"Punture di api. Probabilmente shock anafilattico. Quale shock? Assenza di angioedema."
Il tavolo da lavoro trabocca di cianfrusaglie e strani gingilli, solo un becker contenente un sinistro liquido giallognolo prevale sul resto, accerchiato da quella miriade di "strumenti".
C'è puzza di chiuso, lì dentro.
L'odore di ammoniaca gli si è impregnato addosso.
Un lampo improvviso illumina quelle quattro mura con un bagliore accecante. Una frazione di secondo in cui, quella stessa luce, ha il potere di rischiarare anche le zone d'ombra della caotica mente del detective.
Poi, di nuovo il buio.
Ma quella, oh, quella è stata una sorta di scarica elettrica rivelatrice.
«APITOSSINA.»
Il rimbombo del tuono è, ormai, solo un eco lontano, sovrastato da uno sprazzo di euforia: uno stanco mezzo sorriso che si fa strada nella penombra della stanza.
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Davvero, è roba che... Boh. Non saprei definire.
Scritta in meno di dieci minuti.
Assecondo troppo spesso la mia ispirazione, non va bene.