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Autore: Summer9    19/08/2004    6 recensioni
Una nuova ragazza ad Hogwarts per il sesto anno, si chiama Dafne. Troppi segreti la circondano, troppe cose strane le accadono e soprattuto porta con se troppi misteri che nemmeno lei conosce... Cosa centra lei con Draco? Perchè ne è così spaventato? A volte il passato torna a farti visita, ma non sempre è piacevole e vorresti scappare... Ascoltate, è la mia prima fic, non vi chiedo di scrivere romanzi, ma di lasciare almeno un commento, sia pure per criticare: "La storia è pessima, trovati un altro hobby" ma anche i complimenti ovviamente sono bene accetti, mi basta solo un "E' bellina, penso che la seguirò"...thanks Summer9....vi prego, almeno un commentuccio piccolino piccolino lasciatelo...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tu eri il mio passato ed ora non so più cosa c’è nel mio futuro...

 

Il quinto anno scolastico era ormai passato da un pezzo e aveva portato con se molti cambiamenti, molti di più di quanti ce n’erano stati con i precedenti anni, primo fra tutti finalmente la scoperta della verità, anche se il prezzo era stato grande, enorme, per tutti.

Inutile ormai sottolineare la morte di Sirius, evento che ha spezzato molti cuori, tra tutti gli amici che ha lasciato sulla terra; la consapevolezza di Harry di dover uccidere o morire ucciso, unita alla forte sensazione di essere solo, si, perché anche se in realtà non lo era, la perdita del padrino aveva lasciato in lui un vuoto incolmabile, almeno per il momento; ma non c’erano state variazioni solo per il famoso trio Ron, Harry, Hermione e per l’ordine della fenice, no, i mutamenti erano stati globali: ormai la notizia del ritorno di Voldemort era stata accettata persino da Caramell, conseguentemente divulgata in tutto il mondo magico e tra le principali autorità del mondo babbano che, sebbene ignaro, era gravemente in pericolo in quella situazione precaria finanche per chi era cosciente di tutti i pericoli che si correvano con il Signore Oscuro in libera circolazione.

Nonostante tutto ciò la vita ovunque sembrava scorrere tranquillamente, non perché nessuno si rendesse conto del pericolo incombente, ma poiché d'altronde non era plausibile smettere di vivere, in qualunque caso era meglio andare avanti, anzi si doveva andare avanti, perché nulla avrebbe favorito una più rapida ascesa del male quanto la crisi della quasi totalità della popolazione.

 

Capitolo 1°: la scelta giusta

Dafne Pratchett se ne stava distesa nella calma ombrosa del suo piccolo giardino, mentre supina, cercava di costruire una lunga ghirlanda con le margherite che la circondavano pensando con impazienza alla lontana fine delle vacanze.

Era sempre piena di curiosità quando doveva cambiare scuola e passava sempre il periodo estivo a fantasticare su come sarebbe stato il nuovo ambiente, i nuovi professori ed i nuovi compagni, cercando a fatica di ricordare i precedenti che spesso erano celati nelle nebbie della memoria, non perché lei avesse problemi a ricordare, ma perché a causa della sua situazione doveva cambiare scuola quasi ogni anno e ogni volta le era inferto l’incantesimo oblivious, per cancellare dalla sua mente il ricordo della sede del precedente istituto e ormai nella sua testa c’era solo un turbinio confuso d’informazioni mescolate.

Dafne, orfana da quando in grado di ricordare, non è mai stata potuta essere data in adozione per problemi burocratici e di anno in anno continuava a passare da diverse famiglie affidatarie che, sebbene affezionate alla ragazza, non riuscivano mai a darle un’abitazione stabile, poiché avevano gravi problemi di denaro e quindi potevano ospitarla solo temporaneamente.

Questa volta invece sembrava avessero trovato per lei la famiglia perfetta: una coppia londinese di mezza età, benestante e desiderosa di badare ad una ragazza gia abbastanza grande da non richiedere pressanti e continue attenzioni.

Dafne si trovava bene con loro, anche perché le concedevano una libertà che nessuno aveva mai avuto il coraggio di darle e in più abitando lì avrebbe frequentato per un tempo indeterminato,

 la scuola di magia più prestigiosa del mondo, Hogwarts, che ospitava nientemeno che il famoso Harry Potter.

Quante volte aveva sognato di poter conoscere o almeno solo vedere il ragazzo che all’età di un anno aveva sconfitto il Signore Oscuro e lo aveva affrontato ancora cinque volte in cinque anni scolastici, ora avrebbe persino frequentato le sue stesse lezioni, perché come lui avrebbe dovuto cominciare il sesto anno, non stava letteralmente nella pelle, al solo pensiero aveva cominciato a percorrere il perimetro del cortiletto a grandi falcate, seguendo il ritmo delle palpitazioni del suo cuore.

Quando si rese conto della sua esagerata reazione però si fermò di colpo e, dandosi un lieve schiaffo sulla guancia si disse, “Non essere stupida Dafne, quante volte hai cambiato scuola? Non mi sembra il caso di fare tante scene ora solo perché forse, sottolineiamo forse, conoscerò Harry potter! Si, perché non è detto che diventeremo amici, magari non ci staremo nemmeno simpatici a vicenda!” si disse per calmarsi, ma quella frase sortì l’effetto opposto, infatti, s’innervosì ancora di più e prese a camminare più velocemente, finché una voce alta e squillante giunse da dentro la casa “Dafne cara vieni! E’ pronto il pranzo! Non fare aspettare Jales per favore che alle due oggi deve già essere in ufficio”

Colta alla sprovvista la ragazza guardò l’orologio sovrapensiero senza accorgersi che era la una e quaranta, apprestandosi così a raggiungere la sala da pranzo a passi lenti, soffermandosi ogni tanto ad accarezzare i vari gatti cui la coppia aveva deciso di donare un posto dove stare.

Di nuovo da dentro giunse una voce che disse con un tono più duro e seccato “Dafne Allora ti vuoi muovere?!?Non abbiamo l’intero pomeriggio da perdere perché non ti vuoi spicciare a venire a tavola”

Finalmente si rese conto dell’orario e raggiunse veloce la coppia a pranzo dove l’aspettava un invitante arrosto di pollo con patate

“Mi spiace” cercò di scusarsi in tutta fretta “Non mi ero accorta dell’orario, spero di non farti arrivare in ritardo al lavoro” “Non preoccuparti” le rispose l’uomo da dietro i suoi ispidi baffoni castani, ”Io ho già finito di pranzare, ti farà compagnia Margaret, ora vado, ciao, buon appetito” disse stampando un grosso e sonoro bacio sulla guancia della moglie appena prima di scomparire con un sonoro “pop”.

“E’ inutile” asserì la donna ridacchiando “Non riuscirete mai a mangiare insieme!” “Mmm già”disse goffamente Dafne, che, affamata, si era già lanciata sulla porzione di pollo del suo piatto “Allora come va? Ti vedo molto pensierosa…curiosa di vedere la nuova scuola?” “Si…abbastanza” assentì tra un sorso d’acqua e l’altro “Sono più che altro nervosa, è la scuola migliore e ho il timore di rimanere indietro con qualche materia che magari non conosco molto bene” “Secondo me non ti devi preoccupare, da quello che mi hanno detto sei una studentessa modello, e poi scusa, non è mica per recuperare le materie che non conosci che stai frequentando dei corsi estivi? Basta che t’impegni ora e non incontrerai difficoltà!” disse in tono rassicurante mentre le scostava i capelli dal viso con gesto materno “Hai ragione, ma non so perché stavolta sono più in ansia, con gli altri cambi di scuola non è stato così, ma…forse è per via…forse è per…” “Cosa? C’è qualcos’altro che ti preoccupa” “Uh? No, no!” disse scuotendo la testa come per togliersi da uno stato di trance “Niente, niente, ma dimmi, tu hai studiato lì, com’è?” chiese con sincera curiosità, tanto da distogliere la mente della donna dai dubbi che aveva appena espresso.

Margaret allora si lanciò in una dettagliatissima descrizione delle tradizioni e della vita quotidiana a Hogwarts, che non sto a riportare in quanto siamo già fin troppo istruiti in questo campo.

 

Il pomeriggio passò lentamente tra i vari racconti della signora Williams e quando l’orologio a pendolo della sala suonò le sei e trenta Dafne non poté che ringraziare il cielo: era arrivata l’ora della sua lezione serale di difesa contro le arti oscure, una delle poche materie che non aveva affrontato molto nelle scuole precedenti e nonostante ciò una delle sue preferite.

Così, attraverso la metropolvere, raggiunse in poco meno di trenta secondi l’aula nella quale prendeva ripetizioni con altri otto ragazzi , non prima, però, di avere assicurato che sarebbe tornata per cena.

Era molto raro che dessero luogo a queste lezioni, poiché per frequentarle servivano determinati permessi per utilizzare la magia al di fuori della scuola in determinati orari nonostante la minore età e, anche una volta ottenuti, il Ministero effettuava rigidi controlli ogni settimana, perciò, servendo una tale organizzazione, solo in casi speciali elargiva questi permessi e Dafne e gli altri otto ragazzi evidentemente lo erano.

 

La lezione però quella sera fu davvero sfiancante e la ragazza decise, appena a casa, nonostante fosse tornata in tempo per la cena, di andare direttamente a letto, dove si addormentò senza nemmeno mettersi in pigiama, subito dopo avere appoggiato il capo sul cuscino.

Morfeo la accompagnò nei meandri di Notturn Alley, dove cominciò a tentoni a cercare la via d’uscita, invano, l’oscurità l’aveva completamente accerchiata, era sola, senza bacchetta e oltre a non conoscere la strada non poteva nemmeno vederla.

Avanzava cauta nel buio, cercando di evitare buche, dossi o individui di passaggio, ma era molto complicato senza nemmeno la luce della luna che illuminava fiocamente le anguste viette e ogni tre per due cadeva carponi a terra procurandosi lividi sui palmi della mano e tagli sanguinanti sulle ginocchia.

I vicoli sembravano infiniti e vuoti, ormai errava senza meta come un’anima in pena quando scorse in lontananza le voci di due uomini che discutevano.

Era salva! Cercò di seguirle in modo che la portassero a loro, ma mano a mano che s’avvicinava i loro toni sembravano dissuaderla dal chiedere aiuto.

Una voce era bassa e sibilante, fredda, piena d’odio, sembrava uscire direttamente dalle fauci di un grosso serpente, mentre l’altra assomigliava più ad un guaito, uno squittio ed emetteva piccoli versetti ogni volta che l’altro uomo cominciava a parlare.

No! Decisamente non era il caso di chiedere loro una mano, ma la sua curiosità ebbe comunque la meglio, così decise almeno di avvicinarsi per sentire cosa dicevano.

Arrivò a pochi metri di distanza, ma non osò avvicinarsi di più, perché dalla bacchetta di uno dei due fuoriusciva una forte luce e non voleva farsi scoprire; purtroppo, nonostante il silenzio del luogo, le voci dei due erano troppo basse perché potesse capire i loro discorsi nella totalità, così si sforzò di sentire tutto ciò che poteva, ma riuscì ad cogliere solo dei brandelli di conversazione:

 “Allora la profezia?” chiese l’uomo dalla voce sibilante “Sei riuscito ad ascoltarla?” l’altro con voce petulante rispose qualcosa che Dafne non comprese e poi cominciò un piccolo racconto di cui  udì solo piccoli brandelli quali “I due ragazzi…” “…uccidere…” “…spazio…” ”…uno se l’altro…” non riuscì a capire se quello che l’uomo con la vocetta da topo stava dicendo fosse importante per il sinistro individuo perché sembrava sapesse celare abilmente i suoi sentimenti, ma quando anche lei sentì la parola “Hogwarts” non poté non essere certa di aver udito un sibilo di soddisfazione uscire dalle sue labbra, finalmente cominciavano a parlare di qualcosa d’interessante…ma…no! Che stava succedendo? L’immagine dei due uomini si allontanava sempre di più, l’oscurità si stava dissolvendo e da un luogo lontano una foce familiare la chiamava, vide un lampo verde, un piccolo fagotto di stracci davanti alla porta di un grande istituto dai muri rovinati, poi si mise seduta e vide davanti a sé un piccolo felino arancione che le faceva le fusa e si strusciava contro i suoi piedi…

Non stava più sognando, era mattino, era nel suo letto e Margaret l’aveva svegliata per la colazione.

Mentre si vestiva per scendere a mangiare si trovò a ripensare a quello che le era successo –Ancora quel sogno…cosa vogliono quei due da Hogwarts? Forse è per questo che sono così preoccupata? O forse faccio sogni strani perché sono agitata? Mi sembra tutto un gran circolo vizioso!- esclamò tra sé mentre scendeva le scale.

Passò tutta la mattinata tra le nuvole, pensando e ripensando a quello strano sogno che faceva ogni notte da due settimane e che ogni notte mostrava qualche piccolo particolare in più o si allungava di qualche minuto.

Ma più ci pensava meno ci vedeva qualche cosa di logico, insomma, chi erano quelle due perone? E perché le apparivano in sogno? Ma poi era davvero convinta che fosse una visione? Magari era semplicemente frutto dei suoi timori inconsci! E se fosse stata una visione come faceva ad averla? Oppure chi permetteva che l’avesse? E perché?

Tutti questi dubbi le annebbiavano il pensiero, scosse lentamente la testa “No! Devo smetterla di pensarci, mi sto facendo dei filmini che non esistono, sono solo più agitata del solito perché questa nuova scuola è molto prestigiosa e faccio degli incubi, tutto qui!” questa affermazione ripetuta ad alta voce e con convinzione le infuse sicurezza, così smise di pensarci per tutto il resto della giornata, purtroppo però quella notte tornò e riuscì a cogliere una frase in più dal discorso dei due uomini “Quel ragazzo, dobbiamo prenderlo!” A chi si riferivano? –Oh no!- esclamò tra sé –Non di nuovo! Dafne, non ricominciamo a giocare al detective, è soltanto un sogno e non mi rovinerà le vacanze!- questa nuova affermazione conteneva un non so che di definitivo rispetto alla precedente e si convinse del tutto, tanto che, nonostante tutte le notti quell’incubo le fosse tornato non riuscì più a continuare a girare nella sua testa, ma veniva automaticamente eliminato dai suoi pensieri appena lei si svegliava, per poi tornare a tormentarla la notte, ma ormai non era più un problema, ci aveva fatto il callo.

 

Così, notte dopo notte, la fine delle vacanze arrivò e un bel dì, verso gli ultimi giorni d’agosto, arrivò anche la lettera dalla scuola.

Era una mattina limpida e serena e Dafne, dopo molto tempo, aveva passato una notte tranquilla e riposante, poiché le sembrava di non aver sognato nulla, così si era svegliata di buon’ora, ancora prima della sua matrigna Margaret, che ancora si rigirava nel letto nel sonno in cera del marito che ormai da molto era andato al lavoro.

Allora a passi felpati scese le scale e si accinse a raggiungere la cucina, dove contava di prepararsi delle buone e grasse frittelle, ma, mentre passava davanti alla porta d’ingresso, qualcosa attirò la sua attenzione: era arrivata la posta, ma in mezzo a tutte le lettere che normalmente consegnava il postino, pubblicità, assicurazioni, stipendi, c’era una busta di una carta strana, giallognola, molto spessa, che recava incise parole scritte con un inchiostro verde smeraldo e caratteri ricercati e svolazzanti.

Nonostante sapeva che i due coniugi non amassero che lei sbirciasse nella loro posta questa volta non seppe tenere a freno la sua curiosità e andò a controllare a chi fosse indirizzata quella missiva.

Con finto fare disinvolto la sollevò e cominciò ad osservarla: sul davanti portava il famoso stemma di Hogwarts, il suo viso s’illumino, ma scoprì che i suoi sospetti erano fondati solo dopo averla voltata, infatti, il destinatario era Dafne Pratchett, 125 Piccadilly street, camera con balconcino, Londra.

Senza il minimo ritegno strappò la busta e cominciò ad esaminarne il contenuto, era l’occorrente per frequentare la scuola: libri, accessori, ingredienti per pozioni e divise! Le divise! Le aveva sempre adorate! Nelle scuole che aveva frequentato in precedenza non usavano portarle, ma lei aveva sempre sperato che le sarebbe capitata, prima o poi, una scuola dove le utilizzassero, naturalmente solo per seguire le lezioni, perché nel suo tempo libero lei amava sbizzarrirsi nella scelta del suo look, ma per andare a scuola pensava che fosse molto comodo non dover spendere mezz’ora ogni santa mattina per scegliere i vestiti da mettere!

Bene! Hogwarts era decisamente la sua scuola ideale! Perché non si era trasferita prima in Inghilterra?

Troppo eccitata per aspettare ancora corse in camera sua per lavarsi e vestirsi, nell’attesa che si svegliasse Margaret, che, appena uscita dalla sua camera, con ancora le lacrime agli occhi per il gran sbadigliare fu travolta dall’impaziente ragazza che le chiese il permesso di andare a DiagonAlley per fare spese

“D’accordo, d’accordo!” acconsentì la donna assonnata colta alla sprovvista “Ma vedi di tornare nel pomeriggio presto che Jales ed io dobbiamo uscire e preferiamo non lasciare la casa incustodita!” “Perfetto!” esclamò la ragazza che mai avrebbe sperato in un permesso così immediato e lungo: l’intera mattinata e qualche ora del pomeriggio tutti per lei e lo shopping, stampò un grosso bacio sulle guance ancora arrossate di Margaret e corse verso il camino, dove si trasportò attraverso la metropolvere nelle strade brulicanti di gente di DiagonAlley.

Per prima cosa fece tappa alla Gringott, dove s’imbatté in due ragazzi che quell’estate avevano fatto con lei lezioni di difesa contro le arti oscure con i quali però non s’intrattenne a lungo, era troppo curiosa di visitare quel luogo pieno di negozi e ragazzi come lei.

Dopo aver prelevato una discreta sommetta dalla sua cassaforte personale Dafne partì in quarta verso l’assalto ai negozi, per prima cosa andò da madama McClan, abiti per tutte le occasioni, dove però, prima di riuscire a parlare con una commessa dovette, con gran disappunto, aspettare una fila di almeno venti minuti; se avesse dovuto attendere a lungo non avrebbe potuto visitare con calma gli altri negozi.

Fortunatamente sentì una voce gentile rivolgersi a lei, si voltò e vide una ragazza con la divisa della bottega “Posso aiutarla?” “Si, grazie, devo prendere delle divise per Hogwarts e anche un vestito da sera, si, sembrava fosse nella lista…mmh strano adesso che ci penso” “Be, in realtà no, già al quarto anno l’avevano fatto acquistare per il ballo del ceppo no?” “Ballo del ceppo?” “Oh si, un’usanza della scuola, ti spiegheranno meglio i tuoi futuri compagni, sei nuova giusto?” “Eh si, mi sono trasferita qui in Inghilterra quest’estate e ho dovuto cambiare scuola” “Buona fortuna allora, ascolta, ” disse la commessa che durante la chiacchierata non aveva fatto altro che cercare chissà cosa dentro ad alcuni scaffali “divise della tua taglia non ci sono, devo prenderti le misure e fartele al momento, se hai pazienza un attimo prendo la stoffa ed il metro, nel frattempo accomodati in piedi su quello sgabello” le consigliò indicando uno scranno libero accanto ad una ragazza dai capelli castani ricci e a prima vista indomabili che come lei si stava facendo prendere le misure

“D’accordo grazie” disse con un tono cortese salendovi sopra.

“Ciao!” le disse con voce allegra la vicina di sgabello porgendole la mano “Io sono Hermione! Scusa se mi presento così, ma non ho potuto fare a meno di sentire la vostra conversazione e sono curiosa di sentire che anno devi frequentare, visto che sei nuova” “Il sesto, comunque io sono Dafne, piacere! Non preoccuparti, non mi è dispiaciuto che ti sia presentata, è meglio non iniziare una scuola totalmente “al buio” diciamo” “Già, è vero, ad ogni modo anche io farò il sesto anno, saremo compagne di classe e di dormitorio forse” “Bene!” esclamò Dafne sollevata di aver già conosciuto una delle sue nuove compagne “Si, anzi stavo pensando, che ne dici se scegliamo insieme il vestito da sera e dopo vieni a fare spese con me così ti presento anche alcuni miei amici, sempre tuoi futuri compagni?” la ragazza non poteva credere alle sue orecchie, sembrava essersi già fatta una nuova amica, se tutti i londinesi erano così socievoli in pochi mesi avrebbe conosciuto tutti gli studenti di Hogwarts “D’accordo, perché no?” disse mentre la commessa cominciava a prenderle le misure con stoffa e metro.

Quand’ebbe finito le disse che avrebbe dovuto passare tra un paio d’ore, per ritirare le divise pronte e finalmente poterono scegliere il vestito.

Le varie prove e le scelte richiesero un tempo infinitamente lungo, ma quando uscirono dal negozio avevano stampato entrambe un sorriso soddisfatto sul volto.

“Ti stava davvero bene quel vestito Hermione, il colore poi faceva risaltare i tuoi occhi” “Grazie” disse lei un poco arrossita “Ma anche il tuo era perfetto per te, davvero sexy” “Già, faremo impazzire tutti i ragazzi quando lo indosseremo” disse ironicamente.

Hermione stava già per ribattere che lei non sarebbe stata notata di striscio quando sentì due voci familiari chiamarla dall’altro lato della strada “Harry, Ron!” riuscì ad esclamare prima che si avvicinassero e lei si lanciò verso di loro per abbracciarli e baciarli “Ehi!” urlarono in contemporanea i due, sorpresi “Cos’è tutta questa festa che ci stai facendo?” “Non fate gli scemi, sono stata seriamente preoccupata per voi, non è così facile sapere come state se nelle lettere non si può scrivere niente di potenzialmente pericoloso, poi non siamo nemmeno riusciti a vederci, con Voldemort in libertà non è che ero molto tranquilla!” a sentirla pronunciare quel nome senza problemi a Dafne scorse qualche piccolo brivido sulla schiena, che fece notare la sua presenza ai due ragazzi appena sopraggiunti

“Ehi Herm!” domandò Ron “Perché non ci presenti…la tua ehm…amica?” “Oh si! Scusa, che idiota sono!” “Finalmente l’ha capito” bisbigliò il rosso all’amico con sarcasmo provocandogli piccoli spasmi dalle risate fatte sotto i baffi “Evidentemente Ron non hai ancora capito il significato di sottovoce, te lo spiego: io non dovrei sentire ciò che dici a Harry!” esclamò inacidita, facendo arrossire le orecchie dell’amico “Comunque” disse schiarendosi la voce “Questa è Dafne e quest’anno verrà a Hogwarts con noi, frequenterà anche lei il sesto anno!” “Bene! Chissà in che casa sarai? Speriamo Grifondoro!” disse Harry con un entusiasmo che fece tingere le sue guance di porpora “Già, ma io pensavo che anche corvonero non sarebbe male no?” d’un tratto il viso del ragazzo si rabbuiò “Che ho detto?” “Niente, niente” si affrettò a dire Hermione “Solo una brutta esperienza con una ragazza un po’ frivola di quella casa, comunque hai ragione, anche quella non sarebbe male, sembri in gamba sai?” “Grazie mille, ad ogni modo Harry, mi spiace di aver fatto riaffiorare ricordi spiacevoli, dai adesso andiamo a fare un po’ di sano shopping e cerca di fare un bel sorriso, se no attacchi il malumore anche a me!” “D’accordo, ma per prima cosa compriamo i libri, così ci togliamo il pensiero!” “Ottima idea, forza, dove si va? Guidami tu!” chiese prendendolo sottobraccio

“Ehi, non pensi che si stia prendendo un po’ troppa confidenza con Harry?” “Che c’è gelosa?” “Io? Ma figurati, è che sembrava tutta timida ed impaurita con me prima, ha tirato fuori una grinta che non sospettavo!” “Gia…” mugugnò Ron che sembrava aver ascoltato solo la prima parte del suo discorso “…dimenticavo, c’è soltanto Krum nel tuo cuore” “Ma smettila! Ancora con questa storia! E’ solamente un amico di penna, lo vuoi capire, non è il mio tipo, troppo spigoloso diciamo! Sei contento ora che te l’ho detto?” “Si, ma non è che m’importava molto, era solo per prenderti in giro” affermò con una voce talmente risollevata che fece spuntare un mezzo sorrisetto sul viso della ragazza “E adesso che c’è?” “Niente, niente!” “Va bè, sarà meglio che raggiungiamo quei due, sono già entrati nel negozio!”

Da lì uscirono con delle borse talmente zeppe di libri che ogni pochi metri i ragazzi dovevano fermarsi per far riposare le braccia “D’accordo!” disse Harry stremato “Forse l’idea di prendere i libri per primi è stata più stupida che furba, propongo una pausa da Florian Fortebraccio per un gelato, non ho fatto colazione oggi!” “Ottima idea, nemmeno io ho fatto in tempo a mangiare stamattina!” asserì Dafne, il cui stomaco aveva effettivamente cominciato a gorgogliare molto rumorosamente.

Presero un grande tavolo all’aperto, all’ombra del tendone, dove, seduti, riposarono in silenzio le loro stanche membra, in attesa del gelato, che non tardò ad arrivare.

“Sai mi chiedevo” esordì Hermione mentre lottava per cacciare una nocciola fuori dalla coppa “chi ti avesse accompagnato qui e come mai ti abbiano lasciato solo” “E’ venuto Remus, tutti gli altro erano… occupati” disse cosciente di non poter parlare chiaro per la presenza di Dafne “Ma ha pensato che dopotutto in questa via brulicante di gente, in pieno giorno, con i miei amici, dopotutto magari ero al sicuro” “In che senso?” domandò incuriosita Dafne “Come in che senso?” esclamò stupita Hermione “Non dirmi che non hai capito che Harry è…è…Harry Potter!” “Oddio no!” proruppe allora imbarazzata, ma con un misto di curiosità nello sguardo “ Che stupida sono, chi poteva essere un Harry del sesto anno a Hogwarts se non il famoso Harry! Senti, so che te lo chiederanno tutti e probabilmente sarà fastidioso, ma…la cicatrice?” “Oh, non preoccuparti” disse all’ora lui sollevandosi con noncuranza il ciuffo ribelle dalla fronte “Ecco…” “Fa uno strano effetto vederla dopo averne sentito parlare per anni” disse sporgendosi e sfiorandola delicatamente con l’indice, al che però il ragazzo si scostò istintivamente lasciando andare i capelli “Oh scusa!” mormorò imbarazzata “Non ho pensato che…” “No, è solo che non me l’aspettavo, nessuno a parte me l’hai mai toccata…così…è stato strano, ma non spiacevole, non so perché ho reagito in questo modo…” dopo questa frase uno strano silenzio turbato cadde sul quartetto che finì il dolce senza parlare.

L’atmosfera cambiò soltanto quando un orologio lontano scandì mezzogiorno e mezzo “Scusate, ma ho ancora un sacco di cose per la scuola e per me da comprare e devo ancora passare a ritirare i vestiti, comunque è stato bello conoscervi, ora comincerò tranquilla il nuovo anno nella nuova scuola! Ciao a tutti! Ciao Harry” disse con un sorrisetto a metà tra l’imbarazzo e la malizia mentre scompariva dietro l’angolo della strada affollata.

“Quella ragazza è proprio strana!” “Quella ragazza è pericolosa” bisbigliò Hermione fissando la sedia vuota pensando di non essere sentita “Ma che dici?” esclamarono i due all’unisono “Chi?Cosa?Ah!Ma no! Volevo dire deliziosa, mi sono…confusa…ecco tutto” “Si, certo, a chi vuoi darla a bere? E’ che si vede lontano un miglio che piace a Harry e sei gelosa!” “Ma la vuoi piantare con questa storia, prima con Krum, ora con lui?” urlò indicando l’amico “Basta!” “Basta, davvero! A parte il fatto che non voglio essere messo in mezzo nei vostri battibecchi, poi non cominciate come l’anno scorso, sembrate una coppietta d’anziani inaciditi!” sbraitò irritato “Ha ragione, scusa Mione” “Okkei, non preoccuparti Ron, ma smettila con tutte queste frecciatine su me e altri ragazzi, non è che sei tu quello geloso?” “Non cominciare tu ora!” “D’accordo, ora basta davvero, andiamo a prendere gli ingredienti per le pozioni!” “Oh! Non farmi cominciare a pensare a quella patatina fritta vivente prima che arrivi settembre, ho già abbastanza incubi per conto mio!” affermò Harry provocando le risate dei due amici che riempirono l’aria già vociferante di Diagon Alley.

 

Quando Dafne ebbe finito tutti gli acquisti per la scuola le avanzava ancora un’oretta scarsa di libertà che decise di spendere con una visitina ad un negozio che l’aveva incuriosita quando c’era passata davanti: Accessori di qualità per il Quidditch, lei adorava quello sport, ma non aveva mai avuto il denaro per permettersi una scopa, nonostante tutto, tutte le volte che girava negozi per comprare gli accessori per la scuola nutriva sempre la segreta speranza di riuscire, in qualche modo che ancora non conosceva, a prendere almeno un manico di scopa mediocre.

Appena si avvicinò al negozio però le sembrò un’idea impraticabile quella di visitarlo, infatti, davanti alla vetrina c’era una calca impressionante di gente che cercava di vedere qualcosa all’interno –Probabilmente una scopa nuova- si disse con la curiosità che cresceva a mille, così, quatta quatta, cercò di farsi largo tra la folla eccitata, ma con scarso successo, per di più, mentre cercava di stare sulla punta dei piedi per vedere meglio perse l’equilibrio e scivolò addosso ad uno dei tanti ragazzi facendolo cadere rovinosamente a terra.

Dispiaciuta cercò di aiutare il ragazzo ad alzarsi porgendogli la mano.

 

Draco, ancora irritato per la caduta prese in malo modo la mano della ragazza maldestra, pronto, appena si fosse rialzato, a dirgliene quattro, ma appena posò il suo sguardo su di lei si ammutolì, improvvisamente la gola gli si era seccata ed emettere un suono che potesse avvicinarsi ad un ciao fu veramente difficile; la ragazza, infatti, era veramente bella, nessuna l’aveva mai colpito così ad Hogwarts, non gli sembrava nemmeno d’averla mai vista in effetti a Hogwarts, ma dalla sua borsa sporgevano le inconfondibili divise che anche lui aveva appena acquistato.

Non riusciva a togliere il suo sguardo da lei, non era molto alta, gli arrivava poco sopra alle spalle, ma aveva un bel fisico, era abbastanza magra, aveva tutte le forme al punto giusto ed il viso era bellissimo: aveva una pelle molto chiara, con lineamenti fini e degli occhi leggermente a mandorla, non abbastanza da farla sembrare orientale, ma da conferirle quell’aria di mistero che tanto amava nelle donne e quei capelli ondulati, di un tenue rosso ramato che le incorniciavano il volto la facevano apparire al contempo una ragazza tenera, da proteggere, ma sensuale e piena di passione.

Nonostante tutto i suoi modi non si erano raddolciti di molto quando le disse “Ehi stai attenta, hai deciso di rompere un braccio a qualcuno prima di sera?” “Ehi sta calmo tesoro, non l’ho mica fatto apposta, scusa se ti ho fatto impolverare il tuo bel vestito” esclamò vagamente irritata dal suo tono arrogante.

Questa sua audacia fece accrescere enormemente l’interesse del ragazzo verso di lei “D’accordo, mi calmo, ma stai attenta la prossima volta, in ogni caso, che ne dici di prendere una burrobirra con me?” –Ma che ho detto? Come mi è saltato in mente di invitarla…bah, ormai è fatta- -Questa è veramente la mia giornata fortunata- si disse invece lei prima di accorgesi che in realtà non ne aveva il tempo “Verrei davvero volentieri, ma tra dieci minuti devo essere a casa e non credo di ricordarmi esattamente la strada del focolare che ho usato per arrivare” “Io conosco bene questo posto, posso accompagnarti a quello più vicino” propose con una gentilezza che di certo non gli si addiceva –Ma che mi succede?- “Perfetto” rispose lei incamminandosi verso la strada che il biondino aveva appena imboccato “E comunque io sono Dafne, piacere” “Mmmh? Ah, io sono Draco, ma dimmi, che anno devi frequentare a Hogwarts?” “Il sesto perché?” “Perché non mi sembra di averti mai visto e ho pensato che magari fossi più piccola di me, ma non è così…Eppure credevo di conoscere tutti quelli del mio anno” “Guarda, io non so se conosci tutti quelli del tuo anno, ma sicuramente non puoi conoscere me, perché sono nuova, vengo ad Hogwarts per la prima volta quest’anno!” “Come mai?” “Mi sono appena trasferita” “Quindi non sai ancora in che casa starai?” “No, farò lo smistamento, ho detto giusto?” “si, si” “dicevo, lo farò con quelli del primo anno appena arriverò” “Mmmh bene, ecco il focolare” disse indicando un piccolo caminetto accanto al negozio di Madama McClan “Ci vediamo a settembre Draco” “Okkei, ciao Dafne, ci vediamo sul treno magari…” furono le ultime parole che sentì prima di essere catapultata nel freddo vortice di fiamme smeraldine che la riaccompagnarono a casa.

 

“Ciao cara, meno male che sei arrivata puntuale, io e Jales volevamo regalarti questo prima di andare via” disse Margaret appena la vide entrare e le porse un lungo pacco informe che la ragazza scartò senza preamboli scoprendo un lucido manico di scopa con la scritta lucente firebolt vicino ai rametti di saggina “Non è il nuovo modello, ma in ogni caso è un ottima scopa no?” chiese la donna speranzosa “Ottima? E’ magnifica, veramente un regalo fantastico, ma come mai?” “Così, avevamo pensato di farti un dono utile per la nuova scuola, ma non sapevamo cosa, poi io mi sono ricordata della tua passione per il qiudditch e così abbiamo pensato, perché non prenderle un bel manico di scopa, è bene dedicarsi un po’ allo sport quando si è giovani” “Grazie mille davvero!” esclamò Dafne con gridolini di gioia mentre si buttava al collo dei due coniugi e li riempiva di baci.

“Bene, ora basta, dobbiamo andare, torneremo per cena” “D’accordo, per ringraziarvi allora preparerò io una bella cenetta” “Perfetto, a dopo allora” “Si, a dopo, siate pronti a leccarvi i baffi”

*****

 

“Sono contento di potervi ospitare almeno per gli ultimi giorni di vacanza!” esclamò Ron porgendo ad Harry una federa pulita per il suo cuscino “Anche io, sarebbe stato più triste raggiungere la stazione da solo e senza la confusione che regna sempre qui il primo settembre” “Si, ma quest’anno non credo che la situazione sarà così tragica, perché anche se ci accompagneranno tutti solo io,te, Ginny e Mione avremo i bauli e tutto il resto, l’organizzazione sarà più semplice” “Bè, sarà comunque più divertente che con i Dursley” “A proposito dei tuoi zii, com’è andata quest’estate?” “Davvero meglio del solito, la minaccia di Moody  è stata veramente utile, certo, non hanno cominciato a trattarmi amorevolmente come il loro Duddy” “E per fortuna!” “Già, ma non mi affamano più, posso tenere in libertà Edvige e fare i compiti alla luce del sole e poi” cominciò con un tono di voce più tenue e strozzato “con il fatto di Sirius, mi hanno firmato il nuovo permesso per Hogsmeade” “Non ci avevo pensato a questo…ma te come stai?” “Va meglio rispetto a giugno, ma quando ci penso ci sto comunque male e poi…” “Ehi ragazzi!” lo interruppe Hermione “Quasi dimenticavo di chiedervelo, non so come mai non mi sia venuto in mente tramite lettera, come sono andati i gufo?” “Abbastanza bene, l’unica “E” che ho preso è stata in Difesa, per il resto sono state molte “O” “A” in storia della magia e astronomia e “D” in divinazione” “Wow Ron fantastico e tu Harry ?” “Quasi tutto come lui, solo che ho preso “E” anche in trasfigurazione e cura delle creature magiche “A” in divinazione e “D” in astronomia, ma non è importante, sono entrambe materie che lascerò, il problema è se Piton mi ammetterà nella sua classe di pozioni anche se non ho preso “E”, altrimenti non potrò fare l’auror, tu invece” continuò rivolgendosi alla ragazza “Avrai preso “E” in tutte le materie immagino” “Si, anche se mi sarei aspettata una “O” in astronomia e antiche rune, bè, meglio così!” “Infatti, comunque Harry ha toccato un punto fondamentale, anche io sono preoccupato che Piton non mi prenda per quest’anno” “Ragazzi, sapete, credo che la McGranitt calchi un po’ la mano per voi due con Piton dopo le liti con la Umbridge l’anno scorso, ma dovrete impegnarvi più seriamente in caso ci riuscisse, primo perché sarebbe veramente di cattivo gusto se dopo che si è sbattuta per voi andaste male a scuola, secondo non accettano di addestrare auror che non abbiano preso tutte “E” ed “O” ai M.A.G.O.” “Lo sappiamo, ed hai ragione, ma per adesso cominciamo a vedere se riuscirà a convincere la patatina fritta, poi si vedrà” saggiamente Hermione evitò di ribattere per non cominciare nuovamente a bisticciare, ma non poté pare a meno di non scoccare a Ron uno sguardo di rimprovero che lo inquietò un po’

“Be” disse per cambiare  discorso “La cena sarà pronta ormai, ci aspettano di sotto andiamo?” “Si ho una fame” acconsentì l’amico e tutti si precipitarono giù dalle scale, guidati dal profumino proveniente dalla cucina, in cui incontrarono la signora Weasley che li invitò ad accomodarsi nel tavolo in giardino dove trovarono l’intera famiglia al completo, fatta eccezione ovviamente di Percy che ancora non era tornato e non accennava a farlo, ma , nonostante tutto, l’atmosfera era decisamente allegra e rilassata i tre ragazzi non videro sedie libere vicine, così si separarono: Harry trovò posto accanto a Ginny, Hermione di fianco a Charlie e Ron si sedette tra i due gemelli che se possibile erano ancora più scherzosi del solito.

La cena comunque iniziò senza intoppi ed in silenzio perché tutti erano troppo concentrati a fagocitare, piuttosto che ad intavolare un discorso, solo quando arrivò il dolce e ormai gli appetiti si erano un po’ smorzati il giardino cominciò a riempirsi di voci serene.

“Allora Ginny, come va con Dean? Quando Ron me ne ha parlato sembrava un po’ nero, ma penso fosse più per la gelosia che per altro” “Infatti, va tutto a gonfie vele con lui, per quanto possa esserci tra noi adesso, ci siamo messi assieme alla fine dell’anno ed è da allora che ci sentiamo solo via gufo, non ci sono grandi novità, comunque lui è molto dolce con me” “Sono felice per te, di sicuro vale un po’ di più di quel ragazzo di corvonero” “Mmmmh…si…hai ragione…” mugugnò lei tra un boccone di torta di mirtilli e l’altro “Te invece con Cho? Non sembrava foste rimasti in buoni rapporti alla fine dell’anno” “No, infatti e preferisco non parlarne, veramente è finita in malo modo, senza un motivo quasi e siccome sono capitate cose molto più gravi ed importanti questa è proprio il caso di levarsela dalla mente a priori, senza rimuginarci sopra troppo” “Sono d’accordo con te, fai bene a fare così, non era un matrimonio, non sprechiamo troppe giornate utili per piangersi addosso” “Ehi! Sai che non avrei mai immaginato che tu fossi così fino a due anni fa? Sei forte” “Grazie” disse la ragazza che arrossì nonostante i suoi vecchi sentimenti per Harry fossero solo un ricordo, comunque non fecero in tempo a dirsi altro che un urlo proveniente dal lato opposto del tavolo attirò non solo la loro atenzone: la signora Weasley era trasalita ala vista del figlio minore che perdeva copiosamente sangue dal naso “Mamma” esclamò allora lui tra un risolino ed uno sputacchio “Stai tranquilla, sono…sono solo Fred e George, hanno scambiato la mia fetta di dolce con una merendina marinara, vedi” disse addentando la parte violacea della brioche “ora smette” infatti, quando l’ebbe ingoiata, di tutto il sangue che colava rimase solo una piccola scia sul mento e le labbra “Piccoli delinquenti, sapete che non voglio che seminiate i vostro scherzi per la casa, anche se siete maggiorenni” aggiunse prontamente per risparmiarsi le loro lamentele “e soprattutto che li proviate sui vostri fratelli!” “Ma non sono una novità mamma, sono già sul mercato da un po’, era solo uno scherzo” “Be, era di cattivo gusto” concluse la donna mettendo fine alla discussione e ripristinando il silenzio in tavola.

“Bene, ora che non state chiacchierando mi chiedevo se potevo avere la vostra attenzione” disse Bill con tono quasi autoritario e gli occhi di tutti i presenti si fissarono su di lui “Bene, sapete che con questa faccenda dell’ordine ora sarebbe meglio che molti di noi stessero nelle vicinanze in modo da essere più facilmente rintracciabili e soprattutto che più membri possibili dell’ordine abbiano libero accesso ala scuola per tenere maggiormente sottocontrollo gli studenti e, non averne a male, soprattutto tu, Harry” nove teste annuirono in silenzio “Bene, quindi, siccome io sono completamente d’accordo con tutto ciò non penso che sarà così stupefacente per voi il fatto che io abbia accettato l’incarico d’insegnante di difesa contro le arti oscure offertomi a giugno da Silente” “Cosa? Avrò mio fratello come insegnante? No! E perché mai hai accettato?” “No, veramente” chiese Ron “La domanda migliore è perché a te?” “Semplice, oltre incantesimi difesa era una materia in cui eccellevo, due delle poche in effetti, e siccome Albus si fida di me mi ha offerto il posto. Perché ho accettato? Bé, è un ottimo impiego, insegnare è soddisfacente, l’ho sperimentato con Fleur, e ho una gran voglia assurda di tornare nella mia vecchia scuola!”

A questa affermazione Molly ebbe un piccolo mancamento e poi esclamò “No caro, non puoi accettare, assolutamente, quello è un posto sfortunato, maledetto oserei dire, non puoi rischiare così!” “Sciocchezze mamma!” sbottò lui adirato “E’ solo stato affidato sempre alla persona sbagliata in quanto incompetente o maniacalmente folle, se tu pensi che io sia uno di questi due casi devo prenderla come un’offesa!” “Ma no, non era quello che intendevo, non capisci, è pericoloso, mi sembra evidente” “Si, ti capisco” sospirò raddolcito “Ma ci tengo veramente e poi anche il mio vecchio lavoro non era tanto più tranquillo, inoltre mi teneva spesso lontano, invece così sarò più vicino e sarà più semplice mantenersi in contatto e accertarsi che sono ancora vivo” soprattutto quest’ultima asserzione sembrò convincere l’apprensiva madre che diede l’impressione di aver accettato la scelta del figlio.

La cena terminò senza ulteriori colpi di scena e la stessa atmosfera tranquilla permase per il resto delle vacanze, sebbene verso gli ultimi di agosto un’aria elettrizzata invase la casa e contagiò tutti gli abitanti che diventarono un po’ più irrequieti, niente comunque a che vedere con la mattina della partenza.

Era un giorno umido e ventoso, sembrava che l’estate avesse deciso di finire di colpo con l’arrivo della scuola e tutti dovettero cercare all’ultimo momento dei vestiti più pesanti nei bauli già sigillati.

Così, nonostante fossero pochi gli studenti da portare a Hogwarts riuscirono a partire in ritardo anche quest’anno e non mancarono le varie serie di imprevisti del tipo “Mamma, torniamo indietro, ho dimenticato il vestito da sera” oppure “Si, e io la divisa nuova da Quidditch” persino Hermione: “Oddio il distintivo da prefetto!”

Fu così che quando giunsero alla stazione erano gia le undici meno due minuti e ce la fecero a prendere l’espresso solo per un pelo, senza però riuscire nemmeno a salutare gli Weasley che si sbracciarono dalla banchina per accomiatarsi ai quattro sul treno.

“Ce l’abbiamo fatta, non l’avrei mai creduto” “Nemmeno io, quando addirittura Mione ci ha fatto tornare indietro per la spilletta ero convinto che ormai fossimo spacciati” “Mamma mia Ron, non essere così tragico, come vedi non è successo niente” esclamò la ragazza agitata e rossa in volto, evidentemente le bruciava di essere stata distratta, cosa che praticamente non le capitava mai.

Mentre chiacchieravano i tre si accinsero a cercare uno scompartimento libero, ma non ebbero fortuna così ne scelsero uno dove si vedeva solo la sagoma di una persona all’interno, perché a differenza degli altri le tende erano tirate, tentarono la fortuna.

“Scusa, possiamo?” chiese Hermione trascinando a fatica il baule “Ma certo ragazzi, ciao come va?” rispose una voce familiare “Dafne! Ciao!” esclamò Harry felice mentre lei correva ad abbracciarli.

Passarono la successiva ora a raccontarsi cosa avevano fatto nei giorni in cui non si erano visti, fino a che Hermione non notò l’irrequietezza dell’amica e allora cambiò discorso.

“Allora, come stai?” “Sono un po’ agitata, sai, scuola nuova, ma…quello cos’è?” domandò indicando una cesta che aveva cominciato a dondolare minacciosamente “Oh, è solo grattastinchi, il mio gatto, ma è meglio non farlo uscire, farebbe troppo casino sul treno e non ho voglia di cercarlo quando dovremo scendere” “Hai ragione” disse distratta improvvisamente memore di quello che le aveva detto Draco a Diagon Alley “sentite ragazzi, io ora vado a fare un giretto, vorrei vedere se riesco ad incontrare un ragazzo che ho conosciuto a Diagon Alley poco dopo che ci siamo salutati” “D’accordo” risposero i tre in coro, che colsero l’occasione per stare da soli e parlare delle faccende di Voldemort e dell’ordine.

 

-Non sarà facile trovarlo, no, decisamente no- rifletté quando dal fondo del convoglio guardò in avanti e, per la prima volta, si accorse di quanto era lungo e di quanti studenti potesse ospitare –Be, pazienza, tutt’al più mi sarò fatta una passeggiata e qualche amico in più- si auto-incoraggiò cominciando l”ispezione” .

Nei primi vagoni che vide trovò gente che discorreva composta del più e del meno o su come avevano passato l’estate o ragazze che si scambiavano i primi pettegolezzi dell’anno o che parlavano dei loro rispettivi ragazzi e di quanto erano mancati loro.

Più avanti invece la situazione si fece più animata e dagli scomparti arrivarono gridolini eccitati o forti risate di ragazzi che stavano scherzando insieme ma nessuna traccia della chioma bionda del serpeverde o della sua voce fredda ma suadente.

Imperterrita avanzò ancora fino a che non ritrovò la calma dei primi vagoni e pensò quasi di essere tornata indietro, se non fosse che il treno non era rotondo e lei non aveva cambiato direzione, così, guardando di sbieco nei vari scomparti continuò la ricerca del misterioso ragazzo fino a che non arrivò all’estremità del treno –Com’è possibile? Che venga a scuola in un altro modo? Ma dai! Però come ho fatto a non vederlo? Magari era tra la folla dei ragazzi rumorosi e con tutto quel baccano non l’ho ne visto ne sentito, bah, speriamo bene, tanto comunque devo tornare indietro, magari lo becco al ritorno- decise incamminandosi –Chissà come mai mi ha colpito così tanto? Non mi succede mai! Eppure aveva un’aria così strana, fredda e distaccata, eppure i suoi occhi nascondevano qualcosa di diverso, rabbia, disperazione, non capisco, forse solo…-  “Mai stai un po’ attenta” gli gridò uno studente con cui si era scontrata. Evidentemente era immersa troppo profondamente nei suoi pensieri e oltre a non cercare più il ragazzo non vedeva nemmeno più dove stava andando “Scusa!” esclamò rialzandosi da terra e porgendogli la mano “Ma datti una calmata, non l’ho fatto apposta…Draco!” “Dafne! Possibile che dobbiamo sempre incontrarci così?” “Già, ma tu che ci fai in giro per il treno come un vagabondo?” “Scusa è, ma potrei rivolgerti esattamente la stessa domanda!” “Eh già! Bè, io cercavo te, sai avevi detto “Ci vediamo sul treno magari” e io pensavo di dare una mano al Fato” “D’accordo” disse tra il divertito e il sorpreso “Senti, qui non ti posso certo offrire una burrobirra, ma se vieni nel mio scomparto potrei offrirti un succo di zucca ghiacciato che ne dici?” “Perché no?” accettò ammiccando con un sorriso e lo seguì fino a quando arrivarono alla fine del convoglio “Ehi, ma qui ci sono già stata, non si può andare più avanti di così!” “Lo dici tu, io sono un prefetto e dietro questa finta parete ci sono i nostri scomparti personali, i teoria gli altri studenti non potrebbero entrare, ma ci ho già portato un sacco di gente e nessuno ha mai scoperto niente, perciò prego” la invitò sferzando con la bacchetta un piccolo quadro appeso al muro facendolo scomparire e rivelando un vagone molto più ampio e lussuoso “Cavolo, li trattano bene i prefetti qui vero?” “Già…” assentì conducendola nel suo scompartimento dove si accomodò in un confortabilissimo divanetto foderato di velluto verde smeraldo dove le servì la bevanda dopo essersi seduto accanto a lei “Allora, da dove vieni Dafne?” “Sidney, Australia, ma prima sono stata nel New England, a Toronto e una volta persino a Tokio, sapessi che incantesimi hanno dovuto fare per farmi parlare e scrivere correntemente il giapponese e poi per farmi dimenticare tutto quando ho cambiato stato” “Come mai tutti questi viaggi? Che lavoro fanno i tuoi?” “Oh, i miei sono morti credo, non lo so con esattezza, comunque mi sono trasferita ogni volta che ho dovuto cambiare famiglia affidataria” “Mi spiace, non dovevo chiederti…” “No, per carità, non farti problemi? Come potevi saperlo?” “E poi se non avessi voluto andare sul discorso avrei potuto mentire o non parlarti di tutti i miei viaggi giusto?” il biondino annuì “E tu invece da dove vieni Draco…Draco come?” “Malfoy, vengo da Londra, non quella babbana naturalmente, abito sopra una piccola collina, in un maniero” “Ehi, non fare tanto il figo in questo modo, guarda che con me non attacca” scherzò lei irritandolo visibilmente “comunque se vivi in un posto così devi essere un purosangue immagino, infatti mi sembra di averlo già sentito questo nome, ma non ricordo dove…” “Non saprei…e tu invece, come fai di cognome?” tentò di svicolare lui, non voleva si ricordasse dove aveva sentito quel cognome, era troppo fastidioso quando la fama di suo padre lo precedeva, spesso in molti dopo aver capito di chi era figlio lo evitavano…una rabbia enorme lo stava assalendo, ma non poteva permettere che trapelasse, così scansò di colpo quei pensieri e tornò a concentrarsi su quello che diceva la ragazza “Pratchett, è l’unica cosa che mi è rimasta dei miei genitori, o almeno credo…” disse, ma stavolta la sua voce non era così calma e sicura come prima, aveva cominciato a tremare e dai suoi occhi ormai lucidi cominciarono a sgorgare delle lacrime che caddero con tonfi sordi sulla sua gonna.

Imbarazzata per la pessima figura fece per alzarsi e scappare via, ma il ragazzo la bloccò e la strinse a se accarezzandole i capelli –Ma che sto facendo, non sono io, la consolo? Quando sono con lei non sono me stesso- si disse, ma sapeva perché, in lei qualcosa le ricordava lui, le ferite che aveva dentro, ma cosa? Com’era possibile? Comunque al momento non aveva importanza “Non preoccuparti, stai calma, piangi quanto vuoi” –E queste parole dolci? Da dove arriva tutto questo?- “S…s..scusa” riuscì a mormorare lei tra i singhiozzi “Non so che mi è successo, io non sono così, io non piango di solito, è che con te, non so, è strano quello che sento” “Sssssh, non c’è bisogno di scuse” disse, ma stavolta non tanto per consolarla, più per non farle dire ciò che stava per dire, gli faceva paura quello strano e tacito legame che c’era inspiegabilmente tra loro, non si conoscevano in realtà, ma era un po’ come se fossero amici di vecchia data persi di vista anni prima, entrambi lo sapevano, ma ammetterlo a voce, almeno per lui, era troppo spaventoso, voleva dire affrontare qualcosa che era in lui, qualcosa di consapevolmente nascosto da anni e probabilmente era pericoloso, o forse solo terrorizzante, si, era così, gli faceva già troppa paura l’effetto che aveva su di lui, scoprire il perché non solo era troppo prematuro, ma anche troppo agghiacciante, ma cosa? Cosa poteva legarli a quel modo? Apparentemente nulla, erano i due ragazzi probabilmente più differenti che potessero esservi sulla faccia della terra, almeno secondo lui eppure....

Restarono per molto lì, in silenzio, con tante cose da dire, ma senza parole e coraggio per descriverle, mentre lei piangeva e lui la consolava giocherellando con i suoi capelli morbidi con una mano e tenendola stretta con l’altra.

Piano piano le lacrime si esaurirono e quella situazione diventò sempre più imbarazzante.

Dafne non avrebbe mai voluto slegarsi da quell’abbraccio così rassicurante e Draco non avrebbe mai voluto che lei lo facesse, ma il cielo si era fatto scuro e l’ora dell’arrivo era vicinissima e loro non si erano nemmeno ancora messi la divisa.

Sempre in silenzio lui la fece uscire dalle stanze dei prefetti e poi lei con un’insolita flemma raggiunse il suo scomparto “Ciao ragazzi” disse senza nemmeno l’ombra della tristezza che le aveva bagnato il volto fino a poco tempo prima “Come va?” “Bene, ma forse a te va decisamente meglio che a noi” “Ma che dici Hermione? Smettila…” “Non fare la finta tonta con me, vai a cercare un ragazzo che hai conosciuto qualche giorno fa, dici che torni presto e invece ti vediamo spuntare quando quasi all’orizzonte si vede la scuola con un sorriso, se possibile, a trentaquattro denti e non ti è andata bene? Ma fammi il piacere!” “D’accordo hai vinto, ma voi ragazzi” si rivolse ad Harry e Ron che probabilmente erano gia pronti ad una sua confessione di quello che aveva fatto con il misterioso ragazzo “non sperate di saperne di più sul mio incontro, sono fatti privati, Mione, tu naturalmente saprai tutto più tardi, sperando di essere nello stesso dormitorio…tu sei?” “Grifondoro, come i due rimasti a bocca asciutta qua dietro” “Già è vero, avevo dimenticato, speriamo bene, comunque dopotutto anche Corvonero non sarebbe male, penso, anche serpeverde mi affascina” “Ma che dici, quella è una casa malfamata, piena di gente che per lo più è seguace di Voldemort o comunque di cui non ci si possa fidare, stai attenta a quelli, seriamente” “Ragazzi, quanti pregiudizi, bisogna conoscerle le persone, non giudicarle a priori” “Credici, noi le conosciamo molto bene” affermò Harry seguito da una voce che annunciava l’imminente arrivo “Bene, voi due uscite un attimo per favore, devo ancora mettermi la divisa” “D’accordo a dopo” acconsentirono cominciando già a raggiungere l’uscita del treno.

“E dimmi,” chiese Hermione dopo un po’ di inquieto silenzio “Chi sarebbe questo ragazzo con cui ti è andata bene?” “Ah! Sono abbastanza sicura tu lo conosca, è del sesto anno, ma non so perché ho la sensazione non sia della tua casa, anche se non so bene in quale sia, lui si chiama…” la ragazza venne interrotta da uno scossone e dalla brusca entrata di Neville che le avvisò “Siamo arrivati, coraggio muovetevi”

Cosi per il momento la ragazza non venne a sapere che la sua nuova amica si vedeva con il loro nemico per eccellenza a scuola e ancora serena e curiosa corse con lei fuori dal treno ed insieme raggiunsero una carrozza sulla quale erano gia saliti i loro due amici.

Appena Dafne salì e guardò fuori dal finestrino emise uno strano sospiro, come se fosse sorpresa di vedere qualcosa, ma non disse niente, allora Ron intervenne “Tu, tu li vedi?” “Vedere cosa scusa? Ho solo scorto il ragazzo di cui ti parlavo” affermò con finta noncuranza, ma nella sua voce qualcosa la tradì e tutti capirono che stava mentendo, ma il cocchio cominciò a muoversi e la prospettiva del banchetto fece risvegliare i loro stomaci che cominciarono a gorgogliare con fare sinistro.

 

Come tutti gli anni l’atmosfera era magica ed eterea e il soffitto che rifletteva il cielo contribuiva a rendere ancora più singolare il tutto, poiché ormai il tempo era rasserenato e loro erano coperti da un fitto manto di stelle più lucenti del solito.

Come tutti gli anni il preside avrebbe dato loro il benvenuto con uno dei suoi soliti discorsetti, ma non prima di aver fatto lo smistamento.

Così, dopo aver ottenuto il silenzio, entrarono dalla porta principale i ragazzi del primo anno accompagnati dalla vicepreside, ma quest’anno la fila era chiusa da una ragazza evidentemente più grande che appena arrivò cercò gli sguardi degli amici tra la folla e quindi salutò Draco, Hermione, Harry e Ron.

“Ehi, chi ha salutato oltre noi?” Non ho visto Ron, ma che importa adesso?” “Non capisci Harry? Vuole scoprire chi è il ragazzo del treno” “Ah! Già! Bè, tu l’hai visto?” “No purtroppo no, però…” fu interrotta dal cappello parlante che intonò una delle sue solite canzoncine

 

Certo voi tutti vi starete chiedendo

Che coretto quest’anno ci andrà propinando

Innanzi tutto per le matricole del nuovo anno

Che sicuro chi sono sapere vorranno

Dico che io, assai antico berretto

Fui dei quattro fondatori  progetto

Dovete solo indossarmi

E per poco ascoltarmi

Indubbiamente ci riuscirò

Nella casa giusta vi metterò

Probabilmente a Grifondoro dimorerete

Dove coraggio e fermezza utilizzerete

Lealtà e fiducia le parole d’onore

Difendete gli amici con grande ardore

Magari invece sarà  Tassorosso

I cui studenti studiano a più non posso

Grande calma e razionalità

Per chi là smistato sarà

Non dimentichiamo poi corvonero

Il cui abitante sarà forse altero

Ma dotato di gran intelligenza

Che sarà utile ad ogni evenienza

Infine serpeverde scelti diletti

Di nobile sangue, in astuzia provetti

L’ambizione di sicuro la vostra via

Ma le vostre menti non conosceran follia

Un ultima cosa vi prego ascoltate

La discordia come sempre temete

Unione,affiatamento tra le quattro case

Sono veramente le uniche cose

Che la sicurezza potranno ristabilire

Se la scuola vorrete salvare.

 

Fu così che lo smistamento ebbe inizio. Come al solito i ragazzini che si accingevano ad indossare il cappello per essere smistati erano sempre nervosi e spaesati e, come era reso evidente dalla presenza di Dafne, molto, molto piccoli.

La cerimonia, almeno per lei, sembrò durare un’eternità e, quando arrivò il suo turno, forse per il sollievo di non dover più aspettare, le sembrò la cosa più normale del mondo indossare un logoro cappello davanti all’intera scuola aspettando che decidesse dove avrebbe dormito ‘Ragazza è molto difficile, hai lo stesso numero di possibilità di entrare a Grifondoro o Serpeverde e come vedo non hai preferenze, davvero non saprei…coraggio, astuzia, lealtà, ambizione, non credo di ricordare nessuno che mi abbia mai fatto penare cos…aspetta ora che ci penso si me lo ricordo’ disse con un tono che sembrava più cupo e tetro, decisamente preoccupato ‘Infatti….no, non è possibile tu’ ‘Io cosa?’ ‘Forse…forse, si è meglio così, devo evitare l’errore che commisi anni fa, lì sarai più sicura tu e sarà meglio per tutti’ ‘Ma che dici, io non capisco, spiegati’ ma non ricevette mai una risposta, dopo probabilmente i minuti più lunghi della vita della ragazza una voce squillante sopra di lei gridò “Grifondoro” anche se prima di toglierselo Dafne potrebbe giurare di averlo sentito sussurrare ‘Speriamo che sia la scelta giusta”.

  
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