa e continuò a mangiare la ciambella fino a quando una ragazza, più o meno della loro età, non si fermò davanti a loro e rivolse un sorriso a dir poco malizioso, con tanto di mordicchiamento del labbro inferiore e peccaminoso occhiolino in direzione di Sebastian, prima di scappare via com'era arrivata.
 
"Credo di aver appena incontrato la tua versione femminile, Seb-"
 
"Ci ha provato con me?", domandò Sebastian interrompendolo e continuando a camminare, ma voltandosi indietro per controllare che la ragazza non tornasse di nuovo. "Mi ha fatto anche l'occhiolino oppure ho bevuto troppo? Perché il Chianti l'abbiamo restituito senza aprirlo, ne sono sicuro, e l'altro vino era troppo poco forte per farmi avere le visioni."
 
"No, no. Ho visto anch'io..."
 
"Geloso?", chiese ridendo di gusto e un'altra signora si fermò davanti a loro, stavolta sorridendo ad entrambi, e lasciò tra le dita di ognuno un foglietto con scritto sopra il proprio numero di telefono, che cestinarono immediatamente appena la donna girò l'angolo.
 
"Ok, la cosa sta diventando veramente, ma veramente inquietante", disse Sebastian e Blaine annuì di riflesso. "Cosa diamine sta succedendo? C'è qualcosa nell'aria? La gente si droga? Più del solito, intendo? Perché improvvisamente siamo diventati irresistibili? Lo posso capire, certo, perché i tuoi ricci sono davvero invitanti e io stesso non vedo l'ora di affondarci il naso mentre sei piegato sul tavolo della cucina... Ma adesso basta. La prossima che tenta di attaccare bottone con noi, viene presa a parolacce dal sottoscritto."
 
Ottennero altri quattro non richiesti numeri di cellulare -e anche un biglietto da visita da parte di una certa Sienna Cole, ortodontista di Brooklyn - prima che arrivassero al Red Cherry, il locale che avevano iniziato a frequentare insieme, uscendo da 'solo amici', quando entrambi non avevano ancora capito che il fastidio che sentivano bruciare all'altezza del petto non era dovuto alla scarsa qualità della musica e nemmeno all'aperitivo disgustosamente alcolico di pochi minuti prima, ma dalla gelosia scaturita dalle mani degli altri ragazzi infilate nelle tasche posteriori dei jeans e da quegli sguardi un po' troppo infuocati che venivano loro rivolti senza che nessuno dei due volesse.
 
Furono sorpresi e leggermente irritati di constatare che la clientela, solitamente formata da uomini di ogni età, quel giorno era composta da... donne. C'erano donne perfino lì, in ogni angolo: dalla consolle del dj al bar e alla pista e, come affermò Sebastian dopo un breve giro di perlustrazione, anche nei bagni riservati agli uomini, dove facevano la fila con l'amica sottobraccio. 
 
"Non sono misogino, ma inizio ad avere qualche problema con il sesso femminile", mugolò Blaine stringendosi nelle spalle e avvicinandosi a Sebastian, che fece passare subito un braccio attorno ai suoi fianchi come se volesse proteggerlo.
 
"Io l'ho sempre avuto e comprendo benissimo il tuo punto di vista. Ma cos'è?", disse guardandosi intorno. "Sono arrivati gli alieni e hanno rapito tutti gli uomini, lasciandoci nelle mani di persone del genere, di questa gente con una spaventosa ricrescita nera e unghie fatte sicuramente da un'estetista poco costosa? Non penso sia una cosa giusta e probabilmente è anche un principio che va contro le leggi dell'universo, ma io sono andato a letto con troppi pochi ragazzi per-"
 
"Sai che questa notte la passi per terra? Neanche sul tappeto, proprio sul pavimento."
 
"Stavo scherzando, Killer", Sebastian gli lasciò un veloce bacio dietro al collo, lasciandosi solleticare il naso dai morbidi ricci di Blaine. "Però, dai, secondo te è normale che stasera non ci sia nessuno qui? Nemmeno quel biondo con quella stupida barbetta che ci guarda sempre e che ci aveva perfino chiesto una cosa a tre a cui tu, non ho ancora capito bene il perché, hai detto di no?"
 
"Sebastian."
 
"In ogni caso non ti avrei condiviso con nessuno perché sei mio e, ripeto, solamente mio, ma ora non distrarti. Perché non c'è un uomo in giro, ma siamo circondati da femmine? Mi ricorda tanto i miei undici anni, quando i miei mi spedirono in quel campo estivo e Jennifer Green e le sue amiche cercavano di tirarmi giù il costume da bagno ogni volta che ci portavano a nuotare."
 
"Ti ha segnato per la vita, eh?"
 
"Non puoi capire quanto. Un vero e proprio trauma. Seriamente, Blaine, perché ci sono solo donne in giro? Sembra quasi che sia la loro festa... Aspetta."
 
"Oddio, Sebastian", Blaine si girò verso di lui e potè notare nei suoi occhi lo stesso terrore che sentiva scorrergli per le vene. Si aggrappò alla sua mano e gliela strinse con tutta la forza che aveva in corpo.
 
"È quel giorno dell'anno, vero? Quel giorno in cui non sono più né madri, né sorelle, né migliori amiche con cui il tuo ex ragazzo va a fare shopping, ma diventano veri e propri mostri affamati di sesso che io, in confronto, sembro un verginello inesperto? Hanno aperto le gabbie, Blaine, hanno aperto le gabbie?"
 
"Ecco perché tutte le donne che abbiamo incontrato continuavano a fermarci e a sorriderci deliziate! Ci hanno addirittura offerto una bottiglia di vino pensando di portarci a letto! Sebastian, ho paura! Come si può sopravvivere? Quando ho detto alle signore che mi piacciono i ragazzi ed è sempre stato così, perfino quella volta al secondo anno in cui ho baciato Rachel per vedere se, insomma, potevo essere incuriosito dalle ragazze, non mi hanno ascoltato!"
 
Sebastian allacciò le dita con quelle di Blaine in una morsa stretta. "Non aver paura, ci sono qui io- Aspetta, aspetta un momento. Come sarebbe a dire che hai baciato Rachel? Ma che schifo!"
 
"Erano stati solo due baci! E uno l'ho dato quando ero ubriaco marcio!"
 
"Due? Blaine, porca miseria, appena torno a casa andrò a fare i gargarismi con la candeggina!"
 
"Ma non l'hai baciata tu! L'ho fatto io!"
 
"Ma io bacio te!"
 
"E io cosa devo dire di tutta quella gente che hai baciato prima di me? E ho detto 'baciato', perché non mi oso a dire altro."
 
"Acuta osservazione e no, non è il momento di continuare il discorso anche perché stiamo sfiorando l'isteria e mi ricordi proprio K-"
 
"Sebastian! Dormi a casa tua, intesi? Ora usciamo da qui."
 
Riuscirono a farsi spazio tra le ragazze che si mettevano in mostra al loro passaggio e Blaine potè giurare di aver ricevuto una pacca sul sedere da una di loro, perché ormai sapeva che il tocco di Sebastian era molto diverso ed era sempre accompagnato da una leggera strizzata. Sebastian, invece, fu costretto a allontanarsi da una ragazza che tentava di strusciarsi addosso a lui in un poco convincente passo di danza, ma non riuscì ad evitare una signora con un accecante vestito fucsia e un crocifisso d'oro che le cadeva sul petto che, dopo essere stata rifiutata con un bruciante 'non mi piacciono le donne e, se mi piacessero, non farei il tifo per le tardone', gli rovesciò addosso un cocktail.
 
Appena usciti dal locale, Sebastian si tolse la giacca e l'annusò. "Vodka alla fragola", annunciò disgustato. "Giacca nuova da buttare, molto bene. E pensare che l'avevo comprata apposta per questa sera."
 
"Davvero?", chiese Blaine, sforzandosi di non ridacchiare contento perché Sebastian aveva addirittura acquistato una giacca elegante per il loro appuntamento. "Non ti preoccupare, adesso prendiamo un taxi, torniamo nel mio appartamento e vediamo se possiamo ancora salvarla oppure è da gettare."
 
"Lavoravo in una lavanderia per pagarmi gli studi, Blaine, so quando un capo è da buttare."
 
"Scusami, ma voglio ricordarti com'era ridotta la mia maglia il giorno in cui ci siamo incontrati di nuovo qui a New York", Blaine roteò gli occhi, scendendo dal marciapiede per chiamare un taxi.
 
"E chi ti ha detto che non te l'abbia rovinata apposta per ammirare i tuoi meravigliosi bicipiti quando eri in maniche corte e, soprattutto, per chiederti di uscire insieme?"
Blaine arrossì violentemente e scosse la testa. Aveva sempre sospettato che l'aveva fatto di proposito, ma avere la conferma direttamente dalla sua bocca era ancora più divertente e, in qualche modo, romantico.
*
Arrivarono nell'appartamento di Blaine quando ormai era tardi, anche per la macchia di vodka sulla giacca di Sebastian che, nonostante si fossero messi a sfregare con ogni detersivo possibile -Sebastian si era comunque rifiutato di gettarla in lavatrice-, non aveva voluto saperne di andare via.
 
"Mi dispiace per la tua giacca", disse Blaine dopo aver lanciato l'indumento nella spazzatura e abbandonandosi sul divano accanto a Sebastian, intento a fare zapping alla ricerca di un canale sportivo che trasmettesse la replica della partita di basket che aveva perso uscendo con Blaine.
 
"Non fa nulla. L'importante è esser sopravvissuti all'orda delle pazze che popolano la Terra la notte dell'otto marzo. Altro che teorie apocalittiche, la vera fine del mondo è proprio questa."
 
"Dove pensi siano andate le signore del ristorante?"
 
"Direi in uno strip club. Scommetto che avevano diversi pezzi da dieci pronti per essere infilati nelle mutande di qualche povero ragazzo, sicuramente gay, che sta facendo di tutto per combattere contro l'istinto di scappare via a gambe levate da quelle ottuagenarie. Rivolgiamo un pensiero a quel povero ragazzo, B."
 
Blaine appoggiò la testa contro la spalla di Sebastian e tirò su le gambe, in modo da cingerle con le braccia, e prese un lungo respiro. "Perché le donne si umiliano in questo modo? E non dire perché sono esseri inferiori, altrimenti ti mando fuori e chiudiamo tutto qui."
 
"Non ho proprio intenzione di farlo, ma non lo so", rispose Sebastian, baciandogli la nuca con tenerezza; un gesto che raramente gli aveva visto fare. "Forse perché vogliono divertirsi e sentirsi importanti per una sera, ma non sanno che, così facendo, si sviliscono totalmente. Dovrebbero sentirsi sempre speciali e indispensabili, proprio come mi sento io ogni giorno."
 
"Non fare il modesto."
 
"Sai che dico sempre la verità e uno come me non mentirebbe mai. Mi ami anche per questo, no? Come io ti amo per la tua ammirevole capacità di fuggire dalle situazioni inquietanti."
 
Annuendo senza più aver voglia di ribattere, Blaine si abbandonò contro il corpo del fidanzato, accarezzandogli con la punta delle dita il braccio e, lentamente, sentì le palpebre farsi sempre più pesanti.
 
"Non mi dire che stai per addormentarti", lo pungolò Sebastian. "Pensavo fossimo venuti nel tuo appartamento per fare qualcosa di serio. Molto serio, eh."
 
"Stanco. Sonno. Silenzio, Sebastian", Blaine biascicò e ridacchiò, accorgendosi del suono delle parole.
 
"Che noia, Blaine. Viviamo una serata ai limiti della follia, per poco non veniamo schiacciati da una mandria di donne agitate e tu sei qui acciambellato come un gatto e stai per crollare da un attimo all'altro. Abbi vergogna per te stesso."
 
"Shhh..."
 
Sebastian sbuffò, ma fu seguito subito da una risata e iniziò a giocare con tenerezza i piccoli ricci che gli ricadevano sull'orecchio. "Vabbè, tu dormi e io intanto ti dico una cosa. Hai presente quell'enorme palazzo in mattone grigio poco lontano da Bryant Park? Il mio capo ha detto che hanno finalmente finito di ristrutturarlo e hanno qualche alloggio disponibile. Sarebbe bello se andassimo a dare un'occhiata e poi ne affittassimo uno, no? È anche a metà tra le nostre università, se ci pensi bene. In questo modo potrei controllare le tue lavatrici, nasconderti il gel -perché questi capelli sono nati per essere percorsi dalle mie dita- e cose del genere... Che ne dici? Ti va di andare a vivere insieme?"
 
Blaine spalancò gli occhi, sentendosi improvvisamente sveglio, come se avesse ingollato dieci tazzine di caffè in un colpo solo, e annuì con un enorme sorriso sulle labbra, che furono subito coperte da quelle al sapor di tiramisù di Sebastian. Mentre il fidanzato cercava disperatamente di sbottonargli la camicia, ripensò a quello che gli aveva detto, in assoluta confidenza, la signora Nadine. Come poteva dimenticarsi che, secondo lei, lui e Sebastian erano perfetti l'uno per l'altro?
 
"Oh, lo so con certezza, pulcino! Il mio istinto femminile è davvero infallibile!"





Auguri, donne. Ricordatevi di farvi amare e, soprattutto, rispettare sempre. Buon otto marzo ♥

E noi ci leggiamo lunedì!

Un bacione,

-violetsugarplum
 
  
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