Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: Shelby_    13/03/2013    3 recensioni
Jongin non viveva la vita che tutti avrebbero invidiato e ne era consapevole visto che lui per primo la odiava; Sehun entra a farne parte e, con gran sorpresa dell'altro, ha intenzione di rimanere ancora a lungo, nonostante tutto.
Jongin è convinto di avere tutto ciò che una persona potrebbe desiderare ora.
--
«Qual è il contrario di fantastico?»
Ci penso, anzi, penso di più al senso della domanda improvvisa, ma senso non ne ha, non veste di quel velo ai miei occhi. «Reale, credo. Perché?» lo sento lasciar uscire una risata forzata, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Non intendevo proprio in quel senso, ma non importa. Viviamo una serata fantastica insieme»
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kai, Kai, Sehun, Sehun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

You just had to meet me when I was at rock bottom,
w
henever you smile, my heart aches.
To me, everything is guilt,
is that a half-smile?
Is that a smile that did not fully bloom
because it doesn't know a different world?
You say you're alright but I guess I can only give you the state of being alright.

From The Bottom - Tablo ft. Bumkey

 

Sehun si sentiva incatenato, ogni anello delle sue catene porta le parole che la madre gli rifila come scusa, quelle parole alle quali ormai il figlio si è abituato, "è pericoloso uscire di sera" anche se fuori c'era ancora la luce del tramonto, "quel tuo amico non mi sembra affidabile, scusami" anche se l'amico di cui parla è un amico di infanzia, "mi avevi promesso che avresti aiutato con la cena" anche quando non aveva promesso niente; ormai Sehun ci era abituato.
Ed io lo odiavo. Odiavo quando proteggeva sua madre nonostante entrambi sapessimo quanto lei si sbagliasse sempre su tutto.
Io vorrei tanto rendere Sehun abituato alle mie parole, al mio amore o a tutto ciò che io potrei dargli, ma non posso. Sua madre odiava le persone come me, ancora non capivo come lui invece potesse provare anche il minimo sentimento per una persona del genere, un ragazzo che non aveva soldi, una famiglia stabile o cose che alla madre dell'unica cosa che potesse contare nella mia vita volesse.
Incontrare Sehun credo sia stata una delle migliori di sempre. Lo credo perché vederlo sorridere a causa mia è una cosa che si è aggiudicata il primo posto quel caldo pomeriggio in cui il suo cuore sembrava essere freddo, gli dissi semplicemente «La smetti di tenermi gli occhi addosso? Mi sento in imbarazzo...», io scherzavo ovviamente, poteva guardarmi quanto più volesse a patto che lui lasciasse fare a me lo stesso, ma lui sorrise e arrossì. Oh Sehun era arrossito per una mia frase. Quel giorno capii che non avrei mai voluto smettere di guardarlo e non gli avrei mai impedito il contrario.
Nel corso dei mesi la lista delle cose che più amavo fare ha cominciato a riempirsi del suo nome, si è immischiato in quella lista senza chiedere permesso o altro, ma non m’interessava, la maleducazione era ricambiata, anzi, coperta da tutt’altro.
Incominciò, comunque, ad interessarmi quando cominciai a smettere di fare quelle cose, io volevo, lui no. 
Il cielo era nuvoloso ma mai quanto ciò che avevo dentro, ero triste, dopo mesi di felicità ero triste. Sapevo che sarebbe successo, me lo aspettavo, ma da bravo idiota continuavo a convincermi che sarebbe durato tutto ancora un po'. Andai a casa sua e gli dissi che per colpa sua ero triste, che non sarebbe dovuto entrare nella mia vita e poi lasciarmi come un giocattolo su una panchina di un parco perché la mammina gli aveva trovato qualcosa di migliore, gli dissi che mi mancava e per la prima volta dopo quattro mesi di amicizia, lo vidi piangere.
Le sue lacrime erano quell'amaro veleno che mi avrebbe portato alla morte. Se dentro di me prima giacevano delle nuvole, in quel momento, non vi era niente.
Mi scusai perché non sapevo cos'altro fare e sembrava l’unica cosa giusta, lo abbracciai ma lui mi spinse via per poi riprendermi e baciarmi. A me non piaceva Sehun, io non ero gay, questo era ciò di cui ero convinto prima di quel giorno in cui tutto ciò che era brutto è diventato bello solo perché c'era lui.
«È tutto così fantastico quando sono con te, Jongin» io gli sorrido notando come fosse stato, per l'ennesima volta, capace di rubarmi le parole. Ma lui si allontana e capisco. «Qual è il contrario di fantastico?» 
Ci penso, anzi, penso di più al senso della domanda improvvisa, ma senso non ne ha, non veste di quel velo ai miei occhi. «Reale, credo. Perché?» lo sento lasciar uscire una risata forzata, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. 
«Non intendevo proprio in quel senso, ma non importa. Viviamo una serata fantastica insieme» poggiando le sue fredde mani sulle mie spalle mi porta verso il salone. Casa sua non l'avevo mai vista dall’interno, la immaginavo grande ma non così tanto.
Sehun era ricco, secondo mio padre l'unica ragione per cui uscivo con lui era perché volevo i suoi soldi, secondo mia madre facevo bene perché ne avevamo bisogno. Lo sapevo bene, sapevo che ne avevamo bisogno - anche se non quanto io ne avessi di lui - e pure Sehun si era offerto di darmi dei soldi ma non era ciò che volevo, non volevo fargli pena anche se la maggior parte delle volte mi chiedevo se lui davvero tenesse a me o se gli provocassi solo dispiacere. Quando aveva scoperto uno dei miei lavori mi sentii uno schifo, usare termini più raffinati non avrebbe senso, sapevo che mi avrebbe lasciato subito perché stare con uno che è capace di vendere il proprio corpo non è esattamente ciò che tutti vorrebbero, ma lui fece il contrario: mi fece promettere di non farlo più, mi disse che mi avrebbe trovato lui un altro lavoro degno di tale nome e così fece.
A volte mi sento come se gli dovessi la vita, come ora. Stargli seduto vicino mentre il film sta andando, sentire la sua testa sulla mia spalla, le sue dita attorno alle mie, i suoi respiri, la sua risata, sono tutte cose che mi danno una ragione per andare avanti e se lui non avesse aperto quella porta venti minuti prima, mi sarei sentito morire rendendomi conto che avrei perso tutte quelle cose.
Mi svegliai sentendo delle urla, la voce di una donna e quella di Sehun. Poi realizzai: lei era la madre di Sehun. Al tempo non sapevo tante cose sul suo carattere, su come fosse fatta, sapevo solo che spesso era iperprotettiva e, secondo il mio punto di vista, maniaca. 
Lui si avvicinò a me. «Jongin-ah, ricordi la chiacchierata di ieri?» io annuii, anche se la sua domanda non voleva risposta. «A quanto pare mia madre vuole che io viva cose reali. Puoi...andartene?» non mi guardava neanche negli occhi. Codardo.
Sentii sua madre dire un «e non tornare mai più» così mi alzai e me ne andai. Chiudendo quella porta non mi chiesi se era solo la porta di casa sua o della sua vita, avevo compreso la risposta.
Corsi fino a che non avevo più respiro, le mie gambe non mi reggevano più, non vedevo ormai più bene e forse entro cinque secondi sarei potuto svenire; mi sedetti a terra ma poi mi resi conto che stare sdraiato fosse cento volte meglio.
Non avevo più il cellulare, forse neanche il portafoglio, ma non avevo più Sehun.
Mio padre mi aveva detto che piangere era per femminucce, che non avrei mai dovuto farlo, ma in quel momento non m’importò di niente e diventai il ragazzo più femminuccia del pianeta.
Non m’importava se ero in un parco all'aperto, con della gente, in un luogo a me sconosciuto e senza niente, mi sentivo vuoto, così vuoto da non capire più cosa la felicità fosse, sempre che mai l’abbia saputo.
Saltai la scuola per una settimana, forse due. 
Poi capii. Non era Sehun a non voler passare del tempo con me, era sua madre.
Io avevo tutto ciò che a lei non piaceva e per di più Sehun, a quanto pare, le aveva mentito su di me, le aveva detto che andava a studiare, che aveva dei progetti a scuola, che aveva fatto tardi con l'autobus, quando invece era stato con me. 
Per questo gli sono stato ancora più vicino di quanto non fossi stato prima, mi sono reso conto che per me lui faceva tante cose, volevo ricambiare. Ma i soldi mancavano.
Quando lui a Natale mi faceva dei regali fantastici, tutto ciò che io potessi dargli era un qualcosa di piccolo più tutto il mio cuore. 
Le catene che tenevano Sehun incatenato non si erano allentate, come il suo odio verso di me non era cambiato. Luhan e Taeyeon erano le uniche due persone che per sua madre fossero almeno okay, ed io ero geloso.
Ma Sehun, non appena notò la mia evidente gelosia, non ha fatto altro che mostrarmi quanto amore e affetto bastasse per farmi decidere che potevo stare tranquillo.
Il tempo passò ed era ormai aprile quando capii che quelle catene si erano spezzate.
Eravamo in giro, erano le sei di sera, prima di essa non ci eravamo visti per una settimana, Sehun aveva improvvisamente deciso di immergersi nello studio per passare la verifica di una materia nella quale non sembrava andare bene.
Il suo telefono squillò e pensai il peggio. «Sì mamma, sono con Jongin. Torno a casa tra un'ora, okay?» fu tutto ciò che sentii e mi diedi uno schiaffo. «Mi spieghi cosa stai facendo?» lui rise guardandomi ma io ricambiai con occhi spalancati, cosa che a quanto pare lo fece solo ridere di più. 
«Dimmelo che sto sognando...No, aspetta, magari se mi sveglio torno all'estate scorsa e scopro che non ti ho mai conosciuto ed era tutto un sogno!» lui mise le sue mani attorno al mio collo ed automaticamente io le misi sui suoi dolci fianchi. 
«Jongin-ah, posso dirti tutto?»
Annuii, «Salvo che tu non voglia dirmi che sto sognando, sì, jagiya. Non devi mai avere dubbi con me, puoi dirmi tutto e ti puoi fidare, al massimo se dici una cazzata rido con te, cosa può esserci di male?».
Lui si passò la lingua sulle labbra. Odiavo quando lo faceva, era dannatamente sexy e resistergli diventava la cosa più difficile da fare. Il problema era che lo faceva sempre. «Ti amo» sorrisi dandogli un semplice bacio a stampo.
«Lo so, e tu dovresti sapere che ti amo anche io» lui annuì dolcemente e mi rese il ragazzo più felice di sempre.
«Jongin, nella pausa estiva ti va di venire con me e la mia famiglia?» fu così che cominciai a segnare quanti giorni mancavano al 12 luglio e, tra un bacio e l'altro, quel giorno arrivò prima del previsto. 
Sua madre non era cambiata tanto, non sembrava amarmi, ma mi accettava e sapere che io potevo essere felice per davvero con Sehun fu bellissimo.
L’unica certezza che prima avevo era che i problemi mai mi avrebbero lasciato, ora so di essere amato e vi sono poche cose migliori della sicurezza di avere qualcuno accanto in ogni momento.


 



Ho scritto questa storia svariato tempo fa quando la SeKai è diventata ufficialmente una delle mie otp e dopo averla riletta ormai 3 volte ho deciso di pubblicarla u.u
Per quando riguarda il fandom degli EXO, non ho mai pubblicato niente da nessuna parte e quindi spero che piaccia :3
Delle recensioni sono sempre gradite! <3
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: Shelby_