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Autore: Beatriz Aguilar    08/03/2013    6 recensioni
“Bacialo. Bacialo cazzo Harry. Bacialo.
Non troverò mai il coraggio di farlo, mai! Ora o mai più Harry...”
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Sono ormai parecchi concerti che Harry guarda Louis, lo guarda e decide che quella sera l’avrebbe baciato davanti a tutti. Sì cazzo, per liberare entrambi dal silenzio, per rompere le catene che stavano distruggendo la loro vita, ma poi ogni volta gli mancava il coraggio e lasciava che il concerto finisse, senza baci, senza spezzare catene.
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Per un momento pensò a come sarebbe stato se si fosse suicidato, come sarebbe stato andarsene e lasciare che tutti traessero le loro conclusioni. Solo pochi le avrebbero intuite, solo uno le avrebbe capite: Louis. “E magari così ti accorgeresti che ti ho amato troppo, forse più di quanto tu possa meritare”
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Kiss Him (Now or never)













Bacialo. Bacialo cazzo Harry. Bacialo.
Non troverò mai il coraggio di farlo, mai! Ora o mai più Harry...

La sua voce non era rotta fuori, no, la sua voce era sempre la solita bella voce di Harry Styles, intonata, un po’ graffiata, che eccita le ragazzine. La voce nei suoi pensieri invece era rotta, spezzata, stanca. Le luci del palco illuminavano ogni tanto il suo viso, lasciavano intravedere la sua solita maschera sorridente, ma sarebbe bastato un minimo di attenzione e guardare i suoi occhi, per capire che in realtà avrebbe voluto piangere, che quel sorriso tirato era proporzionale alla sua tristezza, alla sua angoscia.
Lui cantava, correva, cercava di dare spettacolo sul palco come meglio gli riusciva. Ma non avrebbe voluto essere lì, avrebbe voluto essere solo, solo per un attimo, per 5 secondi. Quel tanto che gli sarebbe bastato per sospirare, urlare magari, calmarsi. Quei pochi secondi per smetterla di tremare.
Non posso continuare così, non posso.
Sono ormai parecchi concerti che Harry guarda Louis, lo guarda e decide che quella sera l’avrebbe baciato davanti a tutti. Sì cazzo, per liberare entrambi dal silenzio, per rompere le catene che stavano distruggendo la loro vita, ma poi ogni volta gli mancava il coraggio e lasciava che il concerto finisse, senza baci, senza spezzare catene. E Louis? Louis che parte aveva in tutto questo, perché non poteva farlo lui? Di tanto in tanto Harry si faceva questa domanda. Louis non era a conoscenza della sua intenzione, e Harry non voleva dirglielo, Lou avrebbe potuto rifiutare, avrebbe potuto avere paura e i concerti sarebbero stati un disastro. No... Harry doveva fare tutto da solo questa volta se ci teneva, perché Louis magari non ci aveva pensato. E perché non ci aveva pensato? Magari a lui non interessa, magari non mi ama. Già, Harry lo sapeva, Louis poteva anche non amarlo, in fondo non glie l’aveva mai detto e lui stava rischiando grosso, stava giocando col fuoco. Era davvero giusto quello che voleva? Insomma, magari era solo un ragazzino egoista, perché non si parlava solo di se stesso, si parlava della possibile carriera di Liam, di Niall, di Zayn, quella di Louis... E delle famiglie, dei commenti, dei media, della “modest!”... C’era un intero universo in gioco. Il suo e quello dei suoi cari.
Harry si accorgeva che qualcosa era cambiato nel tempo, tra lui e Louis. I loro baci erano meno frequenti, il loro comportamento in pubblico si era smorzato. Le notti passate insieme andavano scemando. Tutto questo perché dopo i primi commenti della loro presunta omosessualità, la “modest!” era intervenuta per comandargli di smentire questi commenti, di smetterla di comportarsi con troppa disinvoltura. Ci avevano sofferto entrambi, erano rimasti feriti, e non avevano mai fatto parola di quell accaduto. Si erano limitati ad obbedire, ma in quel silenzioso assenso si era rotto qualcosa anche nel loro intimo privato. Qualcosa che gli avrebbe portati a perdersi in quello stesso silenzio se uno di loro non avesse agito in fretta.
Alla fine del concerto Harry corse subito in bagno, dicendo che se la stava facendo addosso. Appena arrivò alle toilette si piegò sul water per vomitare. Gli sembrava di vomitare come se fosse sbronzo, e forse lo era. Lo era di ansia, di preoccupazione, di delusione e ora cercava di liberarsene perché sembrava che il suo stomaco non avrebbe più retto tanto affaticamento. L’alcol sarebbe risultata un’alternativa meno intossicante e dannosa. Quando si tirò su uscì dal gabbiotto del water e si chinò sul rubinetto. Si sciacquò la bocca con cura, si lavò il viso e rimase qualche secondo a sentire le gocce scivolargli lungo il viso, penetrare fino sotto il colletto, riscaldarsi e sparire. C’erano di quelle che pendevano pericolosamente dalle ciglia, poi si liberavano quando lui sbatteva gli occhi, percorrendo la stessa strada delle lacrime. Si chiese se fosse veramente solo acqua, o se stesse piangendo. Si tirò su e prese una quantità esagerata di fazzoletti in carta per asciugarsi, li buttò stizzito e si soffermò a guardare il suo volto allo specchio; lo odiava. Avrebbe voluto fracassare quel dannatissimo specchio con un pugno e frantumarne i pezzi, come se avesse potuto così eliminare tutto quell’astio. Magari la soluzione era quella, magari avrebbe dovuto eliminare se stesso per soffocare tutto il resto. Per un momento pensò a come sarebbe stato se si fosse suicidato, come sarebbe stato andarsene e lasciare che tutti traessero le loro conclusioni. Solo pochi le avrebbero intuite, solo uno le avrebbe capite: Louis. E magari così ti accorgeresti che ti ho amato troppo, forse più di quanto tu possa meritare. Il solo aver pensato quella frase lo fece crollare e pianse,stringendo forte i denti, tirò un pugno sul muro per sfogare le sue frustrazioni e la sua rabbia e il dolore fece scemare le lacrime, tirò forte l'aria nei polmoni ma il suo respiro fu rotto da violenti singhiozzi. Decise che era ora di tornare dai suoi amici, per non destare sospetto, così fece per dirigersi verso la porta. Quando fece per afferrare la maniglia la porta si aprì di scatto, picchiandogli le nocche dolorosamente. Harry chiuse velocemente la mano a pugno portandosela al petto, emettendo un lamento di dolore.
- Oddio Harry, scusa! -

Louis era in piedi davanti a lui, si affrettò a chiudere la porta alle sue spalle e guardò Harry con espressione contrita. Questo, dal canto suo scosse la testa, agitò la mano e la lasciò ricadere al fianco.
- No tranquillo... Non è niente. -

Harry cercava di tenere lo sguardo basso, non voleva che Louis si accorgesse dei suoi occhi iniettati di sangue o dei segni sotto di essi, o delle guance esageratamente rosse come se qualcuno lo avesse preso a pugni e a schiaffi. Louis però non era stupido e conosceva Harry, abbassò leggermente il collo e lo guardò di sbieco, cercando di incrociare il suo sguardo.
- Tutto bene, Harry?

Lui che ormai aveva capito che nascondere il viso non era poi una trovata geniale, lo alzò come se fosse la sua normale condizione e rassicurò l’amico, con il tono più convincente che poteva.
- Sì, certo... Sono solo un po’ stanco, tutto qui. -

Sorrise alzando una sola parte della bocca e aspettò che Louis facesse dietro front per liberargli il passaggio e farlo uscire dal bagno, ma il ragazzo non accennò a muoversi. Harry si innervosì e per un istante gli schioccò un’acida occhiata di disappunto. Bhè, che vuoi? Allora ti sposti…? Hai intenzione di tenermi qui ancora per molto?. Harry non capiva bene perché questa sera provasse così tanto astio nei confronti di Louis, aveva le stesse ragioni anche le serate ed i giorni precedenti, ma oggi avrebbe potuto tiragli un pugno nello stomaco seriamente.
- Sei sicuro che vada veramente tutto bene? In questi giorni ti vedo un po’ strano. Posso capire che tu sia stressato, ma sembra sinceramente che ti stia comportando male solo con me.-

Il nervosismo di Harry stava crescendo a dismisura, come una febbre infettiva, secondo dopo secondo. Si portò le mani all’altezza del ventre e incominciò a scricchiolarsi le dita.
- Louis, io sto bene, stai vedendo tutte queste cose e le vedi solo tu.-

Questa volta il ricciolino era deciso a levarsi da quella situazione scomoda, non avrebbe voluto essere scortese con Louis, in fondo gli dispiaceva, ma se fosse rimasto ancora a lungo a parlargli avrebbe potuto dire cose delle quali poi si sarebbe pentito. Lo sorpassò senza cercare di scontarlo e aprì la porta del bagno, quando fece il primo passo però si accorse di essere trattenuto per la manica della camicia, all’altezza della spalla.
- Harry aspetta un secondo possi..-

- MOLLAMI LOUIS! Ti ho detto che è tutto a posto, che sto bene! Lasciami stare Cristo! Se mi comporto male con te è perché il mio problema sei tu!-

Louis lasciò la camicia di Harry mortificato, ma lo guardò con sguardo cupo e la mascella contratta. Non era una ragazzina di 13 anni, era un ragazzo ed era anche più grande di Harry e quando lui faceva così si dimostrava infantile ai suoi occhi. Louis non aveva paura, Louis era deluso e arrabbiato e ferito.
- Vedi è a questo che mi riferisco Harry. Mi dici che sono la causa dei tuoi problemi e non mi lasci capire perché. Ferisci solo me, te la prendi solo con me.-

Il ragazzo mise le braccia conserte e strinse forte i pugni nascosti. Harry non fiatò, si limitò a lanciare due occhiate veloci dall’alto verso il basso a Louis, vide i tendini delle braccia tesi e intuì che anche lui stesse stringendo forte i pugni, proprio come egli steso stava facendo, poi girò i tacchi e se ne andò. Quando Harry svoltò l’angolo anche Louis uscì dal bagno, richiudendo la porta sbattendola con violenza; Harry lo sentì, e gli sembrò di sentire l’eco del suo cuore.


Quella sera quando Harry andò a letto, pregò Dio di farlo risvegliare da quell’incubo che stava vivendo. Era stanco morto, eppure non riusciva ad addormentarsi, fissava il soffitto e seguiva le ombre che venivano proiettate dai fari delle auto che passavano e poi sparivano, facendo ripiombare la stanza in un’oscurità simile a quella che si portava nel cuore. Un’oscurità che lasciava intravedere il profilo delle cose, per ricordarti che sei ancora vivo e che il buio totale lo vedono solo i morti. Si era dimenticato di tirare le tende e ora tutta quella luce gli stava dando fastidio. Così si tirò su, si avvicinò alla finestra e guardo un po’ fuori. Il cielo era coperto da nuvole e non vedeva né stelle né la luna, non gli dispiacque, ci sarebbe stato meno chiarore. Tirò le tende e si trovò in difficoltà quando dovette girarsi per tornare a letto. Avanzò piano nel buio e poi si buttò sul letto a pancia in giù, quando girò la testa si rese conto di quanto avrebbe voluto vedere Louis dormire accanto a lui. Già, se solo quella notte fosse stato lì, Harry sarebbe riuscito ad addormentarsi solo guardando la pace che il ragazzo sapeva trasmettere. Louis... Harry si sentiva tremendamente in colpa per come lo aveva trattato oggi. “scusa” pensò, e gli sembrò di averlo sussurrato per davvero.

L’indomani mattina i due ragazzi si incrociarono fuori dalla camera per andare a fare colazione, Harry salutò Louis il quale non rispose. Nemmeno lo guardò. Arrivarono fino all’ascensore, il ricciolino prenotò e l’attesa fu carica di aspettative per lui. Louis non dava cenno di accorgersi di Harry, eppure lui non era un fantasma... Come poteva ignorarlo tanto da comportarsi come fosse solo? Le porte dell’ascensore si aprirono ed Harry entrò premendo il piano 0, sicuro che Louis fosse appena dietro di lui, ma quando si girò vide che il suo compagno era rimasto fuori, aveva puntato il suo sguardo dritto in quello di Harry, che rimase pietrificato dagli occhi azzurri freddi come il ghiaccio, eppure spenti come se fossero intorpiditi. Louis non sganciò i suoi occhi da quelli di Harry sino a quando le porte si chiusero completamente, ma anche dopo ad Harry sembrava di poter sentire quello sguardo attraverso il metallo della cabina. Il ragazzo deglutì, Louis non lo aveva mai guardato così, si sentì scosso da un brivido che riconobbe come il freddo dell’odio più cieco. Le porte si riaprirono al piano terra, Niall gli si avvicinò sorridendo e salutandolo.
- Hey Hazza hai visto Louis?-

Harry era ancora rimasto scioccato e dovette riprendersi in fretta.
- Hem, sì... Cioè penso arrivi a momenti. -

Difatti le porte dell’ascensore accanto si aprirono pochi secondi dopo e ne uscì il solito Louis, che andò a salutare i suoi amici sorridente e con la battuta pronta.
Sebbene sia Harry che Louis si comportassero come sempre, gli altri si erano palesemente accorti che qualcosa tra di loro non andava, e non era difficile da capire: non si parlavano, non si cercavano e nemmeno si guardavano. Nessuno però osava chiedere nulla, non volevano peggiorare la situazione e il legame che c’era tra Harry e Louis era troppo diverso perché gli altri potessero cercare di ripararlo. Harry si ritrovò a dover mangiare per forza, ma aveva già nausea e i suoi nervi erano a pezzi, il problema era che fossero soltanto le nove del mattino, e lui avrebbe semplicemente voluto tornarsene in stanza. Invece era su un auto che lo stava portando al soundchek, non aveva voglia di cantare, per la prima volta nella sua vita. Di solito anche quando era triste cantava, ma le forze gli mancavano anche per aprire la bocca ed emettere qualche suono. Louis riusciva a dissimulare molto meglio di Harry, cosa che portò in lui una nuova nota di astio. Perché allora fai così tanto il sostenuto con me, Louis? Se a quanto pare non te ne fotte un cazzo... Tu non stai veramente male come me, altrimenti non saresti così spensierato. Harry non avrebbe mai ammesso di essere meno capace di Louis a reagire al dolore, per lui quello era solo menefreghismo e si pentì di aver chiesto scusa la notte prima. Le prove finirono, fortunatamente nessuno disse niente ad Harry riguardo il suo umore o la sua voce, sembrava potesse andare bene ed era felice di essere riuscito a dissimulare bene quasi quanto Louis.
Non fu mai così tanto felice di rivedere la sua stanza di albergo, avrebbe avuto tempo 3 ore per potersi rilassare, prima di tornare indietro al teatro per il concerto di quella sera. Si fece la doccia e poi si buttò a letto e gli venne la mezza idea di contattare Louis in qualche modo. Non voleva andare da lui con la faccia da cucciolotto smarrito e chiedergli scusa, non voleva che Louis lo guardasse con quella sua faccia da adulto e gli dicesse che era stato perdonato. Non aveva sbagliato solo Harry questa volta, lui voleva un confronto. Per la prima volta, Harry voleva una discussione con lui, smetterla di vivere con soltanto silenzi. Silenzi, silenzi, il loro mondo era fatto solo di questo. È vero che spesso i gesti contano più delle parole, ma queste servono ad accompagnarli, a spiegarli e Harry non poteva spiegare a Louis il casino che aveva in testa con un gesto. Mancavano due ore e mezza prima che la macchina passasse a prenderli, se Hazza si fosse deciso a parlare a Louis, quello sarebbe potuto essere un bellissimo concerto, un concerto del cazzo o, nel caso non gli avesse parlato, un concerto vuoto. E lui non voleva né un concerto del cazzo, tantomeno uno vuoto. A volte bisognava rischiare e questo lo sapeva, così si alzò in piedi e si mise velocemente qualcosa addosso, aprì la porta della sua stanza e camminò velocemente fino a quella di Louis, tre porte frontali più avanti. Furono i passi più lunghi della sua vita, però si sentiva sicuro, si sentiva carico. Alzò il pugno, deciso, ma la sua mano si bloccò a pochi centimetri dalla porta, Harry si sentì spezzare il fiato. Chiuse gli occhi, ripercorse velocemente tutti i tentativi che aveva bruciato cercando di baciare Louis sul palco, sera dopo sera, data dopo data e si sentì un codardo. Si sentì veramente il più grande vigliacco al mondo, si fece schifo da solo. “Harry tira fuori i coglioni, non sei un bambino, non più. Devi bussare. Devi bussare.” Respirò profondamente, cercò di liberarsi da quell’orrenda sensazione di vigliaccheria... Era il momento di dimostrare che non era un codardo, poiché esserlo in precedenza lo aveva ridotto a questo. Sentì le nocche battere sul legno, prima una, poi due volte. A quel punto restò tremante nell’attesa, con lo stomaco contratto più che mai in quei giorni. Louis aprì uno spiraglio di porta, probabilmente aveva guardato lo spioncino e già tanto era che avesse almeno aperto pochi centimetri di porta. Il suo sguardo non era sorpreso, non era adirato, non era felice né tirato... Sembrava semplicemente annoiato, ed Harry si sentì invadere da un improvvisa rabbia, per la quale avrebbe piacevolmente chiuso la testa di Louis in mezzo alla porta, che lo guardava con aria di sufficienza.
- Posso entrare?-

Chiese Harry con una voce spaurita che non avrebbe voluto uscisse. Louis sospirò, aprì la porta e lasciò che Harry entrasse, poi la richiuse, ma ancora non disse nulla. Si limitò a passare oltre Harry, come per fargli capire che doveva avanzare, Louis si sedette sulla poltrona con le gambe incrociate, una strana posizione per una situazione come questa pensò Harry sedendosi sul divano, nel posto più vicino a Louis.
- Penso che dovremmo parlare, Lou.-

Harry si sentì libero di abbreviare il suo nome, forse fargli capire che ancora lui lo riconosceva quanto meno come amico avrebbe aiutato a sgravare la situazione.
- Perché lo decidi tu Harry?-

Sputò acidamente Louis.
- Louis i... -

Ma il bel ragazzo di Doncaster lo interrompe bruscamente.
- Sono giorni che cerco di parlarti e tu mi allontani, mi respingi, come se mi odiassi! Cosa ti ho fatto io Harry? Ho passato tutto il tempo da quando mi hai detto che sono la causa dei tuoi problemi a cercare di capire cosa avessi potuto farti, perché ti avrei chiesto scusa! Ma tu non provi a comunicare con me, da quando è iniziato questo tour è come se qualcuno mi avesse messo le mani alla gola e mi stesse soffocando. Non ne posso più Harry. Non so cosa stia succedendo ma voglio che smetta! Sembra che ci siamo dimenticati cosa c’è tra noi, è come se ce lo stessimo dimenticando, come un sogno! Mi sembra come se... Se tutto il tempo passato insieme a te me lo fossi immaginato, ed ora io stia tornando alla realtà, mi stia risvegliando lentamente! Però so che non è così Harry, so che ti ho baciato, so che ti ho stretto a me la notte, che siamo stati uno dentro l’altro. So che non era solo un sogno, altrimenti il mio stomaco non sarebbe così chiuso e il mio cuore non continuerebbe a battere in modo così irregolare ogni volta che ti vedo. -

Harry avrebbe voluto dire lui quelle cose, perché ora si sentiva male nei confronti di Louis, per aver pensato che fosse un bastardo insensibile e che non glie ne fregasse nulla di loro, perché ora, per la prima volta da quando si erano conosciuti, Louis aveva detto e aveva ammesso che si erano baciati, che erano stati insieme e che quindi, aveva rotto il silenzio.

- Louis io... Ti devo le mie scuse. Mi sono comportato male con te ultimamente, perché... Harry sentiva la sua voce strozzarsi, ma non voleva piangere e incominciò a lottare con le unghie e con i denti contro le lacrime - perché continuo a vedere tutto di noi che scivola via, e ho giustificato me stesso prendendomela con te perché dicevo “vedi, se gli interessasse farebbe qualcosa, non fa nulla per impedire che tutto vada a puttane” e invece, il punto, è che nemmeno io ho avuto il coraggio di fare niente. Non capisco come mai abbiamo lasciato che ci riducessero così... Louis... Io non voglio perderti, né come amico, né come la persona che amo, perché questi ultimi tempi senza di te io non li ho sopportati. Vorrei che tutto il mondo sapesse di noi.-

Se Louis aveva ammesso i loro trascorsi, Harry poteva ammettere i suoi sentimenti, ora o mai più, era il momento di far capire a Louis quanto ci tenesse.
- Louis Tomlinson, io ti amo. Per davvero. -

Senza nemmeno accorgersene Harry stava stringendo la mano di Louis, e si chiese come avesse fatto per tutto quel tempo a non sfiorargliela più, perché ora stava già meglio. Harry si alzò e si chinò sul viso di Louis, gli baciò l’angolo della bocca e poi, Louis posandogli le mani sui fianchi lo baciò sulle labbra. Sembrò il loro primo bacio, quando Harry era ancora un ragazzetto e non era proprio il massimo della bravura (e poi perché non aveva mai baciato un ragazzo), ma questa volta erano entrambi assolutamente consapevoli della cosa, ed andava bene così. Andava bene quel semplice e perfetto incastro tra il labbro inferiore e il labbro superiore, che combaciavano come i pezzi di un puzzle. Era un bacio semplice, di amore. E quando entrambi schiusero le labbra sorrisero come due bambini. Harry si sedette vicino al suo compagno, che aveva ormai preso una posizione più rilassata, sdraiato con la testa appoggiata al bracciolo di velluto rosso, le gambe penzoloni dalla parte opposta e rimasero a guardarsi sprizzanti di gioia. Harry baciò di nuovo Louis, che a tradimento lo spinse giù dalla poltrona, Hazza cadde su un fianco e sentì Louis ridere, così gli afferrò la gamba e lo trascinò giù dalla sua fortezza, il ragazzo atterrò sul sedere con la schiena appoggiata alla poltrona. Harry gattonò fino a Louis e si sdraiò sulla moquette posando la testa tra le sue gambe, il ragazzo prese ad accarezzargli i capelli.
- Che ore sono?-

Chise Harry estatico.
- Tra 30 minuti dobbiamo andare.-

Harry non voleva uscire, voleva restare lì con Louis per sempre, a farsi accarezzare i capelli e sentirsi finalmente rilassato. Non provava più odio, per nessuno, nemmeno per se stesso. Si sentiva in pace con il mondo, cosa che non gli capitava ormai da qualche mese.
- Puoi farmi i grattini fino allo scadere del tempo? -
-
Per trenta minuti Hazza?! -
- Bhé?-
- Quindi cosa riceverei in cambio? -

Harry sorrise con gli occhi chiusi, con quella sua espressione che lo faceva sembrare poco intelligente eppure tenero.
- Lo vedrai stasera. -

Sbiascicò con tono disinteressato.
- Mmmmh... -
Mormorò Louis con l’aria di chi accetta dopo aver ben ponderato l’accordo. Si chinò su Harry e gli diede un bacio sulla punta del naso, che lui ricambiò con un sorriso, rimanendo a godersi le coccole. Sì questo era quello che Harry aspettava da una vita, gesti preceduti da parole sincere, parole vere. Ora si che baciarsi e coccolarsi poteva avere un senso, dopo aver ammesso che i loro contatti c’erano stati, c’erano ora e ci sarebbero stati in futuro, fino a quando loro l’avrebbero voluto. Ma purtroppo quei trenta minuti volarono per loro che sentirono bussare alla porta e si dovettero alzare rimanendo disorientati come se gli avessero scossi violentemente da un sogno. Louis aprì la porta e vi trovò Zayn.

- Louis dobbiamo andare... Hey hai visto Harry? Nella sua stanza non c’è!-
Harry si fece vedere da dietro Louis salutando, il sorriso di Zayn la disse lunga su quanto fosse lieto che i due fossero insieme. Louis ed Harry presero quello di cui avevano bisogno e scesero al piano terra, incontrando gli altri amici, tutti felici di vederli ridere e scherzare insieme. Durante il tragitto al luogo del concerto Harry guardò Louis con fierezza, con amore e devozione. Era felice finalmente e senza curarsi troppo degli altri lasciò scivolare la sua mano sopra quella di Louis, intrecciando le dita con dolcezza, Louis si girò e posò su di lui quel suo solito sguardo che non riusciva a nascondere nemmeno un refolo delle sue emozioni, concedendo completamente i suoi pensieri ad Harry.
Quando fu il momento di salire sul palco, i ragazzi erano tesi come sempre sentendo il pubblico che urlava già e gli acclamava, ma sapevano che sarebbe stato un concerto strepitoso, che si sarebbero divertiti veramente questa sera come quando erano più piccoli, e così fu perché le fan andarono in delirio più del solito, come se avessero colto l’energia positiva che sembrava più presente dell’ossigeno. Louis ed Harry si guardavano, si cercavano spesso senza timore questa volta, erano tornati come prima e si volevano concedere questo momento fino alla fine. Le due ore scarse di concerto finirono presto questa volta e si arrivò all’ultima canzone, Over Again, una delle loro preferite. Iniziò Liam con la prima strofa “Said I’d never leave her cause her hands fit like my t-shirt...” poi fu la volta di Niall “Now she’s feeling so low since she went solo hole in the middle of my heart like a polo... “ e ad Harry sembrava che la canzone corresse più veloce del normale e che gli stesse dando delle strane emozioni... Quella canzone gli era sempre piaciuta ma quella sera cantarla gli sembrava più emozionante del solito. Cantò il ritornello e poi ecco il suo assolo.
Can we take the same road two days in the same clothes and I know just what she’ll say if i make all this pain go…”. L’emozione cresceva sempre più forte nella sua testa, tanto che non capiva più quello che doveva o non doveva fare, si sentiva confuso e spiazzato, come se lui si fosse trovato su quel palco per caso, come se fosse in botta.
“Bacialo”
Sentì dirgli una voce dentro la sua testa, quando Louis attaccò con più sentimento del solito e lo guardò.
Tell me with your mind, body and spirit I can make your tears fall down like the showers that are British
Andiamo Harry, bacialo.”
Harry non sapeva cosa fare, gli sembrò che quella voce assomigliasse a quella di Louis e per un momento temette di sentirsi male sul palco. Louis continuava a guardarlo, con una strana luce negli occhi.
Whether we’re together or apart
“Baciami Harry.”
Sì, sì era la voce di Louis, Harry la sentiva non poteva essere altrimenti, non confonderebbe la sua voce con quella di nessuno, ma a ben pensarci chi riuscirebbe a confondere la voce di Louis? Harry sentiva le mani sudare, le note scorrere, la voce di Louis carica di emozione, doveva decidere, dimostrare al mondo che si amavano, dimostrare a Louis che lo amava. Ora. Subito.
We can both remove the masks and admit we regret it from the start

“Baciami Harry! ORA O MAI PIU'!”.




- Fine.


L.
























Angolo della scrittrice:
Spero che questa FF sia stata di vostro gradimento, trovo che Louis ed Harry siano molto carini insieme, se poi la loro relazione sia vero o meno questo non lo so, ma anche se fosse, non ci vedrei assolutamente nulla di male. In ogni caso ringrazio chiunque di averla letta!
Mi scuso per eventuali errori, ho controllato più volte, ma non si sa mai…
Se vi va (e ve ne prego!) lasciate una recensione, le leggerò con piacere!
Buon proseguimento a tutti!! (:

  
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