Harry
Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di J.K.Rowling e di
chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né
intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
Tutti
i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la
realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi
assolutamente casuale.
The
Hedgehog
Giornata di
merda.
Quella era decisamente una giornata di
merda.
Ecco l’unico pensiero che rimbalzava nella
testa del Serpeverde per eccellenza mentre faceva ritorno alla sua sala comune quella sera. E Draco Malfoy
odiava le giornate di merda. Era furioso. Furioso con se stesso, col mondo
intero, con la cattiva sorte e con qualunque divinità esistente o meno che aveva
deciso per quel giorno di voltarsi dall’altra parte e lasciarlo in balia della
sfiga. Da quando si era alzato quella mattina tutto era andato per il verso
sbagliato.
-Flashback-
Era stato buttato giù dal letto da
quell’isterica di Pansy, che era andata in crisi per l’ennesimo litigio con
Theodore, il suo ragazzo, e non era riuscito a fare colazione perché si era
dovuto sorbire i suoi lamenti per quasi due ore e mezza, alla fine delle quali,
preso dalla disperazione, li aveva sequestrati e chiusi entrambi in un
ripostiglio, senza bacchetta, in modo da obbligarli a chiarirsi o uccidersi l’un
l’altra. In ogni caso la situazione si sarebbe risolta. All’ora di pranzo,
quando era tornato a recuperarli dopo due ore infernali con la McGranit, che gli
aveva tolto 20 punti per il ritardo, si era ritrovato a dover fare dietro-front
e a dover ripassare più tardi, dato che quando aveva aperto la porta si era
ritrovato di fronte a due corpi parecchio nudi e parecchio intenti a fare pace,
del tutto ignari della sua presenza.
Ovviamente, per pranzo, non c’era nessuno
dei piatti che a lui piacevano e, dopo aver sbocconcellato qualcosa di
malavoglia e notato l’assenza di una certa persona che non era riuscito a vedere
neppure a colazione, se ne era andato ancora più infuriato ed affamato di
prima.
Arrivato in camera sua aveva deciso di farsi
un riposino di una mezz’oretta, giusto per smaltire lo stress; neanche a dirlo
cinque minuti più tardi Blaise, Millicent e Daphne avevano fatto irruzione nella
sua camera per lamentarsi dei quei dannati Grifondoro con cui avevano avuto la
malaugurata idea di fidanzarsi. I tre, infatti, stavano rispettivamente con
Ginny-piattola-Weasley, Ron-lenticchia-Weasley e Hermione-so-tutto-io-Granger
che avevano avuto l’ardire, udite udite, di chiedere ai loro fidanzati
Serpeverde di andare insieme a Hogsmeade quel fine settimana! Quindi, dopo tre
quarti d’ora spesi nella stanza del povero Draco ad elencare a mitraglietta
tutti i motivi per cui quella richiesta fosse assolutamente assurda, senza
permettere al biondo di dire neppure una parola o una sillaba di qualunque
genere, i tre se ne erano andati, ringraziandolo dei preziosi consigli che lui
aveva sempre per loro, con l’obiettivo di ritrovare le rispettive dolci metà per
scusarsi e accettare la proposta. Evidentemente si era improvvisamente
trasformato in Draco-cupido-e-consulente-matrimoniale-Malfoy e lui era l’unico a
non essere stato avvertito della sua nuova carica.
Uno sguardo sconfortato all’orologio gli
aveva confermato che era ora di alzarsi e di andare a Cura delle Creature
Magiche. Chiaramente, quell’idiota mezzogigante si era scordato di dirgli che le
salamandre di fuoco femmine, protagoniste di quella lezione, erano
particolarmente attratte dalle persone con i capelli chiari perché, durante il
periodo degli amori, i maschi di quella specie sfoggiavano una fluente chioma
dorata per attirarle. Risultato: Draco aveva trascorso la prima ora e mezza a
scappare dalle salamandre invaghite che continuavano a strusciarglisi addosso,
modello ballerine di lap-dance, appiccando fuoco alla sua divisa e le tre ore
seguenti in infermeria a farsi curare tutte le ustioni e a starnutire ogni
quattro minuti perché, ovviamente, per spegnere le fiamme, quei geni
pruripremiati dei suoi compagni avevano avuto la brillante idea di infradiciarlo
da capo a piedi con i getti d’acqua delle loro bacchette. Ora, in linea di
massima non avrebbe avuto nulla o quasi da ridire, ma cazzo, era il 18
dicembre!!! Avrebbero almeno potuto usare dell’acqua calda o tiepida, no?
Ebbene, no. Acqua gelata. Così per colpa loro era stato costretto a saltare
Pozioni, l’unica lezione della giornata che avevano in comune coi Grifondoro e
l’unica a cui Draco volesse veramente andare. Per cui, non era riuscito a vedere
la persona che, da qualche mese a quella parte, infestava i suoi sogni di notte
e i suoi pensieri di giorno.
Di ritorno alla sua sala comune, con i
vestiti ancora a brandelli e bruciacchiati, si era ricordato di Pansy e Theodore
ancora chiusi del ripostiglio, ma quando li aveva trovati ancora intenti a “fare
pace” gli aveva lanciato contro le loro bacchette, esasperato, sigillando
nuovamente la porta e dirigendosi verso i dormitori mentre imprecava contro quei
due che, oltre alle abitudini riproduttive dei conigli, avevano acquisito anche
le loro facoltà intellettive.
Dopo una doccia
veloce era sceso a cena, sperando di risollevarsi un minimo il morale: magari
l’avrebbe visto oppure ci sarebbe stato qualche piatto particolarmente
succulento oppure entrambe le cose e avrebbe potuto fantasticare sull’oggetto
dei suoi desideri e su quella sua lingua rosea e divina che scivolava agilmente
sulle dita e sulle labbra per impadronirsi vogliosa di ogni singola briciola
della prelibata pietanza… Invece aveva ricevuto una missiva urgente da casa.
Sicuramente brutte notizie, per quanto lo riguardava. E di Lui nessuna traccia.
E il cibo faceva schifo, sembrava insipido e
inconsistente.
Giornata di merda.
-Fine Flashback-
Ed ora eccolo lì, ad inveire contro tutto e
tutti in mezzo ad un corridoio deserto di un buio sotterraneo umido, mentre la
sua odiosa giornata volgeva al termine e tutti gli studenti, a parte le varie
coppiette, facevano rientro alla propria Casa per la serata. Altra nota
negativa. Tutti i suoi amici erano felicemente fidanzati, mentre lui era solo
come un cane. Perfino Tiger e Goyle avevano trovato l’amore in due Tassorosso
del quarto anno. Non che non fosse felice per loro, ma restava comunque il fatto
che ormai trascorreva quasi tutte le serate da solo, appunto, come un cane nella
sua camera singola da prefetto. Notevolmente deprimente. E l’unica persona che
era riuscita, non sapeva nemmeno lui come, a rubargli il cuore… lo odiava. E per
tutto il giorno non era riuscito a vederlo neppure di sfuggita o ad incrociare
il suo sguardo verde smeraldo che, come la più straordinaria delle magie,
riusciva ad illuminare il mondo altrimenti grigio e tetro di
Draco.
Giunto finalmente
in camera si era seduto sul letto e aveva estratto la lettera dalla tasca,
iniziando a leggerla, sempre più sconvolto ad ogni riga. Senza riflettere, con
la morte nel cuore, era corso fuori dalla sua stanza, fuori dai sotterranei e
fuori dal castello, senza una meta. Voleva solo mettere più distanza possibile
tra sé e chiunque in modo da poter dare libero sfogo alla propria disperazione
senza il rischio di essere visto o sentito; senza neppure esserne consapevole,
stava correndo tra gli alberi della Foresta Proibita con la vista appannata
dalle lacrime e la lettera ancora stretta in pugno. Perché?! Perché i suoi
genitori dovevano fargli quello?! Perché volevano obbligarlo a seguire un
destino che lui odiava?! Confuso e agitato com’era, aveva inciampato su qualcosa
ed era caduto sul terreno irregolare ferendosi le mani e un ginocchio;
voltandosi di scatto per prendere a calci e pugni qualunque cosa fosse stato la
causa della sua caduta, Draco si ritrovò a bloccare il colpo a pochi centimetri
dal corpicino inerme di un piccolo riccio, privo di sensi, che mostrava una
ferita sanguinante sul musetto e una delle zampine anteriori visibilmente
spezzata. Improvvisamente quella vista spazzò via tutta la rabbia e lasciò
spazio al dolore e all’angoscia per la sua situazione e per quello che aveva
fatto a quel povero animaletto. Per quanto involontario, l’impatto era stato
nettamente peggiore per il riccio piuttosto che per il ragazzo e il biondo lo
aveva istintivamente raccolto e stretto al petto, cullandolo come un bimbo
mentre si appoggiava con la schiena ad un tronco e si lasciava scivolare a terra
continuando a versare lacrime sempre più amare. Con un paio di colpi di
bacchetta bloccò il sangue che colava dal taglio e fasciò la zampa con una
piccola garza.
Non sapeva quanto tempo fosse passato da
quando si era rannicchiato contro quell’albero quando l’animaletto
appallottolato fra le sue mani si era svegliato e aveva iniziato a fissarlo con
quei suoi piccoli occhietti neri e curiosi, rassicurato dalle dolci carezze che
gli stava facendo sul pelo della pancia. Intenerito da quell’espressione Draco
gli aveva sorriso, felice di constatare che si fosse ripreso e la creaturina
aveva sgranato gli occhi e con la zampetta sana aveva attirato il dito del
ragazzo verso la bocca per dargli una leccatina in segno di
riconoscenza.
-Mi dispiace di averti travolto, piccolo…
Non volevo farti del male… Ero fuori di me e non guardavo dove andavo…- disse
avvicinando il riccio al viso e mettendo a contatto le punte dei loro nasi -Mi
perdoni?-. Come risposta ricevette un’altra leccatina sulla punta del naso e
vide l’animaletto annuire. -Sai… Ho ricevuto una lettera da casa… Era dei miei
genitori, vogliono obbligarmi a fare una cosa che io non voglio… Tu ce li hai i
genitori, piccolo?- cenno di diniego -Sei fortunato… Io preferirei non averli,
piuttosto che avere quelli che ho… Vuoi sapere cosa mi hanno scritto?- altro
cenno di assenso e Draco recuperò la lettera
accartocciata.
È finalmente
giunto il momento. La notte di Natale verrai condotto al cospetto del Signore
Oscuro e riceverai il Marchio Nero. Tua madre ed io ci auguriamo che non sarai
motivo di imbarazzo per il nome dei Malfoy, sii degno del nome che
porti.
-Hai visto come sono premurosi? Non si sono
nemmeno sprecati a chiedermi come sto e danno per scontato che io sia felice
delle loro imposizioni… Tutto ciò che gli interessa e che io esegua i loro
ordini alla perfezione… Non gli importa nulla di me… Speravo che se fossi stato
all’altezza delle loro aspettative avrebbero finito per volermi almeno un
pochino di bene… Ma per quanto io mi impegni continuamente con tutto me stesso
non sono mai abbastanza per loro… E quando li deludono mi puniscono…- bisbigliò
tremando per i ricordi che l’ultima frase aveva risvegliato -Questa volta mio
padre mi ucciderà…-. A tale affermazione il riccetto scosse freneticamente la
testa e allungò la zampina sana per cancellare la lacrima che gli stava
scivolando lungo la guancia. Draco sorrise sincero all’animaletto -Sembra quasi
che tu mi capisca, piccoletto…- altro cenno di assenso, altro sospiro da parte
del biondo che riprese a parlare con lo sguardo perso nel vuoto -Io non voglio
diventare un Mangiamorte, sai? Non voglio dover combattere contro… Harry… E
quando lo dirò a mio padre… Mi torturerà… E se non cambierò idea mi ucciderà…
Che bella prospettiva, vero? Tra pochi giorni morirò perché non voglio
combattere contro la persona che amo… E questa persona non lo saprà mai… Perché
lui mi odia… Harry mi odia… E io lo amo…- concluse con un singhiozzo al quale ne
seguirono molti altri mentre il piccolo porcospino si appallottolava nell’incavo
del suo collo e sfregava delicatamente il musetto sulla pelle del biondo per
cercare in qualche modo di confortarlo. Draco continuò a piangere ancora a
lungo, appoggiato contro la corteccia ruvida di quell’albero nel folto della
foresta proibita, finché non si addormentò sopraffatto dalla
stanchezza.
L’aria gelida gli scompigliava i capelli, ma
si sentiva caldo, al sicuro e protetto. Aprì piano gli occhi: stava volando sul
dorso di un ippogrifo, sotto di lui mille luci splendevano creando disegni
immaginari, e qualcuno lo stava abbracciando, riparandolo col suo mantello dal
freddo della notte. Probabilmente stava sognando. Alzò il viso per cercare di
scorgere il volto di colui che lo stava tenendo stretto, ma la notte era troppo
buia; poi una nuvola si spostò rivelando la luna, una sottilissima falce che si
rivelò, però, sufficiente a fargli identificare il suo salvatore che stava
chinando il capo verso di lui.
-Ben svegliato, Draco… Come ti senti?- gli
disse il volto sorridente di Harry Potter. Ora ne era certo: era un altro dei
suoi sogni impossibili sul suo amore irraggiungibile.
-Sto bene, amore mio… Sto bene come solo nei
miei sogni riesco a stare…- rispose Draco ricambiando il sorriso e guardandolo
con sconfinato sentimento, stringendosi di più al petto del moro e inspirando a
fondo il profumo della sua pelle.
-Ti proteggerò, tesoro mio… Non permetterò
mai più a nessuno di farti del male… Te lo prometto…- gli sussurrò dolce
all’orecchio il Grifondoro, serrando maggiormente a sé il corpo del biondo
mentre poggiava le labbra sulle sue e lo baciava
dolcemente.
-Questo è decisamente un sogno…- sospirò
Draco appena si separarono -Vorrei solo potermi non svegliare mai… E che tu
fossi davvero mio… Per sempre…- aggiunse accarezzando la guancia del compagno
con la punta delle dita e accoccolandosi nuovamente contro di lui, cullato dai
movimenti dell’ippogrifo e dal battito ritmico del cuore del suo amante onirico.
Pochi istanti dopo tutto svanì e il buio tornò a
circondarlo.
La mattina seguente, quando Draco si
svegliò, i raggi del sole illuminavano già la sua camera. Gli ci volle circa un
minuto per realizzare che lui dormiva nei sotterranei e che la sua stanza non
aveva una finestra da cui il sole potesse passare, facendolo scattare a sedere
spaventato: era certo che quella non fosse Hogwarts né Malfoy Manor, allora…
dove diavolo si trovava? Ricordava di essere corso nella foresta e di essersi
addormentato con quel piccolo porcospino fra le mani, aveva anche fatto un bel
sogno con il suo Harry… Ma non aveva idea di come fosse finito in quel letto né,
tantomeno, di cosa stesse succedendo!
Iniziò a guardarsi intorno spaesato, notando
che la stanza rispecchiava in tutto e per tutto i criteri e i colori di un
Serpeverde doc e che ai piedi del letto c’era il suo baule e tutte le sue cose
erano già state disposte in ordine nella stanza, i vestiti nell’armadio, il suo
gufo su un trespolo vicino alla finestra e sul comodino c’era un vassoio con
succo d’arancia, caffè, acqua, panini caldi e un
biglietto.
Caro Draco,
ho pensato che questa stanza potesse essere
di tuo gradimento per via dei colori di Serpeverde. La mia camera è la porta di
fronte alla tua, dall’altra parte del corridoio, se hai bisogno di qualcosa non
farti problemi a chiamarmi (visto che molto probabilmente ti sveglierai prima di
me). Se ti facesse piacere potremmo mangiare insieme… A me ne farebbe
molto!
Comunque, tornando a cose più pratiche: qui
sei al sicuro, sei nella sede dell’Ordine della Fenice e né tuo padre né nessun
Mangiamorte può trovarci; gli altri (Ron, Hermione, Ginny, Blaise, Millicent,
Daphne, Pansy e Theodore) ci raggiungeranno in serata. Ad ogni modo ti spiegherò
tutti i dettagli appena avremo il tempo di
parlare.
Un bacio,
Harry.
Il biondo dovette rileggere il biglietto tre
volte per essere certo di non avere le allucinazioni. Era tutto senza senso! Con
la testa piena di domande, Draco scese dal letto e si diresse a passo di carica
nella stanza dall’altro lato del corridoio in cerca di risposte, incurante di
indossare solo un paio di boxer, una t-shirt stropicciata e di essere ancora
tutto spettinato. Spalancò la porta senza neppure bussare, ma tutte le sue
proteste gli morirono in gola facendogli assumere un bel colorito rosso acceso
nel momento in cui si trovò di fronte ad Harry Potter, completamente nudo
davanti al cassettone della biancheria, in bilico su un piede con l’altro
incastrato a mezz’aria nei boxer che stava tentando di infilarsi, i capelli
ancora umidi dalla doccia e lo spazzolino in bocca. Scese un silenzio
imbarazzante tra i due che non avevano mosso un muscolo dall’entrata di Draco,
finché quest’ultimo non fece un passo indietro, richiuse la porta e, dopo
essersi schiarito la gola bussò con discrezione.
-Av-avanti!- balbettò il moro dall’interno
che, all’ingresso del Serpeverde, era completamente coperto dai boxer, una larga
t-shirt sbiadita con un boccino disegnato sopra e aveva fatto sparire lo
spazzolino chissà dove.
-Ehm… Buongiorno, Potter, gradirei avere
delle delucidazioni riguardo al tuo messaggio e sul perché mi trovi qui.- disse
Draco facendo ridere Harry per il suo tono formale e palesemente imbarazzato. Il
moro gli si avvicinò e gli prese una mano fra le sue. -Draco, pensavo che dopo
stanotte avresti iniziato a chiamarmi per nome…-
-Sta-stanotte?!- strepitò la Serpe
frastornata.
-Sì…- ripose Harry sorridente con
un’espressione incredibilmente dolce in viso -Quando ti sei svegliato mentre
volavamo per venire qui e mi hai detto quelle bellissime cose… Hai detto che ci
stavi bene con me e che avresti voluto che fossi tuo… E ci siamo baciati…-.
Draco boccheggiò alcune volte, aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a
spiccicare parola, poi si afflosciò sul pavimento con le gambe incrociare e il
viso nascosto fra le mani. -Merlino, che figura di merda…- bisbigliò alla
fine.
-Perché?- chiese Harry inginocchiandosi
davanti a lui e poggiandogli una mano sulla spalla.
-Per le cose che ho detto… Ero convinto che
tu non fossi reale… Sai, tu ed io che volavamo abbracciati su un ippogrifo…-
spiegò Draco col viso ancora nascosto, poi, come se si fosse improvvisamente
reso conto di qualcosa di cruciale, alzò lo sguardo in quello verde del compagno
ed esclamò -Hey, aspetta un momento! Che ci facevamo tu ed io nel bel mezzo
della notte su un ippogrifo?!-
-Ti ho rapito!- ribatté con semplicità il
moro scrollando le spalle.
-TU COSA?!- gridò sconvolto il
biondo.
-Ti ho rapito.- ripeté nuovamente il
moro.
-E per quale motivo, di grazia, lo avresti
fatto?- domandò attonita la Serpe.
-Perché non permetto a nessuno di fare del
male al ragazzo che amo.- disse serafico il Grifondoro.
-I-il ra-ragazzo c-che…?! Tu…?! C-cioè,
tu…?!- balbettò il Serpeverde indicando alternativamente se stesso e il ragazzo
di fronte a lui.
-Sì, Draco, è da quasi un anno che ti sbavo
dietro come un cretino facendo di tutto per impedire che tu te ne accorgessi…-
rispose Harry riprendendo fra le mani quelle dell’altro ragazzo -E ieri sera,
dopo le cose che hai detto, così, su due piedi, ho agito d’istinto e ti ho
rapito e portato nel posto più sicuro che conosco, cioè qui, a casa mia. Dopo
che ti sei addormentato, nella foresta, ti ho preso in braccio e sono andato al
recinto dietro la capanna di Hagrid dove ho chiesto a Fierobecco di
accompagnarci in volo fino a qui. Poi ho chiamato Silente via camino, gli ho
spiegato la situazione e mi sono fatto mandare le mie e le tue cose con un elfo
domestico.-
-La foresta?! Mi stavi spiando?! Non avevi
il diritto di ascoltare quelle cose e magari di ridere alle mie spalle del mio
dolore! Erano cose personali! Scommetto che ti sarai divertito un sacco a
raccontare a Silente e ai tuoi amichetti di avermi raccolto in lacrime!- urlò
Draco scattando in piedi ed allontanandosi ferito, fuggendo dalla stanza. Harry
cercò di bloccarlo, ma Draco pareva non sentire le sue negazioni e non fece in
tempo a raggiungerlo prima che il biondo gli sbattesse la porta in faccia
chiudendosi nella sua stanza; a nulla valsero, poi, i suoi tentativi di farsi
aprire: il Serpeverde continuava a urlargli di sparire, che non lo voleva
ascoltare e che per colpa sua ora era in un mare di casini con la sua famiglia,
così alla fine Harry desistette e decise di tenersi occupato iniziando a
sistemare le camere che avrebbero ospitato i loro compagni da lì a qualche
ora.
Quella sera, Harry non scese a cena
adducendo come scusa un forte mal di testa, ma vista la frequenza con cui il
Grifondoro aveva questi attacchi di emicrania, nessuno mise in dubbio la
veridicità delle sue affermazioni. Draco ne fu sollevato, non se la sentiva
proprio di affrontare il moro dopo come si erano lasciati. Arrivato al piano
terra trovò in soggiorno tutti i suoi amici Serpeverde coi rispettivi partner
che stavano aspettando che la cena fosse pronta e, appena varcata la soglia, fu
letteralmente investito da un turbinio di gambe e braccia che lo abbracciavano
felici e lo lodavano per il suo coraggio e sangue freddo parlando a raffica
senza che lui potesse comprendere il filo del discorso. Inaspettatamente anche i
tre Grifondoro lo raggiunsero e si fermarono davanti a lui sorridenti, poi Ron
gli tese la mano parlò a nome di tutti e tre: -Credo che ti dobbiamo delle
scuse, Malfoy, non credevamo che avessi tutto questo fegato! Benvenuto dalla
nostra parte, amico!-
-Ma cosa…?- provò a domandare il biondo
accettando la mano del rosso, ma Pansy lo interruppe abbracciandolo forte: -Oh,
Draco, ci hai fatto così spaventare! Sparire in quel modo senza dirci niente!
Stamattina tutti noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori una lettera uguale a
quella che hai ricevuto tu ieri sera e visto che non sei tornato in dormitorio
avevamo paura che avessi fatto qualche sciocchezza o che tuo padre ti avesse
portato via da scuola, così siamo andati da Silente e lui ci ha raccontato tutto
quello che è successo tra te e Potter e ci ha offerto la sua
protezione!-
-Che cosa vi ha raccontato?- domandò Draco
dopo un momento di esitazione.
-Ci ha raccontato dell’incontro tra te ed
Harry, naturalmente.- spiegò Hermione sorridente -Non credevo che l’avrei mai
detto, ma sei stato grande! Andare a cercare Harry e dirgli “Hey, Potter, ho
ricevuto questa lettera dai miei, ma non ho intenzione di diventare un
Mangiamorte, né di permettere a mio padre di decidere per me. Quindi, a questo
punto, direi che siamo dalla stessa parte.”! Ti giuro, ci è preso un colpo a
tutti quanti, Silente compreso, non credevamo che fossi così coraggioso! Io,
personalmente, sarei terrorizzata da un padre come Lucius
Malfoy!-
La cena trascorse piuttosto serena, tutti i
ragazzi risero e scherzarono brindando all’inizio anticipato delle vacanze
natalizie. Finito di mangiare, Draco decise di ritornare in camera sua: aveva
bisogno di riflettere. Apprezzava il fatto che Harry non lo avesse sputtanato,
anche se non capiva perché avesse mentito per coprirlo, ma restava il fatto che
non poteva perdonargli di averlo spiato in un suo momento di debolezza. Non
aveva il diritto di farlo! Aveva ascoltato tutto quello che aveva raccontato a
quel povero riccio… Chissà che ne aveva fatto Potter di quella povera bestiola…
E sicuramente aveva sentito anche quando aveva detto di essere innamorato di
lui, per questo si era divertito alle sue spalle approfittando della sua
confusione quando erano su quel dannato ippogrifo e poi aveva continuato il suo
gioco quando era andato a chiedergli chiarimenti. Sì, era decisamente così, non
c’era altra spiegazione. Eppure gli era sembrato sincero, cazzo! Aveva detto di
amarlo! Ma non doveva illudersi, era impossibile che Potter potesse provare per
lui qualcosa di diverso dall’odio. Sicuramente gli aveva mentito. Ma se gli
aveva mentito e voleva prenderlo per il culo, allora perché non aveva raccontato
agli altri di averlo visto piangere? Perché aveva inventato quella storia che lo
dipingeva così intrepido e sprezzante della minaccia che rappresentava suo
padre? Perché non aveva approfittato di aver origliato la sua confessione
riguardo ai suoi sentimenti umiliandolo pubblicamente? Probabilmente solo perché
era un Grifondoro all’ennesima potenza e i Grifondoro non fanno certe cose!
Eppure più Draco ci ragionava, più aveva l’impressione che qualcosa non
quadrasse… Inoltre era convinto che l’emicrania fosse stata solo un pretesto per
non scendere a cena. Perché Potter si stava nascondendo in camera sua? Magari
aveva paura di affrontarlo dopo quello che gli aveva fatto… Ma non aveva senso!
Potter non aveva mai avuto timori o ripensamenti ad affrontarlo o sfidarlo in
qualunque situazione… Basta! Aveva decisamente bisogno di dormire. Sì, la notte
gli avrebbe portato consiglio e l’indomani mattina avrebbe visto tutto più
chiaramente.
Tre ore dopo, Draco si stava ancora
rigirando nel suo letto frustrato ed insonne. A dispetto di tutto, della sua
rabbia, della sua delusione, di tutti gli accidenti verbali e mentali che aveva
lanciato a Potter, il fatto di averlo a pochi metri di distanza continuava a
tormentarlo perché erano mesi che il moro occupava ogni suo pensiero e saperlo
così vicino e, allo stesso tempo, irraggiungibile era una vera agonia. Da un
lato voleva prenderlo a testate fino a farlo svenire, urlargli contro quando la
sua mancanza di discrezione l’avesse ferito e prenderlo a pugni fino a sfogare
la sua rabbia e non gli importava affatto che, nonostante tutto, il moro
l’avesse salvato da suo padre e da morte praticamente certa; dall’altro lato,
beh, avrebbe solo voluto avere fra le braccia quel corpo caldo e profumato per
venerane ogni centimetro con le mani e con le labbra, affogare in quella bocca
che sembrava essere stata creata per combaciare alla perfezione con la sua e
sentirlo gemere e invocare il suo nome mentre i suoi occhi si chiudevano per il
piacere troppo intenso. I suoi pensieri furono distratti da qualcuno che stava
bussando alla sua porta. Draco guardò la sveglia sul comodino: le 2:16; provò ad
ignorarlo, fingendo di stare ancora dormendo, ma lo sconosciuto bussò di nuovo
costringendolo ad alzarsi.
-Avanti!- sbraitò il biondo tirandosi a
sedere sul letto; la porta si aprì lentamente e, nel più assoluto silenzio,
Harry entrò nella stanza appena illuminata dai raggi della luna che filtravano
dalla finestra, fermandosi vicino alla porta dopo averla richiusa alle sue
spalle. -Potter, ti sembra questa l’ora di andare in giro a svegliare la gente?-
domandò Draco piuttosto seccato.
-Scusa, Draco, se ti ho svegliato. Io
speravo che avremmo potuto parlare.- disse Harry. La sua voce era stanca ed
insicura, ma il Serpeverde si sentiva ancora troppo umiliato per tenere in
considerazione questi due dettagli.
-Sono Malfoy, per te, Potter. Siamo nel bel
mezzo della notte, se non te ne fossi accorto, quindi, no, non ho intenzione di
scusarti e ora ti pregherei di andartene perché io non ho nulla da dirti e nulla
di ciò che potresti dire tu mi interessa.-
-Draco, ti prego, ascolta, io
non…-
-Sei sordo Potter? Ti ho detto di chiamarmi
Malfoy.- ringhiò il biondo interrompendolo bruscamente -Probabilmente ora ti
sentirai un grande eroe per aver salvato il povero piccolo Serpeverde dal suo
perfido e crudele padre e magari ti aspetti anche dei ringraziamenti, ma non li
avrai. Non so perché tu abbia raccontato quella frottola sul nostro incontro
senza spiattellare a tutti la verità, ma non mi interessa, perché hai
ficcanasato in cose che non ti riguardavano e hai origliato un momento di
debolezza che avresti dovuto rispettare andandotene, invece mi hai ferito e
mortificato. Inoltre, di tutti i comportamenti meschini che mi sarei potuto
aspettare da te, di certo non avrei mai pensato che potessi arrivare a prenderti
gioco di me e dei miei sentimenti fingendo di ricambiarmi solo per potermi poi
deridere e umiliare. Ora, vattene.-
-D’accordo, allora, Malfoy…- disse Harry
sempre più demoralizzato -Ti prego, permettimi di spiegarti come sono andate le
cose, ti giuro che hai frainteso! Io non…-
-Non c’è nulla da spiegare, Potter! Ora,
fuori da questa stanza!- sbraitò Draco alzandosi in un lampo dal
letto.
-No!- ribatté sicuro il
Grifondoro.
-Fuori!- urlò il biondo minaccioso facendo
un passo verso l’altro ragazzo e indicando col braccio e il dito puntato la
porta della sua camera.
-No!- gridò Harry disperato facendo, a sua
volta, qualche passo fino a fermarsi di fronte all’altro. Ora Draco poteva
vedere il viso del moro lievemente illuminato: Harry era spossato, le profonde
occhiaie lo dimostravano, e gli occhi, colmi di dolore, erano rossi e gonfi
dalle troppe lacrime che, anche in questo momento, gli stavano rigando le guance
-Non me ne andrò finché non mi avrai ascoltato! Poi, se sarà ancora quello che
vorrai, ti giuro che ti lascerò in pace e rispetterò qualunque tua decisione, ma
ora devi ascoltarmi! Io non ti ho spiato nella foresta origliando il tuo sfogo,
sei tu che ti sei confidato con me, anche se non mi hai riconosciuto! E quando
ho sentito quelle cose non ho potuto ignorarle, quando mi hai detto di essere in
pericolo mi sono sentito morire! Se ti ho rapito e portato qui è stato perché ti
amo e non potevo sopportare che qualcuno ti facesse del male, non l’ho fatto per
ricevere dei fottuti ringraziamenti! Quando hai detto di essere innamorato di
me, invece, credevo anche io di stare sognando perché è da più di un anno che
sono innamorato di te e anche se così non fosse stato, non mi sarei mai permesso
di prendermi gioco dei tuoi sentimenti! Non so che razza di persona tu credi che
io sia, ma non farei mai nulla del genere! E se ho raccontato a tutti, Silente
compreso, quella balla sul nostro incontro è stato proprio perché non volevo che
ti sentissi umiliato e ho pensato che, visto che hai un carattere orgoglioso,
avresti preferito che gli altri credessero che fosse stata una tua iniziativa!-.
Detto questo Harry afferrò una mano del Serpeverde, la sollevò e la rivolse col
palmo verso l’alto. Un attimo dopo il rosso-oro era sparito e nella mano di
Draco giaceva appallottolato il piccolo porcospino della notte precedente che lo
fissava intensamente con quegli occhietti neri incredibilmente tristi che
imploravano solo di essere creduti. Draco era completamente frastornato, non era
preparato a tanta rabbia da parte del moro, né ad uno sfogo simile o ad una
rivelazione di quel calibro; e ora, quella piccola creaturina indifesa nel palmo
della sua mano lo aveva mandato completamente in tilt. Lasciandosi cadere seduto
sul bordo del letto sospirò sconvolto: -Merlino! Sei un animagus… Eri tu ieri
notte…- cenno di assenso dell’animaletto.
-Vuoi ancora che me ne vada?- chiese Harry
ritrasformandosi in ragazzo, l’espressione di chi ha il terrore di essere
scacciato da un momento all’altro. Aveva lasciato le dita intrecciate a quelle
della mano con cui il biondo aveva sostenuto il riccio ed era inginocchiato di
fronte al letto, fra le sue gambe, con gli occhi fissi in quelli di ghiaccio
dell’altro. Draco provò a dire qualcosa, voleva dire qualcosa, ma i muscoli
della sua faccia non volevano rispondergli, così tutto quello che riuscì a fare
fu scuotere lentamente la testa in un cenno di diniego, continuando a
sprofondare in quello sguardo di giada. Harry sorrise timidamente di fronte al
gesto del Serpeverde che scattò in avanti e lo abbracciò stringendoselo al petto
con tutte le sue forze.
-Sono stato un vero idiota, Harry,
perdonami, ti prego…- mormorò Draco contro la sua spalla. Il Grifondoro ricambiò
l’abbraccio ridendo felice, dando tanti piccoli baci sul collo del biondo colmi
affetto e tenerezza. Rimasero così a lungo, semplicemente abbracciati, godendo
della gioia intensa che quel gesto innocente gli faceva provare; finalmente
tutte le maschere erano cadute e ora restavano solo Harry e Draco, vicini a
completarsi l’un l’altro.
Un brontolio sordo interruppe il silenzio di
quel momento magico e Draco si tirò indietro guardando interrogativo il moro:
-Che era quel rumore?-
-Ehm… Temo di essere un tantino affamato…-
balbettò imbarazzato Harry arrossendo. Draco scoppiò in una risata cristallina e
si alzò in piedi tirando con sé il suo compagno.
-Vieni, andiamo in cucina, non posso
permettere che il mio ragazzo muoia di fame!- disse allegramente il biondo
avviandosi verso la porta. Harry, con un sorriso ebete sulla faccia grazie al
nome con cui Draco l’aveva chiamato, lo trattenne per un polso strattonandolo
verso di sé e baciandolo con passione. Il cibo, dopo tutto, poteva anche
aspettare.