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Autore: HighByTheBeach    13/03/2013    1 recensioni
Ero una regina, non potevo apparire imperfetta. [...] Mi alzai da quel trono che non mi apparteneva. Mi sfilai la corona che non meritavo. Non potevo essere una regina, non ero abbastanza. Ero debole, insicura, e finta. La fortezza finora dimostrata era pura menzogna. In quel momento mi resi conto di quanto fosse tutto così falso. Era tutta una farsa, una commedia che vivevo da anni.
Brevissima One-shoot scritta di getto. Dei piccoli commenti mi farebbero davvero piacere :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Katherine Donovan!
La preside aveva appena annunciato il mio nome. Ero stata appena eletta reginetta del ballo. Sorrisi, fingendomi incredula. Avevo, per un attimo, spalancato i miei occhi azzurri per dare credibilità alla cosa. Del resto era scontato che vincessi io. Le altre ragazze più belle dell’istituto mi stimavano troppo per candidarsi. E, come re del ballo, era stato ovviamente eletto Michael, il mio ragazzo. Il ragazzo che amo.
 
Questo dovrebbe essere il momento del mio discorso. Allora salgo le scale, perché il trono si trova al piano sopraelevato. Quest’anno la scuola ha deciso di non svolgere il ballo nella palestra. Salgo le scale, destreggiandomi sui tacchi vertiginosi, e cercando di non impigliarmi nel lungo vestito verde smeraldo. C’era Michael a tenermi la mano. Mi sorrideva, ed in quel momento provai una specie di odio per lui.
 
Una volta finita la rampa di scale ci affacciammo dalla balaustra, ed io sorrisi alla marea di studenti che, da sotto, ci ammiravano. Eravamo la coppia storica del liceo. Una coppia degna di una favola. Il re e la regina che vivono il loro lieto fine.  Se solo avessero saputo la verità. Perché, Michael? Perché dovevi scegliere una delle mie migliori amiche?
In quel momento mi resi conto di quanto fossero falsi i sorrisi di quelle persone. Mi avevano eletta come loro regina, ma non era mai esistito alcun regno. Se fossi scomparsa sarebbe restato tutto fastidiosamente uguale.
 
Poggiai il diadema sulla testa ricoperta da lunghi capelli biondi, perfettamente acconciati per l’occasione. Ero una regina, non potevo apparire imperfetta. E proprio per questo avevo preferito indossare un vestito che non mostrasse troppo le braccia. Le braccia portavano i segni della mia imperfezione, della mia impossibilità ed inettitudine nel contrastare un qualcosa più forte di me. Mostravano la mia debolezza. Segni creati con dei pezzi di vetro, di specchi rotti perché odiavo ciò che riflettevano. Ma poi ho imparato. Ho imparato a nascondere meglio quei segni, disegnandoli in altri luoghi, più coperti.
Il mio re era già andato a sedersi sul trono, il suo discorso era finito. Toccava a me. Presi il microfono, portandolo alle labbra rosso fuoco. Mi facevano male i muscoli della faccia per quel sorriso stentato che portavo da svariati minuti ormai.
Dissi tutto ciò che avevo da dire. Recitai il solito copione, parlai di quanto fossi contenta per la stima riposta in me dai miei compagni di scuola e di quanto fossi fiera. Poi andai a sedermi. Michael mi sorrise ancora. Oh, Michael. Io ti avevo  amato davvero. Non ero forse abbastanza bella per te? Ho fatto di tutto per poter essere ciò che ero, ma non era ancora abbastanza. Non ero ancora abbastanza per essere amata. La musica ripartì, gli studenti di sotto ripresero a ballare, ed io chiesi al mio re di andarmi a prendere da bere.
Ero stanca, avevo voglia di dormire. Avrei voluto  soltanto chiudere gli occhi ed addormentarmi. Se mi fossi addormentata, gli sguardi altrui non mi avrebbero più tormentata. Il punto è che prima o poi avrei dovuto svegliarmi.
Mi alzai da quel trono che non era per me. Mi sfilai la corona che non meritavo. Non potevo essere una regina, non ero abbastanza. Ero debole, insicura, e finta. La fortezza finora dimostrata era pura menzogna In quel momento mi resi conto di quanto fosse tutto così falso. Era tutta una farsa, una commedia che vivevo da anni. Strinsi il pugno, fino a conficcarmi le unghie nella carne. Mi morsi il labbro per calmare il dolore. Mi avvicinai alla balaustra.
Lanciai giù la corona.
Misi un piede sulla sbarra che passava nel centro della balaustra. Con l’altra gamba la oltrepassai, rimanendo in piedi dall’altro lato. Ora eravamo soltanto io e il vuoto.
Nessuno mi guardava, nessuno se ne accorgeva. La gloria è così effimera. Dura pochi istanti, e non ti lascia altro che un vuoto incolmabile.
Da piccola soffrivo di vertigini. Già allora avevo mille paure. Una regina non deve avere paura. Io invece ho paura di tutto, soprattutto di me stessa.
Non meritavo quel titolo.
Un solo passo in avanti, uno solo.
E ci fu la caduta di una regina.
  
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