11/03/2013
1 recensioniThe Promise
America emise l’ennesimo gemito di dolore, che fece eco nella stanza.
“Sta fermo idiota” borbottò Arthur infastidito dai bruschi movimenti che faceva l’americano ogni qual volta provava a toccarlo.
Alfred strizzò gli occhi, strinse i pugni sulle ginocchia e trattene il respiro: Quelle ferite facevano davvero male, ma doveva pur sempre medicarle; ecco perché si trovava a casa di Inghilterra, seduto al bordo del letto a torso nudo, e gemeva ogni volta che l’inglese premeva l’ovatta impregnata di disinfettante sulle ferite ancora fresche “Sei tu che premi troppo” si giustificò.
“Ti ho solo sfiorato” replicò Arthur scocciato “Non lo sapevi che anche gli eroi provano dolore?”
Siccome Inghilterra era alle sue spalle, Alfred non riuscì a vedere l’espressione che aveva al pronunciare l’ultima frase, ma dal tono di voce, abbastanza sarcastico, immaginò un ghigno dipinto sul volto dell’inglese “Non sento dolore” rispose prontamente, seguito subito dopo da un contrastante e doloroso: “AH!”
“Ti ha conciato proprio bene Vietnam, eh?”
Inutile dirlo, quelle frecciatine che gli lanciava Arthur lo irritavano non poco, d’altronde con lui si era sempre comportato così da quando era diventato indipendente, ma se gli dava tanto fastidio, perché era andato a farsi medicare da lui?
Dei raggi di sole sbiaditi, entrarono dalla finestra, illuminando la cucina della casa di Inghilterra; seduto sul tavolo da pranzo, il piccolo America, addentava una mela mentre Arthur provvedeva a medicare il suo ginocchio sbucciato“Quando sono caduto non ho neanche pianto!” si vantava la piccola nazione.
“Sei davvero forte America, ma la prossima volta stai attendo,eh?”
Alfred annui e rimase in silenzio ad osservare il suo fratellone concentrato a fasciargli il ginocchio “Igirisu?” lo richiamò, attirando l’attenzione del più grande.
“Si?”
“Se mi farò male di nuovo tu mi curerai un’altra volta?”
Arthur alzò lo sguardo incontrando quello ingenuo dell’americano “Ogni volta che ti farai male io ti curerò” lo rassicurò sorridendogli.
“E una promessa?”
“Si, è una promessa”
Ecco cosa lo aveva spinto ad andare da lui, dopo aver subito quella pesante sconfitta da parte di Vietnam: quella promessa.
Sorrise, e si girò verso Arthur “Hai mantenuto la promessa…”
Anche lui ricordava quella promessa che gli aveva fatto da bambino, ma non credeva che Alfred ,dopo tutto quel tempo che era passato, se ne sarebbe ricordato , ecco perché lo guardò con un’espressione mista tra il sorpreso e il perplesso“Ti sei presentato a casa mia in queste condizioni, c-cosa avrei dovuto fare?”
“Te ne sei ricordato”
“Forse”
“ FORSE, non è una risposta!”
“Dalle mie parti si!”
“Dalle mie non esiste la via di mezzo, o si o no!”
Ed ecco che Inghilterra strinse con più forza le bende sulla schiena di America, il quale sussultò digrignando tra i denti: “L-l’hai fatto apposta, non è vero?”
“Ecco, ho fatto!” sbottò alzandosi dal letto, facendo finta di non aver sentito Alfred “Adesso hai bisogno di riposare, quindi se ti va, solo per oggi puoi restare da me.” prese le medicazioni , e fece per uscire dalla stanza, ma la voce di America lo bloccò all’istante “Gr-grazie”
“D-di niente!” rispose senza neanche voltarsi –dopo tutto- pensò -una promessa va sempre mantenuta no?-
Angolo di Roshiko:
Ecco la mia seconda fan fiction!
Sono sorpresa da me stessa, solo ieri mi sono iscritta e già ho pubblicato due ff WOW!
Ok, so che a voi non interessa ^^"
Spero che anche questa Fan Fiction sia stata di vostro gradimento.
Ah si, colgo l'occasione per ringraziare Clepsamia, per aver lasciato una recensione alla storia precedente.
P.S: La parte in blu è un flash back di America.