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Autore: bastardHoran    12/03/2013    0 recensioni
Eleonor, un'adolescente in cerca di amore. Ormai pensa di essere destinata a stare sola, ma un "principe azzurro" la salva dalla vita crudele. Ma, non è tutto rose e fiori.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L'estate stava finendo. Come ogni anno sono a Milano con mia sorella. Qui ho fatto amicizia con delle ragazze, sono molto simpatiche. Quest'estate ho conosciuto un'altra persona, un ragazzo. Ero al parco condominiale con Matilde, e una sua amica, quando si avvicinò un ragazzo alto e biondo. Matilde cominciò a sventolare la mano per farsi notare da lui e farlo venire in quella direzione. Lui sorrise e si incammino verso di noi. Quando ci raggiunse disse:"Ciao, sono appena tornato dalle vacanze. Heilà una faccia nuove!" Mi porse la mano e si presentò:"Ciao,sono Enrico. Tu sei nuova di qui giusto?" Io rsposi sorridendo:"Ciao, Sono Ilham. E sono qui solo per le vacanze, vengo qui ogni anno da mia sorella." Lui sorrise, e disse:"Ahn, beh piacere di conoscerti. Ti andrebbe andare in piscina domani? Vado lì con degli amici, così fai conoscenza." Mi fece piacere che me lo avesse chisto:"Certo, mi piacerebbe!" Ma io non sapevo neanche dov'era, ma prima che potessi chiederglielo lui disse:"Dato che sei nuova, non saprai dov'è, se ti va passo a prenderti con la moto domani alle tre, oppure vieni con Matilde." Guardai Matilde, lei mi fece do no con la testa, lei voleva farmi dimenticare Cesare, quindi voleva che io andassi con Enrico, nella speranza che nascesse qualcosa. Io ne dubitavo, ma accettai di andare con lui in moto, non avevo niente da perdere. Erano le sette di sera, io dovevo andare a casa a mangiare, poi tornavo giù. Così li salutai :"Io vado su a mangiare, torno qui per le nove, voi ci siete?" Loro annuirono e mi salutarono, poi si avviarono ognuno a casa sua.
A cena mangiai poco, stavo pensando, a Cesare. Ogni tanto sotto al tavolo scorrevo quei vecchi messaggi, qualche lacrima mi scese, ma la asciugai subito, prima che mi vedesse mia sorella o le sue bambine. Se mi avessero fatto una cardiografia, avrebbero visto un sacco di cicatrici sul mio cuore. Quando non ce la facevo più a trattenermi mi alzai da tavola e dissi:"Io sono piena." Mia sorella non obbiettò, ormai sapeva che non serviva a niente. Andai in bagno e dopo aver chiuso la porta a chiave mi sedetti per terra, mi sentivo male. Troppo male, dovevo sfogare la mia rabbia e il mio dolore. Presi una lametta del rasoio, e la feci scorrere lentamente sul mio braccio. Faceva male, ma mai quanto il dolore che mi provocava Cesare. Vidi il sangue uscire, rosso, fluido, e insieme ad esso i problemi. Sì, insieme a quel sangue vedevo uscire i problemi. Cominciò a bruciare, cosi misi il braccio sotto l'acqua fredda e ci misi sopra un cerotto, e rimisi tutti i braccialetti che lo coprivano. Mi asciugai le lacrime, tirai fuori il solito sorriso falso, e uscii dal bagno. Mi misi short e una canottiera nera. Avvisai mia sorella che uscivo e andai giù, mancavano 20 minuti alle 21, così mi sedetti sull'altalena e cominciai a dondolarmi piano piano. Presi il cellulare e chiamai la mia migliore amica, Nicol. Pregai dio che rispondesse. Il cellulare continuava a squillare ma nessuna risposta. Stavo piangendo, le lacrime scendevano sulle mie guance. Erano grosse e calde. Stavo per riattaccare, ma lei rispose:"Hey,scusa non l'avevo sentito." Io non ce la feci a rispondere, comincia a piangere senza controllo, stavo singhiozzando. Nicol assunse un tono preoccupato:"Cos'hai??" Io feci un respiro profondo:"L'ho fatto ancora, mi sono tagliata di nuovo." Pensavo che si sarebbe arrabbiata, e avevo ragione:"Perchè? Perchè lo hai fatto? Perchè sei stupida ecco perchè." Sì, aveva ragione, sono una stupida, sono un'emerita testa di cazzo. Non risposi, e lei continuò:"Lo vuoi capire che non risolverai niente facendo così? Ti fai solo più male. A Cesare non gliene frega niente se ti tagli o meno. Mettitelo in testa! Non lo dico per cattiveria, ti prego non fraintendere, ma è così." Quelle cose le sapevo, ma sentirgliele dire, averne la conferma, mi fece molto male. Volevo mettere giù, così inventai una scusa:"No, tranquilla. Comunque adesso devo andare, scusa, ci sentiamo." Non le lasciai il tempo di rispondere e riattaccai. 
Stavano per arrivare, così mi asciugai le lacrime. Mi misi un filo di mascara per non far veder gli occhi rossi.
Vidi Enrico arrivare. Era altissimo, e in quel momento mi resi conto che non sapevo quanti anni aveva. Arrivato lì mi salutò e si mise a sedere sull'altalena vicina alla mia. C'era un silenzio imbarazzante, ma aprirì la conversazione lui:"Allora di dove sei? Dai conosciamoci, parlami un po di te." Io imbarazzata dissi:"Beh vengo da Legnago, in provincia di Verona, ho 13 anni e il mio compleanno è il 17 febbraio." Lui sorrise e cominciò la sua presentazione:"Io sono qui di Milano, ho 15 anni e il mio compleanno è il 5 febbraio." Avevo appena ottunuto una risposta sul quesito dell'età. 
Cominciai a chiedermi dove fosse Matilde, così la chiamai. Rispose subito:"Non vieni giù?" 
-"No,voglio lasciarvi soli." Disse con tono malizioso.
-"Ma che cazz...??"
-"Dai sta' zitta, poi mi racconti tutto!"
-"No. Matilde! Vieni giù!"
-"No! Di' a Enrico che non posso venire."
-"Ma..."
-"Shhh! Ciao." E riattaccò.
La stavo maledicendo in quel momento. Guardai Enrico e gli dissi:"Ehm...Non può venire." Lui fece spallucce:"Ah, ok."
Restammo lì fino all'une e mezza. Cominciai e sentirmi stanca, così lo salutai:"Io vado a casa, mi senti stanca." 
-"Va bene. E...Senti, mi puoi dare il tuo numero di telefono?"
-"Certo." Presi una penna e glielo scrissi sulla mano. Lui lo guardò poi mi diede la buonanotte con un bacio sulla guancia, che non mi aspettavo. Tornai su. In ascensore ero perplessa. 
Aprii la porta piano, andai in camera, mi misi velocemente dei pantaloni corti e andai sotto le coperte. Poco dopo mi arrivò un messaggio, era un numero sconosciuto 'Ciao sono Enrico :)' diceva il messaggio. Senza nemmeno accorgermene feci un gran sorriso.
Messaggiammo fino alle 5 di mattina, poi io mi addormentai, per la prima volta dopo mesi, senza piangere.
  
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