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Autore: Feel Good Inc    10/03/2013    3 recensioni
«Nonna, c’è una cosa che non ho capito.»
Ted giocherella con una piantina appena sbocciata, attorcigliandosi il piccolo ciuffo rosso attorno a un dito. Norma gli sorride, incoraggiante.
«Mi hai detto di portargli quindici centesimi, un chiodo e una lumaca.» Si stringe nelle spalle, guardandola come se di colpo dubitasse di aver colto tutto il senso della storia, forse temendo di essersi perso qualche passo fondamentale. «Ma lui non ci ha fatto niente, con quella roba. Non l’ha neanche presa. A che serviva?»

[ post-movie | Once-ler/Sorpresa ]
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Norma, Once-ler, Ted
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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storia più vecchia del mondo

{ just one way to know it’s worth }

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ultimo seme di truffola ha fatto il suo dovere. Nel cuore di Thneedville, città perfetta, ora sorge l’albero più grande e più bello di tutti.

Ogni giorno Norma se ne sta là seduta per ore, a lasciarsi cullare dal fruscio del vento tra i morbidi ciuffi colorati, sorridendo sognante. Tutto sommato non le dispiace uscire così spesso da quella casa troppo stretta, troppo comoda, eludere le «domeniche di giochi da tavola», farsi scorrazzare da Ted fino in piazza – dove restare fino a sera in preda ai ricordi, da brava vecchietta nostalgica quale è diventata. Ma ci sono anche delle volte in cui Ted, dopo aver gironzolato per tutto il pomeriggio attorno alla ragazzina dai capelli rossi, viene a sedersi accanto a lei e le fa domande su domande: sa che Nonna Norma li aveva già visti, gli alberi veri, e forse lo saprebbe anche se non fosse così vecchia; perché Norma si sente tutto il peso della memoria negli occhi, come un piccolo caldo nocciolo pronto a uscire, anche se non è ancora riuscita a tradurlo in lacrime – in tutta la sua vita ha pianto una volta sola, e le ha fatto così male che ha giurato di non farlo mai più.

Lui non è tornato a vivere in città.

«Nonna, c’è una cosa che non ho capito.»

Ted giocherella con una piantina appena sbocciata, attorcigliandosi il piccolo ciuffo rosso attorno a un dito. Norma gli sorride, incoraggiante.

«Mi hai detto di portargli quindici centesimi, un chiodo e una lumaca.» Si stringe nelle spalle, guardandola come se di colpo dubitasse di aver colto tutto il senso della storia, forse temendo di essersi perso qualche passo fondamentale. «Ma lui non ci ha fatto niente, con quella roba. Non l’ha neanche presa. A che serviva?»

Norma ridacchia. Ha tante altre cose da raccontargli, ma forse non è ancora il momento. Guarda in su e i ricordi si perdono nelle chiome della truffola, che si muovono al vento del crepuscolo come per accarezzare il cielo.

 

 

 

«Così, parti.»

«Devo farlo.»

«Non devi, invece.»

Non le rispose. Molte cose non dette rimasero nell’arco di un passo che già li separava, il primo di molti.

«Tornerai, un giorno?»

«Non lo so. Dipende dal thneed...»

Lei sbuffò. «Quella stupida roba...»

«Non dire così!» Lui s’imbronciò come un bambino. «Quella ‘roba’ è la mia occasione di diventare qualcuno e... e di dimostrare alla mia famiglia che valgo qualcosa... e non solo a loro.»

«A me non devi dimostrare niente, lo sai.»

Ancora una volta, lui non disse nulla. Fu ancora lei a sorridere, spianando la strada perché tra loro non restassero rimpianti, ma tacite speranze.

«Che cos’hai in tasca?»

Arrossì. Sprofondò le mani nella stoffa leggera, con una smorfia imbarazzata. «Quindici centesimi, un chiodo tondo e... una lumaca vecchia...»

«Più vecchia del mondo!» constatò lei, scoppiando a ridere. La lumaca si avviluppò tutta nel palmo aperto di lui, che sorrise triste.

Non si dissero altro e si separarono così, lui saltando su un carretto diretto al futuro, lei guardandolo allontanarsi con le mani giunte in grembo.

 

 

 

Il vecchio Once-ler non è tornato a vivere in città. Non gli è sembrato giusto, e in cuor suo sa che sarebbe così anche se laggiù non ci fossero ancora persone che sanno, che ricordano che è stato lui a distruggere tutto. Sanno anche che hai riaggiustato tutto, adesso, gli ha detto Lorax, quell’unica volta in cui è tornato a trovarlo. Ma a lui basta anche solo aver visto il ragazzo oltre le assi – tre volte: sa che è molto più di quanto non si sia meritato.

Ogni mattina, quando esce nella luce del sole come non era più abituato a fare da un tempo infinito, con il suo piccolo innaffiatoio in mano e il passo pesante tra i nuovi, timidi steli d’erba, il vecchio Once-ler solleva lo sguardo verso Thneedville, città perfetta, dove le mura sono crollate e al centro sorge l’albero più grande e più bello di tutti.

Si chiede se anche lei lo guardi così spesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ho guardato questo film due volte nell’arco della stessa settimana. Mi sono [inevitabilmente] innamorata di Once-ler. Ho amato Norma fin dal primo istante, in un crescendo di stima incomparabile. E poi mi sono chiesta: e se quei due si fossero conosciuti? Complici fanart come quella poco sopra (che non mi appartiene e non è qui a scopo a lucro), ecco la conseguenza diretta del mio fangirling.

Fateci caso, Once-ler non mostra di aver bisogno (?) dei ‘doni’ portatigli da Ted su suggerimento di Norma. Così ho immaginato, sempre per colpa del mio personalissimo headcanon, che quelle fossero le tre cose che Oncie aveva in tasca prima di partire – segno del suo essere povero in canna – e che, mandandogli Ted, Norma avesse cercato di trasmettergli un qualche segno... Sapete, quel mani giunte in grembo non l’ho piazzato lì per caso; mi piace pensare che Oncie e Norma stessero insieme e che Ted sia il loro comune nipote. ESATTO, SONO PESSIMA, TEMETEMI.

Il titolo si rifà al fatto che lui-che-parte-per-fare-fortuna-e-diventare-qualcuno-agli-occhi-di-lei è, appunto, una storia più vecchia del mondo; il sottotitolo è un verso di Let it grow (celebrate the world), brano della colonna sonora del film.

Bon, e ora scappo via vergognandomi come una ladra.

Aya ~

   
 
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