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Autore: Misaki Kudo    13/03/2013    6 recensioni
Ran faceva parte di quella minoranza, guardava la pioggia con un'aria cupa, talmente triste da non riuscire a risollevarsi, tutta colpa di quello stupido temporale, le portava alla mente troppi momenti, lontani e irragiungibili. Forse era a causa del suo modo di venire giù veloce e fulminea, quasi come se non volesse creare il minimo rumore, ed invece bastava che una stupida micromolecola toccasse la superfice che si scatenava un frastuono, rimbombava nelle orecchie assordante come se fosse una voce. Quella pioggia era proprio come lui, arrivava violenta e senza preavviso, portava scompiglio con i suoi atteggiamenti e quando riusciva creare un minimo sensò di pace ecco che non c'era già più, spariva improvvisamente con la stessa velocità con cui era apparsa. Shinichi era come la pioggia, lui era la pioggia.
[ShinRan♥]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ShinRan♥: between friendship and love.//'
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—Tutta colpa della pioggia.
Sembrava fosse una serata di pioggia come tutte le altre, una di quelle che ti portano tristezza e gioia allo stesso tempo. La maggior parte della gente si sente sicura e protetta solo sentendone il rumore, per una minoranza di questa non è così.
Ran faceva parte di quella minoranza, guardava la pioggia con un'aria cupa, talmente triste da non riuscire a risollevarsi, tutta colpa di quello stupido temporale, le portava alla mente troppi momenti, lontani e irragiungibili. Forse era a causa del suo modo di venire giù veloce e fulminea, quasi come se non volesse creare il minimo rumore, ed invece bastava che una stupida micromolecola toccasse la superfice che si scatenava un frastuono, rimbombava nelle orecchie assordante come se fosse una voce. Quella pioggia era proprio come lui, arrivava violenta e senza preavviso, portava scompiglio con i suoi atteggiamenti e quando riusciva a creare un minimo senso di pace ecco che non c'era già più, spariva improvvisamente con la stessa velocità con cui era apparsa. Shinichi era come la pioggia, lui era la pioggia. La giovane karateka allungo una mano verso il vetro appannato e con un movimento circolare cerco di pulirlo un po', tanto per poter osservare meglio.

Quante volte l'aveva illusa? Quante volte le aveva mentito? Forse lo stesso numero di volte che lei l'aveva perdonato, non riusciva proprio a condannarlo, bastava un suo sorriso, un suo gesto perché tutto scomparisse. La sua presenza riusciva a rallegrarla più di mille assenze e questo non risolveva nulla, non la faceva muovere di un passo, si trovava sempre allo stesso punto. Era solo una vittima, vittima delle sue parole e del suo sguardo
Uscì fuori noncurante della pioggia, voleva sgombrare i pensieri, ma le sembrava quasi impossibile.
«Shinichi sei solo uno stupido...idiota...perché...», le lacrime sceserò sul suo viso, quasi a voler competere con quella tempesta. 
La testa di Ran era ormai un insieme di pensieri confusi, quasi astratti, tante parole cominciavano a sovrapporsi le une sulle altre creando una gran confusione. –Ran tu sei davvero una ragazza forte, ti ammiro moltissimo... , avvertì un forte pressione alla testaVorrei davvero essere come te, come fai? Secondo me dovresti lasciarlo perdere, lui non ti merita affatto–, il respiro cominciò a diventare pesante. –Ci sono un mucchio di ragazzi nel mondo, perché proprio lui?!–, perché era così? Continuava a chiederselo anche lei.  –Ran, ti prego aspettami, un giorno tornerò da te–, parole al vento, era stanca. Senza neanche accorgersene si accasciò a terra ormai priva di forze, il suo corpo e la sua mente non ce la facevano più, non reggevano più il peso di quella situazione, il suo cuore era stanco di aspettare.
Era come attendere l'acqua nel periodo di siccità, inutile e deludente. Si addormentò così senza neanche rendersene conto, le forze l'avevano abbandonata ed era caduta vittima del sonno, adesso le sembrava di ritrovarsi in una strada senza uscita, era un po' buio e, anche se addormentata, i pensieri continuavano ad assillarla. Improvvisamente una luce alla fine della strada.


«RAN! Ti prego Ran, rispondimi! RAN!», quella voce sarebbe stata in grado di riconoscerla tra mille, riecheggiava nella sua testa continuando a chiamarla insitintamente, soltanto lì non l'abbandonava mai. Sentì un gran calore improvviso che cominciò a pervaderla da cima a fondo, come se fosse un abbraccio improvviso che la trascinava.
Cominciò pian piano ad aprire gli occhi, aveva la vista appannata e un grande senso di oppressione alla testa, lentamente una figura cominciò a prendere forma davanti al suo viso. 

«Ran...ti sei svegliata! Ma cosa ti è saltato in mente? Uscire con questo temporale, SEI UNA STUPIDA! Ero in pensiero per te, mi hai fatto prendere un bello spavento, appena arrivato ti ho trovata a terra svenuta!», era proprio lui, con il suo solito sguardo che questa volta trasmetteva un misto di preoccupazione e sollievo allo stesso tempo.
«Shinichi...? Cosa ci fai qui..?», ancora non riusciva a credere ai suoi occhi, credeva di sognare, ma i suoi occhi azzurri erano proprio lì fissi nei suoi, sentiva la sua presa che dolcemente le teneva il braccio, continuava a sentirsi confusa.
«Devi promettermi che non lo farai mai più! Ci siamo intesi? BARO!», il suo sguardo cominciò pian piano ad addolcirsi.
«...Promettere? A chi parli di promesse? Sei tu il primo a non mantenerle, spiegami perché dovrei farlo io! Non capisci niente, il tuo acume e la tua intelligenza sembrano essere estranei ai sentimenti!», le parole le uscirono improvvise, quasi come fossero un peso. Il volto del detective divenne improvvisamente cupo, abbassò lentamente il capo con aria triste, come poteva farla piangere? Fu tentato dalla voglia di dirle tutto, di spiegarle ogni cosa, quasi a volersi togliere tutte le colpe, ma la vita di Ran era più importante di una stupida colpa, doveva resistere. Cosa poteva fare?
Il prototipo di Ai sarebbe durato ben poco, non aveva tempo per stare con lei, qualunque sua parola sarebbe stata di troppo, l'avrebbe rassicurata e subito dopo sarebbe fuggito via come sempre, del resto. 

«Ran...hai perfettamente ragione, ti chiedo scusa. Capire i sentimenti è la cosa più difficile del mondo, neanche il miglior detective di sempre ne sarebbe capace, immagina me, come posso comprendere il cuore della donna che amo?»,
lo disse a bassa voce, guardandola negli occhi.
Le lacrime della ragazza si bloccarono improvvisamente, il suo sguardo era fisso sull'amico d'infanzia, il cuore perse un battito.

Le parole non sarebbero bastate, la testa della ragazza si fece pesante, doveva liberarsi da quei pensieri seguendo il cuore per una volta. Un gesto improvviso e spontaneo la portò allo stesso livello del viso del ragazzo, le sue labbra si incatenarono a quelle del detective diventando un'unica esistenza, le sue braccia lo strinserò forte quasi a non volerlo lasciare andare più, quelle di Shinichi a sua volta l'accolserò stringendola forte quasi a volerla rassicurare. Era come se nulla fosse successo, sentiva che lui era lì con lei da sempre, avvertiva un calore familiare che riusciva a calmarla e a renderla viva allo stesso tempo, un vortice di sensazioni vorticose che si incatenavano seguendo i battiti del cuore.
Poco tempo dopo si staccarono da quell'abbraccio che voleva essere senza fine, gli occhi di lei in quelli di lui.
«E' per questo che devi essere fiduciosa, un giorno tutto si risolverà e tornerò da te, ma tu devi aspettarmi e darmi la forza necessaria», lo sguardo deciso del detective cominciò a fondersi con una grande malinconia.
Ran rimase immobile per un'istante, poi alzò il capo con uno sguardo nuovo e sicuro, adesso ne era finalmente certa, aveva finalmente capito tutto, non sarebbe mai riuscita a sotituirlo perché nessuno poteva provocarle quelle emozioni. Era solo lui, da sempre.
 Lei sarebbe stata in grado di aspettarlo ancora, con una nuova sicurezza nel cuore.
«Okay detective stacanovista, promettimi che tornerai da me», lo fissò.
Il ragazzo ricambiò lo sguardo e annuì sicuro di sè, dopodichè senza farsi notare utilizzò il suo orologio anestetizzante per addormentare Ran, che svenì, con un sorriso ora pacifico sul volto.

Dopo un'ora circa la karateka riprese conoscenza, la stanza era ormai deserta e cominciò a chiedersi se fosse stato tutto frutto della sua immaginazione, osservò fuori con aria malinconica, il temporale era finito e l'acqua ristagnava nelle pozzanghere.
Forse era stata tutta colpa della pioggia...
Fece per dirigersi verso la sua stanza quando notò un bigliettino sul tavolo, quella calligrafia le era familiare.
—BARO! Non mi chiamare più detective stacanovista! Ci siamo capiti?—
Gli occhi della ragazza si illuminarono mentre tremante portava la mano verso le labbra, sfiorandole dolcemente.
La pioggia cominciava già a piacerle, l'avrebbe aspettato per sempre, ne era sicura.







L'angolino di Misa!

Saaaaaalve! Oggi ero un po' così, diciamo leggermente depressa e questa è la schifezza che ne è uscita fuori! Come avrete capito tutti la dichiarazione di Shin è moooooooooolto simile a quella di Londra maaaaaaaah che ci posso fare? E' talmente bella e talmente adatta a lui che non posso far altro che riportarla anche se in un contesto differente!
Credo che Ran sia abbastanza IC, ho qualche dubbio su Shin, quel tonno è difficilissimo da interpretare -.-"
Spero che comunque la mia schifezza vi sia piaciuta! Aspetto dei pareri al riguardo!
Alla prossima :*
   
 
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