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Autore: Shate    13/03/2013    2 recensioni
L'amore è bello? Non sempre è così.
L'amore è sincero? Potrebbe essere, ma nella maggior parte dei casi no.
L'amore è eterno? Sì, lo è. Assolutamente.
Leggendo questa one shot vi farò capire, spero, ciò che intendo con questa piccola introduzione. I personaggi non hanno un nome e l'epoca è "ambigua".
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELL'AUTRICE: Ciao ragazzi, come potete vedere questa è una one shot. L'ho scritta a "getto", ovvero così come messa giù, l'ho pubblicata. Quindi probabilmente non sarà grammaticalmente e lessicalmente corretta. Accetto qualunque tipo di consiglio e critica, l'importante è che non mi diciate semplicemente "fa schifo", ma almeno spiegatemi il motivo in quel caso. Tra l'altro sono dislessica e piuttosto distratta, perciò se mancano qualche parole è per quello. Ditemi se manca qualche parola oppure ho scritto qualche frase che per voi risulta incomprensibile. Grazie per l'attenzione. 
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Per la prima volta l’avevo vista sorridere. Non era un sorriso forzato oppure imbarazzato, sembrava più che altro spontaneo e sincero. Quella sincerità trafisse molto la mia povera anima e fu in quel momento che la maledizione dell’amore colpì anche me. La guardai un po’ sorpreso mentre attraversava la strada. Ad un certo punto si girò verso di me, non riuscii a sentire ciò che disse, ma probabilmente era qualcosa tipo: “Sbrigati, pigrone”.
Ci volle un momento, non riuscii nemmeno a gridarle: “Attenta!” con tutta la forza che avevo in gola, che quel che temevo, era appena accaduto. In un batter d’occhio mi avvicinai al suo corpo morente sull’asfalto. 
“Ehi, non morire… Ti prego…” Dissi cominciando a piangere: “A-Aspetta qua, vado a chiamare un’ambulanza…”
“No, non farlo.” Rispose lei debolmente ed ansimando un poco: “Rimani qui con me, se te ne andassi ora, non so se avrò poi il tempo di dirti… Una cosa importante.”
Presi la sua mano, ero ancora calda, ma poco per volta stava diventando fredda. La colpa era anche della stagione, in fondo eravamo in pieno inverno: “Una cosa importante? Non forzarti troppo! Fidati di me, vedrai se chiameremo un’ambulanza…” In quell’istante mi interruppe: “Non essere sciocco. Con tutta questa neve, come puoi essere convinto di ciò?”
Ci fu un momento di silenzio. Abbassai la testa più di quanto non stessi già facendo. Non dimenticherò mai quel momento: “Ehi, calmati” Stava cercando di consolarmi? Di tranquillizzarmi? La cosa più incredibile era che la sua voce era terribilmente gentile, tranquilla e calda. Sembrava non avere paura della morte. Ci furono altri secondi di silenzio, non avevo il coraggio e la forza di palrare: “Ti amo”. Questo è ciò che mi disse prima di chiudere definitivamente gli occhi. Mi sarebbe piaciuto abbracciarla ed urlare al mondo intero il mio amore, o meglio, avrei preferito morire al posto suo pur di salvarla da quell’orrendo destino. Subito dopo che sembrò perdere i sensi, chiamai immediatamente l’ospedale, sussurrandole continuamente: “Resisti, resisti” anche se sapevo benissimo che ormai era troppo tardi. Non sembravo nemmeno lontanamente il principe azzurro che farebbe di tutto per strappare dal pericolo la sua amata principessa.
Da allora sono passati settant’anni, allora non ne avevo nemmeno una ventina. Per tutto questo tempo, quel senso di vuoto, non ero mai riuscito a colmarlo. Non mi manca nulla: ho fatto carriera nel mondo lavorativo, ho una famiglia meravigliosa, però non ho lei, in un certo senso sono contento di avere questo tumore, almeno tra una settimana circa riuscirò a chiederle scusa ed a stare assieme a lei per l’eternità. Guardando i miei familiari, conoscenti ed amici piangere per me, io gli sorrido dicendo: “Non preoccupatevi, starò bene. È da tutta una vita che sogno di morire per poter dire addio a questo senso di colpa”. Tutte le persone che mi stimavano, ogni volta che facevo questo tipo di discorso, cercavano di farmi capire che la vita è bella e che non c’era bisogno di essere così pessimisti. Ma non si trattava di questo. Non rimpiango i miei ottantanove anni di vita, però c’era sempre qualcosa che mi mancava: “Voglio morire per poter incontrare alla mia amata in paradiso e chiederle perdono per averla fatta morire”.


* * *


Il giorno del mio funerale non venne nessuno, se non la mia famiglia. Poteva venire chiunque, tutti erano invitati, ma a quanto pare le persone che mi volevano bene, erano poche. “Ti stimo”, sentivo così spesso questa parola nella mia vita terrena. Erano tutte menzogne? Si fingevano interessati a me perché a loro faceva comodo? A questo punto qualunque persona penserebbe: “Che schifo, piuttosto che vivere in una grande menzogna, preferisco essere completamente solo!”
Allora vi pongo questa domanda: “A chi piace stare da soli tranne, forse, gli asociali?”
“Nessuno”, penserete voi. Perciò dirò che nonostante tutto mi piaceva essere costantemente al centro dell’attenzione, almeno non pensavo a lei che aveva devastato la mia vita con la sua morte.

   
 
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