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Autore: FP91G    14/03/2013    1 recensioni
La disperazione porta ad azioni inimmaginabili, ma che cosa ne so io, che ho solo tredici anni? Semplice. Ci sono passato...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte come tante, saranno state le due del mattino. Stavo aspettando mio padre che, come al solito, rientrò più o meno a quell’ora. Quando sentii aprire la porta gli corsi incontro << Ciao papà! >> gli dissi. Lui mi guardò è mi chiese, biascicando le parole:<< Che ci fai ancora in piedi moccioso?! Non mi aspettare mai più sveglio! Va a dormire! >>. Io corsi via, aveva di nuovo alzato il gomito. Feci come i bimbi piccoli: andai in camera, mi misi sotto le coperte e dopo due minuti balzai giù dal letto per andare a guardare mio padre dal buco della serratura. Aveva preso la foto di mamma e le stava parlando. Le diceva:<< Oh, Maria. Se tu fossi stata qui, tutto questo non sarebbe successo. Ma tu sei morta ormai, che te ne frega di vegliarmi! >>. Mi sentivo male a vederlo ridotto così. Il giorno dopo, o meglio, qualche ora dopo mi svegliai per andare a scuola e vidi, uscendo, che papà si era addormentato sul divano e la foto di mamma era in terra. La raccolsi e la rimisi a posto poi coprii papà con una coperta. A scuola la professoressa mi mandò fuori dall’aula perché dormivo durante la lezione. Insomma, ho tredici anni, ma avevo dormito a mala pena cinque ore! Comunque dato che il corridoio era deserto, andai in bagno e uscii dalla finestra. Durante la mattina, tanto, non c’era niente d’interessante. Lasciai tutto a scuola. Passai le prime ore del giorno a girovagare per le strade, finché non venne l’ora di pranzo, quando cominciai a dirigermi verso casa. Quando rientrai papà stava scolando la pasta.<< Che hai fatto oggi >> mi chiese, e io risposi quasi sinceramente:<< La prof. mi ha buttato fuori perché dormivo in classe. >>. << Te l’ho detto di non aspettarmi sveglio! Lo vedi? Dopo come fai a studiare!? >> mi rimproverò. << Sì, ma almeno datti degli orari! Non so mai quando torni! Ho tredici anni, non mi piace stare solo la notte! >> cercai di giustificarmi. Lui allora disse:<< Perché? Di cosa hai paura? Se venissero i ladri potrebbero avere pietà e lasciarci qualche soldo. >>. Io non ero per niente soddisfatto, ma passai oltre e mangiammo in silenzio. Il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, uscii con gli amici. Mi ritrovai a cenare da solo e dopo mi misi a letto anche se avevo tutta l’intenzione di aspettare papà, mi addormentai. Ero troppo stanco. Nel bel mezzo della notte però, fui svegliato da dei rumori. Guardai l’orologio ed erano le tre e dieci. Pensai che fosse papà, corsi all’entrata e lo vidi.<< Ciao papà! >> dissi. << Ti avevo detto di non aspettarmi sveglio! Va subito in camera tua! >>. Sembrava agitato. Mi avvicinai e solo allora mi accorsi che ai suoi piedi giaceva un uomo. Era tutto imbrattato di sangue e papà stringeva il coltello. Mi buttai in ginocchio su di lui, ma era troppo tardi. Guardandolo in faccia, notai che l’avevo già visto: chiedeva sempre soldi a papà. << Ma che diavolo hai fatto?! >> gli  chiesi arrabbiato. Lui si sedette in poltrona e disse:<< Ho fatto ciò che era giusto. Gli ho dato quello che si meritava. Avrei dovuto farlo prima. >>. Era completamente ubriaco, delirava. Rimanemmo in silenzio. Poi lui si alzò, forse aveva riacquistato un po’ di lucidità. Prese il cadavere e se ne andò. Io rimasi immobile e tornai a letto, solo dopo qualche minuto. Non dormii, ma piansi. Piansi tutta la notte. Questo è tutto ciò che ricordo di quel giorno, signor commissario.
  
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