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Autore: fuxiotta95    12/03/2013    1 recensioni
Piccola continuazione di una mia precedente storia "mihi praeter te ..."
i sogni che ci mostrano la persona amata sono in realtá messaggi mandatici da essa per farci apprendere meglio cióche prova per noi...questo mi ha insegnato Nonno Roma...fino ad oggi non ho mai veramente capito quanto avesse ragione
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Non ti risposi, ma urlai farneficando qualcosa nel tentativo di farti perdere il controllo e ora dormi dandomi le spalle, come al solito sono riuscito a farti arrabbiare, sposto lo sguardo alle mie mani che stringono la stoffa delle lenzuola, lo só che non é giusto mentirti, ma non potevo risponderti
-Sacri Romani Imperii amet...-
Sussurro appena alzando lo sguardo e osservando il riflesso che mi dona la specchiera, molto probabilmente me lo hai sentito pronunciare nel sonno. Lentamente scosto il lenzuolo e scendo dal letto
-Non voglio fare altri guai...-
Esco dalla camera per andare a sedermi sul sofá in sala. Pensavo di non fare piú sogni su Sacro Romano Impero, ma a quanto pare mi sbagliavo. Mi sdraio e inizio a rigirarmi trá le dita il riccio ribelle, questo gesto infantile mi é sempre appartenuto e mi ha sempre fatto rilassare, continuo fino a ché il sonno non prende il sopravvento...
 
Apro gli occhi sentendo una voce autoritaria risuonare intorno a me. Rimango a bocca aperta quando mi ritrovo di fronte una distesa infinita d’erba, all’orizzonte una catena montuosa che si scaglia verso il cielo grigio, un vento freddo mi scompiglia i capelli, un vento gelido che porta con sé l’odore della guerra, odore di sangue, di fumo. Vento che porta con se i rumori dellaguerra: pianti disperati, il respiro affannoso dei soldati e quello possente dei cavalli lanciati al galoppo, il rumore metallico delle spade che si incrociciano. Mi alzo di scatto e corro verso la sporgenza della collinetta su cui mi sono risvegliato, mi metto a capponi per evitare di essere visto e osservo la guerra che si stá svolgendo a poci metri dal mio nascondiglio, mi tengo basso nascondendomi nell’erba ogni qual volta qualcuno si volta nella mia direzione
-Verdammt,wollte sich verstecken?(volevi nasconderti?) –
Una voce possente alle mie spalle mi fá sussultare, mi volto incrociando due iridi blu mare, riconosco il tipico tono tedescho, ma dalla troppa paura non sono riuscito a comprednere che cosa mi abbia detto. Alzo le mani cercando di far capire che mi arrendo e l’uomo mi afferra per un braccio trascinandomi sul proprio cavallo, urlo e mi agito, ma lo sguarod timidatorio del soldato mi fá capire che é meglio che la smetto se non voglio finire male. Cavalcammo a lungo oltrepassando il bosco che era vicino al campo di guerra e non appena gli alberi si diradarono vidi un’enorme campo base formato da tende in tessuto, osservo i vari soldati che incuriositi mi fissano cercando di capire se sono un nemico o un possibile alleato. Osservo lo stemma che portano sulla tunica e il mio cuore perde un battito, conosco troppo bene quello stemma su campo giallo, per anni mi ha tormnetato, mi ha fatto soffrire, per anni ho sognato di rivederlo. Appena ci fermiamo salto giú dal cavallo, ma il soldato mi afferra il braccio stringendolo con forza
-Du nichtwagen! (non ci provare)-
Senza ascoltarlo continuo a cercare tra i vari volti il suo, quello della persona che ho aspettato per anni
-Ich bringe dichStunden an den Master, er wird entscheiden Ihre Zukunft! (ora ti porto al comandante, sará lui a decidere per il tuo futuro!)-
Osservo ogni persona, ogni tenda sperando di vederlo, sperando di riuscire a riconoscerlo. In che anno mi troveró? Saró davvero nel campo del suo regimento?
Con poco garbo il soldato mi conduce a quella che deve essere la tenda principale spingendomi al suo interno senza lasciarmi il braccio
-Sir, sorry, Sie zu stören, brachte ich einen verdächtigen Mann! (Mio signore, scusi il disturbo, le ho portato un uomo sospetto!)-
Osservo l’uomo che mi da le spalle, le mani appoggiate all’enorme tavolo su cui é stata posta la cartina georgrafica riportante i vari territori conquistati e quelli da conquistare. Rimango impietrito, sento intorno a me un’aria di preocupazione, di paura, di sconfitta e di rassegnazione. Osservo l’uomo che volta appena il capo congellandomi con quelle iridi, quelle iridi che per anni hanno tormentato i miei sogni, il mio cuore perde un battito, le labbre mi si schiudono, le lacrime lottano per poter uscire
-CongedartiSie! (puoi congedarti!)-
Rimaniamo soli nella tenda illuminata da lumi ad olio posti nei quattro angoli, osservo l’uomo avvolto in un manto nero, un copricapo del medesimo colore, mi osseva da capo a piedi, soffermandosi su ogni minimo particolare, sento i suoi occhi color del cielo primaverile scrutarmi con attenzione. Abasso lo sguardo non riuscendo a sostenere il suo
-Was die Leutebist du? (a quale popolo appartieni?)-
Scuoto il capo non riuscendo a capire cosa mi sia stato chiesto, si toglie il copricapo lasciando che la lunga chioma dorata gli ricada sulle spalle incorciandogli il viso
-Sei Italiano?-
Annuisco nel sentire la domanda nella mia lingua anchese pronunciata con difficoltá
-Cosa ti ha portato qui?-
Vorrei rispondere, ma non só cosa, non posso di certo dirgli che mi sono risvegliato sulla collinetta. Noto che guarda i miei vestiti incuriosito, indosso la divisa militare che sono solito a indossare tutti i giorni, sorrido come sono solito a fare quando non ho voglia di dire la veritá a Germania
-Non lo só!-
Mi guarda alzando un sopraciglio, continuo a sorridere cercando di sembrare naturale
-Come ti chiami?-
Rimango zitto, non sono certo di poter rispondere anche se vorrei, vorrei farlo ricordare, farti ricordare...ore sono certo che sei tu...
Mi guardi attendendo una risposta, arrossisco e abbasso nuovamente lo sguardo, sento i  tuoi passi, ti stai avvicinando, stringo con forza la stoffa della giacca della divisa, una tua mano mi afferra il mento costringendomi ad alzare il viso, mi osservi le labbra
-Italia?-
Un sussurro appena percettibile, ma che mi giunge al cuore come un freccia scoccata a pochi metri dal mio petto, spalanco gli occhi incredulo che tu sia riuscito a riconoscermi nonostante non ho laspetto che dovrei avere in questo periodo storico, tu hai 17anni di conseguenza io dovrei averne 15. sul tuo viso appare un tenero sorriso che mai prima d’ora avevo visto, mi stringi dolcemente  nascondendo il viso nell’incavo della mia spalla
-Italia! Italia!-
Continui a ripetere il mio nome provocandomi un senso di nostalgia, vorrei stringerti, ma ho paura che tutto questo sia solo un sogno e che appena le mie mani stringeranno la stoffa della tua divisa tu scomparirai nel nulla come accade ogni qual volta che ti sogno. Rimango immobile aspettando che tu sciolga questo abbraccio che mi provoca dolore. Finalmente mi lasci andare, con dolcezza mi accarezzi la guancia
-Pensavo di non riuscire piú a rivederti...-
-Perché?-
Sussurro osservando la tua espressione cambiare per diventare rammaricata, mi cingi le spalle invitandomi ad avvicinarmi al tavolo con la cartina geografica
-Molti dei miei terriotri sono in rivolta e non siamo ancora riusciti ad ottenere un potere centrale su ogni teriotrio...penso che molto presto cesseró di esistere-
A tali parole rimango impietrito e mi scosto bruscamente facendo in modo che il tuo braccio non mi cinga piú le spalle, ti guardo con terrore, possibile che questo sogno servisse a rivelarmi la veritá? Possibile che il mio subconscio abbia voluto distruggere ogni mia speranza?
Inizio a piangere
-No...-
Ti avvicini lentamente abbracciandomi nuovamente
-Mi dispiace, Italia... avrei voluto tornare vittorioso da te!-
Ti stringo a mia volta nascondendo il viso nell’incavo della tua spalla, urlo di dolore al pensiero che tutto ció possa essere vero, Nonno Roma mi ha sempre detto di dare retta ai sogni riguardanti la persona amata, poiché essi sono messaggi che essa ci manda per farci comprendere a meglio ció che prova per noi
-Avevo paura che non mi avresti riconosciuto...-
Sussurro appoggiando la mia fronte alla tua, se non provassi dolore sorriderei per il fatto che sei piú basso di me di qualche centimetro, ma il dolore mi invade e non riesco a far a meno di piangere, osservo i tuoi occhi troppo orgogliosi per lasciar uscire le lacrime che si accumulano negli angoli
-...avevo paura di essere cresciuto troppo velocemente-
Continuo senza allontanarmi da te, lasciando che il mio respiro accarezzi il tuo viso dalla pelle chiara
-Per quanto tu possa crescere rimarrai sempre la mia amata Italia-
Sorrido appena a questa affermazione mentre le lacrime continuano a rigarmi il volto, la tua voce mi é mancata cosi tanto. Rimaniamo diversi minuti fermi in questa posizione, lascinado che il silenzio parli da sé, ma ad un tratto un tuo uomo fá iruzione all’interno della tenda e con uno scatto ci separiamo
-Was passiert?! (Che cosa succede?!)-
La tua voce si fá autoritaria, l’uomo ansima, osservo le sue vesti logore di sangue
-Mein Herr, derFranzösisch! (mio signore, i Francesi!)-
Vedo la tua espressione farsi disgustata, afferri il tuo copricapo e la spada che avevi riposto sul tavolo, con la testa alta esci dalla tenda, ti seguo a ruota sentendo nascere dentro di me un senso di ansia
-Che cosa succede?-
Monti sul tuo stallone nero che batte lo zoccolo sul terreno impaziente di poter correre al galoppo, afferri le bringlie tirandole appena per fargli capire che deve calmarsi, mi guardi con espressione scura
-Sono arrivati i Francesi-
Indichi un uomo facendogli segno di avvicinarsi
-Mein Herr! (mio signore!)-
-BegleitenSie unser Gast in Italien, wenn ihm etwas zustößt Ich werde vom Töten zu unterlassen! (scorta il nostro ospite in Italia, se gli accade qualcosa non mi tratterró dall'ucciderti)-
-Sicherlichmein Herr (Certo mio signore)-
L’uomo mi affianca
-Ti porterá alla tua patria...-
Detto ció sproni il tuo destriero e parti verso l’uscita del campo seguito da un drappello di uomini
-No! Sacro Romano Impero!-
Cerco di seguirti, ma ormai sei lontano e non ti volti a guardarti indietro, l’uomo mi affianca nuovamente, mi volto a fissarlo con rabbia
-Welches Jahr? (in ce anno siamo?)-
Gli chiedo dando fondo a tutto ció che Germania mi ha insegnato
-Eintausendachthundertsechs (1806)-
Risponde alzando un sopraciglio, spalanco gli occhi e mi volto a fissare l’orizzonte dove sei sparito
-La dissoluzione del Sacro Romano Impero...-
Sussurro cadendo in ginocchio, l’uomo si appresta ad aiutarmi a rialzarmi e velocemente mi scorta alla stalla, vedo che intorno a noi l’ansia cresce, ogni uomo si prepara all’imminente battaglia, si avverte nell’aria la fine di tutto, alcuni soldati trattengono le lacrime, altri si fanno il segno della croce, vedo uno stringere nella mano una bambola di pezza, sposto lo sguardo, ben presto tutto ció per cui hanno lottato sparirá nel nulla...anche tu...
-Aufsitzen, bald! (montate in sella, presto)-
Osservo il Hflinger dal manto color caramello e la criniera lunga bionda, l’uomo mi aiuta a montare a sella, afferro le redini e osservo le incisioni che decorano la pelle della sella, cosa posso fare? Osservo l’uomo montare in sella per poi spostare lo sguardo all’uscita del campo, stringo maggiormente le redini
-Non lasceró che tu venga ucciso!-
Sprono il cavallo che si lancia al galoppo travolgendo la gente e alzando dietro di sé un polverone. Galoppo senza voltarmi in dietro, galoppo con il cuore che batte all’impazzata, seguo le orme che ha lasciato il tuo plotone.
Finalmente giungo al luogo dove il tuo esercito si é incontrato con quello di Francia, rimango su questa piccola duna ad osservare i vostri due regimenti che si scrutano da un lato all’altro del campo. Vedo avvanzare Francia in sella al suo Camargue dal manto bianco e la criniera color panna, la sella in pelle nera decorata come solo gli artisti Francesi possono fare
-Sacro Romano Impero, temevo che non avresti avuto il coraggio di farti vedere!-
I suoi uomini iniziano a ridere mentre il cielo si riempie di nuvole grigie che promettono pioggia, il vento gelido scuote gli stendardi e porta lontano il mormorio degli uomini, i cavalli battono il terreno con gli zoccoli riuscendo a perceppire alla perfezione la tensione salire
-Le donne dovrebbero stare a casa a cucire Francesina!-
I tuoi uomini iniziano a ridere di gusto mentre Francia fa impennare il destriero, il volto coruciato dall’ira
-SILENZIO!-
La sua voce rieccheggia nel campo, sprona il cavallo e inizia a muversi di fronte ai suoi uomini impartendo ordini in francese, ti osservo con preocupazione, ma tu non dai segni di cedimento, osservi il tuo nemico che si muove come un animale in gabia imazziente di poter avvanzare verso di te per toglierti la vita, in sella al tuo destriero mostri la grandezza del tuo impero. Francia urla puntando a te con la spada e tutto appare troppo veloce, i destrieri vengono lanciati al galoppo, le urla salgono al cielo, gli stendardi venono abbassati ed ustati come alabarde e in pochi minuti il bianco delle loro divise e il dorato di quelle dei tuoi uomini si uniscono colorando la radura come un tappeto, ti cerco con lo sguardo ma vedo solo l’argento delle spade, il rosso del sangue e il grigio del cielo. Il mio corpo trema di fronte a questo spettacolo di morte
-Basta...basta...smettetela...BASTA!-
Urlo con tutto il fiato che ho in corpo e come se mi avessero dato retta tutti i soldati si fermano, ma la loro attenzione non é rivolta a me, no, stanno guardando al centro del campo e lasciano spazio ai due rivali, ti osservo estrarre la spada e alzarla fiero, Francia ti guarda con un ghigno in volto tenendo di fronte a se il fioretto con eleganza, iniziate a duellare con ferocia, nessuno dei due da prova di volersi arrendenre, ma Francia é furbo e vedo perfettamente come si stia divertendo a farti stancare parando ogni tua stoccata con facilitá. Sprono il cavallo sentendo dentro di me che qualcosa di terribile sta per accadere, ma non sposto mai lo sguardo dal vostro scontro, evito i corpi di coloro che hanno giá perso la vita, ma ad un tratto un urlo di dolore mi fá perdere la concentrazione e cado dal cavallo che si é impennato per lo spavento, ma subito mi rialzo e facendomi largo tra i soldati giungo a pochi metri da voi due e lo spettacolo chem i si para di fronte mi blocca il respiro
-Sacro Romano Impero...-
Vedo Francia estrarre la spada dal tuo fianco con un ghigno vittorioso in volto per poi alzarla al cielo
-Le Saint Empire Romainest venuà une fin! (il Sacro Romano Impero é ormai giunto al suo termine!)-
Corro fino a te per inginocchiarmi al tuo fianco e stringerti al mio petto per darti il calore che pian piano stá abbandonando il tuo corpo, ti stringo con forza mentre le lacrime mi rigano il volto, con la mano cerco di fermare il sangue che continua a sgorgare dalla ferita che ti lacera il fianco
-Italia...fuggi...-
Scuoto la testa, non posso abbandonarti, non posso e non voglio rischiare di perderti
-Ma guarda la piccola Italia ha deciso di scendere in campo...strano sembri molto cambiato dall’ultima volta che ti ho visto !-
La voce di Francia attira la mia attenzione, lo guardo con odio digrignando i denti, credo di non aver mai provato cosi tanto odio verso un’altra nazione, mi volto verso un tuo uomo e gli faccio segno di avvicinarsi, senza farselo ripetere due volte esegue l’ordine e, capendo le mie intenzioni, ti prende in braccio facendo attenzione a non sballotarti troppo, senza dirgli niente estraggo la spada dal fodero che porta alla cintura, punto la lama verso il mio nuovo nemico mentre lo squadro attentasmente preparandomi ad un suo possibile attacco improvviso
-Not'revaut la peine,Italie ! (non ne vali la pena, Italia !)-
Si volta dandomi le spalle facendo un cenno ai suoi uomini di ritirarsi
-Nonpetis, Gallia! (non mi voltare le spalle, Francia!)-
Urlo continuando a tenere la spada alta, si volta con un ghigno in volto
-É proprio vero, nessuno sá parlare il Latino con la tua eleganza, anche quando vuoi essere minaccioso, il tuo tono e elegante e soave-
La sua voce mi irrita ulterriormente, vorrei impiantargli la spada nel cuore e girarla lentamente per avvertire le vibraziuoni della carne che si lacera giungere fino all’impugnatura, vedere il sangue scorrere macchiandogli le vesti di cui si vanta tanto, sentirlo urlare e gemere di dolore, osservarlo accasciarsi al suolo ed esalare il suo ultimo respiro. A questi pensieri lascio cadere a terra la spada, le mie mani tremano
-No...-
Sento lo sguardo di tutti i soldati su di me. Non potevo pensare cose del genere, non potevo e non volevo piú pensarle, mi ero ripromesso di abbandonare l’Italia che ama la guerra, l’Italia che vuole veder scorrere il sangue, il mio corpo ha abbastanza cicatrici? La mia anima non é giá destinata all’inferno per le vite che ho spezzato? Quelle vite mi attendono per ridurmi l’anima a pezzettini e bruciarli nelle fiamme che arderanno in eterno. Alzo nuovamente lo sguardo puntandolo in quello del Francese
-IgnosceDeus fecit omnes gentes ... manet tantum fata peregit... (Dio, perdonalo per ció che ha fatto...ha solo eseguito il destino che attende ogni nazione...)-
Francia sorride beffardo prima di voltarsi per rimontare a sella
-Bienfaisance, même si plein de haine... (Caritatevole anche se pieno di odio...)-
Lo vedo spronare il cavallo e seguito dai suoi uomini dirigersi verso l’orizzonte da cui sono giunti, abbasso l’arma bianca continuando ad osservare l’esercito nemico allontanarsi, ad un tratto un uomo del tuo esercito mi si avvicina toccandomi la spalla, mi volto a guardarlo comprendendo immediatamente dal suo sguardo ció che vuole dirmi. Raggiungo le retrolinee e ti vedo steso sull’erba secca, il tuo respiro inregolare, una mano sulla ferita, il viso contorto dal dolore, mi inginocchio al tuo fianco ed inizio ad accarezzarti la guancia che si é fatta piú pallida
-Italia...non voglio...che tu mi veda...mor-
Le tue parole vengono smorzate da un colpo di tosse, un rivolo di sangue sfugge dalle tue sottili labbra, rimango immobile ad osservarla disegnare sul tuo mento una lineaa porpurea
-Shhh, non ti abbandoneró, non questa volta-
Il silenzio ci circonda, silenzio rotto dal respiro dei tuoi uomini e dal nitrito dei cavalli, che a testa china rimangono immobili a battere gli zoccoli sul terreno quasi come se avvertissero il mio dolore e la mia impotenza di fronte alla tua vita che pian piano stá lasciando il tuo corpo
-Et multæ misericórdiæDei .. videtur ... excipiunt sinu ... et peccata dimittere non dissimulas te videre qui id mihi vitio exstinctis sed quaeso, noli Machab ad vitam immortalem fecit de velit ... quoniam et ego diligo eum ... (Dio...ti prego accoglilo nel tuo abbraccio pieno d'amore...perdona i suoi peccati...e se proprio non puoi far finta di non aver visto le persone che hanno perso la vita a causa sua dai a me ogni colpa, ma ti prego, non destinarlo a una vita immortale fatta di dolore...perché io lo amo...)-
Appoggio la mia fronte sulla tua mentre le lacrime mi rigano il volto
-amoamas ... ego semper dilexi eum ... et ... Sacri Romani Imperii TE AMO! (io lo amo...lo amavo...e lo ameró per sempre...IO TI AMO SACRO ROMANO IMPERO!)-
Urlo lascinado che la mia voce rompa totalmente il silenzio e risuoni nella vallata, ad un tratto la tua mano mi accarezza la guancia e con delicatezza mi porta piú vicino al tuo viso fino a che i nostri nasi non si sfiorano, il tuo respiro irregolare mi accarezza il volto
-Italia...-
Poso delicatamente le mie labbra sulle tue, un bacio puro, infantile, coem quello che fú... mi allontano titubante, quasi con paura che ora tu sparisca sotto i miei occhi dissolvendoti in tanti corriandoli di luce che verrano portati via dal vento tiepido che si é alzato. Ad un tratto una goccia cade sulla mia mano posta sopra la tua a coprire la ferita, un’altra e un’altra ancora finché uno scrosciare impetuoso non scoppia intorno a noi, le tue iridi, ora opache, mi rispecchiano appena, mi sorridi per darmi forza, ma sento il vuoto dentro di me farsi sempre piú grande
- Italien ...Ich habe nie gesagt, mein Name ist ... Ich möchte, dass Sie wissen ... du bist die erste Person, die ich Ihnen sagen ... mein Name ist Ludwig Beilschmidt... (Italia...non ti ho mai detto il mio nome...voglio che tu lo sappia...sei la prima persona a cui lo dico...io mi chiamo Ludwig Beilschmidt...)-
La tua voce é flebile e il fatto che tu abbia parlato in Tedesco mi ha reso piú difficile capire ció che mi hai detto, ma il nome di Germani lo capito perfettamente, ti guardo perplesso mentre le lacrime continuano a rigarmi il volto
-Io non capisco...-
Non é vero ho capito perfettamente, la realtá é che non riesco a credere. Mi poggi una mano sul petto con delicatezza, ma pian piano il tuo tocco diventa piú pesante
- jetzt musst dugehen ... Ich bin glücklich, weil ich, dass du auf mich warten wieder wissen und ich werde ewig warten ... Italien bitte nicht die Hoffnung verlieren, werde ich wieder zu dir ... vielleicht sind sie schon auf Ihrer Seite, aber Sie würden nur noch Realisierung ... Ich liebe Feliciano ... (ora devi andare...sono felice perché so che tu mi aspetti ancora e che mi aspetterai per sempre...ti prego Italia non perdere la speranza, io torneró da te...forse sono giá al tuo fianco, ma tu dovevi solo accorgertene... ti amo Feliciano...)-
La tua spinta mi costringe ad allontanarmi maggiormente mentre il suono della tua voce si fá sempre piú lontano e tutto diventa scuro, riesco a scorgere in lontananza gli stendardi portanti lo stemma della Prussia che si avvcinano, riesco a scorgere ancora il tuo viso e poi il niente
 

iuvatire ... nunc quia scio quod me et ego expectabo te semper exspectare noli desperare Italiam ... revertar ad te fortasse ... iam istinc, et non solum putes intelligamusque ... amo Feliciano ...

 
Mi sveglio spalancando di colpo gli occhi, l’oscuritá del salotto mi accoglie, mi guardo in torno cercando frammenti di quel sogno che ormai é troppo lontano. Lentamente mi porto una mano alla frotne matida di sudore
-Sacro-
-Che ci fai sul divano?!-
La voce dal tono autoritario di Germania blocca i miei pensieri, alzo lo sguardo scorgendo nel buio le sue iridi che brillano grazie alla luce che penetra dalle finestre, rimango immobile senza distogliere lo sguardo dal suo
-Italia che succede?-
La sua voce ora sembra preoccupata, il cuore inizia a battere all’impazzata, le lacrime prendono a scendere, si avvicina appena continuando a fissarmi preoccupato, con uno scatto mi alzo in piedi e gli cingo il collo con le bbraccia nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e scoppio a piangere, ma non piango di dolore, no, piano per la mia stupiditá
-Lui eri tu... tu sei lui...-
-Italia, ma cosa?-
- vivis,Sacri Romani Imperii, illud tibi semper Germania-
Rimani in silenzio prima di stringermi a te, sento il battito del tuo cuore contro il mio petto
-Es tut mir leidwenn das, was so lange gedauert hat, um es herauszufinden, Italien ... (scusami se ció messo tanto a capirlo, Italia...)-
Sento dentro di me crescere la gioia e quella vorragine che Sacro Romano Impero aveva lasciato, che tu avevi lasciato, rimarginarsi
-Lo sai che non cpisco il tedescho, Doitsu-
Esclamo ridendo mentre le lacrime continuano a scorrere
-Lo só, Hetalia-
 
Finalmente ci siamo ritrovati e ti giuro che niente piú ci dividerá!

Schließlichlandeten wir und ich schwöre, dass nichts mehr wird uns auseinander reißen!

 
Non voglio piú perderti, quindi daró il massimo per proteggerti!

Noloperderemagisoperamdabo,uttueaturte!

 
SPAZIO AUTRICE
Sono tornataaaaaa!!!! *tutti che scappano*
Danke T.T
-COSA TI ASPETTAVI PAZZA CHE FÁ DIVENTARE IL MIO FRATELLINO PEGGIO DI ROMEO?-
ZITTO PRUSSIANO!!!
Comunque, non potevo non scrivere il sogno di veneziano...spero vi sia piaciuto come a me é piaciuto scriverlo, lo só che la Francia non ha combattuto il Sacro Romano Impero in quell’anno, ma mi era piúcomodo cosi XD sono la signora che controlla il tempo muhahha
-Ecco torna in dietro prima della verifica di Inglese e pensa a studiare!-
*prende corda* Gilbert ti devo rammentare che mio fratello mi ha insegnato tutti i nodi che usa essendo un vigile del fuoco?
-...il magnifico me va a prepararsi uno spuntino!-
Bravo.
Un bacione dalla vostra pazza Fuxiotta95
  
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