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Autore: _awkward    10/03/2013    2 recensioni
Questa storia parla di una ragazza, Cheryl, che si ritrova inaspettatamente nel passato. Incontrerà personaggi di cui conosceva solo il nome e cercherà di fare ritorno a casa con l’aiuto di un “amico”. Ce la farà?
È la mia prima storia, siate clementi lol. Spero che la trama vi abbia incuriositi almeno un po’ :) grazie a chi si fermerà a leggere
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia. Non mi piace la storia. Anzi, mi correggo, la odio. non capisco a cosa mi serva sapere quello che è successo migliaia di anni fa quando io ancora non ero nata. Non dicono sempre, che non bisogna mai guardare indietro? Ecco. Io non lo faccio. Al massimo penso al futuro, quello si che sarebbe bello da studiare. Se ciò può avere un senso. Mi riscuoto dai miei stupidi pensieri e guardo il libro di storia per l’ultima volta prima di chiuderlo. L’ottocento. Non lo ricorderò mai. Continuo però a guardare la copertina con odio, ripetendo nella mia testa “facile.it facile.it facile.it”, spreando che il libro prenda fuoco, ma non accade niente.
Lo guardo.
Mi guarda.
Lo guardo.
Mi guarda.
Cosa si aspetta esattamente? –Spero vivamente di non doverti più guardare per i prossimi... No! Per il resto della mia vita. Sei una materia inutile, che a me non insegnerà mai niente-. Sospiro e mi avvio verso l’armadio. Prendo una tuta e la indosso velocemente, dopodiché scendo le scale e mi avvio verso la porta. –ESCO MAMMAAAA!-. Grido verso il salotto nella speranza che mia madre mi senta. Ho bisogno di una corsetta e visto che il tempo non è male, mi avvio verso un parco vicino casa mia. Adoro correre. D’estate mi alzo sempre presto la mattina, corro per un’oretta al massimo e poi torno a casa per dormire fino a ora di pranzo. Ma nel mese di Marzo è sempre difficile trovare una bella giornata per andare a correre e ogni qual volta capita, ne approfitto. Arrivo al parco e inizio a fare due, tre, quattro, dieci giri e oltre fin quando non mi fermo accanto ad una panchina e inizio a fare stretching. Mentre mi faccio gli affari miei sento una voce da oca provenire non lontano da me. Mi giro e vedo Kate, una troia. O meglio la troia. Kate è una stupida ragazzina viziata che ottiene qualsiasi cosa desideri dai genitori ricchi sfondati. La odio. Ha un modo di fare insopportabile, è arrogante, presuntuosa, stronza, cattiva, ma soprattutto bella. Si può dire di tutto su Kate, ma non che non fosse bella. Molti gli sbavano dietro e non li biasimo di certo, perché anche io se fossi un maschio le starei appresso. Ma in quanto della sua stessa specie, del suo stesso sesso, la odio. Continua a ridere come una sguaiata insieme al suo ragazzo, Mark, sicuramente cornuto. Distolgo lo sguardo e mi dedico ai miei cari esercizi. Dopo un po’ mi dirigo verso una fontanella, bevo un sorso di acqua gelata e ricomincio a correre lentamente. Mi fermo di botto però quando sento una goccia cadere sulla mia guancia. Alzo lo sguardo verso quel maledetto cielo londinese che fa sempre i capricci. È un clima lunatico quello di Londra. A marzo poi ancora peggio. Corro disperatamente verso casa mentre la pioggia si fa sempre più fitta. Arrivo nell’ingresso di casa mia ormai zuppa e senza esitare mi dirigo in bagno per una doccia calda. Quando esco sento la musica a palla provenire dalla camera di mio fratello Dave. Idiota. Con solo l’accappatoio addosso vado in camera mia trovando il libro di storia che ricomincia a fissarmi. Spazientita da quella situazione, prendo il libro e lo butto sotto il letto. Indosso il pigiama di fretta e furia, rendendomi conto di essere in ritardo per la cena, e scendo di sotto. Mi siedo a tavolino e mi servo da sola. Servirebbe un cameriere in un questa casa. –Domani ho una partita di calcio-. Dice raggiante Dave. Alzo gli occhi al cielo. Pensa sempre ed esclusivamente a quello. è impossibile parlare con lui se l’argomento non è calcio o musica rap. –Io invece ho una recita con la mia classe questo giovedì-. Prosegue mia sorella, Chloe. Felicissima come sempre. Dovesse cadere il mondo, lei sarebbe la persona più felice, incondizionatamente. Sorrido. Adoro mia sorella. –E tu invece Cheryl? Progetti? Novità? Gare?-. mi chiede mio padre. Lui è quel tipo di uomo che vuole il meglio per i suoi figli, ma fino ad ora, l’unica che sembra soddisfarlo è Chloe. Infatti lui non approva la mia passione per lo sport perché dice che non mi porterà mai da nessuna parte, che è uno spreco di tempo, insomma. –La Maratona di New York-. Rispondo distaccata prestando sempre più attenzione alla bistecca che avevo nel piatto. Oh, cola del sangue dal lato destro. Sento subito uno sbuffo da parte di tutti i presenti al tavolo. Ormai erano abituati a sentire questa mia risposta e non capisco perché continuano a chiedermelo. Si aspettano forse che un giorno cambierò risposta? Affatto. Il mio sogno è quello di correre, e magari vincere, la Maratona di New York. Fin da piccola miravo a quel lontano traguardo, che ora vedo sempre più vicino. Mio padre fa per rispondere, ma io mi alzo dal tavolo mormorando un “buonanotte”, per poi avviarmi al piano di sopra senza aspettare risposta. Appena arrivo in camera e poggio la testa sul cuscino, mi addormento. Mi chiedo solo se domani dovrò sorbirmi una di quelle ramanzine da parte di mio padre. Tanto mi sentirò ripetere sempre la stesse cose sull’educazione e poi si finirà inaspettatamente a parlare del college, dove non ho intenzione di andare.

Mi sveglio con un terribile mal di testa e non ho per niente voglia di andare in quell’inferno. Proprio mentre sto per richiudere gli occhi, dimenticando tutto ciò che si trova fuori dalla mia stanza, mia madre batte dei violenti colpi sulla porta urlandomi.-CHERYL ANN JONES ALZATI SUBITO DA QUEL LETTO-. Odio quando mi chiama con il mio nome per esteso. Vuol dire che è parecchio incazzata. Mah, sarà la menopausa. Ad una certa età ci arrivano tutti. Mi alzo svogliatamente e mi vesto con i primi vestiti che trovo. Un po’ troppo colorati forse, ma non mi importa. Mi lego i capelli in uno chignon alto, indosso i miei orecchini preferiti e vado a fare colazione. Trovo solamente mio padre in cucina, cosi prendo solo un cornetto e lo mangio mentre preparo la cartella per scuola, infilando dentro i libri che mi servono. Ricordo all’improvviso di aver lasciato il libro di storia sotto il letto e mi dico di riprenderlo quando andrò a lavarmi i denti. Finisco il mio cornetto e bevo un sorso di succo d’arancia. Risalgo sopra senza degnare mio padre di uno sguardo e mi dirigo in bagno. Faccio per aprire la porta, ma quest’ultima è chiusa. Batto un pugno violento sulla porta.-DAVE ESCI SUBITO DAL BAGNO. CAGA IN FRETTA IDIOTA-. Sembra che oggi Gesù sia dalla mia parte e anche la fortuna, perché mio fratello esce dal bagno e mi rivolge un occhiata che secondo lui è truce. Alzo un sopracciglio e mi dirigo in bagno. –Che puzza-. Faccio una faccia disgustata quando noto la mia cagnolina. Sophie, accanto alla porta. La prendo in braccio felice accarezzandola  e  coccolandola per un po’. Lei è l’unica a capirmi. La poggio di nuovo per terra e mi lavo i denti scocciata. Per riprendermi un po’ mi getto dell’acqua fredda in faccia ottenendo solo una pelle d’oca sulle braccia. Mi asciugo la faccia e sto per scendere nuovamente giù, quando mi ricordo del libro di storia. Sento un clacson suonare e sussulto. È mio padre che mi intima di sbrigarmi. Scendo di corsa ritrovandomi con il culo per terra quando inciampo nell’ultimo gradino. Corro in cucina, afferro lo zaino e il giubbotto e mi precipito fuori casa. Salgo in macchina con il fiatone e indosso i miei ray-ban colorati. Arriviamo a scuola in meno di cinque minuti, mugugno un “buona giornata” a mio padre e a mia sorella e mi avvio verso l’entrata insieme a Dave. Prima lezione della giornata:storia. Iniziamo male. Mi avvio verso l’armadietto per depositare i libri che non mi servono tenendo solo quello di storia, dopodiché vado in classe e mi siedo al mio solito banco vicino alla finestra. Il clima ombroso di quella mattina non mi convince per niente. Faccio una smorfia di disapprovazione per poi prestare la mia attenzione al professore che è appena entrato. –Allora ragazzi. Per oggi il mitico ottocento da studiare. Chi vuole parlarcene? Jones?-. sussulto sentendo il mio nome e mi sento subito in soggezione quando noto tutti quegli sguardi rivolti verso di me. –Bè .. ehm.. in realtà io non avrei studiato per oggi Mr.Johnson-. rispondo grattandomi il collo. Il professore mi rivolge un’ occhiata di rimprovero:-Se continui così Jones non ti diplomerai affatto quest’anno. Capisco che la storia non è una materia che ti appassiona, ma dovrai fartela piacere se vuoi passare l’anno-. Faccio un sospiro. –Lo so Mr.Johnson. le prometto che per la prossima volta saprò il capitolo a memoria. Ora potrei andare in bagno, per cortesia?-. fa un cenno d’assenso con la mano, per poi dedicarsi al suo registro e scegliere la sua vittima. Esco dalla classe e mi dirigo verso il bagno con passo svelto. Mi chiudo dentro e mi appoggio contro il muro. In un momento di lucidità, non lo avrei mai fatto, ma al momento sono troppo giù di morale. Se non mi metto a studiare seriamente storia rischio di dover ripetere l’anno. Mi sciacquo la faccia e bevo un po’ d’acqua. Mi rimiro un po’ nello specchio e schifandomi da quella vista, esco. Appena alzo lo sguardo non mi ritrovo davanti il corridoio della mia scuola, ma un grande viale asfaltato con della strana gente, con vestiti strani, che cammina in modo strano. Faccio per tornare nel bagno, ma dietro di me non c’è nessuna porta, solo il continuo di altra gente strana che mi guarda male. Cosa mi sta succedendo?   
 
 
 
 Spazio Autrice
salve :) allora come prima cosa ci tengo a precisare che questa è la mia prima storia quindi non siate troppo cattivi lol
Mi è venuta in mente mentre studiavo storia, materia che odio davvero. Il prologo è un corto ma non voglio far capire
subito tutto della storia lol. In ogni caso spero che vi piaccia almeno un pochinoinoino
e se vi va lasciate una recensione o contattatemi su twitter (
@
xstrayheart), per farmi sapere che ne pensate :)
Bene, al prossimo capitolo c:

Giù





  
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