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Autore: norwamnesio    12/03/2013    1 recensioni
Cappie osserva quel pezzo di carta e non sa se sentirsi imprigionato o libero. Imprigionato dentro una nuova quotidianità o libero di vivere il futuro che si è scelto.
Il futuro l'aveva scelto tanti anni prima, quando con suo rammarico capì che gli sarebbe toccato crescere e che, comunque, sarebbero cresciuti tutti gli altri lasciandolo indietro.
Sono passati anni e la promessa di mantenere i rapporti viene spezzata da un futuro troppo insistente, che assorbe il tempo di tutti e che li separa inevitabilmente.
Sono passati forse troppi anni, quando gli sguardi di Cappie e Evan si incrociano nello scenario di un anonimo bar. Sono un po' più vecchi quegli sguardi, ma si riconoscono ancora.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fissava quel foglio di carta, incorniciato e messo in bella mostra nella parete più ampia del suo studio.
Il suo studio, la sua laurea.
Era sempre scappato da qualsiasi cosa che lo facesse sentire improgionato, rinchiuso dentro delle dinamiche ben stabilite ed adesso, ironia della sorte, il suo nome era destinato a rimanere lì, dentro una cornice, su quel muro bianco perla, ed era stato lui a mettere il chiodo che lo avrebbe tenuto fermo. Sorrise, un po' per prendersi in giro un po' per rammarico; forse nel sorriso che si impossessò delle sue labbra vi era anche un po' di orgoglio, ma non riuscì ad ammetterlo.

"Ce l'hai fatta, Cappie", disse a se stesso.

Sarebbe stato uno psicologo vero, con dei pazienti veri. Avrebbe avuto un lavoro vero e probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa ogni giorno, per tutti i giorni. Si chiese se era davvero questo ciò che voleva ma poi capì che, insomma, ormai era un po' tardi per chiederselo.
Quel che sarebbe successo l'avrebbe semplicemente vissuto, senza pensarci troppo, adesso poteva solo prendersi un po' di tempo per guardare a quello che invece era stato il suo passato.

Pensò che 5 anni prima non aveva la minima idea di quello che avrebbe fatto, immaginava di rimanere nella confraternità per sempre, magari come una qualche sorta di governante folle che gioca a fare il bambino troppo cresciuto. Sorrise di nuovo, ricordando la volta in cui decise proprio che il suo futuro sarebbe stato quello.
Uscì dallo studio, chiedendosi se avrebbe dovuto rallegrarsi o meno per quello che poi era successo.

 

Alla fine, comunque, sarebbero andati via tutti. Non era l'idea del college che lo attirava tanto, quanto l'idea di quel gruppo di amici (e nemici) che si era creato: sbronzarsi o fare a botte con qualcun'altro non sarebbe stato lo stesso. Se non avesse scelto di andare avanti, alla fine, in ogni caso sarebbero andati avanti gli altri. Faceva parte del gioco della vita, questa cosa del crescere.
Casey glielo diceva sempre che avrebbe dovuto farlo e lui alla fine prese la decisione inevitabile di scegliere quello che sarebbe stato il suo futuro. Casey gli era stata accanto per tanto e lui aveva di lei un ricordo ancora dolcissimo, anche se dentro si malediceva per il male che le aveva fatto.
Iniziata la loro vita insieme, dopo qualche mese si rese conto che a loro mancava qualcosa, o meglio, qualcuno. Evan. Tra alti e bassi, tra odio e rancori, liti e abbracci, erano sempre stati quel trio perfetto, il cui ricordo lo commuoveva ancora; in realtà, doveva ammettere a se stesso, il pensiero di Evan aveva iniziato a torturarlo subito dopo la partenza.
Si erano ripromessi tutti di non perdere i rapporti, ma fu abbastanza difficile considerato il fatto che il terribile pensiero del futuro bussava alla porta di ognuno, chiedendo di assorbire tutto il tempo disponibile.

 


Quel giorno sembrava proprio che i ricordi di quei tre anni lo perseguitassero, quando però si trovò in procinto di bere l'espresso ordinato al balcone, si accorse che non si stavano presentando davanti a lui solo semplici ricordi. Ebbe sussulto e non potè mai capire se questo fosse dovuto all'impatto delle labbra con il caffè un po' troppo caldo oppure al fatto che i suoi occhi incrociarono quelli di un uomo biondo, seduto nell'ultimo tavolino in fondo.
Indossava un completo elegante e leggeva il giornale, ma al tempo stesso dava occhiate furtive a tutto il locale.
Si dia il caso che Cappie, si trovasse proprio vicino al punto che l'uomo stava osservando e si dia anche il caso che l'uomo, dal canto suo, assomigliasse in maniera impressionante al giovane Chambers. Non era più troppo giovane a dire il vero, ma non poteva biasimarlo per questo, anche lui non aveva più vent'anni.
Sentì come se anche l'altro lo avesse riconosciuto, ma nessuno dei due si mosse e si limitarono a guardarsi, forse per un tempo di circa 3 minuti che però sembrò infinito.
Cappie decise di lasciare il bar, lo fece d'istinto e senza pensarci troppo. Forse avrebbe dovuto ammettere a se stesso che aveva paura di scoprire che quell'uomo, apparentemente di successo, era in realtà Evan Chambers.
Non avrebbe avuto paura di scoprirlo se non fosse stato per il fatto che, in realtà, nei mesi successivi alla sua partenza, si era accorto di provare per lui un sentimento un po' troppo forte. Il sentimento che provava, ricordò, lo portò a sentire la sua mancanza in maniera lacerante, tanto da fargli rendere conto di quanto in realtà il sentimento provato per Casey non era che una proiezione di quel che provava per Evan.

Ma erano passati anni, che importava.


Pagò e uscì velocemente, era stato un brutto sogno.
Evan Chambers abitava a Londra adesso, lo aveva sentito dire da Sputo, con cui ancora manteneva dei contatti, seppur occasionali. Evan Chambers abitava a Londra e l'ultima volta che i due si erano sentiti era stato per telefono, 3 anni prima, la vigilia di Natale. Il resto non aveva senso, la sua mente poteva anche ingannarlo.

"Aspetta fermo!"

 

"Ehi!"

Camminando sentì delle voci inseguirlo ma mai avrebbe pensato che fossero davvero rivolte a lui. La sua mente era un po' sovraeccitata al momento, per quello che era appena successo. Ovviamente non poteva immaginare che a breve sarebbero capitate cose ancora peggiori.

"CAPPIE!"
A questo punto, però, non potè evitare di far capo a quella voce. Si girò e venne accolto da un sorriso un po' troppo perfetto.
 

  
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