Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: ButterflySeven    11/03/2013    4 recensioni
Maya si reca finalmente nell'isola di Izu, con nel cuore un mix tra speranze e dubbi su ciò che accadrà nell'incontro con il famigerato ammiratore.
Riuscirà Masumi a rivelare la sua identità? E cosa accoglierà la giovane Maya dietro il portone in legno della magnifica villa?
Una notte di luna nuova, segnerà l'inizio di questa nuova avventura.
"Lasciando fuori tutto il resto"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Finalmente dopo secoli e secoli, ho trovato l'ispirazione per una short fic. L'idea è nata un pò per caso, ispirata dalla canzone dei linkin park "leave out all the rest" (che da il titolo alla fic, anche se scoprirete dopo come viene integrata nella storia).
La mia fase creativa non segue un senso logico, va semplicemente "dove mi porta il cuore" ed in questo caso è volato nell'isola di Izu. Sarà una ff di non troppi capitoli (forse 5,o più o meno, ma ho la trama generale, poi scrivendo ho sempre nuove idee ed allungo il brodo). Ovviamente sarà incentrata su Izu, quindi partirà e si concluderà all'interno dell'isola, giusto perchè ho sempre bisogno di darmi un minimo di margine o divago...
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!


Leave out all the rest


Capitolo 1

Dopo aver percorso il piccolo vialetto, Maya poggiò le valigie con affanno nella pedata dell’ultimo scalone.
Si concesse un ultimo respiro, poi, con mano tremante, suonò con delicatezza al campanello.
Lo sguardo si perse osservando le minuzie della trama del legno, che in quel momento le parvero persino interessanti. Il cuore batteva forte in petto, ma la ragione cercava delle distrazioni, tentando inutilmente di diminuirne la corsa frenetica.
Suonò una seconda volta e dopo quelle che parvero ore, la porta scattò di lato e potè entrare nell’enorme villa.
Era ad Izu, l’isola di cui le aveva parlato il signor Hayami ed in quel pallido mattino di un fine settimana, avrebbe finalmente incontrato il suo ammiratore. O meglio, finalmente il suo ammiratore (che lei conosceva fin troppo bene) si sarebbe deciso a smascherare la propria identità.
Era da tanto che aspettava quel momento, forse anche troppi anni, o troppi sospiri del cuore. E’ difficile decodificare il tempo del cuore e lei sapeva bene che il suo aveva aspettato con fin troppa pazienza un segnale “dall’alto”.
- Buongiorno!- disse sorridente ed un po’ impacciata nel trascinare le valigie all’interno della villa. Rimase un po’ sorpresa dal comportamento del suo ammiratore: il signor Hayami era un uomo gentile e galante, non credeva possibile l’avesse lasciata con tutte quelle valigie, lì da sola.
Si voltò solo dopo qualche minuto, con il cuore che batteva più forte che mai. Bastava poco: avrebbe sollevato il capo ed i sui occhi si sarebbero specchiati in due pozzi verdi come i fondali del mare.
Ma non incontrò gli splendidi occhi del signor Hayami.
- Buongiorno anche a lei, signorina Kitajima-
Il sorriso si spense in un attimo. Spalancò gli occhi incredula e boccheggiò in attesa che la voce le tornasse.
- Signorina Takamiya, non credevo di incontrarla qui…- rispose Maya arretrando di qualche passo. Si guardò attorno, cercando con lo sguardo le spalle forti e possenti dell’uomo che amava. Ma l’aria era intrisa dell’odore pungente di quella donna, che adesso la fissava con sguardo accecato d’odio.
-Cerchi qualcuno? Stai aspettando “lui”?- chiese affrettando il passo.
- No… Io… Io…- Maya non seppe cosa fare, ma l’istinto le suggerì di scappare. Si voltò di scatto, inciampando su una delle valigie e cadendo in avanti –ahi!- ebbe il tempo di sussurrare, si alzò nuovamente, ma la porta si chiuse con un tonfo. Shiori era arrivata prima di lei e l’aveva intrappolata in quella magnifica gabbia d’oro.
- Mi dispiace deluderti, ma lui non c’è- le disse sprezzante – inoltre, non sono più la signorina Takamiya, ma la signora Hayami. Abituati all’idea, ragazzina, da oggi per te sarò la moglie di Masumi Hayami, la moglie del tuo ammiratore…-
Maya rimase pietrificata e le lacrime caddero come stelle dai suoi pozzi di cielo, indomabili, irrefrenabili… Vide il magnifico anello di fidanzamento nella mano della donna, che le porgeva con orgoglio, adesso fermato da una piccola striscia d’oro: l’anello di nozze.
Era finita, era davvero finita… Non avrebbe avuto senso continuare a lottare.
Aveva perso.
L’aveva perso, per sempre…
E mentre le lacrime continuavano a scavarle il viso, una voce angelica continuava a chiamarla dall’alto…
- Maya… Maya… Maya…-

- Maya… Signorina Kitajima, si svegli!-
Maya sentì una leggera pressione sulle spalle, stropicciò gli occhi e sbadigliò forte, finchè si decise ad aprire le palpebre.
-Si è svegliata! La chiamavo da un pezzo!-
- Dove, dove siamo?- chiese la giovane ad Hijiri, mettendosi a sedere sul sedile anteriore della macchina dell’uomo.
- Abbiamo lasciato il porto di Izu circa 15 minuti fa, ma non avrà retto il sonno e si è addormentata. Mi dispiace doverla svegliare, ma siamo arrivati…-
- Si, grazie…-
Maya uscì dalla macchina, ad occhio e croce dovevano essere le 5 del mattino. Il suo ammiratore le aveva prenotato l’ultima corsa della nave del venerdì notte, in modo da poterlo raggiungere subito dopo le prove del venerdì. Era contenta di quella scelta, non avrebbe resistito un giorno di più lontana da lui, senza contare che in quell’ora tarda viaggiava pochissima gente ed una volta al porto di Izu, non l’avrebbero notata sotto quel cielo ancora buio.
Doveva essere al settimo cielo, eppure il sogno appena fatto le infuse un certo terrore… E se davvero dietro quella porta massiccia avrebbe trovato la signorina Shiori e non lui? E se l’avesse chiamata lì solo per metterla a conoscenza della verità, ma allo stesso tempo avvertirla che non avrebbe potuto occuparsi mai più di lei perché quasi sposato?
Sospirò forte osservando Hijiri scaricare le valigie dal bagagliaio e poggiarle all’ingresso del vialetto che conduceva sin dentro la magnifica villa.
Non doveva essere così negativa. I sogni non sono altro che il frutto dell’inconscio, scaturiscono da paure che si insidiano nelle vie più remote dell’anima. Erano solo paure e lei le avrebbe affrontate.
-Adesso devo andare, signorina Kitajima, il mio compito si conclude qui…- le disse Hijiri dopo averle sistemato le valigie davanti all’immenso portone, che s’intravedeva appena in quella buia notte di luna nuova, grazie a piccole lanterne che segnavano il percorso del vialetto.
- La ringrazio, è stato molto gentile…- si salutarono un’ultima volta, poi Maya sparì nell’ombra della notte ed Hijiri potè solo osservarla da lontano, con nel cuore un mattone che pressava sempre più verso l’interno, fino a fargli mancare il respiro.
Si accese una sigaretta con mano tremante e sperò che il suo dolore fosse compensato con la felicità del suo capo…

Le ginocchia sembravano fatte di burro per quanto il suo passo era incerto, si sentì mancare dall’emozione, ma con non poche fatiche, arrivò di fronte il grande portone in legno. Rimembrò ancora una volta il sogno, ma si convince ad aver fiducia. Infondo nel sogno il sole era già sorto, in quel momento invece era il buio a fare da padrone.
Alzò la mano quel tanto che bastava per suonare al campanello ed aspettò pazientemente che qualcuno le aprisse.
La porta scattò di lato dopo qualche minuto, da dentro fuoriuscì un’oscurità ancora più fitta, avvertì dietro di lei le luci del vialetto spegnersi una dopo l’altra ed ebbe paura che quella fosse realmente una trappola della signorina Shiori.
Fece un passo indietro spaventata, quando un’ombra sbucò da dietro la porta e l’afferrò per un polso.
-Non avere paura, sono io…- il cuore di Maya ebbe un sussulto, quella voce…- sono il tuo ammiratore- le disse infine.
E lei non ebbe dubbi: quella era la voce del signor Hayami, la voce del suo ammiratore e dell’uomo che amava.
E come un déjà vu, non si trattenne e semplicemente alzò le braccia al cielo, prese la rincorsa e si aggrappò alle spalle forti e sicure dell’uomo. Pianse forte, pianse come da tanto tempo non faceva: non erano lacrime di dolore, erano lacrime di pura e semplice gioia.
-Grazie…- gli disse soltanto, lasciandosi cullare dal suo profumo che sapeva di muschio.
Masumi rimase esterrefatto per qualche secondo, ma quando si ridestò portò un braccio ad afferrarle la vita sottile, mentre l’altra mano si perse ad accarezzare i lunghi e setosi capelli.
Era un momento magico per lui: poterla accogliere nel suo rifugio, nell’unico luogo in cui poteva spogliarsi della figura del giovane dandy ed essere liberamente se stesso; poterla accarezzare ed abbracciarla dopo quel periodo che avrebbe definito un vero inferno… Era magnifico poterla avere nuovamente tra le sue braccia.
Ma l’insicurezza non era diminuita, tutt’altro.
- Aspettami qui, porto le tue cose dentro- le disse allentando la presa dalla vita e poggiandola a terra. Afferrò le valigie con qualche difficoltà dato il buio totale, vide l’ombra di Maya oltrepassare il confine della porta e tastare la parete in cerca di qualcosa.
- No!- le disse trascinandola nuovamente all’esterno, lontana dalla parete interna della casa – non cercare l’interruttore della luce, ho bisogno di parlarti prima di svelarti il mio volto -
Maya sorrise divertita. Il suo ammiratore non aveva ancora acquistato quella sicurezza che aveva tanto sperato. Ma decise di assecondare le sue scelte.
-Come volete- disse trattenendo le risate – ma non pensate che potrei riconoscervi dalla voce?- non riuscì a bloccarsi dal dire.
Nell’oscurità della notte, non potè vedere il rossore che imporporò le guance del signor Hayami.
- Avete ragione, probabilmente potreste riconoscermi dalla voce, ma desidero ugualmente spiegarle alcune cose prima di rivelarmi del tutto -
-Se questo vi rassicura, per me non ci sono problemi…-
Ed era vero, perché poterlo abbracciare ed osservare l’ombra del suo corpo, sentire il suo respiro così vicino al suo, era ciò in cui aveva sperato nei lunghi giorni in cui rimasero distanti. E vederlo così docile dopo il loro ultimo incontro, dove l’aveva trattata ancora una volta come una semplice “ragazzina”, sputandole parole sconcertanti che le avevano riempito l’anima di ferite probabilmente non rimarginabili, non credeva fosse quasi possibile. Ma la Tsukikage sensei l’aveva portata a riflettere a lungo su quell’atteggiamento così ambiguo e si disse che doveva esserci una buona motivazione dietro al suo comportamento.
La forte stretta sulla sua vita, era la prova che anche lui aveva sofferto e che le promesse che si erano scambiati sulla nave erano ancora valide. E poi, averla invitata lì, non era forse un segnale di forte fiducia da parte sua?
Immersa nei suoi pensieri, non si accorse che il signor Hayami aveva già portato le valigie nell’ingresso, che aveva chiuso il portone e che adesso la fissava tra l’oscurità.
- Ho finito- le disse sospirando –che ne dice di una passeggiata?-
Maya lo guardò perplessa.
- Una passeggiata? Con questo buio?-
- Cosa c’è? Non ha fiducia nel suo ammiratore?-
-NO! E’ che…-
- Non si preoccupi, conosco questo luogo meglio di qualunque altro, non è la prima volta che mi oriento nel buio…-
La prese per mano e la guidò nel buio. In realtà le ombre erano ben visibili e non fece così tanta fatica a scansare gli alberi o i massi. Iniziarono a scendere per delle scale e potè avvertire gradino dopo gradino il forte odore della salsedine mischiarsi al buon profumo di muschio emanato dal signor Hayami. Quell’odore le sembrò estremamente afrodisiaco.
-Da ragazzino per sbaglio ho dimenticato le chiavi della porta dentro casa e sono stato costretto a passare la notte all’aperto, è stato magnifico! Avevo la volta stellata a farmi compagnia ed una luna splendente a cullarmi. Il suono del mare mi ha aiutato ad addormentarmi ed all’alba mi sono quasi dispiaciuto che la notte fosse volata così in fretta. Ma lo spettacolo che si presentò ai miei occhi, era quasi migliore della volta stellata sopra la mia testa…-
Dopo l’ennesimo gradino, Maya sentì sotto i piedi qualcosa di soffice e potè distinguere una piccola baia scavata tra le rocce. Le onde del mare procuravano davvero quel suono simile ad una ninna nanna di cui le aveva appena parlato il signor Hayami. Chiuse gli occhi per istinto, arrestò il passo, spalancò il braccio libero e si lasciò cullare dal vento fresco e dall’odore del mare.
- E’ fantastico…- disse con un filo di voce – non ho mai provato una cosa simile… E’ buio, ma non ho paura e mi sembra di poter vedere nitidamente il percorso delle onde che si infrangono sulla riva-
-Sono contento ti piaccia, il mare mi rasserena, per questo ho deciso di portarti qui…-
Le lasciò la mano per qualche minuto e Maya lo vide aprire un telo e poggiarlo sulla sabbia (o qualcosa simile ad una stoffa, non lo capì bene dato il fitto buio) –sediamoci…- le disse porgendole una mano aiutandola a sedersi.
Rimasero in silenzio per un tempo indefinito. C’era imbarazzo, ma allo stesso tempo quel silenzio era rassicurante. Maya si sentiva al sicuro accanto a lui e volle godersi la sua compagnia fino in fondo. Il vento iniziava a pungere sulla pelle, così si avvicinò al corpo dell’uomo con movimenti discreti, cercando un calore che col passare dei minuti divenne una vera e propria necessità.
Masumi sorrise osservandola aggrapparsi al suo braccio con forza sempre crescente. Era magnifico averla così docile e tutta per se.
Con una mano calò la zip del maglioncino, Maya arretrò nuovamente sentendo quel rumore improvviso, lo vide sfilarsi il maglione ed aiutarla ad infilarlo tra le braccia sottili. Ci entravano tre Maya lì dentro, ma finalmente il freddo si attutì e sapere di indossare qualcosa di suo, le procurò in ogni caso un forte calore.
-Va meglio?- le chiese.
-Si… Grazie…- ma nonostante il calore, tornò in ogni caso ad aggrapparsi al suo braccio. E davanti a quel gesto tanto esplicito, lui non potè far altro che alzare un braccio e circondarle le spalle con una presa ben salda.
- Tra poco sarà l’alba- iniziò a dirle osservando il lieve biancore che si apriva sopra la linea orizzontale disegnata dal mare – E’ tempo che inizi a spiegarti qualcosa. Probabilmente hai già intuito chi possa essere, ma è giusto che tu sappia cosa mi spinge a starti accanto ancor prima di vedere il mio volto- Maya annuì, stringendo maggiormente la presa sul braccio – Il tuo modo di recitare mi ha colpito sin dagli albori, lo sai… La tua grinta, il tuo saper interpretare ed immedesimarti nei personaggi in modo così spontaneo, i tuoi gesti semplici ma ricchi di significato, il tuo modo di recitare mi ha fatto innamorare della magnifica attrice che sei, tanto da spingermi a sostenerti con passione sempre crescente. Ma non potevo e non volevo rivelarti la mia identità, ho preferito per anni seguirti ed incoraggiarti nell’ombra, perché è più facile accettare un volto sconosciuto, che uno conosciuto e che si odia con tutta l’anima. E mentre il mio vero volto ti aiutava ad andare avanti con un atteggiamento di disprezzo, l’ammiratore mostrava dolcezza, pazienza ed infinita fiducia nelle tue capacità- il cuore di Maya pompava con un ritmo frenetico e quello di Masumi compiva gli stessi movimenti, allo stesso ritmo – parecchie volte ho riflettuto se rivelarti o no la mia identità, ma sono sempre stato una persona debole, all’interno. Tutti credono che sia un uomo maturo, forte, dal cuore di ghiaccio e senza sentimenti. Non è così, o meglio, prima di conoscerti ero così, ma il tuo calore e la tua voglia di vita hanno sciolto il ghiacciaio che mi avvolgeva, facendo emergere l’uomo debole ed insicuro che sono. Ma non ho mai potuto rinunciare davvero a te, non ho mai potuto rinunciare ad essere il tuo ammiratore segreto, perché so di essere amato nella mia figura d’ombra e questo mi bastava per essere felice. Mi bastava saperti di aiuto per indossare ogni volta una maschera migliore della precedente, sino a farti diventare la Maya di adesso: la candidata al ruolo di Dea Scarlatta. Ed io so che puoi farcela, ho fiducia in te ed anche se tu non ne avrai più nel tuo ammiratore una volta svelata la sua identità, voglio che tu sappia che in ogni caso lui ti sarà sempre accanto, che tu lo accetti oppure no. Voglio che questo ti sia ben chiaro. Prometti di aver fiducia nell’ammiratore anche quando ne conoscerai il suo vero volto?- chiese stingendola forte. Tremava dalla paura di avere un rifiuto anche su quello, perché la verità era che Masumi voleva poterle essere vicino in qualche modo, a prescindere dalla sua vera identità.
-Come potrei voltare le spalle al mio papà gambalunga?- rispose lei, stringendosi nelle spalle – se ho avuto un’istruzione lo devo a lui; se ho avuto fiducia in me stessa anche nelle occasioni peggiori, lo devo a lui… Il saperlo non più vicino mi spezza il cuore, non potrei mai dispiacermi vedendomi porgere una singola rosa viola, non potrei mai rattristirmi ad un suo dono, o leggendo le sue parole di incoraggiamento. Desidero che qualunque cosa accada dopo l’alba, l’ammiratore non mi abbandoni mai, perché è l’unica persona che ho sempre avuto accanto sin dall’inizio del mio percorso nel teatro, gli devo tutto, non tradirei mai la sua fiducia-
-Parli in terza persona, ma mi hai accanto-
-L’ammiratore è sempre stata una figura indistinta ed anche se ti ho accanto, credo che non possa fare a meno di definirla una figura dai contorni poco nitidi, perché anche dalle tue parole posso scorgere un contorno indefinito. Sia per me che per te, l’ammiratore è stato un contatto irreale, ma allo stesso tempo concreto, qualcuno che c’è ma agisce nell’ombra, che non vuole far sapere chi sia in realtà. Per questo è come se parlassi alla tua ombra, non all’uomo che mi abbraccia. Perché quello che provo per la persona che mi sta abbracciando ed il sentimento irreale che provo per l’ammiratore, sono due cose diverse…-
Il cuore di Masumi si arrestò. Non riuscì ad interpretare il significato retorico di quelle parole e quando i raggi del suole illuminarono i volti di entrambi, spalancò le palpebre incerto sulla sua reazione.
Maya si voltò. Sentì gli occhi pizzicare dalla gioia di potersi specchiare nei suoi occhi brillanti e spalancati dalla sorpresa delle sue parole. Risucchiò ogni dettaglio del suo volto come se fosse l’ultima volta che potesse vederlo da così vicino, poi il suo sguardo si soffermò sulle labbra morbide e l’istinto di saggiarle con le proprie fu fortissimo. Non seppe come riuscì a trattenersi, forse solo perché era consapevole che prima di questo doveva dirgli qualcosa, o sentiva sarebbe svenuto dal nervosismo che traspariva dal tremore di quel corpo statuario.
- Buongiorno signor Hayami, mio caro ammiratore…- ma non potè trattenersi dall’immergere il volto nell’incavo del suo collo.
Finalmente il momento tanto atteso, era arrivato per entrambi.
I tratti indistinti dell’ammiratore, divennero all’improvviso nitidi. I veli che ne offuscavano l’identità caddero uno dopo l’altro, lasciando che i loro corpi, si afferrassero conoscendosi per la prima volta senza inutili finzioni.
Lasciando fuori tutto il resto.

Continua…

Al prossimo capitolo! Non penso di ritardare con gli aggiornamenti, perchè è un periodo in cui sono un pò più libera (mi sento felice come una bambina di 5 anni per essere tornata a scrivere, è una sensazione stupenda!)
Lasciate un commento, mi piace sapere cosa ne pensate, kiss!
  
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