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Autore: OriharaNyah    12/03/2013    5 recensioni
"Quando sarai triste, quando non potrai più sopportare questa terribile lontananza, ti prego, tieni stretta questa conchiglia. Ascoltala, parlale. E pensami, intensamente."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daehyun, Youngjae
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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메모리 셀 ~ Memory seashell

 

Quando sarai triste, quando non potrai più sopportare questa terribile lontananza, ti prego, tieni stretta questa conchiglia. Ascoltala, parlale. E pensami, intensamente.

 

Sospirai, pensando a quelle parole. Le ultime che aveva detto prima di partire. In mano tenevo la conchiglia, la fissavo facendola girare tra le dita. E così dovrei parlarle, pensai.
«Ciao,» dissi, rivolto alla conchiglia. Nessuna risposta. Non che me ne aspettassi alcuna, chiariamoci. Mi guardai attorno, se qualcuno mi avesse visto sarebbe stato imbarazzante, chi è l'idiota che parla con una conchiglia? Tuttavia ero così disperato che provai ancora:
«Sul serio, salve signora conchiglia. Il mio nome è Jung Daehyun, piacere di conoscerla.»
La brezza marina mi scompigliava i capelli e portava con se un piacevole odore di mare. I gabbiani volavano nel cielo, i granchi camminavano tranquilli nella sabbia. Ma dalla conchiglia ancora nessuna risposta. Va bene, pensai. Come non detto. Appesa ad un laccio, mi rimisi la conchiglia al collo. Seduto sopra il ramo di un albero, scesi e mi diressi verso la riva. Prima di camminare sulla sabbia mi tolsi le scarpe e me le portai appresso tenendole con la mano. La sensazione dei granelli di sabbia che si infilavano tra le dita mi infastidiva un po', ma lasciai perdere. Piuttosto quando arrivai in riva al mare bagnai i piedi nell'acqua, e poi mi sedetti nel bagnasciuga un po' umido. Guardai di nuovo la conchiglia.
Come faccio se anche questa conchiglia non funziona?

Sprofondai la faccia nelle ginocchia, abbracciandole forte fino a farmi male. Strinsi la conchiglia tra le mani e la avvicinai al petto. Volevo vederlo, lo volevo davvero con tutto me stesso, non avrei potuto chiedere altro in quel momento. La pressione emotiva era fortissima e non ressi, cominciai a piangere nascondendo il viso tra le mani. Avvertii un forte calore nel petto e per un attimo mi sembrò che la conchiglia si stesse illuminando di una flebile luce candida. Con le lacrime che scendevano rigando il viso fissai il ciondolo che lampeggiando come una piccola fiamma instabile, continuava però ad illuminarsi. Mi parve di sentire la sua voce. “Daehyun, pensami intensamente,” diceva. “Daehyun, ascoltami.” Era strana, lontana, come proveniente da un sogno.
Il cuore iniziò a battermi così forte come mai era successo, mi alzai di scatto e mi guardai freneticamente intorno. Youngjae! Youngjae, eri tu! Con quel barlume di speranza continuai a far girare lo sguardo attorno, pensando sicuramente che avrei visto la sua immagine, sarebbe stata solo una questione di tempo.
«Daehyun, sono qui.»

Sentii la sua voce alle mie spalle, stavolta più nitida e chiara rispetto a prima. Sussultai, con il cuore in gola mi voltai, e lo vidi di fronte a me, davanti ai miei occhi.

«Youngjae!» tentai di gridare con tutto il fiato che avevo nei polmoni. Gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte per assicurarmi non fosse solo una crudele allucinazione.

«Daehyun,» disse dolcemente. «Non scordarti di me.»

Mi staccai da lui per guardarlo in faccia. Sorrideva delicatamente, ma io ricambiai con un'espressione perplessa. In realtà non riuscivo a capire totalmente il senso delle sue parole, il perché mi avesse detto una cosa simile dopo così tanto tempo che eravamo lontani. Continuando a sorridere dolcemente indicò la conchiglia. Disse:

«Ricordati della conchiglia.»
Guardai il mio ciondolo, continuando a non capire. Ma quando rialzai la testa era ormai troppo tardi per chiedere ulteriori chiarimenti perché lui non c'era più. Mi girai di nuovo intorno a me per vedere se fosse ancora lì vicino, ma lentamente. Non sapevo cosa pensare. Caddi di peso sulle ginocchia.
Afferrai il ciondolo con le mani e me lo strappai dal collo con forza. La resistenza imposta dal laccio mi ferì il collo, ma non mi importava. Presi la rincorsa e con tutta la mia forza lanciai la conchiglia in mare. Per un po' guardai fisso il punto nel quale era caduta la collana, solo dopo mi accorsi effettivamente di ciò che avevo fatto. In preda al panico, iniziai ad ansimare fortemente, fino a quasi perdere i sensi.

La conchiglia! Non posso credere di averla lanciata via!

Mi buttai in acqua con ancora tutti i vestiti addosso e iniziai a cercarla. Ma sapevo già che non ci sarebbero state speranze. Inoltre, stava già iniziando a fare buio. Ci mancava solo la pioggia.

 

 

 

 

 

Mi sveglia presto la mattina seguente, non appena il sole entrò dalla finestra della mia stanza sfiorandomi il viso. Non ero riuscito a dormire affatto, continuavo a pensare allo strano episodio del giorno precedente, alla conchiglia. A Youngjae, il quale neanche sapevo dove si trovasse in quel momento. Non ero neanche sicuro che quella sua strana visita fosse stata davvero un'allucinazione. Sembrava così reale. Quando l'ho abbracciato, la consistenza del suo corpo, il suo odore. La sua voce. Sembravano davvero così autentici.
Portai una mano al petto. La collana non c'era davvero, quell'azione è stata autentica sul serio. Sospirai e tornai a sedermi sul letto. Con il mento poggiato sulle mani giunte e i gomiti che poggiavano sulle gambe fissai per un po' un punto fisso nel pavimento senza essere in grado di distogliere lo sguardo. Improvvisamente un rumore catturò la mia attenzione, di riflesso girai la testa verso il comodino. La conchiglia era lì. Incredulo, la presi tra le mani.

Com'è arrivata qui?

 

La notte di quello stesso giorno mi addormentai tenendo stretto quel preziosissimo amuleto, non potevo permettermi di perderlo nuovamente. Era un ponte tra me e lui.
Durante le ore ancora buie della notte fui svegliato dalla luce emanata dalla conchiglia, stava accadendo nuovamente. Repentinamente, mi misi seduto nel letto e guardai intensamente l'oggetto luminoso che tenevo fra le mani, mi lasciai catturare da quel bagliore. Sentivo la mia testa leggera, il battito del cuore regolare, ma come se pulsasse dentro le mie orecchie. Ormai tutto il mio corpo era avvolto da quella luce e i miei occhi non riuscivano a vedere altro. Poi, cessò. Nella stanza tornò lo stesso buio di prima.
Percepivo degli spostamenti intorno a me. Non avevo paura, continuai a fissare l'oscurità che avevo di fronte.
«Dae, sono io.»
Era lui. Era la voce di Youngjae. Tremavo, volgevo lo sguardo da una parte all'altra per individuare la sua figura. Ma fu lui il primo a trovarmi. Sussultai.
«Jae..» dissi con un filo di voce.
«Daehyun, non parlare.»
Percepii il calore del suo viso avvicinarsi al mio, mi baciò appassionatamente. Non riuscivo a capire più niente, ero solo infinitamente felice. Dopo così tanto tempo, finalmente. Un bacio che ultimamente avevo sognato così tanto, che avevo desiderato così intensamente.
«Ti amo, Youngjae,» dissi.
«Anche io,» rispose lui, con il suo tono gentile.
Mi abbracciò forte, e io ricambiai. Nonostante volessi stringerlo con tutto me stesso fino a prosciugare le mie forze, non riuscii a dar forza ai miei movimenti. La mia mente era annebbiata, ero totalmente incapace di reagire. Ci stendemmo sul letto, uno accanto all'altro, e così ci addormentammo.

 

Il giorno dopo qualcuno mi svegliò bussando alla porta della mia stanza.
Mi guardai intorno, ero da solo. Neanche un minimo indizio del passaggio di Youngjae. Bussarono nuovamente.
«Avanti,» dissi.
Zelo entrò nella stanza. Timidamente disse:
«Hyung, dobbiamo andare.»
Io mi limitai ad annuire distrattamente. Mi alzai dal letto e iniziai a prepararmi. Guardandomi allo specchio controllai di avere i capelli in ordine, e scesi le scale per andare al piano di sotto, dove tutti mi stavano aspettando. Tutti tranne Youngjae. Senza dire una parola, cominciammo tutti ad uscire dalla casa, ma improvvisamente mi ricordai una cosa importantissima. Dissi agli altri di cominciare ad andare, io dovevo solo prendere una cosa al piano di sopra.

Cercai nel comodino, tra le lenzuola, sopra la mensola, ma non riuscivo a trovare la conchiglia da nessuna parte. Cercando di mantenere la calma provai a ricercare per tutta la stanza. Finalmente, mi inginocchiai e guardando sotto al letto, trovai la mia preziosa conchiglia. Il laccio era ancora spezzato, quindi lo girai un paio di volte intorno al polso e poi feci un nodo per bloccarlo.
Ora mi sentivo più tranquillo e scesi giù nuovamente. Quando stavo per varcare la soglia della porta d'uscita, un oggetto poggiato sul tavolo attirò la mia attenzione. Era una foto, dentro ad una cornice. Ma non una qualsiasi, era una foto di Youngjae, con una frase scritta sopra. I miei occhi leggevano, ma non riuscivo a decifrare quei caratteri, nonostante fosse una lingua che io conoscevo benissimo.
All'improvviso mi vennero in mente particolari di questi ultimi due giorni. Flashback.
Io sulla spiaggia, da solo. Nonostante parlassi, non c'era davvero nessuno ad ascoltarmi.
Quel momento di disperazione. Cadendo sulle ginocchia avevo raccolto una pietra, poi mi ero alzato di scatto e l'avevo lanciata in acqua con tutte le mie forze.
Una volta tornato a casa mi ero tolto il ciondolo e l'avevo poggiato sul comodino.
Quella notte di solitudine e quella disperata dichiarazione non risposta.
Realizzai la situazione, il mio cervello comprese il significato di quella frase.

 

In memoria del nostro amico Youngjae.

 

Non sapevo che fare. Restai paralizzato con gli occhi fissi su quella foto, incapace di fare o di pensare ancora.

   
 
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