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Autore: youweremysummerlove    10/03/2013    1 recensioni
-Non lasciarmi mai più, gli dico con un filo di voce.
-Mai, te lo prometto, mi risponde con lo stesso sorriso di sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi svegliai di buon umore quella mattina. Il cielo grigio regnava come sempre sul cielo di Londra. Ma gli uccelli non smettevano di cantare e dare il benvenuto al nuovo giorno.

Con poca voglia che avevo in corpo, sistemai il letto e mi avviai in bagno per fare una bella doccia rilassante. Lo avrei rivisto dopo 3 anni di lontananza. Poche ore ci avrebbero divisi per ancora poco tempo.

Quel giorno sarebbe stato speciale, nulla avrebbe potuto rovinarlo.

Scesi giù, trovando i miei genitori che mangiavano una ricca e sana colazione inglese. Il thè ovviamente di primo mattino non poteva mancare.

La cosa strana degli inglesi è che riescono a bere il thè ogni ora della giornata, non solo alle 5 del pomeriggio. Io da bella italiana, presi il caffè che si trovava sul fornello e ne versai un po' sulla tazza, sempre rigorosamente in silenzio.

Non amavo molto parlare la mattina appena sveglia, nonostante quello fosse un giorno speciale. Ma preferivo fare tutto in silenzio e dopo aver ripreso conoscenza, cominciare a parlare. I miei genitori mi conoscevano fin troppo bene, ecco perchè osservavano la scena in silenzio senza dire nulla.

Ma forse voi vi state chiedendo il perchè mi sono chiamata italiana e cosa mi aspetta di così speciale.

Io sono nata in un piccola città dell'Italia settendrionale. I miei genitori trovarono lavoro in Inghilterra grazie ad alcuni amici che avevano qui, dopo che ebbi compiuto 3 anni.

All'inizio non conoscevo nessuno, ero anche molto piccola. Spesso era timida e non mi facevo mai avanti per fare conoscenze.

Ci trasferimmo nel più noto quartiere di Londra, pieno di case abitate da famiglia con più figli. In una di quelle case abitava un bambino, figlio unico come me.

Andavamo all'asilo insieme e questo fece sì che la nostra amicizia si intensificasse ancora di più.

Esatto, avevo un migliore amico accanto casa mia.

Siamo cresciuti insieme, ricordo ancora i nostri party organizzati, le fuggite da casa, i danni che facevamo, e i silenzi. 

Il tempo passava e lui diventava una parte fondamentale per me e per la mia vita. 

Un solo sguardo mi faceva capire tante cose. Un solo sguardo serviva per comunicare.

Un semplice ti voglio bene mi bastava per illuminarmi la giornata. Un semplice bacio sulla guancia mi faceva letteralmente sciogliere. Ogni cosa fatta da lui era per me qualcosa di assolutamente fantastico. Lui era perfetto.

Già, mi ero innamorata del mio migliore amico, nonostante lui fosse solo un amico e non provasse sentimenti di questo genere nei miei confronti.

Spesso dormivamo insieme e mi piaceva sentire la sua presenza accanto a me. Non era male sentire il calore del suo abbraccio, osservare i suoi occhi azzurri fissare un punto non preciso davanti. 

E poi mi piaceva sentire le attenzioni che mi rivolgeva ogni giorno. Ma come tutte le belle cose, la nostra amicizia fu destinata a sciogliersi, rompersi. Ci separammo quando entrambi avevamo 16 anni. 

-Devo partire e i miei non sanno se torneremo.

Quelle parole mi fecero crollare il mondo addosso. Ogni senso aveva perso la retta via e io non avevo più un obbiettivo preciso. Ritenevo la mia vita nulla e priva di senso senza la sua presenza. Eppure mio ero ripromessa che l'avrei aspettato. Così fu.

Dopo tre anni arriva la stupenda notizia che lui torna a Londra, con me, per me.

'Ritorno da te, mi manchi da morire'.

Queste furono le sue ultime parole pronunciate al telefono. Nulla di speciale, direte. Beh, per me in quel momento significarono il mondo, se non l'universo.

Salì in camera mia, preparandomi per il meglio. 

Avevo 19 anni, ma ero rimasta la bambina che Joe lasciò 3 anni prima. Solo la patente poteva distinguermi, ma per il resto era rimasta quella di sempre.

Presi le chiavi della mia nuova auto e salutando in fretta i miei genitori, mi affrettai a mettere in moto la macchina e a dirigermi in aeroporto.

Aspettai mezz'ora, prima di sentire annunciare che il volo proveniente dalla Francia era appena atterrato. 

Il cuore cominciò a battere all'impazzata, avevo le mani sudate e non riuscivo a stare ferma. Odiavo vedermi così, ma era prevedibile una reazione del genere.

Eccolo lì. Con due valigie tra le mani, il suo solito ciuffo storto, i suoi bellissimi occhi azzurri che cercano qualcosa di tanto atteso.

Eccolo lì, con i suoi occhi rimasti azzurri puntati su di me. Quel sorriso che compare sul suo volto accompagnato da due bellissime fossette. 

Corro senza rendermi conto di ciò che sto facendo in quel momento.

Lui lascia cadere le valigie per terra e allarga le braccia per fare spazio al mio corpo.

Ci osserviamo per un attimo senza dire nulla. Avvicina il mi oviso al suo delicatamente, appoggiando una mano sulla mia guancia ormai partira a fuoco.

Le sue labbra si appoggiano sulle mie. Chiudo gli occhi per gustarmi meglio quel momento. Le labbra cominciano a muoversi per far spazio alla sua lingua che comincia a giocare con la mia. 

Porto le mie mani su suoi capelli, cercando di capire se sono rimasti come gli avevo lasciati l'ultima volta. Sì, rimasti sempre morbidi quasi seta. 

Ci guardiamo per un'altro secondo:

-Non lasciarmi mai più, gli dico con un filo di voce.

-Mai, te lo prometto, mi risponde con lo stesso sorriso di sempre.

  
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