Karen – La domanda

 

La luna fendeva l’oscurità della notte, era una strana sensazione, quella. Vedere le tenebre, distrutte e rinchiuse dalla luce, che fioca si addentrava nell’ombra.

Una ragazza, dai capelli color argento che risplendevano sotto la luce della fontana. I suoi occhi, vivi, tendenti al blu, erano come fari nella notte.

 

Una ragazza proveniente dal nulla, avvolta dall’ombra e dal mistero, sedeva sul bordo della fontana del grande parco. I giochi d’acqua erano resi divini dalla luna, che con una candida luce si rifletteva distorta nello specchio in movimento.

 

“Ti vedo, dentro le tenebre.” - Disse sottovoce, senza quasi aprire la fine bocca - “Gold, sappi che taccio, lo farò per sempre.” - Continuò, senza distogliere lo sguardo dalla luna.

“È quella domanda che mi tormenta.” - Rispose il ragazzo, uscito dal nero degli alberi.

“Sai, la notte è davvero magnifica” - Sussurrò lei - “Sembra, come una magica pausa del mondo. Aver paura di essa è come l’avere paura di una parte di noi stessi.”

“Lo sai che non sono portato per la poesia..” - Ribatté Gold, affranto ma pur sempre allegro.

 

La ragazza, mentre scostava i lunghi capelli dal viso, sorrise. Era maliziosa, lei. Lo sapeva, ma molta gente l’ha umiliata per anni in fatti di carattere e personalità, per questo sembrava così chiusa verso tutti.

Il suo sguardo tornò sognante, perso tra le nuvole nere che avvolgevano la candida Luna.

 

“Sono spettacoli unici nella vita. Si ripetono ogni giorno, ma noi neppure ci facciamo caso...” - Continuò, senza distogliere i suoi occhi dal cielo blu.

“E ora di cosa stai parlando?” - Domandò perplesso il ragazzo dal ciuffo ribelle.

“Di tutto ciò di cui tu credi io stia parlando. Questa frase ha molti significati... Scegli tu quale per te sia il più adatto.” - Rispose, stavolta rivolgendosi al ragazzo.

 

La sua voce era calma e nitida, quasi melodiosa ed espressa con grande femminilità.

 

“Una sorta di indovinello, di cui solo io so la risposta?” - Chiese, avvicinandosi alla ragazza - “Allora, Karen? Non era la stessa cosa che...”.

Gold fu interrotto da un gesto furtivo della ragazza. Karen si alzò e lo guardò dritto negli occhi. Lo osservava, come se riuscisse ad intravederne l’anima. Era come uno specchio, come la luna che risplende nella fontana.

“Pokémon forti. Pokémon deboli. Sono distinzioni dettate dall'egoismo. Gli allenatori davvero in gamba dovrebbero vincere con i loro preferiti. Tu sai cosa importa davvero, o mi sbaglio?” - Domandò, mentre si voltò nell’ombra.

Con la coda dell’occhio, vide Gold annuire, con un’espressione particolarmente seria.

“Bene, allora sai che non ci sono domande a cui io debba rispondere.” - Continuò Karen, camminando furtivamente nel buio, scomparendo alla vista.

 

Gold si guardò riflesso nella fontana. Fu per un breve istante, ma sorrise. In un frammento di istante aveva già trovato la soluzione alla domanda che lo assillava, non aveva più bisogno di risposte.

 

Anche lui allora, con passi disinvolti, tornò nell’ombra del parco, fra gli alberi. Scomparendo in un breve attimo.

 

 

Angoletto di Saku

Sì, insomma, che dire? Normalmente sarei più loquace e vitale, ma lo studio mi mette vistosamente K.O.! Per chi avesse letto questa storia in precedenza, non si meravigli! Non l'ho modificata più di tanto, l'ho semplicemente "aggiornata" al mio stile di lettura; tutto qua.
Spero che, ad ogni modo, vi sia piaciuta e che non vi abbia delusi!

Sakura