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Autore: annax    12/03/2013    0 recensioni
Il suo primo incontro con le due sorelle Evans, gli anni ad Hogwarts, le prese in giro dei suoi coetanei, l'amore per Lily e per i suoi occhi verdi, l'unione con Voldemort, le suppliche a Silente, il suo doppogioco, il suo lavoro ad Hogwarts, la sua morte.
"Magro, capelli neri e troppo lunghi, occhi neri come pozzi senza fondo, pelle giallastra, naso adunco. Il piccolo Severus cercava di nascondersi dietro ad un gruppo di cespugli verdi come gli occhi della ragazzina che stava spiando con molta attenzione."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, James Potter, Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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15 agosto 1971


Faceva caldo. Una figura minuta zampettava allegramente, dirigendosi verso un parcogiochi. Magro, capelli neri e troppo lunghi, occhi neri come pozzi senza fondo, pelle giallastra, naso adunco. Il piccolo Severus cercava di nascondersi dietro ad un gruppo di cespugli verdi come gli occhi della ragazzina che stava spiando con molta attenzione. Indossava un cappotto logoro, che aveva probabilmente il compito di coprire quella che avrebbe dovuto essere un'orrenda camicietta.


Due bambine si stavano dondolando sulle altalene.
< Lily, non farlo! > urlò una delle due, mentre guardava la sorella minore dondolarsi sempre più in alto. Ma l'altra non ascoltò. Arrivata sul punto più alto, si lanciò in aria ridendo, e cadde lentamente sull'asfalto, con la leggerezza di una farfalla.
< La mamma di ha detto non di farlo! >
Lily guardò la sorella con i suoi occhioni verdi. < Non mi sono fatta niente, Tunia! Guarda cosa so fare. >
Piton vide la bambina avvicinarsi al suo nascondiglio. Si accovacciò ancora di più, per far sì che le due non lo vedessero. Lily raccolse un fiore caduto davanti al cespuglio e corse dalla sorella, saltellando.
< Smettila! > urlò Petunia, dopo poco. 
Il piccolo Severus aguzzò la vista, e vide la bambina dagli occhi verdi far aprire e chiudere i petali al fiore che aveva appena raccolto.
< Non è giusto, come fai? > disse Petunia con tono desideroso.

A quel punto, il ragazzino sbucò fuori dai cespugli dietro ai quali si era nascosto. Aveva le guance giallognole accaldate, e il cappotto chiuso stretto in modo da non far scorgere la camicia che indossava sotto. < Ma è ovvio, no? > urlò.
Petunia, impaurita, strillò, e corse subito verso le altalene, mentre Lily non si spostò di un millimetro, incuriosita.
< Che cosa è ovvio? > domandò..
Piton era nervoso, si era già pentito di essere uscito allo scoperto.
< Io so cosa sei, sei una strega! > sussurrò.
Lily parve offesa. < Non è una cosa molto gentile da dire! >
E si voltò, per raggiungere la sorella.
< No, aspetta! > si affrettò a dire Piton. < E' da un po' che ti osservo, e ho capito che sei una strega, non c'è niente di male ad esserlo, anche mia madre lo è. Io sono un mago > aggiunse, tutto ad un fiato.
Petunia di mise a ridere fragorosamente. < Un mago! Io so chi sei, sei il figlio dei Piton, abitate a Spinner's End > disse < ma perché ci stai spiando? >
Piton arrossì. < Non vi spio, e non te, comunque > rispose < tu sei una Babbana. >
Lo disse con un tono così carico di disprezzo che la maggiore, anche se non aveva capito l'ultima parola, si offese. Incitò la sorella ad andare via, e questa ubbidì.

Severus rimase solo, in mezzo al prato del parcogiochi. Era deluso. Aveva aspettato da tempo l'occasione per poter parlare alla bambina con gli occhi verdi, aveva progettato tutto nei minimi dettagli. Non capiva dove aveva sbagliato. Forse il modo in cui era sbucato fuori dal suo nascondiglio? O il fatto che aveva rivelato subito a Lily della sua natura magica? Ma non c'è niente di male ad essere una strega, si disse fra sé. Era lei che l'aveva presa come una cosa negativa. Invece, avrebbe dovuto esserne orgogliosa! Era l'unica in famiglia ad aver potuto possedere una bacchetta. Era una Babbana di nascita, sì, ma in fondo, -quanto se ne vergognava- anche lui stesso era un Mezzosangue.

Quella notte non si addormentò: rimase sveglio, con la testa appoggiata sul cuscino, a pensare. Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine dei due occhi verdi che lo fissavano con disgusto.

 

20 agosto 2971


Seduto sull'altalena, Piton ripensava all'episiodio di cinque giorni prima. Lily era seduta esattamente dov'era seduto lui e lui era laggiù, dietro a quel cespuglio spelacchiato.

< Mamma ha detto che è meglio se non lo fai più... >
Sembrava una voce familiare. Piton si voltò e vide Petunia che avanzava verso l'altalena in cui era seduto lui. Gli occhi del ragazzino saettarono subito in cerca di quelli della sorella minore.
< Dai Tunia, non pensarci! Non faccio mica male a nessun... > appena vide chi c'era davanti a lei, si bloccò. Guardò con insistenza la sorella, indecisa se fare un passo avanti o uno indietro.
Piton si alzò di scatto e si diresse verso un cespuglio. < Guardate > disse, raccogliendo un fiore rose che si trovava vicino ai suoi piedi. Come aveva fatto qualche giorno prima Lily, accarezzò delicatamente i petali e questi iniziarono ad aprirsi e chiudersi ininterrottamente. < Lo so fare anch'io! > Le due sorelle si avvicinarono, incuriosite.
< Non è giusto, perché voi ci riuscite ed io no?! > gemette Petunia, ingelosita. Piton spostò il suo sguardo dal fiore alla bambina.
< Perché tu sei una Babbana. >

Di nuovo, lei non capì. < Io sono cosa? > chiese.
< Una Babbana, una senza poteri magici. >
< Ma la magia non esiste! >< E allora, secondo te, come facciamo a far aprire e chiudere i petali del fiore? Come fa tua sorella a scendere così lentamente dall'altalena, quando si butta? Come fa a far volare gli uccelli nella direzione che vuole? Come fa a... >
< Aspetta un attimo, come fai a sapere che faccio volare gli uccelli dove voglio? > si intromise Lily, che fino a quel momento non aveva proferito parola.
< Ti ho vista farlo, qualche settimana fa. >
< Ma la magia non esiste > insistè Petunia.
< Sì invece, e tu lo sai, ma non vuoi ammetterlo. Non ci sono altre spiegazioni. Io e tua sorella fra poco ricevermo una lettera dalla scuola di Magia e Stregoneria. >
< Come si chiama la scuola? > chiese Lily.
< Hogwarts, è la migliore di tutto il mondo! >
< Tu ci credi? > chiese Petunia alla sorella, scocciata.
Questa spalancò gli occhi verdi e aprì la bocca, dalla quale però non uscì nessun suono. Piton la fissava, nervoso. Non gli servivano altre delusioni: era la sua ultima occasione.
< Non lo so > decretò lei infine.
< Oh, ma andiamo Lily, è tutta una stupidaggine! Una scuola di magia, pff. Queste cose si raccontano ai bambini piccoli. Io non me la bevo! > esclamò Petunia.
< Tu non ci vuoi credere perché sei una Babbana. La tua è tutta gelosia. >La sorella maggiore arrossì violentemente. Forse il piccolo ragazzino dal naso adunco e i capelli unti aveva ragione. Si sentiva così stupida! Era vero, era gelosa per qualcosa a cui non credeva nemmeno. Se era vero che non ci credeva...da quando aveva visto i petali del fiore aprirsi e chiudersi le era nato un dubbio. Ma era assurdo, non poteva essere!

< Pensatela come volete. Lily, ti lascio con lui, così potete esercitarvi a fare magie e a parlare della vostra scuola, com'è che si chiamava? Ah, già. Hogwarts! > urlò, con le guancie paonazze, mettendoci particolare disprezzo nel pronunciare l'ultima parola. Detto questo, girò i tacchi e corse via.

I due bambini rimasero fermi in mezzo al prato del parcogiochi. Lily abbassò lo sguardo: sentiva in colpa per la sfuriata della sorella. Non sapeva cosa pensare: era magia quella che faceva lei? Era con la magia che non si schiantava a terra quanto si buttava dall'altalena? Erano tutte bugie, come diceva Petunia, o no? Era davvero una strega, e presto avrebbe ricevuto una lettera dalla scuola di Magia?
Piton si sedette per terra, con le gambe incrociate. Aveva un sacco di cose da dire, ma nessuna di queste gli sembrava appropriata. Ad un tratto, con grande stupore del ragazzino, Lily si sedette davanti a lui.
< Parlami di Hogwarts > chiese, dopo qualche secondo.
E Severus iniziò a raccontarle tutto quello che sapeva, eccitato.


 

  
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