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Autore: EarthquakeMG    13/03/2013    4 recensioni
Lui era un principe, alla morte del padre sarebbe diventato il re d’Inghilterra, e non poteva certo permettersi di essere additato come colui il quale andava a letto con i servi. Niente avrebbe mai potuto giustificare i suoi gesti. La pelle nivea di quel ragazzo, appena diciannovenne, le sue labbra rosee, le sue gote sempre imporporate, il suo corpo scultoreo, le sue mani grandi, i suoi occhi verdi e magnetici; nessuno di quei piccoli dettagli avrebbe mai potuto far sì che espiasse le sue colpe.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I'm melting in Your Eyes
 

«Vi amo.» sussurrò Harry, contorcendosi sotto il suo corpo e riversandosi sui loro ventri sudati.
Zayn sorrise, accarezzandogli i ricci resi umidi dal sudore, e rimase ad osservarlo per minuti interi per poi chiudere gli occhi e riversarsi al suo interno; si accasciò sul suo corpo e si lasciò stringere dalle sue mani grandi, in attesa che il respiro tornasse regolare, non fuoriuscendo da dentro di lui.
Per l’ennesima volta si era ritrovato tra quelle coperte, incapace di contenere il suo desiderio, con il corpo niveo del riccio alla sua mercé; per l’ennesima volta non era riuscito a fermarsi, tentato ed ammaliato da quegli occhi magnetici; per l’ennesima volta aveva compiuto qualcosa di abominevole, era stato a letto con uno dei suoi servi, aveva nuovamente trasgredito le regole.
Si era ripromesso di non ricaderci, di non farlo di nuovo, perché non era un atto decoroso quello. Lui era un principe, alla morte del padre sarebbe diventato il re d’Inghilterra, e non poteva certo permettersi di essere additato come colui il quale andava a letto con i servi. Niente avrebbe mai potuto giustificare i suoi gesti. La pelle nivea di quel ragazzo, appena diciannovenne, le sue labbra rosee, le sue gote sempre imporporate, il suo corpo scultoreo, le sue mani grandi, i suoi occhi verdi e magnetici; nessuno di quei piccoli dettagli avrebbe mai potuto far sì che espiasse le sue colpe.
Zayn aveva una promessa sposa, la figlia del duca del Galles, una ragazza bella e sempre sorridente che gli avrebbe donato degli eredi e l’apparenza di un re magnanimo ed amante della famiglia; alla morte di suo padre avrebbe ereditato il loro castello, la loro casa di campagna, il suo trono e tutto il denaro presente nelle casse di famiglia. Avrebbe dovuto meritarsi ciò che gli sarebbe stato donato.
Nonostante fosse consapevole degli errori che aveva compiuto non riusciva ad allontanarsi da quel ragazzo; Harry era il suo servo personale, era stato scelto appositamente da sua madre perché lo servisse e si prendesse cura di lui, ma con il tempo era diventato più di quello.
Il moro ricordava benissimo la prima volta in cui aveva toccato quella pelle, da quel giorno non era più riuscito a liberarsi di lui, non era più riuscito ad allontanarsi dal suo corpo, a far finta di niente; dal giorno in cui lo aveva sfiorato per la prima volta non era più riuscito a dimenticarlo.
 
«Harry!»
La voce del moro risuonò forte tra le pareti della sua grande camera da letto, il suo servo non gli aveva preparato il bagno, non aveva neanche preparato i suoi abiti, e sembrava esser sparito nel nulla; era frustato, stanco a causa della giornata sfiancante, ed irritato. Se lo avesse avuto davanti in quel momento probabilmente lo avrebbe punito per non aver svolto il suo lavoro alla perfezione.

«Mi scusi, Padrone.»
Un Harry con i capelli scompigliati, gli occhi lucidi e le gote arrossate apparve davanti alla porta; sembrava fosse appena scappato da un uragano, era stanco e spaventato.
«Dove sei stato?» domandò Zayn, irritato.
Il riccio chiuse per un attimo gli occhi e tirò un sospiro per poi rivolgersi al proprio padrone.
«Vostra madre…Io…I miei genitori…Ho avuto…Non…Non ho fatto in tempo.»
Un’accozzaglia di parole fuoriuscì dalle sue labbra, i suoi occhi si fecero improvvisamente lucidi ed i denti andarono a martoriare il suo labbro inferiore mentre le mani si torturavano tra loro. Il moro lo osservò con attenzione, avvertendo la rabbia fluire via per lasciar spazio ad un senso di preoccupazione che lo fece sentire quasi inadeguato; lui avrebbe dovuto punire quel ragazzo eppure sentiva l’irrefrenabile bisogno di stringerlo a sé e di consolarlo.
«Cos’è successo ai tuoi genitori?» domandò ancora, con un tono meno austero.
Harry sobbalzò, sorprendendosi a quel repentino cambio d’umore, ed abbassò lo sguardo.
«Sono stati…arrestati.» rispose, in un sussurro. «Vostra madre ha provato ad avvisarmi ma non sono arrivato in tempo, non sono riuscito a salutarli.» continuò, mentre le lacrime minacciavano di solcare il suo viso.
Il moro aveva raccolto molte informazioni su quel ragazzo che l’aveva incuriosito dal primo momento in cui si era presentato davanti ai suoi occhi, faceva parte di una famiglia povera ma quando se l’era ritrovato davanti gli era sembrato quasi un suo pari; aveva le movenze di un principe, un viso da dipingere, una pelle candida e per niente segnata da cicatrici.
Il padre di Harry aveva fatto il fabbro fino all’età di trent’anni, poi un’incidente lo aveva costretto a fermarsi e da quel momento in poi sua madre aveva iniziato a tessere la lana per racimolare qualche soldo, nonostante i mille sforzi però la madre non era riuscita a guadagnare granché così, quando gli si era presentata l’opportunità di aiutare i suoi genitori, il riccio non aveva rifiutato l’opportunità di fare il servo al principe d’Inghilterra; non riceveva alcuna retribuzione, non viveva più con i suoi genitori, ma il re e la regina avevano promesso di mantenere la sua famiglia per l’intera durata della loro vita e quello ad Harry probabilmente bastava.
«Perché?» chiese Zayn, allibito.
Perché i genitori del suo servo erano stati catturati?
Harry si passò una mano sul viso ed asciugò qualche lacrima che era sfuggita al suo controllo.
«Mio padre ha rubato del denaro.» sussurrò, quasi con vergogna. «Mia madre si è presa la colpa così hanno arrestato entrambi.» continuò, scuotendo la testa.
Zayn gli si avvicinò, facendo qualche passo, per poi fermarsi a pochi centimetri di distanza da lui. Harry puntò i propri occhi sui suoi e rimase ad osservarlo, non distogliendo lo sguardo da lui, attaccandosi quasi disperatamente a quegli occhi che lo osservavano con apprensione. Il moro non si adirò, nessuna predica fuoriuscì dalle sue labbra, fece solo qualche passo avanti ed avvolse il corpo del suo servo con le braccia, sentendolo sobbalzare per poi rilassarsi contro di lui; il riccio trattenne il respiro per qualche attimo poi si lasciò andare, si aggrappò alla camicia del suo padrone e si lasciò andare ai singhiozzi, sfogando la sua frustrazione e la sua vergogna tra le braccia di colui il quale avrebbe dovuto invece punirlo per il suo ritardo o cacciarlo via.
Tutto poi era sfuggito ad entrambi di mano, non appena gli occhi ricolmi di lacrime di Harry avevano incontrato quelli profondi di Zayn qualcosa era scattato in entrambi, le loro labbra si erano avvicinate quasi come attratte le une dalle altre e le mani del moro avevano iniziato a tastare il corpo niveo e puro di quello che per lui avrebbe dovuto essere soltanto un servo. Harry si abbandonò al proprio padrone, lasciandosi esplorare e beandosi dei suoi tocchi, lasciandosi andare a gemiti sommessi mentre Zayn si spingeva dentro di lui e non distoglieva gli occhi dal suo viso. Tutto era finito così com’era iniziato, il moro sconvolto si era rivestito ed era uscito dalle sue stanze mentre il riccio era rimasto su quel letto per qualche attimo di più, per poi rivestirsi in fretta e tornare alle proprie faccende. Quello era stato il primo di altre migliaia di contatti.
 
Harry per lui era una dipendenza, amava vedere la sua pelle marchiata dalle proprie labbra, amava stringere i suoi fianchi con le proprie mani e rimaneva ogni volta estasiato quando vedeva i suoi occhi luccicare nel momento in cui raggiungeva l’apice del piacere; si era ritrovato spesso a pensare a quel suo servo fragile e sensibile e non c’era stata volta in cui non aveva sorriso facendolo.
Il riccio era innamorato di lui, glielo aveva confessato una notte, tra le lenzuola, mentre si perdeva in un mezzo urlo strozzato, lasciandolo basito e quasi lusingato; Harry era il suo servo eppure non aveva esitato ad innamorarsi di lui, nonostante tra di loro non vi fosse altro che del sesso, nonostante il moro non lo considerasse un suo pari e non avesse lottato per far sì che gli fosse concesso un lavoro più dignitoso e retribuito. Da quando era venuto a conoscenza di quel sentimento forte che il suo servo provava per lui qualcosa in lui era cambiato, le loro non erano più delle nottate di sesso, aveva iniziato ad impossessarsi del suo corpo anche di giorno, all’interno della vasca, nascosti tra le colonne del castello; aveva iniziato a prendersi cura di lui, ad accarezzarlo e a sorridergli; da quando aveva scoperto che l’altro l’amava qualcosa in lui era cambiato, aveva iniziato a provare un qualcosa di indefinito per lui, e non era più riuscito a fare a meno del suo corpo e della sua bizzarra personalità.
«Devo andare.» sussurrò Harry, sfiorandogli una spalla con le labbra.
Più il tempo passava e più la loro relazione diventava intima, se solo il riccio avesse smesso di dargli del lei avrebbero potuto ritenersi due veri e propri amanti, il moro aveva smesso di ammonirlo; non aveva più importanza come si relazionasse con lui, ciò che aveva importanza era il modo in cui lo faceva sentire e le sensazioni che quel ragazzo gli suscitava erano indescrivibili.
«Mh.» mugugnò Zayn, fuoriuscendo dal suo corpo e sdraiandosi al suo fianco, per poi passargli un braccio attorno alla vita e poggiare il viso sulla sua spalla. «Devi?» domandò.
Harry rise e la sua risata bassa e roca fece sorridere il moro.
«Domani mattina vostra madre verrà a svegliarvi e potrebbe uccidermi se mi trovasse qui.» rispose, con un pizzico di preoccupazione nella voce.
Nessuno era a conoscenza di quella relazione, entrambi erano stati molto bravi in quei mesi, erano stati discreti e non avevano mai mostrato alcun segno di cedimento; nonostante tutti fossero a conoscenza delle occhiate adoranti che il servo lanciava a Zayn, nessuno aveva notato quanto gli occhi del moro fossero attenti ai movimenti del riccio, con quanta apprensione lo cercasse in ogni dove e quanto bisogno avesse di lui. Erano tutti così occupati ad osservare il riccio che non si erano minimamente accorti di quali forti emozioni egli suscitasse nel moro.
«Non lo farebbe mai.» asserì Zayn, stringendolo a sé. «Sei il mio servo, non il suo.» continuò.
Harry sospirò, sfiorando con le proprie dita il braccio del moro, per poi voltarsi ad osservarlo.
«Devo andare.» ripeté, con più sicurezza.
I suoi occhi chiari incontrarono quelli scuri dell’altro ed entrambi rabbrividirono.
«No.» si impose il moro. «E’ un ordine.» continuò, chiudendo gli occhi.
Rimase qualche attimo ad ascoltare il respiro del suo servo, fattosi più veloce, poi lo sentì sgusciare via dalla sua presa ed avvertì il fruscio delle lenzuola che liberavano il suo corpo; aprì gli occhi e vide Harry riappropriarsi dei propri vestiti per poi indossarli e voltarsi verso di lui.
«Gli ordini si impartiscono soltanto ai servi.» disse, con un’espressione affranta sul viso. «Adesso se vuole scusarmi, mi ritiro nelle mie stanze.» continuò, esibendosi in un mezzo inchino e chiudendosi la porta alle spalle.
Zayn rimase lì, con una guancia poggiata sul cuscino e gli occhi fissi sul punto in cui prima giaceva il suo servo, incapace di credere a ciò che aveva visto; Harry lo aveva lasciato lì, tra quelle lenzuola ormai fredde, lo aveva liquidato come era solito fare lui agli inizi ma l’aveva fatto con un’espressione diversa. Il suo viso era contratto in una smorfia, i suoi occhi erano lucidi ma allo stesso tempo spenti e le sue labbra erano immobili, né imbronciate né piegate in un sorriso, come se non avessero alcun motivo per esprimere delle emozioni; Harry era vuoto ed era colpa sua.
 
«Volevate vedermi, Padrone?»
La voce di Harry non era mutata in quei pochi giorni in cui l’uno era stato distante dall’altro ma c’era una piccola nota nella sua voce che lasciava trasparire il suo disappunto ed il suo disagio. Da quando il riccio era fuggito via dalle stanze del moro i due non si erano più ritrovati insieme per più di cinque minuti, Harry continuava a svolgere i compiti che gli venivano assegnati con cura e dedizione ma cercava di passare la maggior parte del suo tempo lontano da quello che fino a pochi giorni prima era una presenza fissa nella sua vita, Zayn non si era opposto, aveva accettato quasi di buon grado quel loro allontanarsi e chiudere ogni tipo di rapporto, nascondendo anche a se stesso il bisogno che aveva di quel servo che ormai per lui non era più soltanto quello.
«Sì.» rispose il moro, seduto ai bordi del suo letto. «Oggi hai la giornata libera.» continuò.
Harry sgranò gli occhi e lo osservò incredulo, non riuscendo a capire a cosa fosse dovuta quella piccola concessione, non gli era mai stata data la possibilità di poter uscire liberamente, non aveva mai avuto una giornata libera da quando era lì.
«C’è una carrozza che ti aspetta.» continuò poi Zayn, lasciando l’altro ancora più basito. «I tuoi genitori sono stati rilasciati, ti stanno aspettando a casa.» concluse, alzando poi lo sguardo.
L’espressione sorpresa del riccio lo colpì in pieno, vide i suoi occhi farsi più lucidi ed un sorriso apparire sul suo viso, sorrise a sua volta per poi congedarlo con un gesto della mano.
«Vai.» disse poi, non distogliendo lo sguardo da lui.
Il servo annuì, esibendosi in un inchino e dileguandosi dalle sue stanze con un sorriso.
Zayn si passò una mano sul viso e si sdraiò sul proprio letto. Era stato lui a far rilasciare i genitori del ragazzo, si era recato personalmente alla prigione per far sì che fossero rilasciati, non avevano colpa, l’unica loro colpa era quella di essere caduti in disgrazia, non meritavano quella fine e non la meritava neanche Harry. Si era mostrato debole, aveva aiutato un servo, quello stesso servo che l’aveva liquidato senza alcuno scrupolo, lasciandolo da solo nel proprio letto, ma non ne aveva potuto fare a meno; si era ritrovato spesso a riflettere sui sentimenti che provava per il riccio, troppo spesso il suo cuore aveva accelerato i propri battiti quando si era ritrovato a pensare a quel sorriso splendente e a quegli occhi color smeraldo, si era reso conto stando lontano da lui di quanto tenesse a quel ragazzo così diverso da lui. Quello era l’unico gesto che avrebbe potuto far capire al riccio quanto in realtà per Zayn lui non fosse soltanto l’avventura di una notte.
Rimase sdraiato sul proprio letto per l’intera giornata, ignorando i richiami della propria madre, viaggiando con la mente, lasciando che i propri pensieri si concentrassero su quel riccio che in quel momento probabilmente stava piangendo dalla gioia e che forse non era neanche a conoscenza di chi fosse stato così magnanimo da far liberare i suoi genitori. Avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto confessare al riccio di essere stato lui, ma forse era meglio per entrambi che Harry non lo sapesse; solo grazie alla decisione del riccio erano riusciti a stare lontani per qualche giorno, era solo grazie ad Harry che entrambi erano riusciti a non sfiorarsi per sbaglio, e nonostante facesse male ad entrambi perché in un modo o nell’altro erano entrambi coinvolti in quella malsana reazione, era quella la loro sorte. Entrambi avrebbero pagato le conseguenze di quella situazione, forse era meglio per loro lasciare che lo cose andassero come dovevano andare, forse era meglio per loro rifarsi una vita, una vita che forse non avrebbero amato ma che era quella ritenuta giusta per loro.
«Padrone.»
Zayn sussultò quando sentì la voce del suo servo arrivargli dritta alle orecchie, si mise a sedere e lo osservò per qualche attimo. Harry era felice, i suoi occhi erano luminosi e stava sorridendo, lasciando intravedere quelle fossette che lo rendevano un po’ più bambino di quanto in realtà fosse.
«Mh?» mugugnò in risposta, incapace di dire altro.
Ogni sua supposizione, ogni sua decisione, sparì al vedere il proprio servo davanti a sé; mai come in quel momento sentì il bisogno di abbracciarlo. Harry era felice ed era stato lui a renderlo tale. Si rese conto soltanto in quel momento, dopo giorni di lontananza dalla sua figura, che il riccio per lui non era soltanto un corpo da usare, quel ragazzo per lui era di più e lo dimostrava la premente morsa al petto ed il cuore che batteva all’impazzata e solo per lui.
«Siete stato voi, non è vero?» domandò Harry, facendo qualche passo in avanti.
Zayn deglutì, passandosi le mani sui pantaloni per asciugare quel sudore immotivato che le imperlava.
«A fare cosa?» domandò a sua volta, evitando deliberatamente di rispondere.
Harry, se fu possibile, estese ancor di più il suo sorriso.
«Lo sapete.» rispose, con un tono così sicuro che fece lo rabbrividire.
Gli occhi verde smeraldo del riccio non si distolsero da quelli scuri del moro, i loro occhi rimasero incatenati anche mentre la figura del servo si avvicinava a quella del suo padrone che sembrava quasi fremere d’attesa.
Zayn deglutì un’altra volta e si arrese.
«Sì.» disse poi, rispondendo alla domanda fatta dal riccio.
Zayn rabbrividì quando ritrovò a pochi passi da sé la figura di Harry che sembrava non temere più la sua, per la prima volta dopo tanti mesi i loro ruoli si erano capovolti, era il moro ad essere intimidito, quasi impaurito, da ciò che l’altro avrebbe potuto fare; per la prima volta Zayn si ritrovò succube del suo servo, inerme di fronte alla sua sicurezza, in attesa di una sua mossa.
«Grazie.» sussurrò Harry, poggiando la fronte sulla sua. «Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me.» continuò,  le sue dita andarono a sfiorare le braccia scoperte del moro e si ancorarono ad esse.
Il moro sospirò, chiudendo appena gli occhi, e gli passò le mani sui fianchi.
«C’è sempre una prima volta» asserì, incapace di pronunciare una frase di senso compiuto.
Harry rise, chiudendo gli occhi.
«Perché?» domandò poi, facendo scontrare nuovamente i loro occhi. «Nessuno farebbe questo per un servo.» disse, con un pizzico di curiosità nella voce.
Zayn alzò le spalle, avvertendo la salivazione azzerarsi, ed abbassò lo sguardo.
Cosa avrebbe dovuto dirgli? La verità, sì, ma quel era la verità? Perché aveva compiuto quel gesto?
«Tu non sei solo un servo.»
Quelle parole sfuggirono dalle sue labbra, vennero pronunciate senza il suo controllo, e lo fecero sobbalzare proprio come accadde al riccio. I loro occhi si incontrarono ancora, quelli del moro impauriti, quelli del riccio con un pizzico di speranza in più al loro interno.
«No?» chiese ancora il riccio, carico d’aspettativa.
Zayn scosse la testa, alimentando la presa sui fianchi dell’altro, sfiorando le sue labbra con le proprie per poi lasciarsi sfuggire un sorriso quando avvertì mille brividi attraversargli la schiena.
«No.» ripeté, questa volta più sicuro di sé.
Una mano del riccio risalì lungo la schiena del moro, le dita si incastrarono tra i capelli, mentre l’altra si poggiò sul suo petto e si perse nel seguire i battiti accelerati del suo cuore.
«Vi amo.» sussurrò, poggiando le labbra su quelle del suo padrone.
Per la prima volta fu Harry a prendere l’iniziativa. Le loro labbra si incontrarono, lasciando sfuggire loro un sospiro sofferto, beandosi di quel contatto mancato per troppo tempo; le lingue si incontrarono presto, non appena il moro concesse l’accesso alla sua bocca alla lingua pretenziosa dell’altro, fu un bacio lento e lascivo, tanto atteso e desiderato, che lasciò entrambi senza fiato. Fu Zayn ad allontanarsi per primo, interrompendo quel bacio diventato più profondo, poggiando nuovamente la fronte su quella dell’altro e sorridendo.
«Chiamami per nome.» disse, sorprendendo il riccio che si ritrovò a sgranare gli occhi.
Harry provò ad allontanarsi ma venne bloccato dalle mani del moro che lo tennero fermo, immobile a pochi passi da lui, impedendogli di fuggire.
«Io…Non posso.» tentennò il riccio, confuso ed indeciso sul da farsi.
«Puoi.» ribatté il moro. «Voglio che tu lo faccia.» continuò. «Per favore.»
Era la prima volta che pronunciava quelle due parole, era la prima volta che chiedeva un favore a qualcuno che fosse a lui inferiore, era la prima volta che si esponeva così tanto con un servo; per la prima volta fece qualcosa che non si addiceva ad uno del suo rango e non se ne pentì affatto.
Harry lo osservò per qualche attimo, incredulo, non riuscendo a credere alle sue parole poi chiuse gli occhi e scosse la testa; quando riaprì gli occhi si accorse che il moro non aveva distolto lo sguardo da lui, che non aveva cambiato espressione e che era rimasto lì, ad attenderlo, con un’espressione carica d’aspettativa sul viso. Zayn voleva che Harry lo chiamasse per nome, ne aveva bisogno.
«Io…» tentennò il riccio, inspirando lentamente, provando a placare i battiti accelerati del suo cuore. «Io…Io ti amo, Zayn.» disse poi, tutto d’un fiato, serrando gli occhi.
Seguirono attimi di silenzio infiniti, Harry riaprì gli occhi e fu investito dalla felicità dell’altro. Zayn sorrideva. Sorridevano i suoi occhi, sorridevano le sue labbra, ogni parte del suo viso sembrava sorridere, ogni parte del suo corpo sembrava essere felice per quella confessione.
«Ti amo anch’io, Harry.» disse poi, lasciando l’altro di stucco e con il cuore in gola.
Non ne era mai stato sicuro neanche lui, non credeva di potersi innamorare di un servo eppure lo aveva fatto, si era innamorato di quel riccio fragile ed impertinente allo stesso tempo, i suoi sentimenti erano venuti fuori lentamente ed aveva anche faticato ad ammetterli a se stesso ma alla fine l’amore aveva preso il sopravvento e non era più riuscito a tenere dentro sé quei sentimenti.
Harry portò le braccia a cingergli le spalle e sorrise per poi poggiare il viso nell’incavo del suo collo mentre Zayn lo stringeva a sé e lo faceva sedere sulle sue gambe, rimasero immobili per quelle che sembrarono ore, l’uno ad ascoltare il respiro dell’altro, stretti in un abbraccio che sigillava una promessa che sarebbe rimasta marchiata a fuoco nelle loro anime.
Zayn si sarebbe sposato, avrebbe avuto dei figli, sarebbe diventato re ed avrebbe governato un’intera nazione. Ogni cosa nella sua vita sarebbe cambiata, con la sua giovinezza avrebbe perso ogni sua certezza, si sarebbe buttato a capofitto in quella che era una nuova vita ed un’unica certezza sarebbe rimasta nella sua vita; non sarebbe stato da solo perché avrebbe avuto accanto a sé Harry, suo servo, suo amante, l’unica persona che era riuscito ad amare e che avrebbe mai amato.



Note dell'autrice.

Hi guys!
Sono emozionata. Era da un po' che non mi facevo vedere con una Zarry e sono stranamente euforica.
Questa OS è stata iniziata ieri pomeriggio ma sono riuscita a finirla soltanto cinque minuti fa. La mia ispirazione sta andando a farsi friggere, non riesco a mettere insieme più di due parole per creare una frase di senso compiuto e credo che questa OS sia sconclusionata, insensata ed affrettata; come sapete, però, sono solita pubblicare anche ciò che mi convince meno quindi eccola qui. E' ambientata in una Londra fatta di re, principi e servitù, Zayn è il principe eredere al trono ed Harry è il suo servo; il resto vien da sé.
Non so più che dire quindi vi lascio.
Spero vi sia piaciuta.
See you soon.
MG.
   
 
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