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Autore: dontletmeboo    14/03/2013    18 recensioni
"Ero costretta a vedere le persone che più amavo al mondo, soffrire.
Vederli combattere per me, nonostante quella battaglia non sarei mai riuscita a vincerla."
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Always be together.

 
  

 
La morte è serena, facile.
La vita invece non lo è.
E' difficile, triste...

 
Nevicava ormai da ore, la neve aveva cominciato ad attaccare sulle strade e i marciapiedi, formando piccole lastre di ghiaccio.
Mi strinsi nel cappotto, risistemandomi il cappello di lana che portavo, dal quale poi sbucava una treccia già disfatta; dalla mia bocca uscivano nuvolette di fumo, con le quali mi scaldavo le mani che non erano coperte dai guanti.
Cercai di affrettare il passo per arrivare prima a casa e poter stare al caldo; arricciai il naso quando qualche altro fiocco di neve riuscì ad infilarsi nello stivale.
«Scusa?»mi voltai di scatto e dalla sorpresa strinsi più forte la mano intorno al manico dell’ombrello, per poi togliermi le cuffiette dalle orecchie «posso?» il ragazzo davanti a me mi indicò l’ombrello che mi proteggeva dalla neve.
Solo dopo aver notato la sua felpa leggera e i capelli ormai fradici, capii; annuii, tentando di sorridergli.
«Grazie, non mi aspettavo che nevicasse oggi» mi disse, facendo qualche passo verso di me e venendomi accanto, sotto l’ombrello «tu sei Rebecca, vero?» annuii.
«Becca» lo corressi «come mi conosci?» si grattò la testa imbarazzato, prendendo poi in mano l’ombrello e continuando a camminare.
«Ti vedo tutti i giorni a scuola» sentii le guance infiammarsi.
Davvero qualcuno mi notava?
«Oh» dissi soltanto.
«Qui vai dritto?» con un gesto del capo mi indicò la strada che stavamo percorrendo, annuii un’altra volta.
Ogni tanto il mio braccio o il mio fianco andava a sbattere contro il suo, data la vicinanza, così che le mie guance tornavano a dipingersi di un rosa più scuro e abbassavo lo sguardo sulla neve a terra.
«Posso farti una domanda?» interruppe quel silenzio imbarazzante.
«Dimmi» alzai lo sguardo, incrociando i suoi occhi marroni che guardavano i miei.
Ci pensò un attimo prima di continuare «perché te ne stai sempre per conto tuo a scuola?» il mio cuore perse un battito, per poi ricominciare a battere velocemente, più del normale.
Sentii gli occhi cominciare ad inumidirsi, ma mi imposi di non piangere.
‘Perché non voglio affezionarmi alle persone’ avrei voluto tanto rispondere.
Alzai le spalle «mi piace stare da sola» non aveva molto senso come cosa, ma sperai che accettasse quella scusa.
Annuì, confuso «e non hai amiche?» mi morsi il labbro, per poi sentire il sapore del sangue in bocca e scuotere la testa, fingendo un sorriso.
«Ripeto: mi piace stare da sola» non sembrò soddisfatto di quella risposta, ma lo ringraziai mentalmente quando decise di non farmi più domande di quel genere.
«Io abito qui» mi fermai, guardando la casa gialla davanti a noi, ormai il cancello d’entrata era ricoperto di neve, come anche il giardino e parte dei balconi al primo piano.
Non feci in tempo a salutarlo che una lastra di ghiaccio era ormai sotto i miei piedi e barcollai, per poi rischiare di cadere a terra.
«Grazie Liam» gli dissi appena, lasciò andare la presa che aveva sul mio braccio e che mi aveva aiutato a stare in equilibrio sul ghiaccio; volevo dirgli qualcos’altro, ma sapevo che non sarebbe servito a niente, che oltre a far soffrire me, avrei fatto soffrire lui, un giorno.
Non lo salutai nemmeno, riprendendo a camminare con lo sguardo fisso a terra.
«Beck!» mi voltai di scatto, spalancando gli occhi a quel soprannome «come sai il mio nome?»
Sorrisi appena, stringendomi nel cappotto, come per proteggermi; poi mi voltai di nuovo, senza dargli una risposta e avviandomi verso casa mia, che si vedeva già da lontano.

 

La prima volta.
Quella fu la prima volta che lo incontrai.
La prima volta che mi rivolse la parola.
La prima volta che incontrai Liam Payne.

 
Mi sentii picchiettare sulla spalla, per poi voltarmi di scatto, lasciando perdere per un attimo il libro che tenevo tra le mani.
«Liam» spalancai gli occhi inaspettatamente, vedendolo lì, davanti a me.
«Ciao» mi sorrise «volevo chiederti se ti andava di venire con me e i miei amici a prendere una cioccolata calda, dopo scuola» notai una punta di imbarazzo nel suo sguardo.
«Io..» avrei dovuto trovare una scusa, come sempre «ho un impegno» sembrò deluso.
«Che genere di impegno?» avvampai.
«D-devo andare..» non era proprio un impegno andare in ospedale, ma mi vide in difficoltà, così mi sorrise.
«Scusa, non volevo essere invadente» lo ringraziai con un cenno del capo «allora ti va di andare adesso?» sgranai gli occhi, guardando l’orologio appeso al muro della classe.
Le 10.30, sarebbe suonata la campanella e avrei dovuto ricominciare le lezioni «con me» specificò, finendo la frase.
Tanto cos’avevo da perdere?
Non sarei neanche riuscita a finire l’anno, secondo a quanto mi dicevano, saltare qualche lezione non mi avrebbe penalizzata.
«Ok» accettai, sembrò contento e mi prese alla sprovvista quando afferrò la mia mano con la sua, trascinandomi poi per i corridoi.
 

Forse dovevo evitare.
Evitare di accettare quel primo invito.
L’ultima cosa che volevo era 
far soffrire le persone che amavo.

 
 
Chiusi gli occhi, sorridendo.
«Amo il sole» gli dissi, portando le braccia dietro la testa.
«Beck?» voltai la testa, aprendo gli occhi e incontrando il suo sguardo.
Eravamo sdraiati su quel tetto da ormai due ore, il sole di marzo mi stava riscaldando e i rumori della strada, della città, erano assolutamente inesistenti a quell’altezza.
Io e Liam ci conoscevamo ormai da quasi tre mesi e ogni giorno andavamo su quel tetto, pieno di piante non curate e fiori appassiti.
«Dimmi» gli sorrisi, sentendo poi un brivido quando mi accarezzò la guancia con una mano.
«Hai presente il giorno che ti chiesi di poter stare sotto il tuo ombrello a causa della neve?» annuii, divertita a quel ricordo.
Distolse lo sguardo per un attimo, tornando poi a fissare i miei occhi blu «avevo fatto apposta. Volevo conoscerti» mi irrigidii.
«P-perché?» sembrò leggermente imbarazzato anche lui.
«Ti vedevo tutti i giorni in mensa e nei corridoi della scuola, sempre da sola» non gli feci finire la frase, intervenendo.
«Ti facevo pena?!» mi alzai seduta, poco prima che Liam mi seguisse a ruota.
«No!» mi prese le mie mani tra le sue «anzi» sentivo il suo respiro sul collo «non voglio che rimaniamo solo amici» la sua fronte si appoggiò alla mia e per un attimo non fui in grado di fare nulla «voglio che tu sia più di un’amica per me» appena tentò di appoggiare le sue labbra sulle mie, mi scostai di colpo, alzandomi in piedi e sentendo le gambe tremare.
«Scusa» tentò di giustificarsi «Beck, io..» non lo feci finire.
«Non posso, mi dispiace» sentii le guance bagnarsi e gli occhi bruciarmi «non posso» ripetei, prima di scendere correndo giù per le scale.

 

Come mi ero permessa?
Non potevo.
Non avrei dovuto.
Non avrei dovuto innamorarmi di Liam, 
ma successe.

 
«Amore!» mi girai di scatto sentendo la voce di Liam, per poi corrergli incontro e lanciarmi tra le sue braccia, respirando il suo profumo «com’è andata ieri pomeriggio?» mi irrigidii, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.
«Bene» dissi appena, cercando una scusa per cambiare argomento e non parlare della bugia che gli avevo raccontato.
‘Strano, pensavamo che avrebbe avuto sintomi più gravi dopo qualche mese, siamo ad Aprile e la ragazza è ancora in forze, ma non sappiamo quanto possa durare’ avevano detto a mia madre il pomeriggio precedente, nonostante sapessero che io stessi ascoltando tutto da dietro quella porta.
«Becca?» tornai a guardarlo «tutto bene?» poi, senza nessun motivo, nonostante le promesse che mi ero fatta a me stessa: scoppiai a piangere, ritornando tra le sue braccia.
Mi accarezzò i capelli, sussurrandomi qualcosa di incomprensibile nell’orecchio, finché non finirono i singhiozzi.
«Amore cosa succede?» mi chiese appena mi liberò dalla sua stretta; mi lasciò un bacio umido sulla punta del naso e mi asciugò le lacrime, in attesa di una risposta.
Avrei sofferto ancora di più vedendo star male la persona che più amavo al mondo, ma non riuscii a mentirgli ancora, non potevo nascondere tutto per altri mesi, perché prima o poi l’avrebbe scoperto da solo.

 

Tutto cambiò.
Liam e mia madre erano le uniche persone.
Le uniche persone a conoscenza del mio segreto.
Del mio problema.
Della mia malattia.

 
«Rebecca?» mia madre aprì la porta, sbucando da fuori e io le sorrisi debolmente «c’è fuori Liam, ti ha fatto una sorpresa» cercò di incoraggiarmi, così mi sforzai di sorridere; uscì e qualche minuto dopo entrò Liam.
Un mazzo di rose bianche e rosse nascondeva il suo viso «Liam?» gli chiesi divertita, cercando di coprirmi con le lenzuola del letto di ospedale; sentii una risata divertita e quando abbasso i fiori, immediatamente i miei occhi lasciarono sfuggire altre lacrime.
«Amore» sussurrai, coprendomi la bocca con la mano cercando di nascondere i singhiozzi.
«Beck, non piangere» mi strinse forte, dopo essersi seduto accanto a me, lasciandomi poi un bacio sulla fronte fredda «devi essere forte, ok?» annuii.
«Perché ti sei tagliato i capelli?» mi asciugai le guance, tirando su con il naso.
Mi sorrise e quel suo sorriso mi riempì il cuore.
«Per essere come te, per non farti sentire diversa, perché non lo sei. Sai che io ci sarà sempre, giusto?» scoppiai di nuovo a piangere, accarezzandogli i capelli cortissimi «e se vuoi mi taglio anche questi, così saremo uguali» mi sorrise, speranzoso.
«No, va bene così» ritornai tra le sue braccia «Liam?» gli chiesi, ispirando il profumo della sua felpa «perché continui a stare con me?»
Non mi rispose, mi strinse semplicemente più forte.
Quella fu la prima volta che vidi Liam Payne piangere.
Piangere per me.
 

La morte è serena, facile.
La vita invece non lo è.
E’ difficile, triste…
...Perché ero costretta a vedere le persone 
che più amavo al mondo soffrire.
Vederli combattere per me, nonostante quella battaglia:
 non sarei mai riuscita a vincerla.

 
«Amore, vado, ci vediamo stasera» mi lasciò un bacio sulle labbra, stringendomi la mano e prendendo la sua borsa ai piedi del lettino.
Annuii, ancora con gli occhi chiusi, troppo stanca e debole per aprirli «Beck?» mugugnai qualcosa, tentando un sorriso, aspettando che continuasse.
Mi era stato vicino in quei mesi, non mi aveva lasciata mai da sola e speravo che non lo facesse mai, anche se ero io che lo avrei lasciato da solo.
«Ti amo» accarezzò la mia guancia, poi sentii i suoi passi uscire da quella stanza, la stanza in cui ormai stavo da tre settimane. 

 

La sua voce, il suo piccolo bacio, il suo tocco.
Sapevo che Liam mi amava,
mi amava veramente, tanto quanto lo amavo io.
Quello era l’importante.
La cosa che più contava per me.
«Ti amo anche io Liam.»
Poi decisi di lasciar perdere quella battaglia,
perché già persa in partenza.
Il cancro aveva vinto.
Io avevo perso,
avevo perso combattendo.
 

 
 

 
 







And we'll aaalways beee tooogetheer, foreeever, aaalways..

Ora mi vado a nascondere u.u
Davvero sto pubblicando questa OneShot?! (se così si può chiamare!)
Dio è..deprimente! Ahaha, non chiedetemi da dove mi sia uscita, un’ispirazione venutami in classe, durante chimica O.o
Eeeh beh! :’) Ora meglio che vada a scrivere qualcosa di più allegro se no mi deprimo seriamente uu
Liam in versione ragazzo buono che decide di rimanere sempre e comunque con la ragazza che ama, anche se malata di cancro..è così dolciumoso ** per questo ho deciso di scriverlo kdasjijfioe4 :33
La fine è un po’ tragica, potevo farla finire bene, magari Beck poteva vivere..ma sono talmente malvagia che non l’ho fatto uu
Sorratemi(?)
Ok basta, la smetto di scaraventare i coriandoli indonesiani e mi dileguo nella soffitta del Nonno Nanni.
(se incontro Roossssita e le sue fette biscottate ve la saluto, promiseeee!)
 
#buon directioner day a tutte e graaazie c:

 
Twitter: @dontletmeboo
 

xx
Simo.

   
 
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