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Autore: deliguorischool    09/03/2013    0 recensioni
Voglia il sommo Dio graziare
quest'opera dedicata al baff'e'fierro
inizierò or ora a narrare
la nobile vicenda; e se non erro
la battaglia fra studenti e 'l malfattore
scatenò del baffo il gran furore [...]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Voglia il sommo Dio graziare
quest'opera dedicata al baff'e'fierro
inizierò or ora a narrare
la nobile vicenda; e se non erro
la battaglia fra studenti e 'l malfattore
scatenò del baffo il gran furore

In occasione del grande convegno
il sempre onesto Cavalier Pragliola
difende a spada tratta il proprio regno
dal baffuto preside della scuola
e non trovando alcuna mediazione
con uno sciopero dimostrerà di aver ragione

Eccolo quindi, al lunedì mattina,
armato di megafoni e striscioni,
della scuola sancirà la rovina
Pragliola! E senza esitazioni,
come Manzoni lo ispirò la Provvidenza
si diresse verso la vicepresidenza.

Oh! Qual bovide in tal sede!
V'è Manzi! Il ginnastico rettore!
Alle pragliolesi proposte non cede
ed ancora puzzando di sudore
li rimanda in direziòn della palestra
per incontrar la matematica maestra

Alché v'è un demone ch'arriva da lontano:
è la Cuomo! Terrorizza ogni studente!
La sua voce dal tono disumano
fa breccia nelle orecchie della gente!
Rassomiglia un mostro malandrino,
dei gattacci di Roma il più burino

E disse lui: “Cuomo, non ti crucciare!
Dobbiam parlar col Baffo, è roba urgente!
Siam giunti in questo loco, a protestare
e tutto l'istituto, vede, è assente!
Chiediamo, quindi, ne abbiam pure il diritto...”
“Pragliola Salvatore! STATTI ZITTO!”

Li vetri di quel loco con fragore
implosero per decibel sfondato
da donna che per voce c'ha un trombone
che ogni timpano ha già sconquassato
lui non piegò il capo, e ripose la paura
sicché ha il cranio di lignea fattura

Sopraggiunse però il sibilante
che era qual Robocop di Serie B
munito era d'un altoparlante
col qual urlare: anche se lei era lì!
“Taci, o turpe bionda sfonda-cacchio!
Io esigo di parlar col Gran Mustacchio!”

“E sentiamo!” fece quella assai indignata
“perché dovrei tollerar che voi, Pragliola
facciate una bella chiacchierata
con chi qui è il rettore della scuola?
Ne sarei lieta quanto di pagar le tasse,
dunque taci, ed ora fila in classe!”

“Il suo egemonico abuso mi disgusta!
Reputa di possederne il monopolio?
Lei non discerne cosa buona dall'ingiusta!
Più ch'a Caronte, io l'assemblo ad Ollio!”
“E frena l'apparecchio amplificante!
Che sto a due metri, ed è proprio assordante!”

“Ma io la manderei fino al patibolo!..”
“Fermi tutti e due!” irruppe Tonino
“Cos'è questo mediatico postribolo?”
e sorridendo al praglioliano ragazzino
“Ora voi due tacete, punto e basta
chiamo io il più alto in questa casta!”

S'avviò così per tragitto oscuro
in corridoio buio come a notte
e nel pensier: “Io l'Enel qui chiamo di sicuro!
Manco fossimo in Cumane Grotte!”
La bionda capo-ultras ancora urlava
e quello il megafono manco lo stutava

Lontano rilucente shilouetta io notai
d'ecologico ancheggiante operatore
bardato d'un gilet in Christmas Style
e con vocal tono sinuoso, con candore
s'appropinquava in sua bontà immensa
col saluto ch'ad ogni uom dispensa

Alché quest'altra persona li raggiunge:
è Savio! Il fantomatico bidello!
E grandiosamente da paciere funge
per fermare l'ormai prossimo duello
gli occhi tanto fieri quanto belli
esordì gridando: “Giovincelli!”

“Buongiorno giovincelli!” fece quindi
“Siete qui per consumare la pietanza?”
ci fissava coi suoi occhi azzurri e lindi
ed accennando una spensierata danza
mosse un passo nella nostra direzione:
“Vi appoggerò nella battaglia col baffone!”

“Grazie signor Savio!” Pragliol disse
“Lei è proprio una persona da stimare!”
ed il buon bidel a lui: “Perché mi fisse?
Non impedir lo mio fatal andare!
Le macchinette urgon d'assistenza
orsù, tornate in vicepresidenza!”

“Cosa cagionò in voi, o miei fratelli,
codesto cangiamento di favella?
Perché mai parlate con danteschi appelli
per proferir la vostra novella?
Da buzzurri partenopei quali eravate
perché mai 'l fiorentin ora parlate?”

La voce sua nell'aere fu sì persa
e di risposta non s'udì una nota
e mentre la rivolta lì imperversa
arriva un qualcheduno su un biruota
a motore, no a pedali, ciò è bastante
per capir ch'era l'altro rappresentante

Puzone: Pasquale lui nomava
rappresentante d'istituto è stato eletto
col tabacco sempre lui fumava
e da Pragliola e la sue equipe era protetto
dell'arte del megafono è un maestro
qual Michael Jordan ne la pallacanestro

La voce ch'ei emanò fu un toccasana:
“Come Nietzsche narrò, nell'Ecce Homo,
la libertà non è follia malsana
e proveremo a spiegarlo anche alla Cuomo!
Ci recheremo ora allo suo uffizio
e d'abusarci le faremo perder vizio!”

Salirono le scale, al terzo piano
entrarono nell'aula trentaquattro
sfondarono la porta con la mano
e quella scattò in piedi come un gatto
ma al partir della tenzone, sul più bello
sentirono bussare lo bidello

“O professore, scusate per la rogna
avreste un banco disponibile da darmi?
La classe qui di fianco ne bisogna
ed io non so più a che specchio appigliarmi”
era Aniello, la triade completava
con Tonino e 'l caro Savio pulizzava

Intanto nel cortile v'è trambusto
un giornalista con Pragliola vuol parlare
col microfono e 'l taccuino, il bellimbusto
uno scoop vorrebbe pubblicare
Il 'Totore Nazionale' per risposta
gli farà un'irrifiutabile proposta

“Signor giornalista, benvenuto
codesto è l'acerrano De' Liguori
da un gaglioffo però è mantenuto:
un preside senza glorie o onori.
Difenda noi studenti, a lei mi appello:
diffonda per il globo 'sto macello.”

“Orsù”, fece quello, “giovanotto,
ausipichi in vero che io creda
che ‘l preside causi sto’ casotto!
Stai certo pur che io non sarò preda
di false informaziòn; ma il reportage
lo faccio; e sta faccenda porto in auge”

Brandendo gli strisciòn qual'arma impropria
proferivano epiteti ch'ora non ripeto
“Ingiusto è il 6 in condotta che ci espropria
il viaggio d-istruzion' ch'è sempre lieto!”
Ed alcuni cartelli esponevano alla folla:
“L'assemblea è nostra e non si molla!”

Cagiòn di tal conflitto eran sì tante
non sto qui ad enumerarlo che fa notte
e voi non siate come chi, battibeccante,
insinua che “È per far ricotte!”
Ragioni ce ne son: giuro su Maria
purtroppo ora ho un colpo d'amnesia

Pragliola, alzandosi all'impiedi
iniziò a stuzzicar il magno rettore
“Stai ben sulla poltrona dove siedi?
Costringendo gli studenti nel terrore?
Sei un verme, un infido, un vigliacco
ma a me non mi metterai nel sacco!”

Gli applausi scrosciaron sacrosanti
dal gruppo di studenti nel cortile
e Pragliola, supportato dagli urlanti
alunni; fece contro il vile
“Dei docenti siete la vergogna
siete lurido qual topo di fogna!”

“Come si è permesso, sciagurato,
di negar che la giunta assembleale
si riunisse nello scuoleo fabbricato
nel giorno in cui Mercurio ebbe natale?!
E non si appelli a leggi inesistenti,
che un giorno o l'altro le spaccheremo i denti!”

“Ancora non risponde? Ha paura?
Il baff'e'fierr' si ritira nella tana!
Col suo baffo e la mocassinea calzatura
è spaventato qual Sarah d'Avetrana!
Noi studenti siamo pronti alla rivolta
e sentiamo che sarà la buona volta”

Al sentir queste parole, s'alzò ratto
sulla sedia; buttò giù la porta
andò fuori con fulmineo scatto:
“A quel Pragliola gli distruggerò l'aorta!”
Ma aguzzando il suo udito, nel casino
scorse la voce di Pragliola e di Tonino

“Ordunque, baff'e'fierr, siam alla resa
dei conti; la stampa n'é al corrente
non riuscirete mai a placar esta contesa:
neanco andan' di fronte a l'inquirente!”
Allora 'l Baffo, a dovere amplificato
col megafono avverti l'incaricato

“Avverti i tuoi compagn, infida serpe”
disse il Baffo al riccioluto adolescente
“sia maledetta tutta la tua stirpe!
Della folla tu saresti 'l conducente?
Altro che Guevara, mi permetto!
al concordico Schettin più io ti annetto!”

Allorchè il Baffone scese in campo
Pragliola indi esclamò: “Ora son verghe!”
la sua entrata, accompagnata con un lampo
'ncute terrore come Staliniane purghe.
Con il bronzeo pelo in su la faccia
fece: “Ti chiuderò quella boccaccia”

“Non sarò solo però nella battaglia
perché avrò due demoni al mio fianco.”
E lì la Cuomo che facea la rappresaglia
avea faccia da bestia, e quello manco.
Manzi si portava alla sua destra
con il Baffo e la demonica maestra.

Non arretrò Puzone, né Tonino,
pronto Pragliola era alla battaglia
alla vista dell'orribile teatrino
davanti a loro esordito in pompa magna
anche Aniello e Savio sull'attenti
avean trovato pan pei loro denti

Ma subito Puzone, qual Orlando
per furor; si gettò indosso all'immondo
“Lurido baffon!” correva urlando
“Adesso ti spedisco all'altro mondo!”
“Non ce la farete a sterminarmi”
E dal nulla comparver tre gendarmi

Allorché i tre tutor della giustizia
afferrarono Puzone per un braccio
e l'assiduo fumator: “Oh, qual mestizia!
Ero a un passo d'ammazzar lo gran mustaccio!”
I gendarmi lo misero in manette
ma la studentesca folla non si stette.

Pragliola dalla rabbia venne rosso
tanto che sguainò lo ferro, e la pistola,
e serrandosi l'armatura indosso
enunciava la sua ultima parola:
“La mia spada fungerà com lo Gillette
per raderti li baffi e le basette!”

“Perché scomodarmi nel duellare?
Perderei solo la mia dignità!
Rassomigli solo un ilare giullare
che prova invano ad ottenere libertà!
Mariarosaria bella, vai all'attacco
e schiaccia la sua testa, sul tuo tacco”

La Cuomo s'avvinghiò allorché alla coscia
di Pragliola; che si scansò veloce
sguainò lo ferro dalla cinta e poscia
si gettò sulla bestia, e poi feroce
con la lama lato a lato la trafisse
e quella cadde, come se morisse

Pragliola tirò indietro la sua spada
ch'insanguinata uscì con uno strillo
il sangue colò in terra qual rugiada
colorando il pavimento di vermiglio
gioì Pragliola per la fine della lotta
quando il cadavere di quella prese vita allotta

“Pragliola Salvatore, ridi pure!
La Cuomo, sai, non muore facilmente!”
Quand'illo le tirò contro una scure
ella usò la forza della mente
tipica dei demoni infernali
deviò la scure verso altri canali

Pragliola lasciò andare anche quell'ascia
ed estrasse l'archibugio dalla cinta
le spara quattro colpi, ella s'accascia
ma poi grida: “Non mi avrai mai vinta!”
Si rialza scrollandosi di dosso
i quattro colpi; sporcati ormai di rosso

“Non hai capito forse, sei tardivo?
Non ho debolezze da mortale!”
“Lei mente! Lei teme l'esplosivo!
E' quello che potrebbe farle male!”
Fu Tonino a tradire l'ex-collega
pel nom di ribellione ch'ali spiega

Lanciò quindi Totore una granata
sentendosi soldato in Call of Duty
ma quella, accennando una risata
“Vi credete intelligenti, oppure astuti?!”
Usò ancora il potere maledetto
per deviar le bombe a mano verso 'l tetto

“Salvatore, son leggere per colpire!”
fé Tonino verso lui con aria ardita
a Pragliola basta un attim per capire
che la vittoria poi gli costerà la vita
ma non ci pensa su più di una volta
“Proseguite senza me questa rivolta!”

Si lanciò qual islamico guerriero
imbottito d'esplosivo d'ogni sorta
e mai nella sua vita fu più fiero
di quando, in terra, ella vide morta
vestita ormai soltanto di sanguigno
sulla faccia di terrore fermo un ghigno

Sanguinava lo suo braccio fortemente
la gamba ormai in aria era saltata
“Salvatore, bello mio, che, tu ci sente?”
fece Tonino con aria preoccupata
Salvatore sorridea, guardando 'l cielo
sui suoi occhi di terrore scese un velo

“Tonino, buon bidel, buon macellaio!”
fece Pragliola ormai 'n punto di morte
“Me ne vado, ma ho 'l cuore allegro e gaio
poiché ho volto verso noi l'avversa sorte!
Gli occhi vanno giù; respiro piano...
ti prego: fa ch'io son sia morto invano.”

Tonino si chinò sul corpo steso
“Scriverai sulla mia tomba l'epitaffio:
'A colui che questa scuola ha difeso
con il sangue; lottando contro il baffo.
A colui ch'amò la scuola sua soltanto
questa lapide intona il nostro canto'”

Tonino, buon bidel, prese una penna
segnò accuratamente ogni parola
lo guarda fisso all'occhi, poi tentenna
sentenzia quasi sadico: “Pragliola
dicci tu chi far guidar la ribellione
perché si metta fine al regno del Baffone”

“Tonino, amico mio, bidello caro
forza eterna della lotta, capo saldo
il leader sarai tu, mi pare chiaro
ma prima vorrei dar dei nomi: Aldo
Maugieri, studente in Quarta E
sarà dei miei adepti uno dei tre.”

“Di lui ricorda solo, avidamente
ch'è l'unico propenso all'assassinio;
il secondo che ti dico, qui, morente
risponde al nome di Ruotolo Carminio
porta sempre e soltanto scure lenti
ma difende libertà con cuore e denti”

“Ebbene, siamo a due, ed ecco il terzo:
il nome suo è Vincenzo Bellisario
ti sembrerà un bamboccio, ma non scherzo:
è dei tre ragazzi quello più autoritario.
Ora vado, mi chiama il paradiso
portate ai vostri occhi il mio sorriso.”

Pragliola chiuse l'occhi e strinse i pugni
l'ultimo respiro uscì repente
di dolore cessaro i suoi mugugni
diventò subito freddo, qual serpente
di sangue era impregnata la sua maglia:
era morto per lo spirto di battaglia

Tonino lagrimò, singhiozzò forte
poi depose un fiore accanto a quel ragazzo
non avrebbe temuto più la morte
sarebbe stato come Orlando: pazzo
di furor; per battere il tiranno
avrebbe combattuto con l'affanno

Seppellì il cadaverico Pragliola
sotto un mucchio di terra nel cortile
poi corse veloce, all'interno della scuola
ormai dell'ambienti quel più ostile
per trovare i tre ragazzi eletti
per portar la lotta avanti e far progetti

Con quest'ultima rima chiude 'l canto
ma prego, aspettatene dell'altri
chi sa se oggi il vittorioso vanto
sarà del Baffo, o dei studenti scaltri?
Seguite ancora questa mia poesia
e avrete le risposte a ogni teoria.

  
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