•Capitolo uno

L’aria di marzo si stava leggermente scaldando, il freddo gelido delle due passate settimane sembrava aver lasciato spazio ad un sole dal dolce tepore che rallegrava un po’ tutti, compresi gli stormi di rondini intenti a migrare di nuovo in città.

Lexie, dal canto suo, odiava la primavera e anzi, avrebbe di gran lunga preferito rimanere stretta nel suo maglione preferito con un libro sulle gambe e una cioccolata calda come usava fare d’inverno. Ora, invece, aveva parcheggiato il motorino rosso fuoco per cui aveva tanto discusso con la madre e stava entrando nel pub adibito a bar di giorno di Alexander, colui che aveva sempre considerato suo padre.

Perché un padre, Lexie, non è che l’avesse. Disperso in guerra, era un uomo valoroso le aveva detto la madre una volta ma la sua curiosità nei confronti dell’uomo non è che fosse sparita, era solo nascosta, in risposo ma affamata e aspettava solo che la giusta quantità d’informazioni arrivasse per sentirsi finalmente sazia.

La macchina fotografica, grande e nera, che portava al collo attraverso un laccio color pece la infastidiva un po’ come aveva sempre fatto. Non mi ci abituerò mai pensò tra sé e sé prima di salutare freddamente Mary, quella cameriera dai capelli corvini non le era mai andata a genio. Forse perché aveva spezzato il cuore del suo migliore amico, forse perché proprio il fatto che lei si fosse avvicinata a lui l’aveva infastidita o forse perché era troppo bella per essere vera: il viso dolce contornato dai quei capelli lunghi e liscissimi sempre perfetti, gli occhi color castagna, intensi con le palpebre coperte fino all’estremità di un ombretto forte e da ciglia folte, la terza abbondate che riempiva quel reggiseno di suo già imbottitissimo.

Lexie invece no, lei non era affatto così.
I capelli biondo ramato le ricadevano sempre davanti al seno che non sembrava mai crescere quanto avesse voluto, il trucco se c’era, era poco e non era sicura quanto Mary. Mary era un po’ oca ma intelligente se si applicava.
Lexie pensò a quanto avrebbe voluto somigliare a quella ragazza poi oltrepassò il bancone e beccando leggermente la guancia di Alexander che le rivolse un sorriso sereno indossò un grembiule bianco candido.

Alexander –che tutti chiamavano semplicemente Alex- era un uomo dalla corporatura abbastanza robusta, qualche riccio dei capelli neri scolorito, ogni tanto, gli ricadeva sulla fronte in modo buffo. Era un uomo forte ma che allo stesso tempo non aveva paura a dimostrare in qualsiasi situazione quanto volesse bene a lei e sua madre.
«Aspetta, messaggio per te» le disse l’uomo porgendole un bigliettino che Lexie guardò accigliata. Lo aprì immediatamente dopo che l’uomo si fu allontanato.

Ti aspetto dietro il locale, muoviti bionda, riconobbe subito la calligrafia di Robert, il suo migliore amico appunto e un sorriso le comparve sul volto senza che lei potesse neanche accorgersene.
Non le piaceva Robert o almeno non si era mai soffermata a guardarlo sotto la luce di ‘possibile fidanzato’, lo conosceva da quando aveva sei anni e non ne era mai stata attratta da lui. Amore fraterno forse pensò. Lui era il tipo di amico con cui passi i weekend guardando tutti i film di Harry Potter (da cui lui era ossessionato) finendo le scorte di popcorn, quello con cui fai esplodere gli esperimenti nel laboratorio di chimica e con cui poi condividi quella bella F rossa, quello per cui faresti di tutto e andresti contro tutti pur di vederlo felice.

Adesso che ci pensava tutti avevano sempre creduto che loro due stessero insieme ma lei aveva sempre liquidato le voci senza dargli troppo peso. Ora che lui la stringeva forte a sé ci stava pensando, ad una relazione con lui che poi era un bel ragazzo. Alto, capelli marroni, divertente e gentile. Chissà perché non ha una ragazza si disse ma poi tornò a concentrarsi sul quell’abbraccio, il suo posto preferito era quello, ovunque fosse il suo migliore amico.
Penso tropposi ammonì poi, sembro quasi una macchinetta continuò. Troppa carne sul fuoco, carpediem ti direbbe ora Robert.
Lui sciolse l’abbraccio e le scansò un po’ i capelli dietro le orecchie leggermente a sventola. Lexie odiava le sue orecchie che erano spesso oggetto di prese in giro poco divertenti.

«Quando sei tornato?» le chiese vivace.
«Ieri sera, la ruota del camper dei miei si è bucata e quindi abbiamo tardato un po’…»
«Avresti dovuto chiamarmi» lo rimproverò.
«Scusa se non ho voluto disturbarti all’una di notte solo per dirti ehi sono ancora vivo»
«Non avresti disturbato» lui le sorrise poi distolse lo sguardo.
«Stavi lavorando?»
«Ero appena arrivata, vieni»

Rientrarono nel pub e Mary arrossì leggermente alla vista di Robert, Lexie era convinta le piacesse ancora ma allora perché non si faceva avanti? Ma meglio così, non voleva quella tra i piedi. Non che le importasse.
Il ragazzo salutò Alex intento a lottare con la macchinetta del caffè inceppata mentre Lexie passava dietro il bancone e poggiava i gomiti sul freddo legno.
«Perché mi fissi?» la domanda dell’amico parve svegliarla da chissà quale sogno.
«Terra chiama Lexie, perché mi stai fissando?»
«Non ti stavo fissando» mentì spudoratamente, cercò poi di trovare una scusa decente «volevo guardare oltre te cioè, voglio dire..fuori dalla finestra».
Non era brava in queste cose. ~~Prese la macchinetta e scattò una foto alla panchina bianca di fonte il locale.~~ L’amico scosse la testa, non sa che mi piace pensò Lexie che morse la lingua come per punire solo i suoi pensieri, aveva ammesso che Robert le piaceva o cosa?

La sera non tardò ad arrivare e con lei neanche la mandria di ragazzi che parevano impazzire per i drink di Alex.
Lexie passava veloce e agile tra i vari tavoli e si faceva strada con le braccia tra le persone che ballavano in un modo tanto ridicolo da strapparle un risolino ogni tanto.
Una voce roca, brusca la fece sussultare.
Un giovane aveva sbattuto un tipo dai capelli marroni contro la parete dando un po’ di spettacolo alla piccola cerchia di persone che ora li circondava.
Non penso che qualcuno picchi così un ragazzo solo per dare spettacolo si suggerì Lexie che brandendo le mani a destra e a manca era arrivata di fronte alla fonte di tutti. Un biondo dal corpo slanciato, qualche brufolo qua e là sul viso.
«Smettetela qui» urlò invano, si girò verso una ragazza e le strappo di mano la bibita rossa sussurrandole un qualcosa come puoi prenderne un’altra.
Lanciò con forza il contenuto del bicchiere contro il tipo che si voltò con la bocca aperta.
«Mi senti adesso?» lo beffeggiò lei.
«Bambinetta come cazzo hai osato..?»
Il ragazzo fu interrotto da un tipo biondo che Lexie parve riconoscere. Un viso troppo familiare. Un viso conosciuto. Un viso famoso.
«Smettila Ryan» sussurrò fermo.
La ragazza a cui Lexie aveva strappato di mano il drink iniziò a lanciare urletti che tentava di soffocare girandosi verso le amiche che si comportavano nella stessa identica maniera.
«Mi fai autografo?» lo pregò una. Lui tirò fuori dalla giacca una penna e le scrisse qualcosa sul braccio e allora, e solo allora Lexie capì chi è che era il biondo.

ronnie's space
salve bella gente sono ronnie13
con un secondo profilo non per una ragione ben precisa.
allora, tempo fa avevo detto che avrei pubblicato una ff
su jiley ed eccola qui, non ho voluto usare il nome miley ma
la ff è su lei e justin come vedete dal banner.
spero di non deludere nessuno e spero anche che sia una storia
originale, sinceramente non è che io abbia scelto un bel periodo per
pubblicarla dato tutto quello che justin sta passando ma vabbe.
ho già scritto più capitoli così da provare ad essere puntuale nell'aggiornare.
niente da dire, spero vi piaccia e spero lasciate in una recensione i vostri parere.
un bacio grande, ronnie.