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Autore: Temari    09/03/2013    5 recensioni
- Akihiko, immobile ad appena due passi di distanza dal divano, non poté fare altro che fissare la sua editor... Non sapeva come comportarsi; non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione simile -
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Akihiko Usami, Eri Aikawa, Misaki Takahashi
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
Dunque, non so che dire, haha!
... Fic nata dalla domanda di Sakurax16 su FB: Usagi è stato con alcune donne (una di sicuro) e ci si chiedeva che tipo di donna/e fosse/ro stata/e--io ho risposto che secondo me era plausibile che il Lord fosse stato con Aikawa XD Ergo, QUESTO.

Note: Non ho messo l'OOC per una ragione molto semplice: il carattere qui descritto credo rispecchi fedelmente quello che si vede ad esempio nell'OAV della Mistake, in cui compare un Akihiko adolescente (dimesso e in un certo senso passivo, docile) poco prima che inizi ad essere pubblicato ufficialmente. ;)
L'ultima parte della fic è ripresa dall'anime.

 
ps. Nichome è, per chi non lo sapesse, il quartiere 'gay' di Tokyo. XD

Disclaimer: per i credits vedere i mio profilo.

Ja ne,
Temari


Kidnapped Innocence




        «Aikawa-san... Non dovrebbe bere così tanto...» Disse Akihiko, preoccupato ed incerto su come rapportarsi con la donna seduta mollemente a terra, un braccio disteso sul tavolino basso del salotto, la testa appoggiata al palmo della mano. Sparse sulla superficie di vetro c'erano diverse lattine di birra vuote che l'editor aveva comprato al combini all'angolo e che si era scolata quasi tutte da sé, salvo una o due che aveva costretto il giovane scrittore in erba a bere.
        «Sta' zitto, ragazzino!!» Rispose Eri, il viso arrossato dall'alcol, agitando il braccio libero e spargendo gocce di birra dalla lattina ancora mezza piena che stringeva nel pugno.
        Aggrottando leggermente le sopracciglia, Akihiko rispose «Veramente abbiamo solo due anni di differenza.» La donna non prese quel rimbecco di buon grado: gli lanciò un'occhiataccia attraverso la folta barriera di capelli rossicci che le coprivano il viso (lo chignon che le fermava i capelli ormai lasco ed inutile) e sbatté il pugno con forza, spandendo altro alcol, e intimandogli per la seconda volta di tacere.
        «Ehi, io lavoro come editor alla Marukawa da tre anni—hai idea di cosa vuol dire?!» Disse, con voce alterata, abbandonando la birra per puntargli un dito accusatorio contro, «No, certo che non sai che significa, dopotutto non sei altro che un ragazzino triste e apatico che non ha altri talenti se non quello di riuscire a mettere insieme delle parole in maniera decente...!» continuò infervorata.
        «Aikawa-san... Credo che abbia davvero bevuto abbastanza per stasera.» Fece Akihiko, seguendo con lo sguardo il modo in cui la donna dall'altra parte del tavolino da caffè ondeggiava sul posto dopo essersi alzata in piedi, «Le chiamo un taxi così può andare a casa e riposare, va bene?» propose il diciannovenne facendo un passo in direzione del telefono.
        «No no no, io non - hic - vado da nessuna parte...» Rispose Eri, appoggiandosi ad un bracciolo del divano porpora per non cadere mentre si toglieva le scarpe viola coi tacchi che indossava. «Tanto, anche se vado a casa non ci sarà - hic - nessuno ad aspettarmi! Sono stata scaricata l'altro giorno—pare che dia - hic - troppa importanza al lavoro!» Sbottò, scoppiando poi in una risata leggermente isterica.
        Akihiko, immobile ad appena due passi di distanza dal divano, non poté fare altro che fissare la sua editor... Non sapeva come comportarsi; non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione simile e, come se non bastasse, non conosceva Aikawa-san da molto perciò non aveva alcuna idea di cosa aspettarsi dalla ventunenne ora che era decisamente ubriaca ed emotivamente provata: Akihiko sarà anche stato uno scrittore, ma l'empatia o la compassione non erano certo i suoi punti forti. Sospirando mentalmente, il ragazzo decise che se non c'era modo di farla andare a casa, l'unica scelta che aveva era ospitarla per la notte.
        «Va bene, allora può rimanere qui, Aikawa-san; ho una stanza degli ospiti libera, può dormire lì.» Disse quindi Akihiko, avvicinandosi alla donna e prendendola per un braccio per sostenerla ed allo stesso tempo guidarla su per le scale e verso la camera. Una volta arrivati, Akihiko accese la luce e diede un'occhiata veloce: la cameriera che aveva assunto per venire a pulire due volte a settimana era passata giusto il giorno prima quindi era tutto lindo e le lenzuola dovevano essere state cambiate. Con un cenno di assenso fra sé e sé, lasciò andare la ventunenne e fece per andarsene. «Non ho un pigiama da darle, dovrà arrangiarsi. Buona notte.»
        «Aspetta un po', dove - hic - pensi di andare? Devi prenderti le tue - hic - responsabilità, ragazzino.»
        «Come scusi? Che responsabilità, Aikawa-san? Io non ho fatto nulla...»
        «Ah no? E di chi pensi sia la colpa se sono stata scaricata, eh?!» Sbottò Eri, conficcandogli un'unghia smaltata di viola scuro nel petto. «Per stare dietro a chi, esattamente, pensi che sia dovuta - hic - rimanere in ufficio fino ad orari impensabili per un mese di fila senza - hic - vedere il mio ragazzo, o senza avere un po' di tempo per me??» Prendendo il più giovane in contropiede, la donna gettò Akihiko sul letto singolo e gli si sedette sopra a cavalcioni, facendo scivolare in alto la gonna a tubino bianca e lasciando scoperte le cosce; con un sogghigno malizioso, Eri prese a sbottonare la camicetta lilla sotto lo sguardo sbigottito e scioccato del diciannovenne.
        «A-Aikawa-san...?» Fece il giovane scrittore, sentendo il viso diventare rovente dall'imbarazzo.
        La donna si lasciò scappare una risatina, ancora sotto l'effetto delle numerose birre che aveva bevuto, «Sai, sei quasi carino - hic - così!» disse, procedendo senza indugio a slacciare la cintura e sbottonare i pantaloni grigi di Akihiko. «Ma guarda! L'amichetto qui è già sulla buona strada... Sono io che in fondo ti piaccio, o è l'alcol a cui non sei abituato, a fare effetto?»
        «Ah—Aika... wa-san non è... Il caso—nh!» Pur cercando di resistere, il corpo di Akihiko pareva tradirlo: la editor pareva sapere bene cosa fare e suo malgrado, lo scrittore si ritrovò succube del piacere.
        «Lascia fare a me, sensei—farò di te un vero uomo.»
 
-x-
 
        «Aikawa-san è... Una donna davvero affascinante...» Buttò lì Misaki, fingendo di essere concentrato a leggere uno dei libri che Akihiko si era fatto recapitare come materiale di referenza per il prossimo libro.
        Guardando il ragazzo con la coda dell'occhio per qualche minuto, lo scrittore rimase in silenzio poi, sporgendosi in avanti oltre Suzuki-san e puntando un dito contro lo studente, disse «Toglietela dalla testa! Aikawa è un demonio travestito da donna, ti divorerebbe in un sol boccone!» con tono più veemente del necessario, lasciando interdetto Misaki che non seppe cosa rispondergli.
        "... Non dimenticherò mai quella notte..." Pensò Akihiko con un pesante sospiro, "Quel seno che non faceva che dondolarmi davanti al viso e i graffi sanguinanti di quelle unghie appena uscite dalla manicure...!" i ricordi erano molto confusi ma ancora a distanza di anni riuscivano a strappargli un brivido. "Adesso che ci penso—è stato qualche tempo dopo che ho iniziato a frequentare Nichome..."
        «Usagi-san, tutto ok?» La voce di Misaki lo riportò al presente.
        Con un sogghigno malizioso, Akihiko si alzò e raggiunse lo studente «No, sono a corto di Misaki, ho bisogno di una ricarica.» disse, prima di afferrare il mento dell'altro fra le dita e abbassarsi per baciarlo appassionatamente.

 
   
 
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