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Autore: Syl88    11/03/2013    1 recensioni
Raccolta di One-shot che hanno come tema la cucina e l'amore e avranno tutti protagonisti e ambientazioni diverse...
“Dannazione, Mariella! Stai sbagliando di nuovo,” gridò Gerard, fissando le sue mani immerse nella farina. Non le diede neanche il tempo di ribattere che era già dietro di lei e le mani avevano preso il posto delle sue.
“Devi impastare dal basso verso l'alto, mai al contrario. Così.”
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una ricetta per dire si

betata da nes_sie

“Alessandro, sei sicuro che non vuoi che vanga ad aiutarti?”

“No, mamma, non preoccuparti. Ho tutto quello che mi serve e poi ho scritto la ricetta proprio come me l'hai dettata.”

“E va bene. Però se hai bisogno chiamami e vengo. Salutami Sara.”

Aveva attaccato finalmente: era difficile zittire la mamma, specie quando telefonava, ma ce l'aveva fatta.

Erano le sei in punto del pomeriggio, Sara sarebbe arrivata in aeroporto alle otto e mezza dal Messico, dove era andata per lavoro, e per quell'ora tutto doveva essere perfetto.

La cena prevedeva tutti i suoi piatti preferiti, era un'occasione speciale e doveva essere tutto impeccabile. Alessandro non aveva mai preparato nemmeno un uovo sodo, eppure non aveva voluto né l'aiuto della mamma né quello della cognata, che si erano offerte più volte di farlo. Doveva preparare tutto da solo.

Ale e Sara erano fidanzati da quattro anni, e vivevano insieme da due. Stavano bene insieme erano felici, mancava solo una piccola cosa.

Iniziò a pelare le patate per farle al forno, proprio come gli aveva suggerito mamma Camilla.

Pelare le patate e poi tagliarle a tocchetti...

Vabbé, questo era semplice pure per lui.

Mettere la patate in una teglia e aggiungere sale, olio e peperoncino.

Anche questo abbastanza facile. Mise tutto in forno a 180 gradi e iniziò a dedicarsi al primo piatto.

Camilla gli aveva detto che le orecchiette con i broccoli e 'nduja calabrese, erano abbastanza semplici da preparare. Bastava mettere in una pentola l'acqua dove cuocere la pasta e immergere per qualche minuto i broccoli; in una padella più piccolina con un po' di olio bisognava far sciogliere la 'nduja e poi aggiungerci i broccoli scottati. Era riuscito a farlo in breve tempo e si complimentò con se stesso: sarebbe potuto diventare un cuoco eccezionale.

Stava controllando la cottura delle patate quando squillò, per l'ennesima volta in quella giornata, il telefono di casa.

“Pronto?”

“Alessandro amore, stavo pensando che potrei preparare quel dolce che a Sara piace tanto, che ne pensi?”

La voce squillante della madre gli stava facendo perdere la pazienza.

“Mamma, ti ho già detto che alla torta ci ha pensato Matteo,” rispose esasperato.

“Preferisci un dolce di pasticceria al mio fatto in casa con tanto amore. Ti fidi del tuo amico pasticciere e non di me?”

Lo sapeva, che l'avrebbe buttata su questo tono. Quando non riusciva ad ottenere un qualsiasi consenso da parte di Alessandro o del fratello di lui, usava la tecnica del farli sentire in colpa. Era una strega.

“E va bene, prepara il dolce. Ma solo quello che sia chiaro!” accettò esasperato.

“Benissimo! Lo avevo già preparato. Te lo mando tra poco da tuo padre,” trillò tutta entusiasta mamma Camilla, e riattaccò prima che lui potesse anche solo elaborare una risposta.

Sua madre era incredibile; meno male che era abituato alla sua invadenza e alla sua esuberanza. E  fortuna anche Sara si fosse abituata e amasse sua madre come se fosse la propria.

 

Il secondo piatto era quello che temeva di più. Sara andava matta per il pollo alla cacciatora e per  Alessandro, che non sapeva neanche la differenza tra il basilico e il prezzemolo, non sarebbe stato per nulla semplice prepararlo. Forse una mano da sua mamma sarebbe servita a quel punto, ma se l'avesse chiamata, avrebbe cominciato con quel dannato “Te l'avevo detto!” che lui odiava da morire. Gli era balenato nella mente anche l'idea di chiamare sua cognata, ma poi l'avrebbe detto a Camilla e quindi non sarebbe scappato a quel “te l'avevo detto!” comunque.

Ci avrebbe provato. Nel caso fosse andata male, avrebbe potuto sempre scendere alla rosticceria sotto casa.

 

Per prima cosa bisognava pulire il pollo e tagliarlo a pezzettini, lasciando la pelle che dava sapore al pollo.

“Scaldare l'olio in una padella antiaderente e far rosolare il pollo per circa dieci minuti... bene!” Fino a quel momento nessun intoppo. Mente il pollo rosolava, si mise a tritare la cipolla, l'aglio, le carote e il sedano.

Dopo i dieci minuti, aggiunse tutto al pollo ben rosolato, aggiungendo sale, pepe e rosmarino e lasciò soffriggere per altri cinque minuti.

“Dannazione!”

Aveva dimenticato le patate nel forno! Corse a controllarle e fortunatamente non erano del tutto bruciate, solo abbastanza “colorite”. Le tolse dal forno prima di farle carbonizzare completamente e le mise in una terrina che posò sul davanzale.

Tornò ad occuparsi del pollo cercando di non creare più danni. Se la casa fosse andata a fuoco, Sara lo avrebbe prima preso a sberle e poi l'avrebbe piantato, e sua mamma avrebbe ricominciato con i suoi “te l'avevo detto!”.

Scacciò via quei pensieri e si concentrò sulla cena. Erano quasi le otto e doveva ancora preparare la tavola.

Aggiunse un po' di vino al pollo e lo lasciò evaporare; dopo ci aggiunse anche il pomodoro come aveva suggerito Camilla.

Lasciò cuocere per altre trenta minuti a fiamma bassa e coprì con il coperchio.

Era quasi tutto pronto, quindi iniziò a preparare la tavola che coprì con una tovaglia bianca e al centro posizionò una ciotola di vetro con dell'acqua, delle candele profumate galleggianti e tulipani rossi.

Usò i piatti rossi e li mise uno di fronte all'altro, ai lati le posate d'argento e i calici di vetro da vino, che Sara avrebbe usato per la coca cola, come al solito. La tavola era imbandita in modo semplice, ma da lasciarla a bocca aperta. Stava completando gli ultimi dettagli, quando suonò alla porta suo padre.

“Ehi papà, mi dispiace che tu sia dovuto venire fin qui.”

“Ah, lascia stare. Quando Sergente di Ferro si mette in testa una cosa è impossibile dissuaderla.” Maurizio era un uomo con una pazienza infinita per riuscire a sopportare quella donna che era sua madre; aveva imparato con gli anni che era meglio non contraddirla e fare ciò che chiedeva, per quieto vivere e per mantenere il matrimonio saldo per anni e anni.

“Scappo, figliolo, stasera c'è la partita. In bocca al lupo!”

Alessandro accompagnò svelto il padre alla porta e andò a spegnere il fuoco sotto al pollo.

Il cellulare squillò di nuovo: era un sms di  Sara.

“Amore, sono appena atterrata, prendo il taxi e tra mezz'oretta sono da te. Non vedo l'ora di riabbracciarti.”
Sara era un agente di viaggio ed era andata in Messico per partecipare ad un educational; mancava da casa da una settimana e anche lui non vedeva l'ora di riabbracciarla.

“Bene, è tutto pronto. Devo solo andare da Matteo a prendere la torta.”

Si assicurò che tutto fosse pronto, che il forno e i fornelli fossero chiusi, e scese in fretta e furia. La pasticceria del suo amico era a pochi isolati da casa sua ci avrebbe messo un quarto d'ora.

 

La torta era bellissima proprio come l'aveva ordinata. Matteo era il migliore, faceva delle torte perfette e buonissime.

Tornò a casa e andò a cambiarsi. Voleva stupire la sua ragazza ed indossò un pantalone scuro con una camicia azzurra con le maniche arrotolate fin sopra ai gomiti, perché non gli dessero fastidio mentre serviva tutto.

 

Sara era arrivata fuori casa, ma quest'ultima era silenziosa e le luci erano tutte spente.

Che quel disgraziato fosse uscito con gli amici proprio stasera che tornava?

Prese le chiavi e aprì il cancello, poi la porta. Nessun rumore, nessuna ombra di Alessandro.

“Ale, ci sei?” chiese al nulla. Lasciò la valigia all'ingresso e andò in cucina.

Le luci erano spente, solo quella della cappa era accesa e le candele sul tavolo nella ciotola.

Alessandro era in piedi vicino ai fornelli di spalle: era una visione. Era vestito semplice, portava un grembiule da cucina e aveva i piedi scalzi.

Si girò quando sentì la presenza di Sara nella stanza e sorrise. Quel sorriso così genuino e radioso che le era mancato da morire in quei giorni.

“Che succede qui?” chiese Sara, divertita.

“Siediti che ti servo la cena mia, cara.” ordinò Alessandro, facendo anche un inchino.

Sara ubbidì e si sedette al tavolo.

 

La cena andò avanti tranquillamente, parlarono di quella settimana intensa di Sara e di quella monotona di Alessandro. Lei si complimentò ad ogni portata, era tutto squisito.

“Non ci credo che hai cucinato tutto da solo!” lo prese in giro Sara.

“Prendimi pure in giro, tu. È stato più difficile tenere mia madre lontana da qui che cucinare.”

La ragazza scoppiò a ridere seguita da lui.

Era arrivato il momento del dolce. Alessandro preparò la torta in un vassoio coperto, così che non potesse vederlo subito e lo mise davanti a lei.

Sara guardò il vassoio e poi lui in modo incuriosito, poi si decise ad aprirlo quando Alessandro le fece un cenno con la testa.

Era una torta piccola, di forma circolare ricoperta di pasta di zucchero bianca e al centro una scritta rossa contornata di cuoricini: Vuoi sposarmi?

 

Gli occhi le si riempirono di lacrime in un nanosecondo. Avevano parlato più di una volta di sposarsi e legalizzare quell'unione che già esisteva da anni, però non avevano mai affrontato il discorso seriamente. In effetti, tra di loro non sarebbe cambiato nulla visto che si comportavano come se fossero sposati, ma ricevere quella dichiarazione così e pensando a tutto l'impegno che il suo ragazzo ci aveva messo le fece stringere il cuore. Non riusciva a parlare, guardava Ale che se ne stava in piedi accanto a lei con un cofanetto della gioielleria in mano, da cui usciva un bellissimo anello. Non aveva parole, era tutto perfetto e non poté fare altro che saltargli addosso e baciarlo.

 

Alessandro sapeva che Sara era una ragazza romantica e sapeva che avrebbe voluto la Proposta in modo fiabesco; lui voleva solo renderla felice, per quanto odiasse quei film romantici che invece lei tanto amava. Aveva messo da parte i suoi gusti e si era reso pure abbastanza ridicolo, ma aveva fatto tutto per lei, per poter vedere quell'espressione sul suo volto che la rendeva tanto ingenua e tanto perfetta, per asciugare quei lacrimoni di felicità che sgorgavano dai suoi occhi.

“Questo dovrebbe essere un sì?” le chiese, porgendole una lacrima che aveva raccolto sul suo dito.

“Stupido!” rispose Sara, tra il pianto e la risata. Lo abbracciò ancora di più.

 

 Credo che questa sia quella più romantica che abbia scritto fino ad ora... è dannosa per chi soffre di diabete XD
Spero che vi piaccia  e ringrazio tutti quelli che hanno letto e messo la raccolta tra le seguite/preferite/ricordate.
E ringrazio le mie quattro supp/sopp-ortatrici IoNarrante _Caline HappyCloud e nes_sie ai love iu!
Alla prossima
Syl

 

   
 
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