Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: YoungRevolverOcelot    12/03/2013    1 recensioni
[Ripresa dopo 4 anni. Per ora non revisionerò i primi capitoli]
Strani omicidi nel Nebraska, un cacciatore di creature infernali si reca lì per indagare.
Ne uscirà vivo?
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi appoggiai alla parete del casottino cercando di riordinare le idee, cercando di capire con quale creatura avessi a che fare. Avevo già escluso i Wendigo e i licantropi, i primi a causa dell’aspetto e i secondi a causa della velocità. Optai per gli Skinwalker a causa della forma canina, ma, ovviamente, uno Skinwalker avrebbe lasciato delle impronte. Mi avvicinai alla pozza di sangue e scrutai attentamente tutta la zona limitrofa: non c’era nessun’orma. 
Il rumore delle foglie secche che venivano calpestate mi fece correre un brivido lungo la schiena, estrassi rapidamente la pistola e mi voltai. Mi ritrovai davanti Gavin, mi guardò con un sopracciglio alzato, poi disse: - Devi bere meno caffè, Dragan- 
Rifoderai la pistola e abbassai leggermente lo sguardo. 
- Maestro- mormorai tornando a osservare la zona attorno al sangue, ancora mi rodeva il fatto di averlo dovuto chiamare. Il mio orgoglio si spaccò in milioni di pezzi, avevo fallito ed ero sicuro di averlo deluso, ero pronto a essere degradato, non m’importava. 
- Non sono più il tuo istruttore, Dragan, chiamami pure Gavin- il suo tono cordiale e il suo tentativo di sorridere mi spiazzarono, dov’era finito il Gavin Carter che al campo di addestramento mi puniva anche solo se sbagliavo il nome di una creatura? 
- Con che cosa abbiamo a che fare?- domandò avvicinandosi a me e cominciando anche lui a esaminare la pozza di sangue con aria pensosa. 
- Non lo so- risposi quasi sussurrando, sicuro che questa volta mi avrebbe preso a legnate, cosa che, con mia sorpresa, non fece. 
- Avrai almeno dei sospetti, oppure…?- scorsi la delusione nei suoi occhi, ma non la rabbia; ero più confuso che mai, cos’era cambiato da quando ero al campo? 
Ci arrivai dopo. Capii che al campo lui era così severo perché aveva paura che io non sopravvivessi là fuori, nel mondo dei cacciatori, e penso che se non fosse stato per le sue dure lezioni a quest’ora io sarei morto almeno una decina di volte. 
- All’inizio pensavo che si trattasse di un Wendigo, ma mi sono dovuto ricredere e ora non ho neanche una mezza idea su che cosa possa essere- scossi la testa infastidito dalla mia inettitudine.
Gavin sembrava essere divertito dal mio stato d’animo, un mezzo sorriso gli si era stampato in faccia e non accennava ad andarsene, mi sentii ancora più umiliato.
-Ho due ipotesi- esordì infine –O questo caso è disseminato di una marea di presagi contrastanti o tu sei fuori allenamento- il suo tono era serio, ma non sembrava arrabbiato – Da quanto tempo è che non cacci?- mi chiese con fare indagatorio. 
- Tre settimane- risposi osservandolo con vago interesse. Era cambiato molto dall’ultima volta che l’avevo visto: il volto coperto di cicatrici non era più teso e attento a ogni minimo particolare, sembrava più rilassato, anche se gli occhi continuavano a essere brillanti e vivi come prima. Lavoravo per lui da quasi dieci anni, otto dei quali passati nel campo di addestramento insieme ad altri giovani cacciatori, gli stessi giovani cacciatori con cui mi divertivo a stimare quanti capelli all’anno perdesse Gavin, gli stessi giovani cacciatori che ora non c’erano più, uccisi senza pietà da un gruppo di demoni. Lui ne soffrì molto, teneva a ogni cacciatore che addestrava tanto quanto avrebbe tenuto a un figlio e penso che, per la maggior parte di noi, lui fosse esattamente come un padre, anche se di lui sapevamo solo che da giovane aveva lavorato nella RAF, anche se ogni volta che gli chiedevamo perché era diventato un cacciatore lui lasciava cadere l’argomento; noi ci fidavamo e questo bastava a cancellare ogni dubbio su di lui.
- Allora?- la sua voce mi strappò con violenza dal vortice di ricordi in cui ero involontariamente scivolato. 
- Scusa, non ti stavo ascoltando, che cos’è che stavi dicendo?- domandai allontanando la nostalgia. 
- Ti ho chiesto i dettagli del caso, Dragan- il suo tono era seccato, odiava dover ripetere le cose due volte. 
- Le prime nove vittime sono state sventrate, la decima è sta sgozzata e l’ultima, una testa di cuoio, è stata ferita e trascinata via. Il capitano è riuscito a fornirmi una descrizione frammentaria della creatura- feci una pausa per riprendere fiato e per lasciare il tempo a Gavin per elaborare le notizie, ma lui mi fece cenno di andare avanti. 
- Alto più o meno un piede, grosso, veloce, con una folta pelliccia scura e gli occhi rossi – conclusi lanciando una rapida occhiata alla pozza accanto a noi, sperando con tutto il cuore che non mi facesse quella domanda. 
- E tu dov’eri mentre questo agente veniva preso?-  
Ecco, aveva appena fatto quella domanda. 
- L’agente a cui è stato affidato il caso aveva scoperto che non ero chi dicevo di essere- feci una pausa e, sospirando, indicai il casottino – Ero lì dentro a cercare di non farmi arrestare- 
Gavin sembrava essere ancora più divertito ed io mi sentii ancora più idiota. 
- Che distintivo hai usato?- chiese tornando serio, ma senza levarsi il mezzo sorrisetto dal volto. 
- Sicurezza Nazionale- dissi, poi aggiunsi velocemente:- C’erano i federali, ho dovuto usarlo!- 
La sua reazione mi spiazzò: si mise a ridere. Lo guardai come se fosse impazzito, cos’è che esattamente trovava divertente?  
C’era qualcosa che non andava in lui, era diverso, troppo diverso. Cominciai a fare supposizioni sul perché si comportasse in modo così strano e tra le varie ipotesi spiccò quella che l’uomo che avevo davanti non fosse Gavin, ma un mutaforma oppure un demone che si era impossessato di lui. 
- Ti sei beccato un agente sveglio e un caso complesso, dev’essere il tuo giorno sfortunato- disse dopo aver smesso di ridere. Fantastico, stava ridendo delle mie sventure. In quel momento avrei voluto sprofondare nel terreno, ma ero sollevato dal fatto che l’avesse presa così bene. 
- Bene, ci siamo fatti quattro risate- no, tu ti sei fatto quattro risate – ma ora torniamo al lavoro- disse ritornando serio e assumendo un’aria pensosa. 
Dopo qualche minuto passato a ragionare sul caso in religioso silenzio, Gavin cominciò a parlare: 
- Non può essere un licantropo perché la luna non è ancora spuntata, il wendigo è da escludere perché non ha portato via le sue vittime... Hai considerato gli skinwalker?-  mi domandò piantandomi il suo sguardo calcolatore addosso. 
- Si, ma era troppo veloce e non ci sono impronte- risposi cominciando a prendere  in considerazione l'idea che questo caso fosse davvero complesso. 
Gavin aprì la bocca, ma poco dopo la richiuse con fare pensoso. 
- Che c'è? Hai qualche idea?- gli chiesi guardandolo con attento interesse. 
Lui scosse la testa con fare confuso. 
- Tutto questo mi fa venire in mente solo i Black Dog- disse continuando a scuotere in capo. 
Inarcai un sopracciglio, scettico. 
- Pensavo che infestassero solo l'Inghilterra e l'Irlanda- gli feci notare pensando erroneamente che se ne fosse dimenticato. 
Lui mi fissò a lungo senza dire niente, i suoi occhi scuri piantati nei miei. 
- Data la tua poca esperienza sul campo- a parer mio dieci anni non sono pochi, ma tenni questo pensiero per me - non dovrei metterti al corrente di questo fatto, ma le circostanze me lo impongono- 
Di che cosa stava parlando? Perché tutta questa riservatezza? 
- Le creature si stanno comportando in modo strano- mi rivelò lasciando trasparire tutta la sua preoccupazione.
- Che intendi?- gli domandai brusco, quella storia non mi piaceva per niente. 
Lui mi rispose con una semplice frase: 
- L'alto giorno Caleb ha ucciso un'arpia- 
Rimasi spiazzato da quell'affermazione. 
- E immagino che Caleb non stesse solcando i mari greci, vero?- chiesi retoricamente, cominciando a capire perché Gavin era così preoccupato. 
- No, infatti, lui era in Pennsylvania- 
Rimasi basito. Tutte le mie conoscenze mi crollarono addosso. Come poteva un'arpia essere in Pennsylvania? 
- Che cosa diavolo sta succedendo?- domandai in un misto d'inquietudine, confusione e rabbia. 
Gavin rimase in silenzio, gli occhi velati da una profonda paura che celava con maestria.
La sua taciturnità mi turbava, che cosa lo spaventava a tal punto? 
- Penso che si stia avvicinando la fine del mondo- ammise trovando il coraggio di pronunciare quelle tanto sospirate parole. 
Mi lasciai scappare una risata, congelata subito da uno sguardo del mio mentore che mi trapassò da parte a parte. 
- Andiamo, Gavin, non crederai davvero a quella stronzata del 2012?- lasciandomi scappare un sorriso divertito.  Lui non rispose, gli occhi che vagavano nel vuoto. 
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, dopodiché lo sguardo di Gavin si spostò fulmineo su qualcosa che stava dietro di me, all'altezza del ginocchio; mi fece segno di stare calmo, poi portò lentamente una mano dietro la schiena. 
Cominciai a sudare freddo; odiavo aver qualcuno o qualcosa alle mie spalle, non potevo sapere che cosa stava facendo e in queste situazioni tendevo a perdere la testa, esattamente come una bestia che sa di essere in pericolo e che cerca disperatamente una via di fuga. Gavin sapeva di questo mio tallone d'Achille, per questo cercò di allentare la tensione.
- Beh, almeno ora sappiamo per certo che stiamo cacciando un Black Dog- disse in modo ironico, accennando a un mezzo sorriso. 
Inspirai a fondo cercando di mantenermi calmo, poi mossi lentamente la mano in direzione della pistola che tenevo nela fondina cosciale destra, ma Gavin scosse la testa e mi fece lentamente cenno di buttarmi a terra. 
Sentii un ringhio sordo dietro di me, il mio cuore accelerò i battiti, una goccia di sudore mi scivolò lentamente sulla tempia sinistra. 
Gavin alzò tre dita. Due... Uno... 
- A terra!- urlò e, dopo secondi che mi sembrarono ore, mi abbassai. Sentii il Black Dog passarmi a pochi fatali centimetri dalla testa e quel contatto mi fece rabbrividire. 
Vidi la creatura dissolversi nell'aria, una pioggia di sale m'investì. 
Mi rimisi velocemente in piedi, tremante per la dose eccessiva di adrenalina ricevuta. 
- Quante volte ancora hai intenzione di salvarmi la vita?- gli chiesi in tono ironico riprendendo fiato, ma comunque colmo di gratitudine. 
- Tutte le volte che sarà necessario, non posso perdere il mio asso nella manica- mi rivolse un sorriso divertito, ma sincero.


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Voglio scusarmi per la lunga attesa tra un capitolo e l'altro, ma ho avuto dei problemi con Word e con il pc. 
I tempi di aggiornamento dovrebbero essere molto più rapidi d'ora in poi. 
Grazie per essere giunto fin qui e se hai voglia passa a trovarmi sulla mia pagina facebook "Youngrevolverocelot EFP" :) 
A presto, 
Ocelot. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: YoungRevolverOcelot