Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Akami92    24/09/2007    6 recensioni
Ieri è morta la mamma di Shikamaru.
[...]
«È una gara a chi piange per primo?» mi domandò a bruciapelo.
«Perderei?»
«No.» mi sussurrò, abbassando lo sguardo in terra, lasciando che le lacrime cadessero sulla pietra del pianerottolo. «Credo che tu abbia già vinto.»
[...]
«Non smettere mai di sorridere, Ino! Mai! Anche durante un funerale! Anche dopo aver scoperto la morte di qualcuno che ti è caro! Non smettere mai di sorridere! Non privare Konoha del tuo sorriso. Non… non privare me del tuo sorriso! Ora ne ho bisogno più che mai!»
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Wecome To PageBreeze

~ Spontaneity ~

 

~ Do not forget to smile for every single thing ~

 

 

Ieri è morta la mamma di Shikamaru.

 

Fu strano svegliarsi, quel mattino, chiamata da una voce rotta dalle lacrime, dallo voce della mamma, rotta dalle lacrime di pianto che ancora solcavano il suo viso paonazzo dalla disperazione.

Yoshino Nara era da sempre stata la migliore amica della mamma.

 

Rimasi ferma immobile sul letto, io, Ino Yamanaka, stringendo un lembo del lenzuolo azzurro, l’espressione vacua e gli occhi vuoti e privi di qualsiasi sentimento.

Mi piaceva tanto, Yoshino Nara. Era una donna forte e caparbia e Shikamaru diceva che lei ed io ci somigliavamo molto, tanto che lui soleva chiamarmi «Mama-chan», soprattutto quando era di buon umore.

La mia mamma mi disse che Yoshino non era morta in battaglia, ma a causa di una malattia molto grave che nessun ninja medico sapeva curare, neppure la straordinaria Tsunade-hime.

Yoshino Nara era morta di tumore.

 

 

Aveva tenuto nascosto questa malattia per molto tempo, sia a Shikaku che al figlio, pensava che non dovessero preoccuparsi, perché tanto sarebbe guarita.

Il giorno in cui si era sentita male aveva lasciato un biglietto ai suoi uomini:

 

“Sono in missione, torno presto.

Baci, mama-chan.”

 

Invece si era precipitata da Tsunade-hime che aveva deciso con l’operarla.

La sera seguente era caduta in coma, facendo promettere alla Godaime di non dire nulla al marito e a Shikamaru.

Si sarebbe ripresa presto.

 

Come si suol dire: «Le ultime parole famose.»

 

Erano passate settimane dalla sua presunta partenza, e i due uomini, preoccupati, non erano riusciti a cavar, dalla bocca di Tsunade-hime, una sola parola sullo stato della missione.

Venivano liquidati con un «Tornerà presto! Non dovete preoccuparvi!».

 

Le stoviglie nel lavandino si accumulavano, il disordine governava la casa, mobili e soprammobili erano coperti da uno strato di candida polvere che faceva sempre starnutire il povero Shikamaru.

Shikamaru era allergico alla polvere, e solo la sua mamma sapeva dove fosse la medicina per curarlo quando l’allergia si manifestava.

Così doveva dormire o da me, o da Choji.

Fu il giorno in cui dovette dormire da me che cominciai ad avere dei sospetti sulla partenza della donna.

 

-Ino? Dormi?-

-No…-

-Secondo te è normale?-

-Cosa?-

-Che mia madre abbia firmato “mama-chan” nel biglietto!-

-Uhm… non saprei…-

-Di solito non firmava…-

-…-

-Ino?-

-Sì?-

-E… se fosse stata preoccupata per qualcosa? Qualcosa di cui non voleva parlare a me ed a papà?-

-Non saprei…-

 

-Shhh! Zitti voi due!-

-Gomen, mama-chan!-

 

Il giorno dopo, mia madre andò in ospedale. La seguii.

La vidi entrare in una stanza buia e la sentii piangere.

Non avevo mai visto la mia mamma piangere così. Mai. Sentirla singhiozzare mi faceva venir voglia di imitarla, sentirla ingoiare il magone e percepire i conati di vomito nella sua voce rotta, mi faceva stare anche peggio.

Scappai di corsa dall’ospedale e, una volta fuori, vomitai.

Qualcosa non andava.

 

Trascorsero tre settimane dalla partenza di Yoshino Nara.

Shikamaru non usciva più di casa, quasi, se ne stava rintanato sotto il suo letto, in pigiama con le mani congiunte dietro la nuca, ad osservare il soffitto con disumana attenzione ed espressione neutra sul viso sporco e segnato dalle occhiaie, magro ed incavato come quello di un cadavere.

Io andavo a salutarlo ogni giorno e sfoggiavo un sorriso a trentadue denti, ricambiato da una smorfia impercettibile di lui.

Se non ci fossimo stati Choji ed io a tenergli compagnia, avrebbe persino smesso di mangiare.

Quando entravo nella sua camera sentivo il tanfo di sudore, di peti e altri odori strani che sottolineavano la sporcizia di quella stanza. Così gli aprivo sempre la finestra e riassettavo un po’ in giro.

Choji mi guardava e sorrideva.

«Saresti una buona moglie, Ino-chan!»

E io arrossivo, giocherellando con l’orecchino, imbarazzata, lanciando occhiate eloquenti a Shikamaru, che per tutta risposta abbozzava ancora quel sorriso slavato.

 

Accompagnai anche Temari a trovarlo. Insieme riordinammo la casa, la spolverammo e preparammo da mangiare per quella sera.

Poi, costringemmo Shikamaru a scendere dal letto e a vestirsi. Dopo molti sbuffi di qui e «Mendokuse!» di là, riuscimmo a cenare con lui e suo padre.

Sembravamo una piccola famigliola, e questo sembrava fargli molto male.

 

Un mese e mezzo dalla partenza di Yoshino Nara. Ieri.

Il giorno del sue decesso.

 

Dopo essermi resa conto della gravità della situazione, mi alzai in fretta e furia, mi vestii con i primi abiti che riuscii a trovare nell’armadio.

Non riuscivo a piangere, le lacrime rimanevano ferme sugli occhi, sbattevo le ciglia e tornavano indietro, senza scendere.

Quel giorno faceva un caldo spaventoso e il sole brillava alto nel cielo.

In molti racconti e fiabe, leggevo che quando una persona «Perdeva la vita» il cielo si tingeva sempre di grigio e veniva ricoperto da nuvoloni plumbei.

Il fatto che il sole scintillasse come oro mi dava fastidio.

Passai da Temari, lei non era tornata a Suna, aveva preferito restare a Konoha, ad aspettare che la madre di Shikamaru tornasse a casa, quando le dissi ciò che era successo la vidi disperarsi silenziosamente, come solo lei sapeva fare, senza mostrare alcuna espressione, ma sbattendomi la porta in faccia, dicendomi di avvisarla il giorno del funerale.

Stava piangendo, lo sentivo.

Io, sentendo quei gemiti di dolore, non riuscii a piangere. Non scese nemmeno una lacrima dai miei occhi.

Yoshino Nara mi diceva sempre che il cielo quando pioveva era davvero brutto.

 

Passai da Choji e lui scoppiò in lacrime.

Non avevo mai visto Choji singhiozzare sul serio, era uno spettacolo drammatico. Ogni lamento che percepivo era come uno spillo al cuore per me.

Ed io non riuscivo a piangere.

Anche lui non volle seguirmi, io stavo andando da Shikamaru, dopotutto.

 

Suonai al campanello.

«Chi è?»

La voce rotta di Shikaku. La voce gemente di Shikaku Nara.

«Sono io, Ino!»

Mi aprii Shikamaru, lui non stava piangendo, i suoi occhi non davan nemmeno segno di averlo fatto prima. Era freddo, smunto e triste, ma non in lacrime.

Ci guardammo per del tempo interminabile. Venti minuti, forse di più, fermi su quella porta d’ingresso. Lui in pigiama, io vestita con un ridicolo completino lilla e giallo, un pugno negli occhi.

«È una gara a chi piange per primo?» mi domandò a bruciapelo.

«Perderei?»

«No.» mi sussurrò, abbassando lo sguardo in terra, lasciando che le lacrime cadessero sulla pietra del pianerottolo. «Credo che tu abbia già vinto.»

Feci un passo avanti e lo abbracciai con quanto dolcezza e delicatezza avevo, e lui pianse sulla mia spalla.

 

Che scenetta buffa, un ragazzo che piange ed una ragazza che lo consola.

 

 

Oggi. Il giorno del funerale di Yoshino Nara.

Sono vestita di nero. Quanto odio questo colore.

Odio vestirmi di nero il giorno di un funerale, dopotutto chi è morto inizia una nuova vita, perché dovremmo essere tristi?

Indosso il mio braccialetto azzurro e arancione, quello che mi hanno regalato Choji e Shikamaru per il mio sedicesimo compleanno.

La mamma ha preso il ciondolo contente una foto sua e di Yoshino quando avevano vent’anni e se l’è legato intorno al collo.

Anche Yoshino aveva un ciondolo uguale e identico. Con la stessa foto. Ora lo porta al collo, dentro la bara.

Esco di casa, mi riunisco a Choji che mi stava aspettando fuori dalla porta, non sta mangiando patatine, il che mi preoccupa.

Ha pianto ancora, lo vedo e lo sento.

Ci dirigiamo verso la casa di Shikamaru, da lì poi c’incammineremo tutti insieme al palazzo della Godaime, dove si terrà il funerale.

Io non ho ancora pianto.

Siamo quasi a metà strada quando ci vediamo venire incontro Shikamaru, a testa bassa, con le mani in tasca. Lo raggiungiamo, ci guardiamo tutti e tre negli occhi e prendiamo la strada più lunga che ci avrebbe portati da Tsunade-hime.

Durante il tragitto, Shikamaru mi prende la mano e me la stringe.

«Io ci sono.» gli sussurro dolcemente, lui in risposta, accentua la stretta.

 

È giunto il momento di portare un giglio bianco alla tomba.

Non ho parole per poter descrivere il momento: Shikamaru sorregge il padre, padre che poggia con delicatezza il fiore e piange. Si copre il viso e piange.

Il ragazzo invece guarda semplicemente la tomba, con volto indecifrabile. Muove le labbra: «Sayounara, mama-chan.».

E quando torna indietro, mi riprende la mano, bagnata da quelle lacrime del padre.

E io non riesco a piangere.

Incontro lo sguardo di Choji, è paonazzo dalle lacrime. Gli faccio la linguaccia, deve sorridere.

Abbozza un sorrisetto e torna a guardare la tomba.

Mentre io mi vergogno di ciò che ho fatto.

 

Noi tendiamo a sottovalutare la morte di una donna quando sentiamo i resoconti dall’Hokage, e anche noi, quando uccidiamo, non pensiamo mai che magari quella persona potesse essere un padre o una madre di famiglia.

Ci accorgiamo di ciò solo quando la cosa ci tocca nel personale.

E quando non si riesce a piangere, significa che si è forti nell’animo. O che non si vogliono mostrare le proprie debolezze.

 

«Shikamaru?»

«Dimmi.»

«Mi dispiace.»

«Di cosa?»

«Di non aver pianto.»

«Tu sei forte.»

«Ho fatto la linguaccia a Choji per farlo sorridere.»

«Sei stata spontanea ed una buona amica.»

«Non voglio più sorridere. Non voglio fare del torto a qualcuno quando sorriderò…»

Shikamaru si ferma in mezzo alla strada, siamo solo io e lui.

Si volta e mi afferra le spalle.

«Che cosa stai dicendo! Noi abbiamo bisogno del tuo sorriso!»

«Shika…»

«Non smettere mai di sorridere, Ino! Mai! Anche durante un funerale! Anche dopo aver scoperto la morte di qualcuno che ti è caro! Non smettere mai di sorridere! Non privare Konoha del tuo sorriso. Non… non privare me del tuo sorriso! Ora ne ho bisogno più che mai!»

Mi lascia andare e si volta, riprendendo a camminare con le mani in tasca e il passo strascicato.

E io, osservando la sua schiena, sorrido, assaggiando il sapore salato di una lacrima che mi è scivolata lungo la guancia.

 

A volte, basta veramente poco per piangere.

A volte basta veramente poco per sentirsi amati.

 

Non smettere mai di sorridere, Ino! Né ora, né mai! Perché tutti, anche coloro che sembrano aver perso ogni cosa, hanno bisogno di un sorriso dolce e gentile.

Non smettere mai di sorridere, perché per amare ed essere amati, bisogna prima di tutto lasciarsi andare e sorridere allegri.

 

Non smettere mai di sorridere, Ino. Perché nel mondo, c’è sempre qualcuno che ha bisogno del tuo sorriso, per poter sorridere a sua volta.

 

[Dedicato a: I., Al., F. e C.

Dedicato alla mia scuola.

Dedicato a don Renzo.]

 

 

 

 

 

A/N

Piccolo resoconto della mia giornata di sabato.

 

Io sono Ino, la Ino della seconda parte, la Ino del funerale.

A. è lo Shikamaru dell’ultimo dialogo, che non ringrazierò mai abbastanza per avermi detto quelle cose.

I. e Al. Sono lo Shikamaru del funerale.

F. e C. Sono lo Shikamaru dell’inizio.

N. e d.R. Sono Yoshino Nara.

Choji è C. la mia migliore amica, a cui voglio un bene dell’anima.

 

So che non ha senso e non c’è continuità, ma avevo bisogno di scriverla.

Grazie a chiunque leggerà e recensirà.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Akami92