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Autore: Chiaky    12/03/2013    1 recensioni
Com’erano arrivati, loro tre, a questo punto?
Erano sempre stati così uniti, fin da quando riuscisse a ricordare. Erano fratelli gemelli dopotutto…
[Sanyou Boys / DentPodCorn]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Family Problems
 
 

“Scappato di casa?!”
Corn abbassò leggermente lo sguardo, distogliendolo dallo schermo del videotelefono.
“Già…cinque giorni fa…”
Sentì Dent sospirare, esasperato.
“Si può sapere perché non me lo hai detto? Avresti dovuto avvisarmi subito! Sapevi dove mi trovavo!”
Corn ritornò a guardare suo fratello attraverso il telefono, che lo fissava intensamente con occhi di rimprovero.
“Mi dispiace…In realtà ero abbastanza certo che sarebbe ritornato presto…Se fosse stato qualcosa di serio ti avrei avvisato…”
“Corn cosa c’è di più serio di questo?!” Corn lo guardò. Vedere Dent arrabbiato gli faceva sempre uno strano effetto: capitava, a volte, che si arrabbiasse seriamente, in genere quando lui e Pod esageravano con le parole; lo colpiva il modo in cui lo sguardo gentile di Dent diventava tagliente, i suoi modi cortesi severi e la sua voce timida e bassa si alterava assumendo un tono più alto. In quei momenti Dent era incredibilmente autoritario, ed era a lui a sentirsi il fratello minore che doveva essere rimproverato. Era esattamente così che si sentiva ora. Ed era una sensazione che non gli piaceva per niente.
Sbuffò.
“Guarda, ora non ha senso discutere. Rimanda a casa quell’idiota e facciamola finita.”.
Dent sospirò.
“Senti, mi spiace, non volevo arrabbiarmi, è solo…”
“Non volevo farti preoccupare.” Lo interruppe Corn. “Se te lo avessi detto avresti sicuramente lasciato tutto per tornare qui o metterti a cercare quell’idiota…Ti conosco.”
Dent lo guardava con gli occhi spalancati.
“Se fosse stato qualcosa di serio ti avrei avvisato.” Ripeté il ragazzo dai capelli blu.
Dent scosse la testa e Corn sentì ancora quell’odiosa sensazione di colpevolezza.
“Non devi preoccuparti di questo. Noi siamo fratelli Corn. Tu e Pod siete la mia famiglia… Venite prima di tutto il resto, anche del mio viaggio.” Fece una pausa e guardò Corn, che aveva di nuovo lo sguardo basso e assente.
“Noi tre ci siamo sempre aiutati a vicenda ed è ciò che continuiamo a fare. Aiuterò Pod e lo rimanderò a casa. Tutto il resto aspetterà. Capito?”. Corn guardò suo fratello, che ora gli rivolgeva un sorriso dolce e comprensivo. Corn pensò che gli si addiceva molto di più.
“Ok. Scusa e grazie.”
Dent annuì, Corn gli rivolse un sorriso tirato e la comunicazione si interruppe.
Guardò per un po’ lo schermo nero, assorto.
“Pan?”
Il suo Pokèmon gli tirò leggermente la stoffa dei pantaloni, attirando la sua attenzione. Corn si voltò a guardarlo e sorrise appena.
“Panpour…” Si chinò accanto a lui e la scimmietta d’acqua colse subito l’invito, arrampicandosi sulla spalla del suo amato allenatore. Il capopalestra strofinò leggermente il mento di Panpour, il quale emise un verso di apprezzamento.
“Che ne dici, andiamo a sistemare il ristorante?” propose.
“Panpour!” esclamò il Pokèmon, entusiasta. Recentemente il suo allenatore era stato sempre preoccupato e nervoso. Certo, non che con lui si fosse mai comportato male, ma gli dispiaceva molto vederlo così freddo e assente. Era felice di quel gesto affettuoso e, tuttavia, seppur non comprendendo appieno ciò che stesse succedendo al suo maestro e i suoi fratelli (ultimamente non aveva visto molto in giro, oltre al suo amico Pansage, anche il suo amico Pansear) percepiva distintamente che qualcosa non andava. E capiva anche che questo “qualcosa” non si era ancora risolto.
Corn diede una leggera pacca a Panpour, lanciò uno sguardo veloce alla sala da pranzo della casa in cui viveva con i suoi fratelli, e uscì dalla porta che collegava la casa con la cucina del ristorante (il quale era a sua volta collegato al ristorante con quella “magica porta luminosa” che faceva tanta scena). Corn entrò nella cucina: tutto era perfettamente in ordine, come lo aveva lasciato la sera prima. Si diresse nella sala principale, dove le sedie erano state alzate dal pavimento e poggiate all’ingiù sui tavolini. Lentamente iniziò a posarle a terra, mentre Panpour scendeva dalla sua spalla per facilitargli il lavoro. Mancava ancora un po’ all’orario di apertura del ristorante e i ragazzi che aveva assunto temporaneamente per dargli una mano non sarebbero arrivati che tra un’ora. Senza Pod non sarebbe riuscito a gestire la palestra e aveva deciso di chiuderla a tempo indeterminato (già sembrava abbastanza stupido che fossero in due a consegnare la “Medaglia Tris”…), ma non poteva proprio permettersi di chiudere anche il ristorante: le loro clienti sarebbero andate in crisi. Perciò, anche se quei ragazzini non sarebbero stati d’aiuto più di tanto, almeno con il loro gradevole aspetto avrebbero tenuto un po’ a bada le ragazze. Corn sollevò un’altra sedia vi si appoggiò, guardando in un punto imprecisato del pavimento.
Com’erano arrivati, loro tre, a questo punto?
Erano sempre stati così uniti, fin da quando riuscisse a ricordare. Erano fratelli gemelli dopotutto… Era come aveva detto Dent: si erano sempre aiutati l’un l’altro. Come quando Dent era stato attaccato da quel Purlloin selvatico, e lui e Pod avevano iniziato a lanciarli addosso pietre e bastoni. Ancora ricordava chiaramente il fratellino che gli correva tra le braccia, ringraziandoli tra i singhiozzi, la vocetta di Pod che lo rassicurava: “Non piangere Dent! Io e il fratellone lo abbiamo cacciato…Ora sei al sicuro.” Ricordava anche come Pod, una sera rincasò in lacrime, dopo la sua prima delusione d’amore. Era lì lì per sgridarlo, quando si rese conto che singhiozzava. Non era bravo a consolare la gente, si era limitato ad abbracciarlo e carezzargli la schiena, fino a quando non era arrivato anche Dent che, doveva ammetterlo, era stato molto più bravo di lui, con le sue parole e carezze dolci, a consolare il fratello. Non poteva nemmeno dimenticare le espressioni dei suoi fratelli quando aveva annunciato loro la sua idea di aprire, oltre alla palestra che da anni esisteva in città e che si erano ritrovati improvvisamente a dover ereditare, un ristorante. Era sempre stato il loro sogno e poi avrebbe fornito loro fondi per la palestra, così non sarebbero finiti in rovina come molti capipalestra che erano stati costretti a chiudere. Beh, forse. Insomma era un’idea fattibile e sarebbe stato divertente gestirlo tutti e tre insieme. Dent e Pod avevano strabuzzato gli occhi, poi si erano scambiati uno sguardo indecifrabile. Corn li guardava con ansia e trepidazione, in attesa di un cenno di qualsiasi tipo.
“A me piacerebbe!” esclamò all’improvviso Dent, rivolgendogli uno sorriso solare “Mi piacerebbe tanto!”
“Sì, anche a me! Ci sto fratello!” ero saltato su Pod un momento dopo. Gli occhi di Corn si erano illuminati contro la sua volontà, tradendo l’entusiasmo. E lo avevano fatto: avevano inaugurato il ristorante il giorno della riapertura della Palestra ed era stato un successo. Sì, forse l’entusiasmo delle ragazze era un po’ eccessivo, ma andava bene, finché non diventavano violente (?). Avevano sempre fatto tutto insieme, perché per loro era naturale, era semplicemente così. Non c’erano altre alternative. Corn non avrebbe saputo dire se  fosse effettivamente una cosa buona: sicuramente, non tutti sembravano apprezzarla. Erano troppo dipendenti l’uno dall’altro, dicevano. Ma non era così, e alla fine lo avevano dimostrato. No, anzi: Dent lo aveva dimostrato. Aveva scelto di intraprendere un viaggio. Corn sapeva che era giusto così, che suo fratello andasse avanti e prendesse delle decisioni importanti, che seguisse ancora una volta i suoi sogni. Eppure, proprio non riusciva a non pensare che Dent avesse scelto di lasciarli. Non riusciva a non credere che i suoi sogni e i suoi progetti non comprendessero più loro. Sapeva che era stupido, irrazionale ed egoista ma era inevitabile per lui formularlo. E sapeva anche che i pensieri di Pod non potevano essere troppo diversi dai suoi…ma Pod aveva un carattere del tutto diverso dal suo. Lui era più impulsivo e molto più geloso. E si arrabbiava facilmente. Ma non gli piaceva nemmeno darlo a vedere. Quindi, accadde ciò che era più prevedibile: cercò di sfogare tutti i sentimenti negativi con le lotte in palestra, ottenendo il risultato di incasinarsi solo di più. Perché, ovviamente, bruciare tutto a caso non funzionava granché come strategia.
“Perché continuo a perdere, Corn?”
Corn sospirò. Perchè sei uno stupido, ecco perché.
“Ti concentri troppo sull’attacco… Colpire a caso senza una strategia è totalmente inutile.”
La vena pulsante non tardò ad apparire sulla fronte del ragazzo.
“Che cosa?! Colpire a caso?! Si può sapere chi ricredi di essere Corn?!”
Corn si porto una mano alla fronte, senza nemmeno cercare di nascondere l’esasperazione.
“Se non volevi che ti dessi un’opinione, perché diavolo me l’hai chiesta?!”
“La tua non è un’opinione, solo un rimprovero infondato!”
“Cristo, almeno smettila di urlare…”
Un'altra vena sulla fronte di Pod iniziò a gonfiarsi.
“Io urlo quanto mi pare e piace! Tu non sei nessuno per-“
“Adesso basta Pod: smettila di comportarti come un bambino!”
“VAI AL DIAVOLO!” E così urlando scappò via sbattendosi la porta alle spalle. Corn se ne stette qualche secondo in silenzio, prima di perdere definitivamente la calma e iniziare a imprecare a bassa voce andando avanti e dietro per la stanza dando calci a tutto ciò che si trovava sulla sua strada. Sono stanco.  
Ultimamente era sempre così. C’era una tale tensione tra lui e Pod che ogni parola sembrava essere pronunciata con lo scopo di infastidire l’altro, fornendo un pretesto per discutere e andare a letto arrabbiati e con un insopportabile mal di testa. Da cosa dipendesse non lo sapeva con precisione: forse per l’ossessività con cui Pod gli chiedeva se Dent avesse chiamato, forse per il suo chiamare il fratello dai capelli verdi rendendosi conto di star rivolgendosi all’aria, forse perché le clienti erano abbastanza stupide da fargli notare l’assenza di loro fratello ogni volta possibile. Corn si accasciò su una sedia: erano davvero degli idioti. Stavano male entrambi giusto? Soffrivano entrambi giusto? E invece di essere uniti, di cercare di restare vicini, si dividevano ancora di più, deprimendosi, sentendosi ancora più soli. Perché da quando Dent aveva distrutto quell’equilibrio, riusciva a sentirsi solo così: solo. Perché erano così masochisti? Tutto questo doveva finire. Sarebbe andato da Pod, gli avrebbe parlato e avrebbero risolto tutto. E sarebbero stati di nuovo una famiglia. Ma appena socchiuse la porta e vide Pod in piedi di fronte al videotelefono, spento, e flash di Pod che correva ad abbracciare Dent ogni volta che loro due litigavano riaffioravano alla sua mente, si disse che tutto sarebbe stato inutile. E ci rinunciò.
Il mattino dopo, il letto di Pod era vuoto.
Corn quasi cadde in avanti cercando di afferrare l’ennesima sedia da poggiare per terra, rendendosi conto di aver preso solo aria. Si guardò intorno: soprappensiero com’era non si era nemmeno reso conto di aver già finito di preparare tutti i tavoli. Si sedette su una delle sedie, subito Panpour gli si arrampicò sulle gambe. Accarezzò il pelo morbido del piccolo Pokèmon e un sorriso malinconico gli si formò sul volto.
“Meno male che ci sei tu…”
La sua voce sembrò rimbombare nella stanza vuota. Non si era mai sentito così solo.
 
Dopo tre giorni esatti dalla telefonata, Pod si ripresentò a casa, a notte fonda, mentre fuori diluviava.
Corn non aveva idea di chi potesse suonare il campanello a un ora del genere, con una tale tempesta che infuriava; perciò, quando vide suo fratello sulla porta fradicio e con una faccia da cane bastonato, dovette ammettere di essere piuttosto soddisfatto: non era la sua opzione peggiore.
“Ehm…” iniziò il rosso, ma il fratello maggiore lo trascinò dentro casa prima che potesse dire una parola.
Lo fece sedere sul divano e poi sparì in corridoio. Pod si guardava attorno, spaesato come se fosse la prima volta che metteva piede in quel luogo. Corn riapparve dopo nemmeno un minuto con in mano una quantità decisamente superflua di asciugamani, coperte, magliette, pantaloni e un phon.
Agli occhi spalancati del fratello rispose con: “Non credere di poterti prendere un raffreddore e startene a poltrire. Quei ragazzini sono più incapaci persino di te.”
 
Dopo che Corn ebbe asciugato per bene Pod (il quale non aveva fatto altro che mormorare insulti contro la pioggia e lamentarsi su quanto odiasse sentirsi così bagnato) e si fu cambiato e avvolto in un paio di coperte, i due fratelli si ritrovarono seduti sul divano l’uno accanto all’altro. Era arrivato il momento di “parlare un po’ su ciò che era accaduto” e di “chiarire le cose”. Non che fosse qualcosa esattamente nel loro stile… Sin da quando erano piccoli, litigavano per le motivazioni più varie e disparate e fare pace era sempre un processo lungo e complesso, che necessitava le mediazioni di Dent per terminare con successo. Dent la sua parte la aveva già fatta, anche se ha distanza. Ora toccava a loro due.
“Allora…” iniziò Corn, senza sapere davvero cosa dire. “C-Come…um…perché sei…andato via?” Da qualche parte dovevano cominciare. Corn guardò di soppiatto il rosso, ancora completamente raggomitolato nelle coperte, un’espressione stanca e vagamente imbronciata.
“Beh…” iniziò l’altro, guardando davanti a sé. “Ero solo…arrabbiato. Credo…”
“Con me?” chiese il fratello, sapendo già quale risposta aspettarsi.
“Sì…però non solo con te…” rispose invece Pod.
“Ah.” Fece l’altro, sinceramente sorpreso. “E con chi altro?”
Ci fu una pausa, breve ma che Corn avvertì particolarmente pesante.
“Anche con Dent…”
“Ti va di dirmi il perché?” chiese Corn cautamente, cercando di non “urtare” ancora una volta la “sensibilità” del minore. Sorprendendolo ancora una volta, Pod gli rispose.
“Beh…lui se ne andato per gli affari suoi, pensando solo a inseguire i suoi obbiettivi, senza pensare a cosa noi ne pensavamo al riguardo! Si è comportato da egoista! Noi siamo i suoi fratelli dannazione! Non era sempre lui a dire che eravamo una famiglia?! Non era sempre lui a…a…dire…” la voce di Pod iniziò a vacillare e Corn, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltarlo in silenzio, si voltò a guardarlo, trovandosi davanti una scena del tutto inaspettata, ma così familiare da credere che fosse un dejavù. Pod era scoppiato a piangere, nascondendo la faccia tra le coperte per soffocare i gemiti. Corn spalancò gli occhi mentre una strana sensazione gli si avvinghiava allo stomaco. Si guardò intorno, nell’agitazione più totale. Ora era arrabbiato anche lui con il fratello dai capelli verdi, ammesso che non lo fosse già.
“I-Io…” mugugnò Pod, tentando di darsi un controllo che evidentemente non riusciva ad ottenere. Corn deglutì e senza pensarci troppo oltre circondò le spalle infagottate del fratellino con un braccio e lo attirò leggermente a sé.
“Hei…Su, va tutto bene. Non c’è motivo di piangere…” disse, cercando di sembrare distaccato (aveva ancora un orgoglio da mantenere) e fallendo miseramente, cedendo a alla vista di uno dei suoi cari fratellini in lacrime, e turbato più che mai dall’assenza dell’altro. Perché questi momenti a loro capitavano. E semplicemente gli affrontavano tutti e tre insieme, stringendosi l’uno all’altro e consolandosi con parole che avrebbe pagato oro, in questo momento, per ricordare. Per Arceus! Non si era mai sentito così inutile, così incompleto, come in questo momento.
“Senti…Lo so come ti senti. Anche per me tutta questa storia è stata un vero schifo e…ci sto male pure io…Non ho nemmeno voglia di dirti quanto sia stato male in questa settimana, quanto solo mi sia sentito. Anche perché credo tu ne abbia un’idea.” Fece una pausa. Pod alzò lo sguardo su di lui…non sembrava tanto consolato e magari il suo tono era stato un po’ arrogante…Ma non aveva ancora finito.
“Quindi…Um…Basta sentirci così. Io e te ci stiamo male per questa cosa e non ha senso continuare a litigare ed essere nemici…Ci sentiremo unicamente più soli, giusto? Quindi…Ritorniamo a comportarci come una volta, okay? Siamo fratelli e dobbiamo sostenerci a vicenda, qualunque cosa succeda. Giusto, Pod?” Pod lo stava ancora guardando e il suo volto bagnato di lacrime sembrava essersi disteso un po’. “E poi” aggiunse “Anche Dent starà sicuramente soffrendo…Però lui è più intelligente e posato e, come sempre, non lo darà a vedere.” Rivolse al fratello un mezzo sorriso e strinse un po’ di più la presa sul suo braccio. Pod sbatté le palpebre e, finalmente, sorrise furbescamente, alla sua maniera.
“Macchè!” esclamò. “Ci mancava poco che mi implorasse di tornare a casa con me! Non è vita per lui, quella! Lo sai che i suoi mal di schiena sono peggiorati?”
In pratica, i due passarono la serata a parlare di cose facesse Dent in giro per la regione, a spettegolare sulla sua sospetta relazione con Satoshi e a riesumare vecchi ricordi e storielle. Quindi, alla fin dei conti, non avevano evoluto il soggetto delle loro conversazioni. Però avevano riso e si erano persino scambiati qualche gesto affettuoso…Perciò, si disse Corn, qualcosa di giusto, in quella confusione mentale e sentimentale che lo aveva preso, lo aveva detto, dopo tutto.
“Beh, sarebbe bello riuscire a essere sempre così!” disse a un certo punto Pod, con tono particolarmente allegro. Corn lo guardò, sorridendo a sua volta, decidendo di evitare di fargli notare che era la sua eccessiva irritabilità a rendere tutto più difficile.
“Nessuno ce lo impedisce sai? Potremo comportarci sempre come bravi fratelli…” Pod scosse la testa, ancora con il sorriso sulle labbra.
“Naah! Almeno questo…” Corn alzò un sopracciglio. “…Almeno questo voglio che resti uguale.” Corn sospirò. Che a Pod non piacessero i cambiamenti, positivi o negativi che fossero, era ormai chiaro…Che Corn fosse d’accordo con lui, era una novità.
“E allora datti una mossa scansafatiche! Guarda, è già l’alba: abbiamo solo qualche ora per aprire il ristorante e la palestra! Spero che il tuo ritiro spirituale abbia sortito dei risultati…”
“Sicuro! Anzi, ora te lo faccio vedere! Ti va una lotta, fratellone?”.
 

 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
How do you end things o__o Salve fandom! Ecco che mi avventuro anche qui! Sono l’unica capace di rendere questi tre tristi, ma dovete capirmi: l’episodio 58 mi ha ispirato troppo. Che dire? Ci vuole un po’ d’amore per Dent, Pod e Corn no? Nel gioco sono adorabili e nell’anime…beh l’anime è andato un po’ così, ma anche lì sono crucci dai (soprattutto nel sopraccitato episodio u.u). Spero non sembri troppo Omertashipping… Il fandom italiano mi sembra un po’ chiuso. Le uniche fic su personaggi di Bianco&Nero erano per la maggior parte su N/Touko/Touya… Ma io sono venuta per rimediare! Sappiate che una cartella piena di storie sui Subway Masters, e non ho alcuna paura di postarle. Più o meno.
Ma quanto ho scritto?! Vabè, mi fermo qui. Grazie a tutti coloro che hanno letto! Recensioni e commenti in generale sono super graditi!
Chiaki :*
P.S: Il titolo non mi soddisfa tanto ma sono una frana…Sentitevi liberi di dirmi cosa ne pensate!
  
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