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Autore: Salice_    08/03/2013    5 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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Ciao a tutti! Sono finalmente tornata con il Sequel di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Per chi non abbia mai letto la FF sopracitata: vi invito ad andarla a leggere per avere le idee più chiare su questa. Sono 20 capitoli e si leggono piuttosto velocemente e in modo scorrevole.
Per chi volesse procedere subito con la lettura di questa storia: all'interno di questo capitolo ho inserito una sorta di breve riassunto dei fatti che dovrebbe far capire cosa è successo in precedenza.
Buona lettura!


L'ospite.

Era una giornata come tutte le altre, mentre il tramonto calava su Tokyo: Zakuro era appena uscita dagli studi di registrazione, decisa a tornarsene a casa. Si sfilò i suoi occhiali da sole scuri e riprese a camminare, mentre il vento freddo di fine novembre le sferzava il volto dai lineamenti perfetti.
Una volta arrivata a casa, chiuse silenziosamente la porta dietro di sé, per poi appendere il cappotto all’appendiabiti. Non aveva bisogno di annunciare la sua presenza: ormai da sei mesi nessuno aspettava più con ansia il suo ritorno.
Si portò lentamente al centro del grande salone, mentre il suo sguardo freddo come il ghiaccio si perdeva in uno dei quadri rappresentanti mari tempestosi che erano appesi alla parete, senza che in realtà lei li vedesse.
Era ormai da sei mesi che il Mew Project si era concluso, e lei e le sue ex compagne si erano completamente perse di vista: avevano smesso di lavorare al Caffè Mew Mew, anche se lei sospettava che Ichigo, Minto, Retasu e Purin continuassero comunque a vedersi. Lei invece, l’ex portatrice del DNA del Lupo solitario, aveva abbandonato tutto, continuando da sola per la sua strada, senza guardarsi indietro; anzi, da mesi ormai evitava deliberatamente il parco Hinoara e la grande costruzione rosa che si ergeva al centro, ovvero il Caffè Mew Mew.
Ma la cosa più importante era che ormai da sei mesi non vedeva più Kisshu, l’unica persona che Zakuro avesse veramente amato. Lei si era innamorata del nemico e lui, durante la battaglia contro Deep Blue, aveva dato la sua vita per salvarla. Zakuro aveva poi compiuto un vero e proprio miracolo riuscendo a riportare in vita Kisshu grazie ai suoi poteri di Mew Mew, ma alla fine, il giorno prima della partenza dell’alieno, la ragazza era fuggita, pur di non essere costretta a dire ‘Addio’ al suo amato.
Da quel giorno, ogni notte l’incubo della morte di Kisshu torna a perseguitarla; Zakuro si sveglia nel cuore della notte, urlando e piangendo disperata, trovandosi distesa nel suo enorme letto, sola.
Zakuro si massaggiò gli occhi con una mano, esausta. “Senza Kisshu mi sembra impossibile andare avanti: tutto procede in una monotonia irreale, tale da farmi credere che io sia sempre in attesa di  qualcosa che non arriverà mai.”
Ma Zakuro era un muro forte e invalicabile, che non sarebbe crollato neppure se sottoposto alle più furiose tempeste; con questi pensieri, si diresse al piano di sopra, per concedersi un meritato riposo.
La sveglia sul comodino segnava le 03:20 del mattino, quando Zakuro venne svegliata da degli spifferi di aria gelida che entravano nella camera. Si alzò a sedere sul letto, voltandosi verso la finestra e notando con stupore un piccolo gattino grigio dagli occhi grandi e incredibilmente azzurri accucciato sul davanzale.
- Ryan! – esclamò stupefatta la ragazza, alzandosi dal letto facendo frusciare la sua camicia da notte di seta color lavanda mentre si affrettava a prendere il gattino tra le braccia e chiudere la finestra. Adagiò l’animale sul materasso e, dopo un secondo, questo venne avvolto da una luce azzurra: quando il bagliore scomparve, al posto del piccolo gattino si trovò un ragazzo alto, bellissimo, dagli splendidi capelli biondi come il grano che gli ricadevano sui gelidi occhi azzurri. Ryan Shirogane, giovane americano ricchissimo, proprietario del Caffè Mew Mew e ideatore del Mew Project.
Questo si voltò verso Zakuro, sorridendole mestamente, prima di mormorare: - Buonasera Zakuro. –
La modella gli restituì uno sguardo vago con i suoi profondi occhi blu, domandando, senza giri di parole: - Che cosa ci fai qui? –
Ryan si passò stancamente una mano fra i capelli biondi, scompigliandoli.
- Ti devo parlare. Ho bisogno che la squadra Mew Mew si ricomponga. -
Zakuro lo osservò aggrottando le sopracciglia sottili. – Non abbiamo nessun nuovo nemico da combattere, però, dico bene? – Affermò la modella. – Non mi è ricomparso il simbolo. –
Ryan sorrise. – Acuta e perspicace come sempre, vedo. –
Zakuro gli sorrise di rimando, e il biondo continuò: - Infatti, per adesso sia io che Kyle crediamo che la Terra non sia nuovamente in pericolo, ma ieri mattina abbiamo ricevuto una e-mail piuttosto preoccupante. –
- Una e-mail? Con scritto che cosa? – chiese Zakuro perplessa.
Ryan non rispose: si limitò ad alzarsi in piedi e prese a frugare nella tasca dei suoi jeans, estraendo poi un foglio di carta piegato in quattro.
- Ecco, leggi. – disse semplicemente, porgendolo alla modella.
Zakuro dispiegò il foglio e cominciò a leggere.
 
Buongiorno, ho provato in mille modi a contattarvi e finalmente spero di aver trovato il modo giusto per farlo.
Non posso rivelarvi tramite e-mail la mia identità, ma voglio solo dirvi che avrei un bisogno urgente di parlare con le ex Mew Mew.
Mi dispiace di non potervi offrire altro che la mia parola come presupposto per fidarvi di me, ma spero che questo vi basti.
La mattina del 29 di novembre del corrente anno, spero di potervi incontrare al vostro ex quartier generale per discutere di quanto ho da dirvi: spero vivamente che accettiate di incontrarmi.
Un saluto.
 
Zakuro alzò gli occhi dalla breve e coincisa lettera, tornando a fissare l’azzurro delle iridi di Ryan.
- Gli alieni. – sillabò lei lentamente, con voce atona.
Il biondo annuì, dicendo: - Anche io e Kyle abbiamo immediatamente pensato a loro, anche perché la squadra Mew Mew non ha altre conoscenze al di fuori dei tre alieni, ma non è da escludere che possa essere qualcun altro. –
La modella sospirò, chiudendo gli occhi, in un attimo di smarrimento; questo, però, durò solo qualche secondo, dopodiché lei restituì il foglio stampato a Ryan.
- Quindi ci dovremo riunire tutti per far fronte a questo imprevisto? -
- Esatto. – rispose il ragazzo. – Ci vediamo alle 6:00 di mattina del 29 al Caffè Mew Mew, e lì aspetteremo il nostro “ospite”. –
Ryan si alzò e si avvicinò alla finestra, ma prima di abbandonare la camera si voltò di nuovo verso Zakuro, seduta compostamente sul letto.
- Prendila come una sorta di rimpatriata, Zakuro. Anche a me fa strano, dopo sei mesi, tornare a queste cose. – aggiunse sorridendo.
Zakuro annuì, mentre le sue labbra carnose si increspavano in un sorriso.
- Va bene Ryan. Io ci sarò. -
Il biondo si tramutò di nuovo in Art, il piccolo gattino grigio, e saltò fuori dalla finestra della camera, mentre Zakuro rimase immobile sul letto, in balia di due splendidi occhi color dell’oro che continuavano insistentemente a farsi strada tra i suoi ricordi.
 
Alle prime ore del 29 di novembre, Zakuro stava uscendo di casa, vestita di tutto punto; per quel giorno aveva annullato tutti i suoi appuntamenti, avendo qualcosa di più importante da fare.
Durante il tragitto da casa sua al Caffè si era imposta di non pensare a chi avrebbe potuto incontrare tra poche ore, ma, si sa, la ragione è solita giocare brutti scherzi.
“Forse è tornato. Ma, se così fosse, per che cosa? Il tono della e-mail era piuttosto allarmato, e di sicuro il mittente è qui per chiederci aiuto. Se davvero fosse Kisshu?”
Seppur contro la propria volontà, Zakuro si ritrovò a pensare all’alieno dai capelli verde scuro e gli occhi dorati, la pelle diafana e il sorriso malizioso. In tutti quei mesi non era riuscita a dimenticarlo e il pensiero che quella mattina potesse incontrarlo dopo tutto quel tempo la rendeva nervosa.
Alle 6:00 in punto, Zakuro alzò lo sguardo, trovandosi di fronte l’imponente costruzione rosa nella quale per più di un anno aveva lavorato sotto copertura: il Caffè Mew Mew.
Prese un profondo respiro, dopodiché aprì la porta. All’interno del locale si trovavano già Minto, Retasu e Purin, che, non appena la videro, le corsero incontro per salutarla.
Negli occhi delle tre ragazze era evidente lo sguardo preoccupato che vi albergava. Dopo un breve silenzio, Zakuro domandò: - Siete già state informate? –
Minto annuì. – Si, sappiamo già tutto. –
- Sono preoccupata: non ho idea di che cosa possa accadere adesso. – fece Retasu, tormentandosi le mani.
La piccola Purin, dal canto suo, accennò un sorriso, esclamando: - Io invece sono contenta del fatto che forse potrò rivedere Taru-Taru! –
Le quattro rimasero ancora qualche minuto a chiacchierare, quando nel locale piombò come una furia una ragazza dai capelli rossi raccolti in due buffi codini, che prese a scusarsi a raffica, cercando di riprendere fiato.
- Ichigo, possibile che anche in una situazione del genere tu riesca ad essere in ritardo?! – la ammonì Minto, profondamente irritata dal comportamento della ex leader delle Mew Mew.
Ichigo si aggiustò la gonna, prima di ribattere: - Buongiorno anche a te Minto, anche io sono felice di vederti! Accidenti, come sei acida! –
Fortunatamente, dai sotterranei spuntarono Ryan e Kyle, ponendo subito fine alla discussione.
- Smettetela di litigare voi due, la situazione è piuttosto seria. – le freddò Ryan con la sua proverbiale arroganza.
Kyle, dal canto suo, rivolse un sorriso radioso alle cinque ragazze. – Buongiorno! Sono felice di rivedervi! –
Passò un po’ di tempo, ma del misterioso “ospite” non c’era alcuna traccia. Ryan se ne stava appoggiato con la schiena al muro, a braccia conserte, Kyle era seduto al tavolo con Purin, Minto era al suo solito tavolino intenta a sorseggiare thè, tentando di nascondere in quel gesto il suo nervosismo. Ichigo era seduta scompostamente sulla sedia, reggendosi il volto con una mano, mentre Zakuro se ne stava dall’altra parte della sala, in piedi, reggendosi i gomiti e lanciando occhiate nervose al grande orologio appeso alla parete: segnava le 7:00.
Trascorsero ancora alcuni interminabili minuti, prima che la porta del Caffè Mew Mew si spalancasse, rivelando sulla soglia una figura umana ma con lunghe orecchie appuntite.
Il cuore di Zakuro perse un battito, ma quando la porta si richiuse e la creatura si fu portata sotto la luce delle lampade al neon, poté constatare che non si trattava né di Pie o Taruto, né tantomeno di Kisshu.
La figura, infatti, era quella di una donna. L’aliena dimostrava una certa età per via delle rughe sottili che le segnavano il volto, ma i tratti del suo viso davano l’idea che la donna da giovane fosse di una bellezza sconvolgente. Ella aveva lunghi capelli verde scuro raccolti in una treccia laterale, che cadeva morbida, e grandi e penetranti occhi grigi; indossava un lungo abito color bianco perla e sulle sue labbra sottili era dipinto un sorriso gentile e cordiale, che tradiva però una certa agitazione.
La donna scrutò i volti di tutti i presenti, prima di prendere la parola. La sua voce era dolce ma decisa.
- Buongiorno ragazzi, io vi conosco, ma voi no, per cui mi presento: io sono Leandra Ikisatashi, la madre di Kisshu. -  



Ed ecco a voi il primo capitolo! Spero di avervi incuriosito. Per favore, recensite, anche in modo negativo: per me il vostro parere è molto importante!
Salice_

   
 
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