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Autore: este    10/03/2013    13 recensioni
Shot COMPLETAMENTE demenziale, che segue (a grandi linee) la storyline di Kurt nella 4x15. Un Kurt non molto Kurt, alle prese con il buon (si fa per dire) Adamo. Vabbè, Adam, si, quello là.
AVVERTENZA: anti Adamismo e Kadamismo a volontà. La mia vena Klainer reclama vendetta e vittoria sulle note di Come what may.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My funny.. Klaine!'
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nda: buon salve a tutti, anime candide, e felice COME WHAT MAY a voi! Vi propino una nuova shot, assolutamente senza senso, ma, andiamo, c'è di meglio da fare la domenica pomeriggio che leggere stronzate su efp?
Anyway, come da introduzione, ripeto: Adamo è nel mio cuore, e come si presta lui a essere preso per il culo, nessuno. Non dirò di essere una feroce anti-Kadam, perchè, dopo attente riflessioni, un make out sulla groppa e Come what may che ha giocato a freccette nel mio cuore, sono giunta alla conclusione che la Kadam NON ESISTE. Esistono solo Kurt e un irritante personaggino che quando toglierà le tende partirà una standing ovation mondiale.
Diciamo che mi sono impossessata di Kurt e gli ho fatto dire e fare quello che avrei detto e fatto IO durante quella 4x15.

Come sempre, più di sempre, alla mia Sis, perchè.. perchè SI. E lei lo sa <3
Enjoy!





In principio, era casa Hummelberry.

Kurt e Rachel.

Poi era arrivato un terzo, imprevisto, coinquilino: l’ego smisurato di Rachel. Talmente grande e ingombrante che Kurt pensava fosse giusto fargli pagare un terzo dell’affitto e intestargli qualche bolletta del gas.

Poi era arrivato l’amico di letto di Rachel, un marcantonio che amava mostrare le sue chiappe al vento persino al fattorino delle pizze e alla signora frigida del terzo piano, quella che aveva ricevuto corna praticamente da ogni esemplare di sesso maschile che aveva popolato la sua vita. Era un gran bel baldraccone, secondo Kurt.

L’amico di letto di Rachel. Non la signora frigida del terzo piano.

Poi era arrivata Santana. E qui Kurt non aveva da lamentarsi, perché era divertente ascoltare ogni giorno le sue minacce di morte a Rachel e al baldraccone, salvo poi sentirsi chiamato in causa a sedare gli animi quando le minacce erano a un tanto così dal trasformarsi in matematiche certezze.

Tutto bene dunque?

No.

Perché spesso il destino non ti si mette semplicemente conto. Vuole anche deliberatamente prenderti per il culo.

Come? Con la forza della natura. Una tempesta di neve che Zeus la mandava col sorriso. Nessuna possibilità di uscire di casa.

E, soprattutto, nessuna possibilità di cacciare a calci nel culo chi, in casa, non aveva diritto di stare. E senza poi essere perseguibile dalla legge.

Il destino che vuole prenderti per il culo si era materializzato nella figura di un ragaz-, di un uom-, vabbè, del cazzo che era, dicevamo, nella figura di UNO che gironzolava per casa Hummelberry senza un preciso perché.

Ok, Kurt non aveva avuto cuore di lasciarlo in mezzo alla tormenta, dopo che i coinquilini del suddetto soggetto, con una simpatia a cui Kurt avrebbe dato un award, gli avevano praticamente nascosto le chiavi di casa a Central Park ed erano schizzati via fuori città ridendo come assatanati.

Inutile dire che era stato proprio Kurt a suggerire il posto. E a scegliere la tana di scoiattolo in cui abbandonare le chiavi. E con un certo piacere, anche.

Solo, non avrebbe immaginato che la cosa gli si sarebbe rivoltata contro.

Perché Adam – il nome di quello là, per capirci – gli si era attaccato alle caviglie manco fosse una patella a uno scoglio e si era messo a urlare portami con te! portami con te! in mezzo alla folla di passanti in un modo talmente imbarazzante che Kurt per fargliela pagare gli aveva versato una confezione intera di sale grosso nella tisana che gli aveva poi offerto una volta a casa con il sorriso sulle labbra.

E ora stava lì, bazzicando per il salotto a fare divertentissime – a suo dire – imitazioni di film e serie televisive, senza rendersi conto di Santana dietro di lui che ruotava minacciosamente un coltello nella sua direzione.

Kurt l’aveva fermata giusto in tempo prima che, con la sua infallibile precisione, la ragazza colpisse Adam proprio dietro al collo.

Perché, se qualcuno doveva infilzarlo, quello doveva essere Kurt. Quindi Santana doveva starsene buona e non rompere le palle. E continuare ad affettare i pomodori, non persone.

Adam, inutile dirlo, non si accorgeva di una beata ceppa. Kurt gli sorrideva accondiscendente, dandogli corda, perché l’Adam versione cane bastonato e maltrattato era mille volte peggio dell’Adam gioioso e scodinzolante.

Kurt non si sarebbe trattenuto dal prenderlo per il collo, infilarlo con la testa nel water e tirare lo sciacquone finché non si fosse esaurita tutta l’acqua della fottuta New York.

Per distrarsi e distrarre Santana dai suoi impulsi omicidi – visto che l’ispanica aveva molto freddamente preso in mano la scopa e con un coltellino stava incidendo la parte in legno a formare una lancia – Kurt aveva proposto di vedere un film.

Moulin Rouge. Adam, manco a dirlo, aveva iniziato ad applaudire istericamente, acciambellandosi sul divano proprio vicino a Kurt, mentre gli chiedeva in modo concitato cosa volesse dire Moulin Rouge.

Kurt si voltò verso di lui. Lentamente. Molto lentamente. Sorrise.

“Mi prendi per il culo, vero?”

Adam rimase spiazzato: “Chi io? Mai! Assolutissimamente no! Croce sul cuore”.

Prima che Kurt potesse rispondergli vomitandogli addosso insulti in ogni lingua da lui conosciuta, Santana lo precedette, sussurrando freddamente: “Ascolta, faccia da nutria. Stai rompendo un po’ troppo i coglioni. Dì anche solo un’altra parola e giuro sul mio arricciacapelli che ti verso un vasetto di colla vinilica in bocca mentre dormi”.

Adam, sconvolto da tutta quella cattiveria che stava spezzando pian piano il suo cuoricino, si accoccolò in cerca di protezione sulla spalla di Kurt, che trattenne l’impulso di scrollarselo di dosso mentre sillabava un ‘grazie’ silenzioso a Santana.

Mentre il film andava avanti, nel silenzio più assoluto – erano almeno 40 minuti buoni che Adam non fiatava e Kurt si stava trattenendo dal gettarsi per terra ringraziando la Madonna – la scena di Come what may apparve sul televisore.

La mente di Kurt, posseduta da un qualche spirito benigno, cominciò a divagare.

Blaine.

Blaine.

Cos’eri in smoking al matrimonio. CHE COSA ERI. Sei un illegale kamasutra con le gambe. Oh quelle braccia. Le spalle. Dio santo, ho un trip per quelle spalle. Le userei come tavolo per mangiarci sopra colazione, pranzo e cena.
E quel culo. Dio mio santissimo e benedetto. Farei un altarino per il tuo culo. Dovrebbero fare una statua al tuo didietro. Lo dovrebbero studiare in architettura. Seriamente, dovrebbero portarlo in processione, come alle feste patronali. Roba da trascinarti in un vicolo buio e zomparti finché non sorge il sole. Roba da chiuderti in una stanza e uscire da lì solo quando febbraio avrà 31 giorni.

Oh, l’ho fatto? Cazzo, sono un mito. Mi sono fatto Blaine Anderson. Decine e centinaia di volte. Dovrei avere una nota di merito. Dovrei poterlo mettere nel mio curriculum. Accanto alle mie doti canore.

“Signor Hummel, ci dica in poche parole le sue abilità.”
“So cantare, ballare, recitare e sdraiare Blaine Anderson su ogni superficie piana o non piana disponibile.”
“Lei è assunto.”

Oh Dio mio si. Kurt Hummel, sei un fenomeno.

Fenomeno? Sono un pirla. Perché me ne sono andato così presto, porco il mondo. Fottuti corsi della NYADA, a quest’ora avrei potuto essere impegnato in una sana sessione di aerobica con Blaine e invece sto qui, chiuso in casa, a farmi le pippe mentali, in senso letterale, e l’unico esemplare di maschio gay che mi è vicino sembra uscito dalle peggiori fantasie di Dario Argento in preda alle coliche renali.

Fanculo, fanculo e fanculo.. Blaine.. Blaine.. ho già parlato del tuo culo?..

“Kurt..?”

..il tuo splendido, apocalittico, poetico culo..

“Kurt che hai? Stai bene?”

..un’ode al tuo didietro in pentametri giambici- “CHE COSA CAZZO VUOI????”

Kurt stava letteralmente urlando. Adam, di fianco a lui, spalancò gli occhi, mentre vedeva il suo volto sempre calmo e composto trasformarsi in una copia perfettamente fedele di Jack Nicholson in Shining mentre prende ad accettate la porta del bagno.

“A-avevi gli occhi lucidi e quindi pensavo..”

“COSA? PENSAVI COSA? DANNATO FIGLIO ILLEGITTIMO DI UNA MARMOTTA! STAVO BEATAMENTE IMMAGINANDO IL MIO SEXYSSIMO EX FIDANZATO CHE MI SONO BOMBATO AMOREVOLMENTE SOLO POCHI GIORNI FA E TU E LA TUA CAZZO DI VOCE A RISUCCHIO MI AVETE SVEGLIATO! VAFFANCULO!”

Ora, qualsiasi persona sana, di fronte alla confessione così evidente di corna subite, si alzerebbe sdegnata e se ne andrebbe via sbattendo la porta.

Adam no.

Il suo cervello, Kurt lo aveva constatato, funzionava a ore. Poi, era come se andasse incontro a lunghi periodi di blackout.

Esattamente come in quel momento.

Adam non aveva capito UN CAZZO DI NIENTE.

“Kurt, non ti agitare così! Guarda, ho un po’ di soluzione salina in borsa, lo so che le lenti a contatto sono fastidiose a volte ma..”

“Tu puoi prendere la tua soluzione salina e infilartela con tutto il tubetto lì dove non batte il sole. So che hai una venerazione per i lati B, francamente lo capisco dacché il tuo è inesistente quasi quanto la tua intelligenza. E credimi, anche solo per averti guardato, dopo che per 2 anni e più i miei occhi hanno avuto davanti non-stop la meravigliosa anatomica perfezione di Blaine Anderson, dovrei seriamente prenotarmi un volo per Lourdes e lavare via tutti i miei peccati, oltre che prendermi mentalmente e fisicamente a sprangate sui denti. Quindi taci, o uso la tua testa per riparare il rubinetto che gocciola.”

Adam, ovviamente, continuava a non capirne una fava.

Santana, in tutto ciò, era rimasta composta al suo posto, non sapendo cosa fare tra a) buttarsi a terra e ridere come se fosse posseduta, b) unirsi agli insulti di Kurt, c) godersi la scena, magari preparandosi anche un panino come accompagnamento.

Scelse l’ultima ipotesi, restando a guardare, fiera come una madre, Kurt che continuava a offendere e imprecare contro povero Adam, che continuava ad avere un sorriso a 32 denti in faccia.

Certo che, a volte, madre natura è proprio ingiusta.
 
 


Per fortuna di Kurt (ma soprattutto per fortuna di Adam che stava rischiando seriamente il linciaggio e un conseguente volo dal settimo piano), la bufera di neve finì e nessuna parola, nessuna poesia, nessun inno avrebbe potuto spiegare la soddisfazione di Kurt nel metterlo alla porta con la precisa ingiunzione di non tornare mai più lì, pena il diventare mangime per gatti obesi.

Purtroppo Kurt non aveva fatto i conti con il fatto che lui e Adam frequentavano la stessa scuola. Quindi, non si stupì di vederlo arrivare, scodinzolante come al solito, nella sala delle prove di danza, dove si stava allenando.

Osservando attentamente la faccia di Adam, Kurt capì che il suo cervello era nel suo periodo di totale stand-by.

Perfetto. Questo perché stamattina, misteriosamente, non mi ero alzato già con i rodimenti di culo.

“Ciao Kurt! Che fai?”

“In una sala di danza? Mentre giro vorticando su me stesso? Ah beh, non saprei.. cerco un modo alternativo per mandare a quel paese le persone visto che il gesto dell’ombrello mi sembra superato e di cattivo gusto... Che cazzo voglio fare, secondo te? Ballo, no?”

“Volevo ringraziarti per avermi dato rifugio in casa tua, durante la tormenta.. quei burloni dei miei amici sono tornati solo ieri, e io ancora non ho trovato le mie chiavi.. sei sicuro di avermele viste cadere di mano per strada e di non ricordati quale strada?”

“Purtroppo no.. rilassati, che vuoi che sia cercare le tue chiavi cadute per strada a New York..sono sicuro che tornerai vincitore! E comunque non ringraziarmi, per l’abbandono di animali ti fanno multe di quelle che ci paghi l’affitto per mesi..”

“Mi dispiace che non sia durata di più..e che abbiamo visto solo un film..”

“ Non lo dire, guarda, c’è Santana che la notte singhiozza come una disperata dalla nostalgia.. spesso lancia oggetti per la stanza sperando di sentire l’inconfondibile suono metallico dei barattoli di zuppa contro la tua testa.. non ti dico il dolore quando sente solo i tonfi sul pavimento.. terribile.”

“Ascolta.. voglio chiederti una cosa, e voglio che tu sia onesto..”

“Frena, frena.. tu forse non ti rendi conto del sottile piacere che si annida dietro il prenderti pesantemente per il culo.. non puoi chiedermi questa cosa, amico! Dai!...Oh no. No no, porca miseria, non fare quella faccia! Ok, si si si!, sarò sincero, sincerissimo, schifosamente onesto ma cambia espressione, Cristo, che mi viene voglia di affogarti in una pozzanghera.”

“Tu e Blaine… avete…”

“Trombato? O si, amico, hai voglia. Prima gli sono abilmente zompato addosso nel retro della macchina, e stavamo lì lì per andare in terza base quando qualcuno ha ben pensato di romperci le palle. Poi abbiamo cantato un flirtosissimo duetto e ballato un lento, prima che lo trascinassi per la cravatta in una camera  d’albergo e terminassi il lavoro della mattina e, Dio, ho il sospetto che qualcuno abbia avuto difficoltà a camminare dritto per un bel po’.”

“Tu… lo ami ancora?”

“…………………………………………………..ti direi ‘me lo stai domandando davvero?’ ma già so che mi guarderai con la tua faccia da salame, io mi arrabbierò e inizierò a insultarti come se non ci fosse un domani. Sì, certo che lo amo ancora. Sfido chiunque a disinnamorarsi di uno gnocco del genere. E’ contro natura.”

“Quindi… ero solo un rimpiazzo?”

“Oh si. E neanche tanto ben scelto. Non ricordo bene che cosa precisamente mi fossi fumato la mattina in cui ti ho parlato ma, Signore misericordioso, doveva essere roba buona, perché il mio cervello si deve essere completamente spento, in quel momento. Un po’ come piace fare al tuo per intere ere geologiche. Ma sostanzialmente si, rimpiazzo, zerbino, ultima scelta, chiamati un po’ come ti pare: il succo non cambia.”

“No, ascolta. Possiamo rimediare. Andiamo a vederci un film. Una grande storia d’amore. La più grandissima del mondo. E sarà il NOSTRO film, e ogni volta che lo guarderemo penseremo a NOI” e così dicendo, mosse la sua mano ad afferrare, a ghermire quella di Kurt.

La faccia di Kurt si paralizzò. Un sorriso sbiadito comparve sul suo volto. Aveva l’aria di qualcuno che tenta disperatamente di reprimere un conato perché non sta bene vomitare sul tappeto persiano del vicino.

Meccanicamente, sussurrò qualcosa.

“Come hai detto?” chiese Adam, con il suo solito sguardo allucinato.

“…da lì.”

“Come?”

“..mano da lì.”

“Scusa, non capisco niente..”
Ma che grande novità.

“Togli. quella. cazzo. di. mano. da lì. Togli quella mano da lì. Toglila prima che ti strappi l’intero braccio a morsi e lo usi stasera per cucinare l’impasto della pizza. Levami le mani di dosso o giuro sul creatore che chiamo Blaine e insieme ti randelliamo talmente tanto di botte che dovrai andare in giro strisciando sulle ginocchia per il resto della tua fottutissima vita.”

Forse il cervello di Adam non era collegato al resto del corpo, ma il suo istinto almeno era sveglio, e sapeva riconoscere e fiutare il pericolo. Un pò come un cane da tartufo.

Così, ritrasse lentamente il braccio, non perdendo mai il contatto visivo con Kurt. Poi indietreggiò cautamente, un passo dopo l’altro.

Poi, miseramente per lui, aprì la bocca per dire un’ultima cosa.

“Possiamo almeno restare best friends forever, Kurt??”

Kurt non rispose. Si abbassò e schiodò una delle assi di legno dal pavimento, a mani nude.

E fu l’inizio della fine.
 
 
 
Ecco, sarebbe dovuta andare così.




nota finale. Mi pento e mi dolgo per aver dissacrato in quel modo la santa scena di CWM. Ma sono tre giorni e due notti che ho in testa quelle scene e il mio cuore non ce la fa più. Ho dovuto esorcizzare la cosa. Chiedo venia <3
   
 
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