D’apatico tedio risuonano questi seriali minuetti:
è l’inerzia a ispirarli
e la furia di lasciar qualcosa dietro sé.
Incastrando note interiori a pentagrammi vuoti
stride l’accordo in disaccordo
eppur compiace e alletta il basso volgo
e rifulge il facile splendor del musicista
per un tempo che il compiacimento dilata.
Spettatori di concerti di maniera
assisi e assorti
assopiti e assuefatti
ci guardiamo instupiditi come gli ubriachi
a cui l’alcol abbia falsato la vista del reale.
L’inusitato si seppellisce insieme all’inattuale
l’insolito si dissolve con l’inaccettabile
e una pericolosa schiera di preconcetti
riempiono la vista e gonfiano lo spirito
di uno stormo di pappagalli ammaestrati.