Com’era bello il giallo. E com’erano belli i fiori rosa.
Però, nell’angolo sotto la cornice c’era solo un barattolo di vernice color biondo scintillante.
Mary si annoiava, e dipingeva le sue rose di carta.
Gialle. Così gialle che nel buio della galleria sembravano brillare.
 
Suo padre le aveva raccontato che il giallo era il colore della gelosia.
Mary sorrideva e non capiva. Il suo pennello dorato brillava mentre scriveva allegramente sulle pareti i suoi incomprensibili messaggi d’amore, i suoi fiorellini sparsi.
E rideva. Rideva forte, cosicché la sua risata echeggiasse a lungo, come mille voci che ridevano insieme a lei.
Mary si voltò a guardare alle sue spalle. Faceva paura il mondo, quando ti sta dietro, e potrebbe inghiottirti da un momento all’altro, mentre non guardi.
Il mondo dietro è uno specchio rotto, che riflette immagini strane e distorte che nessuno capisce.
Il suo colore giallo brillava liquido come lacrime sulle pareti.
NON ANDARE NON ANDARE NON ANDARE NON ANDARE NON ANDARE NON ANDARE NON ANDARE.
Così umido e giallo e reale che non ci furono più dubbi.
 
I suoi pensieri correvano via senza vele né vento.
Mary restava inchiodata a terra, nella galleria, in mezzo a tanti quadri senz’occhi.