Una Shot breve breve. Che vorrei
dedicare ad ogni forte donna di questo mondo,
particolarmente alle donne delle mia famiglia, che quando è stato il
momento hanno bruciato i reggiseni in
piazza ed hanno protestato per una condizione sociale che non li si addiceva e
soprattutto a mia madre che aveva deciso a diciannove anni di non sposarsi mai e di non avere figli.
Grazie al cielo a cambiato idea.
La
storia è ambientata più o meno nel dopo guerra e so di aver dimenticati
di parlare di tutta la miseria e compagnia bella, mi sono data alla
dolcezza.
Buona Lettura.
Indomabile
Fanciullezza
I capelli di Assunta si mossero
nel vento, imprevedibili ricci scuri che rifiutavano le costrizioni dei
ferretti. Adelina era alle sue spalle che si lamentava del freddo che era
entrato una volta che aveva aperto la finestra, la sorella maggiore si era limitata
ad ignorarla. Aveva visto dalla finestra le due sorelle più grandi rientrare a
casa, avevano i capelli scuri e ricci come lei, ma invece di essere sciolti ed
indomabili al vento, erano raccolte in strette crocchie. La seconda era Elisa,
con gli occhi azzurri ed un espressione crucciata in viso, quattordici anni e
noiosa da non credere, tanto che una volta lei e la più grande di loro in giro
per la festa del paese vedendola avevano fatto finta di non accorgersi di lei
ed avevano rifiutato il saluto; la loro cara sorella non l’aveva mandata giù in
alcun modo e alla distanza di mesi lo rinfacciava con ancora una certa
amarezza.
Maria Giuseppa era la più grande,
occhi nocciola come quelli di Assunta, erano simili, quando la maggiore aveva
avuto la sua età era stata esattamente uguale a lei e la minore era certa che
una volta cresciuta sarebbe stata identica alla sorella. Se non si fossero
portate quattro anni sarebbero apparse gemelle.
Era scesa di sotto ed aveva accolto Maria con un abbraccio confortevole
e due baci sulle gote, amava sua sorella quanto la sua stessa vita, Elisa aveva
sbuffato non dandoli peso, così alla fine Assunta l’aveva raggiunta
stringendola in un abbraccio, che l’altra aveva risposto calorosamente.
“Come stai? Quel ragazzo di cui parlavi
a trovato il coraggio di parlarti?” aveva domandato, prima di pranzo la ragazza
prendendo la maggiore per un braccio avida di pettegolezzi, ben lontana dalle
orecchie della loro austera madre. Ogni volta che usciva, non c’era ragazzo che
non perdesse la testa per la maggiore della loro famiglia, ma Maria era
bellissima, gambe lunghe, ricci scuri e viso tondeggiante. Una volta alla fiera
un ragazzo aveva usato le poche lire risparmiate per comprarle un gelato, il
loro imperioso padre lo aveva buttato prima che qualcuno potesse vederla. Non
voleva che qualcuno pensasse che le sue figlie fossero ragazze voluttuose da
rivolgere parola ai giovincelli, ma ormai tutti quelli che li conoscevano,
sapevano dell’immane spregiudicatezza di Maria. La ragazza non amava le regole
e la restrizione, era una ribelle.
Giuseppa aveva negato, “Ma di
ritorno dalla messa suo cugino si è avvicinato a me” aveva detto, “Un
panettiere, che ha combattuto negli ultimi anni della guerra” aveva precisato, prima di fermarsi a parlare
dell’immensa bellezza del ragazzo, alto, dai capelli bruni ed immensamente
bello, Antonio si chiamava. Forte e meraviglioso. Era andato avanti fino
all’ora di pranzo a parlare del ragazzo in questione; si era interrotta
solamente quando Elisa era venuta a chiamarle per preparare la tavola,
trascinandosi dietro un Adeline aggrappata alla veste lunga.
Antonio il Panettiere era andato
avanti per giorni a parlare a mezza voce con la ragazza, senza che i genitori
di lei se ne accorgessero. Assunta l’aveva visto poi, era bello, questo l’aveva
compreso subito. Sua sorella si era addolcita, era innamorata le aveva detto.
Ma non si rendeva conto, come aveva detto acidamente Elisa che quel ragazzo era
sotto il loro gradino sociale, i loro genitori non avrebbero mai lasciato che
si sposassero.
Era vero ma ad Antonio ciò non
interessava. Era venuto un martedì. Ed
aveva chiesto di potersi fidanzare per poi sposare la maggiore della figlie, il
loro padre aveva taciuto, ma la loro madre aveva detto: “Non ho figlie da farti
sposare” ed Assunta aveva pensato che il discorso sarebbe caduto lì, che
Antonio avrebbe rinunciato, ma il ragazzo era venuto ogni giorno da allora,
annunciando la stessa cosa.
Ed un giorno imprecisato, con
l’estate alla porta, Maria aveva capito che sua madre non avrebbe mai detto si,
era troppo orgogliosa e superba per poter dare una delle sue figlie ad un
panettiere. “Scapperò con lui” aveva deciso, con quel suo tono duro, con i
capelli neri che scendevano sulle spalle, “devi aiutarmi, Assunta” aveva detto
prendendoli le mani. “Ogni cosa” aveva sospirato lei.
Era nel cielo splendente la luna
nel cielo quando la ragazzina era stata svegliata dalla maggiore, Maria era
avvolta nelle stoffe scure, tanto che alla penombra delle stelle pareva una
testa fluttuante, “Bambina” le disse, aveva una voce dolce e timorosa, “Stai
andando via?” la voce di Assunta era stata piccola e fragile, quell’altra aveva
annuito, la bambina allungò una mano e le accarezzo il viso, solo allora si
accorse delle lacrime, si sollevò dalla brandina facendo attenzione a non
svegliare Adelina e la strinse in un abbraccio caloroso, “Mi mancherai” aveva
detto.
Maria era scivolata via dalla
stanza con una grazia immane, senza far alcun rumore. Lo comprendeva una azione
del genere, non era questione di essere o meno civettuola, sua sorella maggiore
era libera, nessuno al mondo avrebbe potuto tenerla incatenata da qualche parte
in questo, compresi i loro imperiosi genitori. Assunta sperò che in quella
futina, Maria trovasse la sua felicità, che Antonio capisse quando libera e
selvaggia era.
Quella notte non chiuse occhio e
quella mattina non aprì bocca, nonostante le continue inquisizione di sua
madre, con il volto esangue e gli occhi
lucidi, metà per la paura che la sua dolce figliula fosse chi sa dove sola e
metà infuriata per un tale macchia sul suo onore, se mai avesse perso la sua
virtù chi mai l’avrebbe più sposata e per assonanza chi avesse sposato le altre
fanciulle? Il loro nome sarebbe stato presto sulla bocca di tutti e le sue
figlie sarebbero cresciute su come zitelle. No, si rifiutava di credere che
Maria fosse tanto egoista e stupida. E più odiava i silenzi di Assunta, che
mentiva quando diceva di non sapere dove fosse o peggio ancora con chi fosse.
“Elisa con chi è quella
svergognata? Dov’è?” urlò alla secondogenita, la ragazza aveva mandato giù un
groppo in gola fastidioso, “Non lo so, madre” aveva bisbigliato nella sua
interezza, ma lo sguardo duro della donna l’aveva intimorita immediatamente,
tanto che quella non aveva il coraggio di mantenere gli occhi azzurri a
contatto con essi, “Con Antonio” aveva detto, la voce era stato un raschio
nella gola.
Ritrovarono Maria con il
panettiere nel campo, due giorni dopo, ridenti e solari per nulla toccati dagli
avvenimenti, ne preoccupati dell’imminente destino che li attendeva. Le loro
labbra era una cosa sola, così come le loro dita intrecciate, così come i loro
cuori, un unico battito.
Su una cosa poi Assunta ebbe
ragione, nessuno poteva contenere Maria lei era stata come il vento.
Aveva ventisei anni quand’era andata
via, un marito al fianco, un figlio tra le braccia ed uno attaccato alla
sottana, “Vienimi a trovare” aveva detto baciandole le guance. Assunta aveva
annuito, certo che sarebbe andata, lei, suo marito e la loro bellissima
bambina; l’avrebbe fatto certamente. “L’Australia è ricca d’occasioni” aveva
sussurrato, stringendola forte in un abbraccio, la sorella minore aveva
annuito, l’avrebbe fatto certamente.