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Autore: TheREVolutionary    10/03/2013    1 recensioni
Anno 521 a.C
Grecia.
In questi anni, inizia la formazione di un ragazzo, un ragazzo molto particolare. E' un periodo di grandi pensatori e di grandissimi progressi in campo filosofico. Ma, questo ragazzo di nome Eraclito, scoprirà molto presto quanto ciò in cui crede possa penetrare il suo sangue fino a diventare una rappresentazione materiale.
Genere: Azione, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anno 521 a.C.
In un punto non identificato della Grecia, due giovani stavano correndo vicino al casolare di famiglia, in una strada circolare alquanto malmessa. Era autunno, e un candido sole faceva risplendere le foglie di una delle rare foreste di querce. Nonostante fosse ottobre, faceva ancora molto caldo. "Fermati, Lito, non ce la faccio più! Fa troppo caldo per me!" gridò uno dei due fanciulli. "Sopporta! La clessidra è quasi vuota. E poi non è così caldo!" rispose l'altro, mentre si asciugava la fronte con il braccio.
Poco dopo, la clessidra fu vuota, e i due si fermarono. "Maledetto, questa è l'ultima volta che corro con te, Lito" disse il ragazzo più piccolo, rivolgendosi al fratello. "Cosa vuoi che siano, due clessidre di corsa. E poi, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?" rispose l'altro, con fare scocciato. Il nome del ragazzo più grande è Eraclito. Non sopporta di essere chiamato Lito per il semplice fatto che adora il suo nome.
Mentre riprendeva fiato, si mise ad osservare il sole. Dei raggi leggeri gli passavano tra i lunghi capelli riccioli, facendoli sembrare ancora più rossi e splendenti di quanto non fossero già. Nonostante l'età, aveva già degli abbozzi di barba sul viso.
Chiuse gli occhi marrone chiaro, fece un respiro a pieni polmoni, e si girò verso il fratello. "Andiamo, Eraconte. Rientrare oltre l'orario stabilito è l'ultima cosa che voglio, in questo momento" disse, inarcando le sopracciglia e facendo un gran sorriso, mentre si avviava verso la strada di casa. Con molta fatica, il piccolo Eraconte lo raggiunse a corsa, prendendolo per mano e trascinandolo a terra con tutto il suo peso. I due ripresero a correre ridendo.
Di fianco alla pietra dove si era fermato Eraclito, giacevano dei frammenti di cenere.

 


“Fuoco sempre vivente, che si accende e si spegne secondo giusta misura”.
-
Eraclito

 

 

Anno 428 a.C., fase Archidamica, coste dell'Attica.

Ormai erano tre anni, che questa guerra andava avanti. Gli spartani stavano attaccando assiduamente le difese ateniesi, e i loro attacchi stavano andando a buon fine. Gli ateniesi stavano perdendo la guerra. Le truppe di Sparta erano più numerose, maggiormente addestrate e meglio equipaggiate. Marciavano incessanti verso le mura strenuamente difese, e a breve sarebbero riusciti a sfondare le porte. Sulla cima di queste, schiere di arcieri scagliavano frecce sulle truppe nemiche.
Un arciere, abbastanza giovane, appena arrivò alle mura, fu impressionato dal numero di nemici che vedeva avanzare verso di lui. Scagliò un paio di frecce, ma subito, con gli occhi lucidi, si voltò, e si apprestò a scendere dalle mura. Stava quasi per farcela, quando, ad un tratto, un uomo lo prese per l'elmo, e lo spinse a terra. Era una strana persona: indossava una lunga tunica rossa, gialla e arancione con alcune sfumature di bianco verso il basso; ai piedi, dei sandali leggeri. Nella mano destra aveva un tirapugni d'acciaio, con il quale teneva in mano uno strano bastone scuro. I lunghi capelli riccioli rossi erano raccolti in una coda fatta con un laccio di cuoio. "Ragazzo, brandisci il tuo arco, torna in prima linea, e difendi la tua città, la tua famiglia, i tuoi amici. Non è ancora tempo di ritirarsi!" disse. Le lacrime di paura del ragazzo svanirono e tornò sulle mura. Poco dopo, con passo tranquillo, l'uomo dai capelli rossi si portò vicino al ragazzo. Guardò oltre le mura, e rimase un po' sorpreso. Infinite file di soldati, catapulte e arieti avanzavano verso la porta. Un attimo dopo, notò un' ariete pericolosamente vicina alla porta delle mura. Mise il bastone scuro in verticale. Successivamente, lo spostò in orizzontale. Il bastone, il quale divenne viola per un attimo, sparò dal centro una palla infuocata che colpì in pieno l'ariete, la quale fece esplodere l'ariete in mille pezzi. I frammenti ardenti caddero contro le truppe spartane.

 

I soldati ateniesi cadevano uno dopo l'altro, schiacciati dai sassi delle catapulte. L'uomo dai capelli rossi rimase a fissare una strana costruzione in lontananza. Fu distratto dal grido di un soldato: "In arrivo, levatevi di lì!". L'uomo alzò gli occhi al cielo, e vide il masso di una catapulta in volo verso di lui. Chiuse gli occhi, e con degli strani movimenti del suo bastone, divise in due il masso in arrivo, bruciandolo a metà. Ma ciò non fermò la sua corsa. I due pezzi caddero a lati dell'uomo, rivoltando quel pezzo di mura verso l'interno della città.

Dai macigni caduti dalle mura, si alzò un po' di fumo, e, alla base, si formò un po' di cenere.

 

 

Le cose tra loro distanti sono per opera della mente saldamente unite.”

-Parmenide

  
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