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Autore: Cecia chan    25/09/2007    9 recensioni
Gaara sta aspettando sotto la pioggia. Aspetta. Quanto tempo ha atteso nella sua vita questo momento? Il momento di essere finalmente riconosciuti da qualcuno...ma quello è dentro di lui e non gli darà mai pace...mai
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sabaku no Gaara , Rock Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane ninja sospirò.

Era da più di un’ora che aspettava.

La pioggia scendeva, fitta e implacabile ma lui non poteva ripararsi in alcun modo e così sentiva le gocce scendergli lungo i vestiti ed il viso.

No, le gocce sul viso non erano lacrime.

Non aveva più forza per piangere. Aveva pianto troppo in passato.

Eppure avrebbe voluto ancora piangere, a volte. Quando sentiva crescere nel petto un dolore soffocante, una solitudine atroce, che lo straziava senza pietà.

Quando vedeva il riflesso dei propri occhi. Occhi gelidi, crudeli.

Quando sentiva la voce di quello.

Ma non ci riusciva.

Non riusciva a far sgorgare dagli occhi di ghiaccio quelle lacrime tanto desiderate e il dolore rimaneva lì, annidato nel suo petto.

Allora uccideva.

In quei momenti il liquido che bagnava il suo viso era color cremisi.

Era il sangue delle sue vittime.

Ma quel giorno non aveva il volto rigato da lacrime né imbrattato di sangue.

Semplicemente si stava bagnando.

Ma ormai non sentiva più neanche il freddo pungente, non rabbrividiva più nei vestiti fradici.

L’attesa leniva la sofferenza.

Le orecchie erano tese a captare ogni singolo suono proveniente dalla casa.

Gli occhi erano persi nel vuoto, ma continuavano a fissare quella porta chiusa, sperando che si aprisse.

La sua mente era tesa e impaziente.

Persino quello si era zittito.

Sospirò ancora.

Tentò di pensare ad altro, cercando di ingannare il tempo che sembrava non passare mai.

“Piove”

Questa affermazione scontata lo tranquillizzò un poco.

Era piacevole la sensazione dell’acqua che correva lungo il viso.

Il paesaggio circostante era avvolto in una fitta coltre di nebbia. Le nuvole grigie avevano oscurato il sole.

Sotto la pioggia si perdeva la concezione del tempo e dello spazio.

Sembrava quasi una purificazione.

“A Suna non piove quasi mai.”

Ti sei mai chiesto perché?

La voce di quello cominciava a farsi sentire. Il ragazzo si premette le mani sulle tempie, tentando di farla cessare.

Perché Suna è come te: arida e inospitale.

Un sussurro terrificante aleggiava nella sua testa.

“Stai zitto!”

Quello si ritirò nella parte più remota della sua testa, ghignando compiaciuto. Tra non molto sarebbe tornato a tormentarlo.

Non c’era nulla da fare.

Per quanto fosse forte e temuto, il ninja non riusciva a far tacere la voce assassina che lo perseguitava.

La forza di quello era di gran lunga superiore a lui.

Il ragazzo cominciava a essere sempre più impaziente. L’attesa lo stava snervando.

“Accidenti...”

Erano ore che aspettava.

Ore passate sotto la pioggia.

Pioggia che continuava a cadere dal cielo.

Cielo nero e privo di sole.

Sole che a Suna brucia.

Brucia come la solitudine.

Tu non sei solo; non lo sei mai stato: ci sono io qui con te.

Oh, no. Non ancora.

Ma perché aspettare sotto la pioggia? Perché non entriamo adesso?

No, deve essere lui ad aprirmi. Deve essere lui ad accogliermi e ad accettarmi. Se non lo farà, io non lo cercherò mai più.

Ho fame...

Il sussurro stava gradualmente prendendo un tono più deciso.

“Non ora...no...zitto...”

Ho fame...fame...

“Ti prego...no...”

Ho fame...DI SANGUE!

“ZITTO!”

La voce si ritirò ancora una volta.

Il ragazzo ora respirava affannosamente. Aveva gli occhi spalancati e le mani sulle tempie.

“Non ora...”

Dalla casa provennero alcuni rumori. Probabilmente aveva sentito l’urlo.

Dei passi affrettati.

Una chiave che gira nella toppa.

La porta si aprì cigolando.

“Ma che diavol...Gaara?”

La voce aveva un tono acuto di stupore.

Rock Lee era in piedi davanti al Kazekage.

Quest’ultimo lo fissava con gli occhi sbarrati.

Per qualche istante i due non si rivolsero la parola.

Dopo quella che sembro un’eternità, Lee fece cenno a Gaara di entrare.

“Cavolo, sei tutto bagnato! Cosa ci facevi lì fuori?”

L’altro non rispose.

“Ti prenderai un raffreddore! Non devi sciupare la tua giovinezza in un modo così futile! Aspetta ti prendo qualcosa di asciutto!”

Appena Lee fu uscito dalla stanza, Gaara sorrise debolmente.

Ne sei ancora capace?

“Non cominciare...”

Ma prima che quello potesse replicare, Lee era tornato con una pila di vestiti asciutti.

“Ecco...forse ti andranno un po’ grandi, però è sempre meglio che una tunica fradicia, no?”

Il ninja di Konoha sorrise amichevole.

Si poteva essere amichevoli con uno che ti ha quasi ucciso?

Si poteva riconoscere come un amico un assassino?

Per Gaara quel ragazzo continuava ad essere un mistero.

*********************

Gaara aveva indossato i vestiti asciutti e ora era seduto sul letto accanto a Lee.

Non si guardavano.

Nessuno dei due parlava.

Lee avrebbe voluto chiedergli perché era rimasto fuori a bagnarsi, ma temeva di essere indiscreto.

Gaara avrebbe voluto riuscire a parlare, ma non trovava la forza.

All’improvviso il giovane Kazekage si voltò verso l’altro.

“Perché...?”

Il ninja di Konoha lo guardò incuriosito. Era contento che avesse finalmente deciso di rivolgergli la parola.

“Perché cosa, Gaara?”

“Perché mi accogli in casa tua, perché sei così gentile con me quando io ho tentato di ucciderti?”

Lee sorrise. Un sorriso dolce, comprensivo.

“Perché mi hai anche salvato la vita, ricordi?”

“Solo per questo?”

“Ti sembra poco?”

Gaara lo guardò senza capire. Era vero; gli aveva salvato la vita contro Kimimaro, ma solo perché era ciò in cui consisteva la sua missione. Tutto ciò bastava a fargli espiare la sua colpa?

“L’ho fatto perché mi era stato detto di farlo.”

“Però l’hai fatto.”

“Dove vuoi arrivare?”

“Beh, tu hai cercato di togliermi la vita, però poi me l’hai salvata: diciamo che il conto è pari.”

Il ragionamento non faceva una grinza. Però Gaara non era ancora sicuro di aver capito. Era davvero così semplice essere gentili e disponibili? Poteva davvero essere accettato per quello che era? E allora perché continuava a sentirsi il petto oppresso da una sensazione di inadeguatezza?

“Ehi, Gaara?”

All’improvviso il giovane Kazekage capì cos’era quell’inquietudine che lo tormentava: il senso di colpa.

Gli dispiaceva aver provocato tutte quelle sofferenze a quel ragazzo.

“Perdonami...”

“Cosa?”

“Perdonami per i guai che ti ho provocato...mi dispiace molt...”

La frase rimase sospesa a mezz’aria.

Mentre Gaara stava parlando, Lee si era avvicinato a lui.

Adesso i loro visi quasi si toccavano.

Quella vicinanza metteva a disagio Gaara.

Lui aveva sempre odiato i contatti umani, odiava essere toccato.

Eppure non si sottraeva alla vicinanza di Lee.

L’altro intanto continuava a fissare i suoi imperscrutabili occhi azzurri.

Non gli erano mai sembrati tanto belli.

All’improvviso Lee avvicinò ancora di più il suo viso a quello di Gaara, chiuse gli occhi e lo baciò.

Il Kazekage rimase paralizzato.

Nella sua testa vorticavano i pensieri e le emozioni più disparate.

Da un lato voleva uccidere Lee per il semplice fatto di averlo toccato.

Da un altro voleva che lui continuasse a parlargli, a toccarlo, a baciarlo.

Da un lato pensava che tutto ciò era sbagliato, impossibile, impuro.

Dall’altro non gliene importava niente e voleva solo abbandonarsi tra le braccia del ragazzo.

Alla fine il lato umano di Gaara ebbe la meglio e il ragazzo cinse le braccia attorno al collo di Lee.

L’altro gli prese il viso tra le mani e lo baciò con rinnovato ardore.

Poi, con grande dispiacere di Gaara, si staccarono.

Rimasero a fissarsi negli occhi, senza parlare.

Le parole non servivano.

I loro respiri erano affannosi.

Il battito dei loro cuori accelerato.

Lee passò una mano sui capelli dell’altro.

Pensò al loro colore.

Rosso.

Rosso come il sangue.

No.

Rosso come le foglie d’autunno.

Rosso come una mela.

Rosso come il fuoco.

Rosso come...l’amore.

“Io...credo di essermi innamorato di te, Gaara.”

Gaara rimase stupito dell’affermazione. Non solo Lee lo aveva accettato e perdonato, ma diceva persino di amarlo. Non stava mentendo, era serio e deciso. Lo amava veramente.

E io?

Io lo amo?

Chiuse gli occhi. Ripensando alle parole dell’altro si sentiva pervadere da una sensazione di dolcezza e felicità.

Avrebbe voluto che continuasse a carezzargli i capelli per sempre.

La consapevolezza che, aprendo gli occhi, lui sarebbe stato lì lo rassicurava.

“Anch’io...credo di amarti.”

Lee sorrise, felice. Subito dopo però si rabbuiò.

“Non è una cosa normale. Cosa diranno gli altri?”

“E chi se ne frega degli altri! Dicano pure quello che vogliono!”

A me basta avere te...

“Gaara...”

“Che c’è?”

“Dormiresti qui, stasera?”

“Io non posso dormire.”

“Non ne avevo l’intenzione.”

******************************

Gaara si alzò a sedere sul letto.

Lee dormiva al suo fianco. Sembrava così innocente, così innocuo, così...

Vulnerabile.

Gaara tentò di non dare ascolto alla voce di quello che gli echeggiava nella testa.

Cercò la sua tunica da Kazekage. Bene, si era asciutta.

La indossò.

La voce cominciava ad essere sempre più insistente.

Povero Gaara...povero ingenuo...

Cosa stava dicendo, poi? Frasi ancora più insensate del solito.

Gaara...non te ne sei accorto?

Accorto? E di cosa?

Sei stato raggirato ancora una volta.

No, adesso sei tu che hai sbagliato. Sei tu che stai cercando di confondermi, di ingannarmi.

Credi davvero che qualcuno possa amarti?

Certo! Lee ne è la prova!

Illuso! Quel ragazzo ha solo terrore di te! L’ha fatto per salvarsi la pelle! Hai già cercato di ucciderlo una volta...

Non è vero! Lui mi vuole davvero bene! Stai mentendo!

Io sono l’unico a non averti mai mentito! Ti ho protetto come una madre, ti ho tenuto compagnia come un amico e ti ho rassicurato come un amante! È lui quello che ti ha preso in giro!

No, no, no! Tu mi hai portato solo dolore e solitudine! Nessuno mi ha mai amato, perché nel mio corpo c’era un mostro come te!

Chi c’era quando tuo zio ha cercato di ucciderti? Io. Chi ti ha protetto dai sicari? Io. Chi non ti ha mai lasciato solo, neanche un istante? Io, io, solamente io!

Lasciami in pace!

Nessuno ti ama!

No...

Sei solo!

Non è vero...

Il tuo nome stesso significa un essere che ama solo se stesso!

Il mio nome...

Tu ami solo te stesso!

Solo me stesso...

E combatti solo per te stesso!

Sono solo...

L’amore fasullo non servirà a sentirti in vita!

Io...uccido per sentirmi vivo...

Finché sulla terra ci saranno uomini da uccidere...

...la mia esistenza non scomparirà.

Bravo Gaara. Adesso io ho fame, tu hai fame, tutti e due abbiamo fame...

...fame di sangue.

Uccidilo.

Ma...lui...

Uccidilo.

Non posso...non dopo che...

Uccidilo ora!

Non...

UCCIDILO!

Gli occhi di Gaara erano dilatati dalla sofferenza e dalla paura. Il suo corpo prese a muoversi contro la sua volontà.

Era stato sopraffatto da quello ancora una volta.

Alzò una mano.

La sabbia iniziò a volteggiargli intorno.

Tese la il braccio verso Rock Lee.

La sabbia circondò il ragazzo.

Tentò di chiudere il pugno.

Non ci riuscì.

“Gaara cos...”

Lee si stava svegliando.

Ora o mai più.

Non ce la faccio.

“Che sta succedendo?”

Muoviti!

Io...

“Perdonami, Lee...”

Gaara strinse il pugno.

La sabbia si strinse violentemente intorno al ragazzo.

La morte fu immediata.

Non si accorse neanche di quello che gli stava accadendo.

Intorno al letto c’era una pozza color cremisi.

La sabbia era impregnata dall’odore del sangue.

Quello rideva dentro la testa di Gaara.

Quello gioiva.

Quello si era saziato.

Lentamente, Gaara lasciò la stanza.

******************************

Gaara è fuori dalla casa.

Le sue mani sono rosse.

La sabbia volteggia ancora intorno a lui.

Sembra un’aura malvagia.

Il sole splende nel cielo terso.

Ma sta ancora piovendo.

Sul viso del Kazekage.

Primo tentativo di shounen ai ^.^” ihih (risatina nervosa)... ho visto troppe immagini GaaraLee. A proposito, scusate, ma mi era preso un’irrefrenabile attacco di sadismo e...e...BUAAAAAAAH!!!!!!!! T.T mi sono messa a piangere da sola mentre scrivevo questa fic... povero Lee! Beh, d’altra parte è tutta colpa dello Shukaku (era lui il quello per chi non l’avesse capito NdAutrice) (Io non l’avevo capito! NdLee) (Che ci fai qui? Non eri morto? Aiuto, un fantasmaaaaaa! O.O NdAutrice), non odiate Gaara per cortesia...

Comunque, spero che vi sia piaciuta! Ho in programma di scrivere una specie di seguito (Speriamo! Non mi lasciare così...dopo sembro un crudele assassino! NdGaara) (Ma scusa, non è esattamente quello che sei? NdAutrice)...ma vorrei sentire prima i vostri commenti: sia quelli positivi che quelli negativi! ^.^

Un baci8 a tutti da Cecia chan

P.S.Il rating forse è un po' troppo alto... ma avevo paura di metterlo troppo basso ^.^

  
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