When she was just a
girl,
She expected the world,
But it flew away from her reach,
So she ran away in her sleep.
Ti svegli controvoglia costringendo i tuoi occhi
ad aprirsi al mondo, avresti voluto che quel giorno non arrivasse mai. Gli
occhi verdi si muovono nella stanza, pian piano si abituano alla luce che entra
dalla finestra, mentre la tua mano si muove verso l’altra metà del tuo letto
che, come al solito, è già vuota. Stringi le lenzuola, sono già fredde, lui
deve essere andato via da tempo, troppo tempo perché tu possa ancora sentire il
suo calore sulla pelle. Muovi gli occhi verso la sveglia che troneggia sul tuo
comodino, mentre la guardi riprende a suonare, come a volerti ricordare che si,
quello è il tuo giorno; è arrivato apposta per te e non puoi più scappare, devi
solo affrontarlo. Ti ritrovi a pensare a come sarebbe bello se alcune notti non
finissero mai e se restassimo eternamente avvolti nel placido oblio del sonno,
in quella parte in cui i sogni hanno la meglio sulla nostra realtà e tu puoi
finalmente abbandonare te stessa per essere quella che hai sempre sognato.
And dreamed of paradise,
Every time she closed her eyes.
Ma ormai sei troppo
grande per pensare che i desideri possano avverarsi, anche se pensi che in fondo nella tua vita si sono avverati tanti
sogni, ma purtroppo nessuno era il tuo. Scosti la coperta, poggi i tuoi piccoli
piedi a terra, il pavimento gelato ti provoca qualche brivido ma lo ignori,
almeno loro ti fanno sentire ancora viva.
Ti dirigi in cucina
stiracchiandoti e concedendoti un profondo e rumoroso sbadiglio prima che
qualcuno possa sentirti. Siedi sul tavolo, come sempre vuoto, non puoi vietare
alla tua testa di tornare a vent’anni prima, quando a colazione eravate tu la
tua mamma e qualunque altra persona avesse il bisogno di unirsi a voi. Ma è
inutile ormai ricordare, gli anni passano, e la vita cambia: tua madre ormai
non c’è più e neanche la tua vecchia vita c’è più. Ma non te ne lamenti, in
fondo sei felice: vivi con tua zia da quando avevi otto anni in una grandissima
villa, hai abbandonato il quartiere di periferia in cui vivevi con tua madre in
una casa di legno e metallo; ora sei una donna che lavora, che è diventata la
segretaria di uno degli avvocati più famosi del paese, e ora stai per sposare
un ragazzo bellissimo e benestante, niente che avresti potuto trovare tra le
baracche in cui vivevi prima. Senti di essere stata fortunata, eppure c’è
sempre qualcosa che continua a mordere la tua anima…
When she was just a girl,
She expected the world,
But it flew away from her reach,
And bullets catch in her teeth.
Prendi una ciotola
dalla credenza la riempi di latte e vi getti un ingente quantità di cereali
integrali, ancora una volta la mente ti riporta al pane con la marmellata che
ti preparava la tua mamma. Ne infili un cucchiaio pieno in bocca, quasi ti
costringi a ingoiare quella poltiglia insapore, gli occhi vanno sul tuo anulare
sinistro: vedi brillare il tuo anello di fidanzamento di brillanti e ti ricordi
che giorno è arrivato. Eppure prima ne eri contenta, e continui incessantemente
a chiederti perché ora vorresti non essere mai arrivata lì.
“Valerie sei
sveglia? Sbrigati o faremo tardi!” senti la voce nasale di tua zia chiamare il
tuo nome accompagnata dal rumore dei suoi piedi perennemente coperti da scarpe
con i tacchi. La vedi fare il suo ingresso in cucina, si posiziona davanti a te
con le mani sui fianchi, non puoi non notare la sua solita capigliatura
perfetta: i lunghi capelli biondi rilegati in un elegante chignon, e il suo
corpo ancora perfettamente sodo malgrado l’età stretto in un costoso abito firmato.
Ti guarda con i suoi terribili occhi neri con aria di rimprovero, torni ancora
una volta a quando eri una bambina, a quando per la prima volta dopo la morte
di tua madre ti avevano portato da lei: da zia Jenna Hobbs.
Malgrado lei abbia cercato di apparire una zietta amabile, a te aveva sempre
dato i brividi. E lo stesso effetto aveva su di te ora che hai ventotto anni.
“Sei ancora in
pigiama? Sbrigati, non voglio fare una figuraccia con Zelda”
ti urla guardandoti con sufficienza mentre tu senza replicare ti alzi dal
tavolo e con il solito sguardo basso ti dirigi in camera tua soffocando ancora
una volta te stessa. Apri l’armadio cerchi di scegliere un vestito che possa
piacerti, ma non ne trovi neanche uno. I vestiti con cui era solita vestirti
tua madre sono spariti dal tuo guardaroba ma sono ancora vivi nella tua
memoria, ricordi quando eri un adolescente e in soffitta trovasti quel vecchio
scatolone pieno di vecchie cose sue, e dei suoi vestiti. Li indossasti fiera e
per la prima volta nella tua vita quando ti guardasti allo specchio ti sembrò
di riconoscerti. Poi arrivò lei, tua zia, ad oscurare tutto: ti disse che eri
come tua madre, e che quello era sbagliato. Tolse tutti quei vestiti colorati,
a fiori e dalle fantasie naive e ti costrinse anche a cambiare colore di
capelli. E tutto ti sembrò giusto, lei riuscì a farti credere che cambiare
fosse la scelta migliore, e anche adesso, ripensando a quando eri una sedicenne
testarda e ti ostinavi a comprare quei vestiti di nascosto, quasi ti biasimi e pensi che
quella vecchia te era sbagliata, ora sei perfetta e poco ti importa se sei
infelice. Scegli un vestito a caso tra quelli che hai e ti vesti senza troppa
attenzione, esci dalla camera, ma senza la felicità che dovrebbe normalmente
provare una ragazza che va a scegliere l’abito da sposa all’atelier di Zelda, una grande stilista. Anzi dentro di te, anche se non
vuoi ammetterlo senti di voler fuggire via, sai già che non potrai scegliere
neanche il tuo matrimonio.
“Su Valerie fammi un
bel sorriso! Tra meno di due mesi sarai sposata con Colin e vivrai felice e
contenta con lui a Praga” ti dice Jenna esaltandosi, tu le sorridi, vorresti
che fosse un sorriso vero, vorresti tanto essere anche tu così entusiasta per
il tuo matrimonio. Ma non lo sei, certo sei follemente innamorata del tuo
fidanzato, altrimenti non gli permetteresti di sparire per settimane e di
dimenticarti per poi tornar con un mazzo di fiori e perdonarlo. Ma credi che ci
sia qualcosa in questo matrimonio di sbagliato, forse il fatto che dovrai
andartene dalla tua città, dove sono ancora vivi i tuoi ricordi, dove è ancora
viva la tua vecchi Valerie.
Life goes on,
It gets so heavy,
The wheel breaks the butterfly.
Every tear, a waterfall.
In the night, the stormy night,
She closed her eyes.
In the night, the stormy night,
Away she flied.
Infili il cappotto, sei
pronta ad andare incontro alla tua
vita. Ti costringi a non pensare più al passato, ma di gioire esclusivamente per
il presente, perchè anche se in quel momento poteva
sembrarti un incubo sarebbe sicuramente passato, e la felicità di quando era
una bambina sarebbe tornata. Infondo la vita va avanti e siamo noi a doverci
adeguare, cerchi di scollarti via di dosso la malinconia e afferrando la borsa
esci di casa e parti in macchina con Jenna alla ricerca del vestito per il
matrimonio, sicura che quella sia la scelta giusta da fare, che quella sia
l’unica via per la felicità, l’unica via per il paradiso.
And so lying underneath those stormy skies
She'd say, "oh, I know the sun must set to rise"
This could be paradise
Ho riesumato questa
vecchia long, o meglio che avevo deciso di chiamarla all’epoca in cui la
scrissi MusicLong-Fic, tra i documenti di Words di ben due anni fa. Rileggendola ho deciso di
correggerla e di darle una chance. Ogni capitolo di questa storia sarà
accompagnato da una canzone, che mi aiuterà a dire tutto quello che le mie parole
non riescono a spiegare. La canzone di questo capitolo è Paradise dei Coldplay, cosa che farà tanto felice una certa LadyPalma che adora questo gruppo. Spero che la storia vi
piaccia e che troviate un po’ di tempo per farmi sapere cosa ne pensate.