Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ramona55    30/09/2007    15 recensioni
[Spoiler di Harry Potter e i Doni della Morte.]

“Sei preoccupato per l’esame di mercoledì?”
“Sinceramente?”
Hermione annuì.
“No.”

Ron alle prese con un comune esame babbano...
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


La storia che vi propongo è il mio primo missing moment del settimo e ultimo libro di Harry Potter.

Come chi ha letto il libro sa bene, Deathly Hallows offre moltissimi spunti per chi scrive ff, sia con i personaggi principali, sia, forse soprattutto, con quelli secondari, e non nascondo che io stessa ho parecchie idee al riguardo che spero prima o poi di mettere per iscritto.

Manca il tempo, mannaggia, ma da qualche parte si deve pur cominciare, no?

Ammetto che l'idea di raccontare come Ron avesse preso la patente confondendo il suo esaminatore mi ha sedotta fin da subito.
Sarà che si piange parecchio nel corso del libro e chi ci sono tanti avvenimenti, come dire, 'forti' che si potrebbero immaginare tra quelli che la Row ci tace, sarà che una volta finito il libro si ha davvero la sensazione che sia finita un'epoca. Sarà che vedere finalmente i miei eroi in pace con se stessi e con il mondo è talmente appagante che ho come una sorta di rimorso di coscienza a rappresentarli ancora alle prese con una guerra che causa loro tante sofferenze e tante insicurezze.

Nella mia storia, invece, troverete solo normalità.
Semplice, forse piatta, ma serena.
E spero possiate ritrovare, almeno un po', anche il calore di uno dei migliori personaggi che la Row è riuscita a regalarci, Ron Weasley, che in questo libro tira fuori il meglio e il peggio di sè, diventando, infine, una persona che sarebbe davvero fantastico incontrare nella vita vera.

A lui e a chi lo ama dedico questa storia.

Per finire, grazie a Lorenza, per l'entusiasmo e la pazienza di sempre.


[NB: tenete presente che nel racconto dell'esame di Ron ho tenuto conto della guida inglese a destra, e che non sapendo bene come funzionano gli esami di guida inglesi ho adottato un sistema a metà strada tra il nostro e quello americano (quello che si vede a volte nei telefilm, per intenderci).]



______________________________



Il brano che mi ha 'ispirato', con relativa traduzione.


“Parked all right, then?” Ron asked Harry. “I did. Hermione didn’t believe I could pass a Muggle driving test, did you? She thought I’d have to Confund the examiner.”

“No, I didn’t,” said Hermione, “I had complete faith in you.”

“As a matter of fact, I did Confund him,” Ron whispered to Harry [...] “I only forgot to look in the wing mirror, and, let’s face it, I can use a Supersensory Charm for that.”

(Harry Potter and the Deathly Hallows, p. 604, edizione inglese)


“Tutto bene con il parcheggio?” chiese Ron ad Harry. “Io sì. Hermione non credeva che potessi superare un esame di guida babbana, non è vero? Pensava che avrei dovuto Confondere l’esaminatore.”

“No, affatto” disse Hermione, “avevo piena fiducia in te.”

“In effetti, l’ho Confuso,” sussurrò Ron ad Harry [...] “Ho solo dimenticato di guardare nello specchietto laterale, ma diciamoci la verità, posso usare un Incantesimo di Potenziamento Sensoriale per quello.”




_________________________________




As a matter of fact, I did Confund him




“Bene, Mr. Weasley. Adesso, appena la strada è libera, può partire.”

Ron Weasley fece un sorrisino di circostanza alla donna seduta al suo fianco e si affacciò con buona parte del busto fuori dal finestrino aperto per guardare la strada.

“Ma cosa fa?” lo raggiunse immediatamente la voce della sua istruttrice. “Deve usare lo specchietto laterale per questo, gliel’ho detto almeno una decina di volte!”

Ron sbattè il capo alla portiera mentre in tutta fretta rientrava nell’abitacolo dell’auto.

“Ahem... Sì, Mrs. Smith, me ne dimentico sempre...” disse cercando di risultare il più mortificato possibile.

La donna fece un sorriso accondiscendente e gli fece cenno di partire.

Dando un’occhiata allo specchietto laterale e un’altra a quello retrovisore interno, per sicurezza, Ron spinse adagio sull’acceleratore e la macchina si mosse.

Stavano percorrendo una strada di periferia poco frequentata e Ron guidava godendosi il paesaggio e anche studiando, una volta tanto che ne aveva l’opportunità, quel particolare quartiere della Londra babbana in cui non era mai stato, quando la sua istruttrice parlò di nuovo.

“Perfetto... Adesso, ehm, può anche accelerare un po’, se vuole...” lo incoraggiò Mrs. Smith, mentre due ragazzi in bicicletta li sorpassavano ridacchiando.

Ron sbuffò e lanciò un’occhiataccia all’indirizzo dei due ragazzini impudenti.

“No, grazie, questi trabiccoli babbani non mi sembrano mai molto sicuri...”

La donna sul sedile del passeggero lo guardò perplessa e Ron capì di aver fatto una gaffe.

“Ehm... volevo dire... che ancora non mi sento molto sicuro a guidare questi... ehm... aggeggi strani.”

L’espressione di Mrs. Smith si rilassò e si aprì in un sorriso comprensivo.

“Vedrà che con un po’ di pratica si sentirà molto più sicuro al volante, Mr. Weasley. Lei è un allievo che impara in fretta, anche se con gli specchietti retrovisori ha ancora qualche problema...”

Ron pensò che era dalla terza lezione che lo diceva, e ormai erano alla dodicesima, ma ricambiò ugualmente l’incoraggiamento con un sorriso che fece arrossire la donna. Mrs. Smith si schiarì la voce e riavviò una ciocca di capelli grigi dietro l’orecchio. Poi riprese a guardare il nastro d’asfalto davanti a sé, dando di tanto in tanto istruzioni a Ron sulla strada da seguire.

Il resto della lezione passò senza problemi, a parte un paio di imbecilli che non la smettevano di suonare il clacson perché non si decideva a passare ad uno stop (ma non era colpa sua se all’orizzonte appariva sempre qualche nuova automobile!) e che Ron si premurò di tacitare con un incantesimo non verbale ben piazzato.

E poi, sì, ci fu anche quel gatto che Ron quasi investì, ma l’animale fu rapido a scansarsi e dopotutto era pur sempre un gatto, mica un essere umano, come fece notare alla sua affabile istruttrice, anche se Mrs. Smith non fu molto convinta che questo fosse un buon motivo per investirlo con la macchina.


***


Quando rientrò a casa, un’ora più tardi, un silenzio innaturale lo accolse.

Tese le orecchie, alla ricerca di qualche suono strano, la mano alla bacchetta. Poi, dallo studio accanto alla cucina, lo raggiunse la voce di sua moglie.

“Ron, sei tu?”

Ron si rilassò e raggiunse la piccola stanza luminosa dove Hermione era alle prese con diverse pergamene.

“I ragazzi?” chiese una volta entrato.

“Alla Tana,” rispose Hermione alzando gli occhi dal suo lavoro. “Tuo padre aveva in serbo per loro una sorpresa. Credo abbia riparato il vecchio tostapane di mia madre.”

“Riparato o modificato?” chiese Ron accomodandosi sulla poltrona di fronte allo scrittoio di Hermione.

Lei alzò le spalle con un’espressione divertita e tornò a rivolgere gli occhi alla pergamena davanti a sé.

“Come è andata la lezione?”

“Bene.”

Hermione alzò gli occhi su di lui, sollevando un sopracciglio.

Ron si sedette più dritto.

“Dubiti forse delle mie capacità?”

“No, amore,” rispose Hermione, sempre con quel fastidiosissimo (e adorabile) sopracciglio alzato, “ma ti ricordo che l’ultima volta che hai provato a guidare la nostra, di auto, hai buttato giù il lampione davanti casa dei vicini...”

Ron fece spallucce e si lasciò andare contro la poltrona.

“Quel lampione si reggeva a malapena in piedi e comunque alla fine l’ho sistemato con un bel Reparo e nessuno si è accorto di nulla.”

Hermione scosse un po’ la testa, senza abbandonare la sua espressione di ironico divertimento e tornò a rivolgersi al proprio lavoro.

Ron decise di non aggiungere altro. Abbandonò il capo contro la spalliera della poltrona e si mise a guardare sua moglie.

Lavorava in silenzio, leggendo da alcune pergamene e appuntando di tanto in tanto qualche nota su un blocchetto per gli appunti ormai quasi finito. Non aveva mai amato blocchetti magici o piume autoscriventi, anche se entrambi le avrebbero risparmiato un bel po’ di tempo e soprattutto evitato di macchiarsi sempre le mani di inchiostro.

Ron sorrise tra sé e sé, osservando le dita sottili macchiate di nero e ripensando a quante volte l’aveva vista in quella stessa occupazione, prima a scuola e poi impegnata nel suo lavoro.

“Ron... Cosa c’è?”

Ron sobbalzò, preso alla sprovvista, mentre lei sollevava il capo verso di lui.

Nonostante i diversi anni di matrimonio, Hermione aveva ancora il potere di farlo arrossire come un ragazzino. Fu quello che successe in quel momento, quando, senza che potesse evitarlo, sentì un lieve calore salirgli su per il collo e riscaldargli la punta delle orecchie.

“Come fai a sapere che c’è qualcosa?”

Hermione non rispose. Si limitò a fissarlo con uno sguardo penetrante.

“Allora?”

Ron sorrise, pensando che non avrebbe mai avuto scampo.

“Niente di particolare,” rispose evasivo, “pensavo solo che mi piace guardarti lavorare.”

“Se hai sempre trovato noiose le mie pratiche!” esclamò Hermione, mettendo un gomito sulla scrivania e poggiando il mento sul palmo della mano.

“Le pratiche sì, ma non ho mai trovato noiosa te.”

Hermione sorrise, ma scosse un po’ la testa.

“Non è del tutto vero. A scuola, per esempio, c’è stato un periodo in cui mi evitavi come se fossi Pus di Babotubero.”

Ron rise, senza potersi trattenere.

“Sì, ma solo il primo anno, poi credo che tu mi abbia lanciato qualche incantesimo molto potente o magari fatto ingerire una pozione particolarmente efficace senza che me ne accorgessi, visto che non sono più riuscito a starti lontano, nemmeno quando ero arrabbiato con te...”

Anche Hermione rise e lo guardò in un modo che fece sentire Ron l’uomo più fortunato del mondo.

A poco a poco le risate si spensero.

Un sorriso intenerito aleggiò sul volto di Hermione per qualche altro istante, poi il suo viso tornò serio.

“Sei preoccupato per l’esame di mercoledì?”

Anche Ron tornò serio. Il tono un po' troppo comprensivo di Hermione lo spinse ad alzarsi per raggiungerla. Lei lo seguì con lo sguardo, fino a quando Ron non raggiunse il suo lato della scrivania e vi si poggiò contro, guardandola dall’alto.

“Sinceramente?”

Hermione annuì.

“No.”

“Sul serio?”

“Sì, sul serio. Voglio dire, non è facile come cavalcare una scopa, ma non è nemmeno tutta questa difficoltà, non trovi?”

Hermione assunse un’espressione scettica.

“A parte il fatto che avrei da ridire sulla facilità di guidare un manico di scopa... Sei sicuro di sentirti pronto? Guarda che non c’è niente di male se decidi di rimandare l’esame e prendere qualche altra lezione.”

Ron sospirò e coprì la mano di Hermione con la sua.

“Tesoro, non ho motivo di rimandare. Non sarò un asso del volante, ma me la cavo più che egregiamente, lo pensa anche Mrs. Smith.”

“Oh, ma Mrs. Smith non fa testo, quella donna ha chiaramente un debole per te!”

Ron sorrise furbo.

“Non è che per caso sei gelosa?”

Hermione inclinò la testa, guardandolo dal basso con uno sguardo penetrante.

“Dovrei esserlo?”

Ron osservò sua moglie lievemente sorpreso, finchè l’espressione di quest’ultima non si trasformò poco a poco in un sorriso divertito.

Ron scoppiò a ridere, seguito a ruota da Hermione.

“Ma si può essere più scemi?”

Lo schiaffo scherzoso di Hermione lo colpì sul braccio, ma Ron non se ne diede pensiero.

La guardò ridere per qualche altro istante, sorridendo a sua volta senza un reale motivo, finchè lei non parlò di nuovo.

“Allora farai l’esame mercoledì?” gli chiese riprendendo in mano la pergamena che stava leggendo.

Ron annuì, osservando Hermione riavvolgere con cura la pergamena e metterla al sicuro nella sua custodia.

“Ho sostenuto esami più difficili. Non mi faccio certo spaventare da un esame babbano. E poi se sono riuscito a guidare una macchina da Londra fino ad Hogwarts all’età di dodici anni, vuoi che non riesca a farlo adesso e per un paio di isolati?”

Hermione sorrise.

“Ti ricordo che quella era una macchina volante e che la gita si è conclusa con te ed Harry che per poco non diventavate carne in scatola grazie agli amorevoli colpi del Platano Picchiatore...”

Anche Ron sorrise.

“Bei ricordi...”

“Per poco non vi espellevano, senza contare che avete rischiato la vita,” ribattè Hermione osservandolo dal basso. Poi si portò una mano al mento. “A pensarci bene dovete aver infranto almeno una decina di leggi magiche...”

Ron incrociò le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo.

“Dovevo aspettarmi un’obiezione del genere da una che lavora al Dipartimento sull’Applicazione della Legge Magica...”

Il tono era rassegnato, ma sul suo volto si aprì un sorriso sereno. Prendendo Hermione per mano, la invitò ad alzarsi e quando lei lo raggiunse le posò un bacio sulla fronte, cingendola con le braccia.

“Non preoccuparti per me, ce la farò,” le sussurrò mentre lei si allontanava un po’ e alzava il volto per guardarlo.

“Ne sono convinta.”

“Bene.”

“Tutt’al più,” riprese Hermione con un’espressione furba negli occhi, “userai un Confundus sull’esaminatore e te la caverai...”

Ron ridacchiò, senza mollare la presa.

“Non dici sul serio,” disse poi scuotendo il capo. “La correttissima Hermione Granger che suggerisce di imbrogliare!”

“Hermione Weasley” lo corresse lei.

Ron sorrise, poi portò una mano dietro la nuca di lei e avvicinò il suo volto al proprio.

“Mi è sempre piaciuto come suona...”


***


Il mercoledì mattina successivo iniziò con un cielo terso e privo di nuvole.

Ron Weasley camminava adagio per le strade di Londra, mettendo con misurata calma un piede dietro l’altro sul largo marciapiede in pietra grigia.

Oltrepassò un gruppo di ragazzi babbani con grandi creste di capelli dai colori vivaci. Parlavano adagio, trascinando un po’ le parole, come se le nove del mattino fossero un po’ troppo presto per poter parlare a dovere.

Non fecero caso a lui, come la maggior parte delle persone che incrociò lungo il suo percorso, troppo di fretta o troppo assorte in pensieri importanti per prestare attenzione a chi camminava con loro.

Amava i momenti così. Quelli in cui non era costretto a tenere gli occhi ben aperti e tutti i sensi allertati come quando era al lavoro.

Amava i momenti in cui si ritrovava da solo ad osservare quegli strani esseri umani che erano i babbani, il modo in cui si destreggiavano in questo mondo senza far uso della magia. Il modo in cui riuscivano a vivere senza che nemmeno li sfiorasse il pensiero che c’era dell’altro, ben altro, oltre a quello che vedevano e toccavano.

E in questi momenti si sentiva come il custode di un grande segreto, che osserva gli altri consapevole che non sapranno mai quello che sa lui.

Ma era divertente scoprire le tante astuzie che i babbani escogitavano, e ne era attratto, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente.

Forse aveva ragione Hermione quando diceva che aveva ereditato dal padre quel particolare interesse per i babbani e la loro teconologia, o come si chiamava, anche se lui non se ne rendeva pienamente conto.

Era per questo, sosteneva sua moglie, che aveva voluto cimentarsi con la guida babbana.

Ron le ricordava, allora, che l’idea di fargli prendere la patente era stata sua e che lui non ci aveva mai pensato prima, ma poi Hermione ridendo affermava che, sì, forse era vero, ma questo non toglieva il fatto che si divertisse come un bambino con un giocattolo nuovo ogni volta che si trovava al volante di un’auto.

Attraversò la strada e si fermò, giunto ormai a destinazione.

L’auto color sabbia che avrebbe usato per l’esame era parcheggiata poco lontana.

Sorrise.

Hermione aveva ragione, una volta di più.

Non vedeva l’ora di sedersi al volante.


***


I primi quindici minuti dell’esame passarono lisci come l’olio.

Ron eseguì tutte le manovre che l’esaminatore gli richiese, guidando talmente bene che si sarebbe dato volentieri una pacca sulla spalla da solo, se fosse stato possibile.

Mr. Twincane – questo il nome del suo boia personale – invece, non si scucì mai in un commento, positivo o negativo che fosse, limitandosi a dargli indicazioni sulle manovre da eseguire o sulla direzione da prendere e prendendo appunti su un blocchetto che aveva aperto nel momento stesso in cui Ron era salito in auto.

Non sapendo se questo fosse un buon segno oppure no, Ron si limitava a guidare cercando di rimanere il più concentrato possibile, aspettando il prossimo ordine.

“Parcheggi tra quelle due auto, Mr. Weasley.”

“Quelle davanti alla panchina?”

“Sì, Mr. Weasley, proprio quelle, in fondo alla strada.”

Ron prese un breve respiro, poi spinse in giù la levetta della freccia (non aveva mai capito il perché di questo nome) segnalando che stava per spostarsi a sinistra.

Era una manovra complessa, ma l’aveva provata molte volte. Doveva solo rimanere concentrato.

“Quando diceva le auto davanti alla panchina, intendeva quella rossa e quella grigia, vero, quella con quello strano aggeggio attaccato sul tetto?”

L’esaminatore rivolse il volto aguzzo verso Ron, lanciandogli uno sguardo strano, come se si stesse chiedendo se dovesse prendere in considerazione la domanda oppure no.

“Sa, glielo chiedo perché davanti all’auto rossa c’è quella specie di camioncino scuro, che non è proprio davanti la panchina però c’è molto vicino e-”

“Mr. Weasley,” lo interruppe l’esaminatore, “deve parcheggiare tra la Ford Fiesta rossa e la vecchia Renault grigia, considerando anche che è l’unico spazio abbastanza largo per eseguire un parcheggio. A meno che lei, ovviamente, non sia in grado di rimpicciolire quest’auto per farla entrare in meno spazio...”

Per un istante Ron si chiese se stesse dicendo sul serio, poi si ricordò che era un babbano quello con cui stava parlando e che quindi l’ultima frase doveva essere una specie di scherzo.

Rise, un po’ forzatamente.

“Certo che no, nessuno è in grado di rimpicciolire un’auto, ovviamente, o di farla volare... Però sarebbe un gran bel modo per risolvere il problema del traffico, non crede?”

Il piccolo esaminatore non si unì alla sua risata, ma tornò a rivolgere la propria attenzione alla strada, in attesa che Ron eseguisse il parcheggio richiesto.

Trattenendo una smorfia per la mancanza di senso dell’umorismo dell’ometto seduto accanto a lui, Ron svoltò finalmente a sinistra, sistemandosi a pochi centimetri dal fianco di una fiammante auto rossa.

Iniziò ad eseguire la manovra richiesta per il parcheggio (sterzo tutto a sinistra, indietro, sterzo tutto a destra, indietro... O era sterzo a destra, indietro, a sinistra, indietro?).

Si fermò un attimo incerto, cercando di ricordare quello che Mrs. Smith gli aveva ripetuto molte volte.

“Tutto bene, Mr. Weasley?” chiese con voce molto bassa il suo esaminatore.

Che godesse del vederlo in difficoltà?

“Certo, tutto a posto” rispose Ron a denti stretti.

Girò un poco lo sterzo verso destra e indietreggiò un po’, ma si rese subito conto che l’auto non si muoveva nella direzione giusta, così rigirò in fretta lo sterzo dall’altro lato e riprese a far indietreggiare l’auto.

Improvvisamente si ricordò di non dover indietreggiare troppo (una volta era finito su un marciapiedi e aveva quasi investito un cesto della spazzatura) e spinse con foga il piede sul pedale del freno.

L’auto si fermò con un balzo tanto violento che per poco Ron non battè la testa contro il parabrezza.

Il piccolo Mr. Twincane accanto a lui emise un sibilo, ma non parlò.

“Ehm, mi scusi... Ci ho messo troppa energia...”

L’esaminatore fece un leggero cenno, come a dire ‘vada avanti’ e Ron si maledisse tra sé e sé.

Va bene, non era un esame particolarmente difficile come quelli che aveva dovuto sostenere quando era diventato Auror, ma doveva stare attento, perché la minima distrazione o manovra azzardata avrebbero potuto convincere Mr. Twincane che non era in grado di guidare a dovere. E non era un’eventualità da sottovalutare, questa, soprattutto perché Ron aveva il fortissimo sospetto che l’ometto non l’aveva preso per niente in simpatia.

Con la massima attenzione e delicatezza di cui era capace girò lo sterzo dall’altro lato e riprese a far indietreggiare l’auto, stavolta più lentamente.

Gettò un’occhiata veloce al suo esaminatore che lo osservava attentamente e distolse in fretta lo sguardo.

Guardò lo specchietto retrovisore interno, per assicurarsi di non avvicinarsi troppo all’altra auto e poi frenò, stavolta con maggiore delicatezza.

L’auto si fermò e Mr. Twincane appuntò qualcosa sul suo blocchetto, ma ancora una volta Ron non riuscì a capire dalla sua espressione se aveva fatto o meno una buona impressione.

“Ritorni a Kensingthon road, Mr. Weasley.”

Fu con molta fatica che Ron riuscì a trattenere un sorriso d’esultanza.

L’esaminatore gli aveva chiesto di tornare al punto di partenza, e questo voleva chiaramente dire che si riteneva soddisfatto.

Cercando di non esultare apertamente davanti a Mr. Twincane, Ron mise la freccia verso destra e si voltò all’indietro per controllare che non arrivasse nessuna auto.

Subito, però, si rese conto di aver fatto la mossa sbagliata.


“Le raccomando, Mr. Weasley, non commetta mai l’errore di voltarsi o peggio ancora di sporgersi dal finestrino per controllare la strada. Lo vede questo? C’è anche dal suo lato. Si chiama specchietto retrovisore laterale e serve proprio per assicurarsi che non arrivino altre auto.”


Il piccolo Mr. Twincane non fece una piega, ma prese ancora una volta la penna che teneva nel taschino della giacca e fece per scrivere qualcosa.

Fu allora che Ron decise di agire.

Non l’avrebbe mai confessato ad Hermione, ovviamente, ma in fondo era stata lei a suggerirlo, no?

Tirò fuori la bacchetta e la puntò contro l’uomo seduto accanto a lui.

Confundus” mormorò e la penna si fermò a mezz’aria, sospendendo la sua condanna.

Per un istante Ron non fu per nulla sicuro del risultato del suo incantesimo. Forse non aveva mosso correttamente il polso e allora nessuno lo avrebbe salvato dalla bocciatura.

Ed Hermione lo avrebbe preso in giro a vita, anche se con quel suo modo tenero che non avrebbe mai potuto farlo arrabbiare. E la domenica successiva non sarebbe potuto andare alla Tana in auto, come aveva promesso a Hugo.

Ogni dubbio si dissolse nel momento in cui Mr. Twincane si guardò attorno, con aria confusa, e gli fece un gran sorriso.

Solo allora Ron emise un sospiro di sollievo e ricambiò il sorriso, riponendo in fretta la bacchetta nella tasca del giaccone.

Si sporse fuori dal finestrino e vedendo che non arrivavano auto, pigiò il piede sull’acceleratore.

“Mio caro Mr. Twincane, è proprio ora di tornarsene a casa, vero?”

Mr. Twincane non rispose, ma osservò stupito il blocchetto che aveva in mano, grattandosi il capo con la penna.

Fece un cenno d’assenso e richiuse il blocchetto, poggiandolo sul cruscotto davanti a sé. Calcolò male le distanze, però, e quello cadde a terra con un tonfo. Si chinò a prenderlo, ma di nuovo sbagliò nel valutare la distanza e battè la testa contro cruscotto.

“Ehm, è meglio che non faccia altri movimenti, Mr. Twincane, non vorrei che si facesse troppo male,” disse Ron cinque minuti dopo, aiutando l’ometto a rialzarsi e prendendogli il blocchetto per appunti che giaceva ancora sul pavimento dell’auto.

Aveva appena parcheggiato davanti alla sede dell’ufficio che gli avrebbe rilasciato la patente e stava già per scendere dall’auto quando il suo esaminatore lo richiamò.

“Mr. Weambley, non scordi il suo certificato. Deve consegnarlo allo sportello.”

Strappò, non senza qualche difficoltà, un foglietto giallo pallido da un altro blocchetto che aveva con sé e che Ron non aveva notato prima e glielo porse.

Il braccio di Mr. Twincane si mosse verso lo sterzo invece che in direzione di Ron, ma lui fu rapido ad afferrare il foglietto al volo.

Ringraziò l’esaminatore e uscì dall’auto.

Gettando un’ultima occhiata tra il preoccupato e il divertito all’uomo che cercava senza troppo successo di uscire dall’auto, Ron entrò nell’ufficio e si diresse allo sportello.

Una donna bionda gli rivolse un gran sorriso e Ron le passò il foglietto che aveva in mano.

Con una calligrafia anche peggiore di quella del vecchio Gazza, tutta storta e tremante, Mr. Twincane aveva apposto la sua firma sotto alla parola ‘PROMOSSO’ stampata in rosso sopra i suoi dati anagrafici e la data dell’esame.


***



QUALCHE GIORNO DOPO...



Hermione prese la giacca leggera dall’appendiabiti e afferrò la borsa.

“Ragazzi! Forza, siamo già in ritardo!”

Il primo a precipitarsi giù per le scale fu Hugo, con il suo zaino rosso fiammante nuovo di zecca in spalla.

Arrivò di corsa alla porta e si voltò indietro ad urlare: “Chi arriva per ultimo è una lumacaaaa!”

Poi aprì la porta e si lanciò fuori correndo come un pazzo verso l’auto parcheggiata nel vialetto davanti casa.

“Hugo, non correre in quel modo, rischi di farti male!” lo rimproverò Hermione senza molte speranze.

“Lascia perdere mamma. Ho un fratello idiota.”

Rose, appena scesa dal piano di sopra, era entrata in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

“Non chiamare in quel modo tuo fratello, Rose, ha solo voglia di giocare.”

“Ma se uno lancia una sfida e nessuno la raccoglie è come se non fosse stata lanciata, no? Non capisco perché deve comportarsi così...”

Hermione sorrise, paziente.

“Perché è un bambino, Rose. E del resto non mi risulta che tu sia molto più grande di lui...”

“Sì, ma lo dici sempre anche tu che le ragazze maturano più in fretta dei maschi. Per cui, in effetti, sono molto più grande di lui...”

Hermione osservò perplessa la ragazzina davanti a lei, ma Rose si limitò a sorridere con l’aria di chi la sa lunga. Senza aggiungere altro si diresse anche lei verso la porta di casa.

Giunta sulla soglia si fermò incerta un istante, poi si rivolse alla madre.

“Oggi guida papà, giusto?”

Hermione annuì, dando un’occhiata all’orologio.

“Sei sicura che sia... ecco... una buona idea?”

Hermione alzò lo sguardo su sua figlia.

“Rose, certo che è una buona idea. E poi tuo padre ha superato l’esame senza problemi, il che vuol dire che è perfettamente in grado di guidare.”

“Bè, sì, non è che non mi fidi, ma affidare l’auto ad un neopatentanto...”

In quel momento comparve Ron, in piedi in cima alle scale.

“E’ bello vedere come la tua progenie abbia piena fiducia nelle tue capacità...” disse con un sorriso.

Rose arrossì e assunse un’aria dispiaciuta.

“Non volevo dire che non sei capace, papà, è solo che il fratello di Patty Divine ha quasi distrutto l’auto e proprio il giorno dopo che aveva preso la patente. Ci vuole un po’ di pratica prima, no?”

“Non preoccuparti, Rose” disse Ron passando accanto alla figlia e dandole una carezza sul capo. “Farò la massima attenzione. E ora, mie signore, se non vi dispiace...”

Facendo una sorta di inchino uscì anche lui di casa lasciando Rose ed Hermione da sole nel corridoio di ingresso.

Rose guardò sua madre e fece un sorrisetto.

“Spero proprio di non incontrare altri lampioni lungo il tragitto...”

Hermione rise e prese le chiavi posate sul mobiletto all’ingresso.

“Non preoccuparti,” disse mentre uscivano entrambe di casa e si richiudeva la porta alle spalle, “terrò la bacchetta a portata di mano...”

E con un ultimo sorriso, madre e figlia si affrettarono a raggiungere il resto della famiglia.


FINE





  
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ramona55