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Autore: LittleFrost    12/03/2013    4 recensioni
Dopo come si era comportato quella mattina il suo Testa D’Alghe, lei non
sapeva se meritava davvero il suo perdono. Eppure Annabeth era lì, a combattete centinaia di
mostri, solo per ritrovarlo. Perché, anche se in quel momento lei lo odiava con tutto il cuore per
averla fatta stare così male… beh, d’altro canto si rendeva conto che lei non sarebbe riuscita a vivere
un solo giorno senza di lui…
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, ciaooo! questra è la mia prima Fanfic su Percabeth, e spero di esser riuscito a riproporre in maniera discreta la mia cioppia preferita! (Insieme a Caskett! v.v ) Beh, buona fortuna, o voi che leggete! ;) M98fm

Annabeth's Angry


La voglia di sorridere, la voglia di ridere, la voglia di andare avanti erano scomparse. Il mondo ora era più buio, le foglie un tempo verdi erano ormai non gialle, ma grigie, perché se un tempo nel suo cuore era estate, adesso era arrivato l’autunno, che aveva spento i colori, iniziato a far cadere le foglie. E tutto questo perché? Era questo che Annabeth si chiedeva, mentre menava fendenti a destra e sinistra, in mezzo a quella confusione di mostri che la circondavano. In quella confusione di gigantesche creature che esplodevano al solo contatto con la sua spada; quella massa disordinata era di certo più ordinata e con un senso di tutti i pensieri che le vorticavano nella testa. Si chiedeva come mai fosse arrivata lì, perché lo stesse facendo, ma soprattutto…se lui…lui lo meritasse! Dopo come si era comportato quella mattina il suo Testa D’Alghe, lei non sapeva se meritasse davvero il suo perdono. Eppure Annabeth era lì, a combattere centinaia di mostri, solo per ritrovarlo. Perché, anche se in quel momento lei lo odiava con tutto il cuore per averla fatta stare così male…beh, d’altro canto si rendeva conto che non sarebbe riuscita a vivere un solo giorno senza di lui…quel lui che la stessa mattina era scappato dal Campo, lasciandola da sola a piangere. Al solo ricordo delle ore appena trascorse ad Annabeth venivano le lacrime agli occhi: come aveva potuto quel deficiente trattarla in quel modo? Come aveva potuto? Il malcapitato mostro che le si trovava davanti si prese una botta dieci volte superiore a quella degli altri: infatti in quel momento Annabeth stava pensando di avere davanti a se il suo stupidissimo ragazzo. Continuò a menare fendenti finchè non vide che i mostri erano ormai tre: un Minotauro (di dimensioni molto ridotte essendo alto due metri appena, avrebbe detto Percy), e due mostri verdi e schifosi non ben identificati. Con due spade nelle mani Annabeth, come una furia, gridando a squarciagola: “Ahhhhhh”, si buttò sui mostri, che dopo pochi secondi non erano altro che una massa fumante di cenere, che di lì a poco sarebbe rinata nel Tartaro. Annabeth si accasciò al terreno, stremata, non tanto dal numero di nemici, ma dalla foga con cui aveva combattuto. Doveva ammettere che questo era servito a calmare un po’ la sua frustrazione, la sua rabbia: prima voleva attaccare Percy ad un albero e tagliarlo a pezzetti, stile Crono, adesso invece si sarebbe limitata a fargli tanto male da impaurirlo per tutta la vita. Se solo lo avesse trovato! Perché quel deficiente di un Testa D’Alghe era chissà dove, in quel bosco sterminato, probabilmente ferito o perlomeno non in grado di combattere. Come lo facesse a sapere? Beh, lo sapeva e basta! Annabeth si mise le mani fra i capelli, disperata: non sapeva proprio cosa fare! Ed era raro che a lei, Annabeth Chase, semidea figlia di Atena, quindi di intelligenza superiore, succedesse quello che le stava accadendo! Sarebbe probabilmente scoppiata a piangere dalla frustrazione, se non si fosse accorta che l’albero che le stava davanti era un ulivo. E che animale poggiava su un ramo di quell’ulivo? Una civetta che con i suoi grandi occhi sembrava scrutarla, leggerle nell’anima. Allora capì. Si alzò in piedi e fece: “O Divina Atena, che mi sei stata accanto in tutta la mia vita, ora indicami la via. La via che giunga al mio bramare, in questo momento puoi indicarmela solo tu, o Divina Madre.” E sottovoce aggiunse: “E non disintegrare il mio Testa D’Alghe per quello che mi ha fatto!” In quel momento la civetta prese il volo e Annabeth si rialzò, correndole dietro per non perderla di vista. Quando Percy sarebbe venuto a sapere che era stata proprio Atena a riportarlo fra le sue braccia, come avrebbe reagito? Si sarebbe stupito, come minimo: era risaputo infatti che la dea della saggezza non vedeva con buon occhio la relazione fra la sua adorata figlia e quel semideo che, nonostante avesse salvato l’Olimpo, era comunque figlio di Poseidone, e questo gli faceva perdere molti punti simpatia. La civetta volava abbastanza in alto perché Annabeth la vedesse, ma non troppo affinché la semidea non la perdesse; arrivati in un immensa radura, la civetta si andò a posare sul ramo più alto dell’albero che si trovava al centro di questa radura. E chi combatteva ai piedi di quell'albero? Ma proprio lui, quel demente del suo Testa D'Alghe! Annabeth si accorse che il suo ragazzo stava per soccombere, stremato, ed allora corse in suo aiuto; facendosi strada a forza di fendenti, si aprì un passaggio fra quella folla di mostri e, in ben poco tempo, si ritrovò accanto al suo ragazzo. Percy si accorse di Annabeth soltanto quando lei si trovò a dover poggiare la sua schiena contro la sua e fece: "Ma coooosa…?" Annabeth, che non poteva distrarsi dal duello che stava combattendo, lo tranquillizzò: "Tranquillo Percy, sono io! " Annabeth vide formarsi sul viso di Percy una smorfia di paura: capì cosa guardava solo quando il suo ragazzo menò un fendente sopra la sua testa, sbriciolando il mostro che stava per attaccarla. Ancora stupita, Annabeth restituì il favore al ragazzo che non si era accorto del mostro che lo stava per…beh, diciamo solo che avrebbe avuto il corpo diviso in due... "Senti, Genio, ma se prima ci liberassimo di questi qui e poi parlassimo?" E, senza aspettare la risposta, si girò e ricominciò a combattere contro la sua parte di mostri: Percy, stupito dalla freddezza della ragazza, si girò e ricominciò anche lui a menare a destra e sinistra fendenti che riducevano in briciole i suoi attaccanti. Dopo pochi minuti e parecchie esplosioni, tutti i mostri erano scomparsi e di loro lì rimaneva nient'altro che polvere...e puzza di zolfo. Percy cadde a terra, stremato e, l'ultima cosa che vide prima di svenire fu Annabeth che si chinava su di lui...una bella vista, non c’è che dire! ....quando si risvegliò la prima volta ciò che Percy vide non lo rallegrò affatto: Annabeth, tutta imbronciata, discuteva con Chirone: "No Chirone! È un deficiente! E non doveva..." Chirone, autoritario fece: "Annabeth, vai immediatamente fuori di qui! -e guardando verso di Percy- si è svegliato!" Annabeth si fiondò verso il letto, ma era troppo tardi...Percy aveva già perso di nuovo i sensi... Nei giorni seguenti, Percy non sapeva dire quanti fossero stati, riprese più volte conoscenza, ma per poco tempo. Quando riprese veramente coscienza ad aspettarlo sulla sedia c'era Annabeth, che gli chiese: "Testa D'Alghe, come ti senti?" Percy, ancora mezzo rimbambito ma contento di trovarla lì, le rispose, con voce flebile: "Meglio, grazie! Tu invece?" Le sorrideva. "Io sono sempre stata benissimo! E adesso, visto che tu stai bene..." Lo schiaffo che lo colpì in faccia, lasciò sul volto di Percy un'espressione fra "Ma cosa diamine...?" E il "Ma vai a quel...!". L'unica cosa che riuscì a dire, quando riprese l'utilizzo dei muscoli mascellari, fu: "Annabeth, la prossima volta apri di più la mano! Fa meno male a te!" Non lo avesse mai detto: secondo schiaffo! Annabeth iniziò a parlare e Percy fu conscio di non poterla fermare: "Come hai potuto Testa D'Alghe? Sei un...un...un...non ho insulti! Stige! -tuono in lontananza- Hai idea di come mi hai ridotto? E cosa fa questa scema? Ti viene anche a cercare! Che idiota! E..." Percy, approfittando della pausa della ragazza, fece: "Annabeth, scusa. Non ho giustificazioni...ti amo..." Annabeth iniziò a fumare dalla rabbia: "Tu...con che coraggio...tu...adesso dici che mi ami? Ma io...io...io...ti strozzo..io…" Ecco, a quel punto accadde l'impossibile: Annabeth si fiondò sul suo ragazzo e lo baciò. Fu un bacio bellissimo, che riempì di gioia Percy, rischiando di ridurre i suoi poveri neuroni in polvere! "Anche io ti amo, Testa D'Alghe, anche se sei un defic..." Ecco, stavolta fu Percy a baciarla, prima che incominciasse di nuovo a insultarlo. E si arrabbiasse. Perchè se c'era qualcosa che aveva capito in quei quattro anni, era che Annabeth NON ANDAVA FATTA ARRABBIARE! E nemmeno lui era così stupido da lasciarla arrabbiare! V.v (Annabeth avrebbe detto il contrario!)


A/N= Eccomi qui! Allora, spero vi sia piaciuta! Questa FF è il risultato di tre prove andate male che, modificandosi radicalmente ogni volta, hanno dato vita a questa! Dei ringraziamenti: alla mia beta reader, una Percabeth convinta come me! Tvb M98fm
  
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