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Autore: ISI    28/09/2007    4 recensioni
"Fu proprio in quell’occasione che Koyo conobbe Kodaci Sue. Kodaci Sue era la più forte delle professioniste coreane, aveva circa trent’anni, capelli neri lunghi fino alle spalle e un gran bel fisico. Quella donna così carismatica metteva in soggezione persino Ogata.
-Buonasera signorina Sue...- la salutò Koyo sorridendole.
-Suvvia, non sia così formale, mi chiami pure Kodaci...-"
Il meijin ha un segreto...venite a scoprire di che si tratta...Lo so che come storia è assurda ma vi prego, commentate!!!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo extra

Il segreto del Meijin

 

Il bambino aprì i vispi occhietti verdi come smeraldi e scrutò con attenzione il soffitto della stanza, poi siccome sentiva lo stomaco vuoto iniziò a piangere.

Nella stanza accanto, un uomo e una donna se ne stavano raggomitolati l’uno acanto all’altra sotto due strati di coperte.

-Di nuovo...- borbottò la donna rigirandosi nel letto, ma l’uomo la fermò e disse con tono assonnato:

-Lascia, vado io...- si alzò e camminò a piedi scalzi sin nella camera del bambino. Lo prese dalla culla e lo dondolò un po’ tra le sue braccia, ma questo non smise di piangere.

-Che hai, Akira?- chiese l’uomo trentacinquenne al figlio di tre mesi quasi implorandolo.

Il bambino smise di piangere e lo fissò con uno sguardo particolare. L’uomo capì.

-Come fai ad aver ancora fame? Stasera ti sei scolato un biberon e mezzo!- il bambino lo guardò male, mise il broncio e fece per piangere, ma Koyo Toya fu più veloce di lui e lo zittì con un biberon di latte caldo.

Il bambino sorrise, si attacco al biberon, non lasciò neppure una goccia di latte e si riaddormentò.

L’uomo sorrise. Non aveva mai ricevuto un regalo di natale tanto bello! Il piccolo Akira, infatti era nato proprio a dicembre, precisamente dodici giorni di natale.

Lo ripose nella culla e se ne tornò a letto. il giorno dopo Koyo Toya vinse il titolo di nono dan contro un professionista di nome Kuwabara, un cinquantenne somigliante in tutto e per tutto ad una scimmia.

Gli era stato proposto di andare a festeggiare la vittoria ma le ore di sonno che aveva perso nell’ultimo mese per stare dietro ad Akira lo avevano convinto a tornare a casa per farsi un pisolino.

Mentre sbadigliava attraversando il corridoio noto una delle nuove promesse del go: Seiji Ogata.

La prima volta che Koyo Toya l’aveva visto aveva stentato a credere che fosse giapponese. Seiji Ogata aveva diciannove anni, era alto circa 1:80 e aveva i capelli castani chiari, tanto chiari da sembrare biondi.

-Complementi per il titolo...- il ragazzetto biondo gli rivolse la parola.

-Grazie Ogata...- l’uomo non riuscì a trattenere uno sbadiglio, l’altro scoppiò a ridere.

-Il tuo moccioso deve averti tenuto sveglio stanotte, eh? Comunque ti stavo cercando per dirti che io, te ed il mio maestro Sakuraji siamo stati scelti per le amichevoli contro i professionisti di go coreani...si parte tra giorno e si sta via una settimana.-

Koyo sospirò, doveva trovare un modo carino per dirlo ad Akiko, ma sapeva che sarebbe andata ugualmente su tutte le furie.

Ogata intuì le preoccupazioni che affliggevano l’uomo e gli venne di nuovo da ridere.

-Akiko si arrabbierà, vero? Per quel che mi riguarda, pur non avendo una moglie, non dono mai solo nel mio letto, tantomeno in quello altrui!-

-Beato te che sei giovane...- borbottò il trentacinquenne.

Poi i due si salutarono e Koyo se ne tornò a casa. Quando Akiko seppe la notizia si limitò a rivolgergli un sorriso triste, poi gli buttò le braccia intorno al collo e si strinse a lui come una bambina abbraccia il suo papà.

In effetti tra i due sposi c’erano quasi undici anni di differenza. Quando Koyo l’aveva conosciuta era rimasto affascinato dalla sua ingenuità, dal suo pudore, da quel suo sguardo così semplice e limpido che Akira sembrava aver ereditato proprio da lei.

-Vedi di vincere, perlomeno...e mandaci una cartolina dalla Corea, ok?- in fondo non l’aveva presa male.

La donna sciolse le braccia dal collo di lui e si diresse nella cameretta del figlio che dormiva beato, lo prese tra le braccia e involontariamente lo svegliò. Il bambino non fece una piega e si appoggiò al seno caldo della sua mamma, mentre con le piccole manine afferrava il colletto della camicetta della donna.

-Questa notte papà deve riposare. Mi prometti che farai il bravo e che non piangerai?- il bambino sorrise e quella notte non si lasciò scappare neppure un vagito.

Con la valigia in mano Koyo Toya salutò prima Akiko e poi il piccolo Akira, che quel giorno era più vispo del solito.

Quando arrivò all’aeroporto Ogata era già lì. Il diciannovenne non doveva essersi svegliato del tutto, dato lo sguardo assonnato e il bicchiere di caffè in mano.

-Giorno...- borbottò il biondino.

-Com’è che hai quest’aria così assonnata? Sei reduce da una delle tue notti movimentate?-

-Una rossa sui venticinque anni...una tra le più scatenate che siano state nel mio letto.-

-Te la fai anche con quelle più grandi te?- Koyo intanto aveva ordinato anche lui un caffè -E pensare che sei solo un ragazzino. Ogata fece finta di non sentire, poi vide il signor Sakuraji camminare verso di loro.

-Bene...- borbottò -il nostro aereo decolla tra venti minuti...sarà il caso di darci una mossa .-

Dopo quattro ore di viaggio l’aereo atterrò in terra coreana.

-Chissà se le coreane sono brave quando...-

-Ogata!- lo rimproverò Koyo.

-Che noia! Guarda che stavo scherzando!-

Alle due del pomeriggio erano iniziate le amichevoli contro i coreani. Furono disputate sei partite e la squadra giapponese ne vinse quattro. Dopo le partite i professionisti coreani invitarono quelli giapponesi in uno dei ristoranti più chic della città.

Fu proprio in quell’occasione che Koyo conobbe Kodaci Sue. Kodaci Sue era la più forte delle professioniste coreane, aveva circa trent’anni, capelli neri lunghi fino alle spalle e un gran bel fisico. Quella donna così carismatica metteva in soggezione persino Ogata.

-Buonasera signorina Sue...- la salutò Koyo sorridendole.

-Suvvia, non sia così formale, mi chiami pure Kodaci...-

-Come vuole lei, signorina Kodaci...prego si accomodi...- Koyo le spostò la sedia e la fece accomodare. L’uomo fece per andare a sedersi vicino ad Ogata ma la donna lo fermò.

-La prego Koyo, rimanga qui accanto a me...- la donna posò la sua mano sopra quella dell’uomo, che arrossi impercettibilmente. Ogata gli lanciò un’occhiataccia torva, molto probabilmente perchè era invidioso del suo successo con la signorina Sue. In realtà quello sguardo significava “Ricordati che hai una famiglia!”, ma il messaggio non arrivò al mittente.

La serata trascorse serena e in allegria e la maggior parte dei professionisti alzò un po’ troppo il gomito. Anche Koyo a fine serata non era più tanto lucido.

-Koyo, non trova anche lei che qui dentro...- disse la donna togliendosi la giacca, scoprendo un’abbondante scollatura -faccia un caldo terribile?- l’uomo deglutì, la donna fece finta di niente e continuò a parlare di argomenti futili, come aveva fatto per tutta la serata. Da allora la signorina Kodaci era sempre accanto a Koyo, ovunque lui andasse.

Fortunatamente c’erano dei rari momenti in cui anche la signorina Kodaci aveva da fare, perciò Ogata ne approfittò.

Durante una delle pause tra le partite si sedette accanto all’amico, si accese una sigaretta e ne offrì una a Koyo, che scosse la testa. Il ragazzo lasciò che il fumo gli vagasse nei polmoni poi si rivolse all’uomo:

-Sta bene attento a quella donna...-

-Eh?- fece l’altro stupito.

-Sai bene a chi mi riferisco...io non sono certo il tipo da far la predica, soprattutto su un argomento del genere...- lo sguardo del biondino si era fatto molto serio -tuttavia, neppure la signorina Kodaci mi sembra una santa...- Koyo lo fissò allibito.

Ogata scosse la testa.

-Lascia stare...- si alzò e si diresse verso la stanza delle partite -spero solo di sbagliarmi...-

Il consiglio di Ogata non fu neanche lontanamente preso in considerazione, tanto che fu lo stesso Koyo ad avvicinarsi sempre più alla signorina Kodaci. Finché una mattina non si ritrovarono nello stesso letto.

Nudi.

Sudati.

La sera prima aveva bevuto decisamente un po’ troppo, quindi gli ci volle qualche secondo per comprendere ciò che era accaduto. D’un tratto capì qual’era il messaggio di Ogata.

Troppo tardi.

L’uomo raccolse i suoi vestiti, sparsi per la camera, come quelli della donna, si buttò sotto la doccia, si vestì e uscì da quella maledetta stanza. L’ascensore era occupato quindi fece le scale e quando si ritrovò nel giardino dell’hotel lasciò che la porta della hall si chiudesse sbattendo alle sue spalle.

Si sentiva un verme.

Ogata, seduto su una panchina del giardino, con l’immancabile sigaretta in bocca, lo osservava incuriosito fare avanti e indietro per il nervoso.

-Adoro dirlo...- l’uomo sobbalzò -ma io te l’avevo detto!- il biondino sorrise.

-Avresti potuto spiegarti meglio, maledizione!- sbottò l’altro.

-Akiko ti farà a pezzi...-

-No, non se ne accorgerà...- l’uomo sorrise -è sin troppo ingenua ed inesperta, vedrai che non si accorgerà proprio di nulla...-

-Non dovresti parlare così della tua adorabile mogliettina...-

-Hai intenzione di spifferargli tutto?-

-Potrei, ma non credo che lo farò...- Ogata buttò la cicca per terra e la calpestò -non credo che ce ne sarà bisogno...-

Koyo rimase immobile, tentava di auto convincersi che Akiko non avrebbe scoperto nulla.

La signorina Kodaci scese le scale dell’hotel, chiese dove fosse il “signor Toya” e si diresse in giardino.

-Eccola...- fece Ogata accendendosi un’altra sigaretta.

Koyo si voltò di scatto e la vide mentre avanzava verso di loro.

La donna si fermò davanti all’uomo e sorrise.

-Il mio nome è Kodaci...- disse.

-Cosa?- chiese lui che non capì.

-Tu vuoi bene alla tua mogliettina, vero? Scommetto che si chiama Akiko...-

-E tu come lo sai...- Koyo stava per avere un infarto.

La donna gli mollò uno schiaffo.

-Akiko è il nome che hai urlato stanotte!-

Kodaci Sue girò sui tacchi e se ne andò.

Ogata scoppiò a ridere.

-Sei proprio un idiota!- e continuò a ridere per tutto il giorno.

Inutile dire che anche Akiko si accorse che qualcosa non quadrava.

La ragazza per quanto fosse più giovane di suo marito non era certo stupida.

Per fargliela pagare mise in atto alcuni stratagemmi invincibili, capaci di piegare la resistenza maschile in pochi giorni, ovvero: si vestì con gli abiti più attillati che trovava, sfilava davanti a Koyo e se ne andava a giocare con Akira. Altre volte, invece, sempre con gli abiti più attillati e corti che possedeva, entrava nella grande sala, dove Koyo giocava abitualmente a go e iniziava a fare le fuse a Ogata e a sussurargli cose sconce all’orecchio, che lo facevano arrossire fino alla punta dei capelli.

Koyo alla fine confessò il suo tradimento e Akiko gli fece lavare i piatti per un mese.

Alla fine, però, Akiko perdonò la sua dolce metà, tanto ché, il giorno dopo la vita in casa Toya riprese ad essere normale.

Koyo e Akiko chiusero la faccenda, promettendo che non ne avrebbero parlato mai più. Ovviamente se uno dei due si sarebbe comportato nuovamente così non avrebbe più avuto la fiducia dell’altro e il loro rapporto si sarebbe chiuso lì.

La questione, con l’andare del tempo, venne completamente dimenticata da entrambi.

Chissà perché, ma l’unica persona che tutt’oggi rimpiange quel periodo difficile per casa Toya è Ogata...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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