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Autore: morgana85    01/10/2007    10 recensioni
Dal testo:
(...) Un’altra ancora, che scivola lungo il vetro, raggiungendo le altre.
È una di quelle giornate in cui i ricordi si impadroniscono di me. Violentemente, senza pietà, lasciando la mia anima nuda davanti agli occhi indifferenti della realtà.
È una di quelle giornate in cui torno ad essere l’ombra di me stessa. La me stessa che non sono mai completamente tornata ad essere.
Qualcuno ha rubato la luce che rendeva oro i tuoi occhi. Ora sono splendidi cristalli di ambra che hanno paura di tornare a brillare. Quando colui che ora è diventato mio marito, aveva pronunciato queste parole, non avevo saputo ribattere. Avevo semplicemente negato con un cenno del capo, prima di abbandonarmi tra le sue braccia e piangere.
Eravamo solo due giovani ragazzi.
Ripensandoci adesso, penso che abbia sempre avuto ragione.
C’è stata una sola persona a cui ho riservato tutto, tutto ciò che avevo da dare.
Il mio cuore, la mia forza, la mia anima.
Tutto. (...)
Genere: Erotico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buongiorno! Una Harry/Hermione (che sono e rimarranno sempre la mia coppia preferita^^) dedicata al mio piccolo angelo, che riesce sempre a trasmettermi una forza incredibile!
Vero che me lo lasciate un commentino?
Baci a tutti
Morgana
 
 
Ali d’angelo, occhi d’inferno
 
Il cielo è grigio, saturo di nubi portatrici di pioggia. Tutto, da questa finestra, sembra essere avvolto da un impalpabile velo opaco in cui spariscono colori, luci, persino il dolce canto del vento.
Una goccia.
Un’altra.
Un’altra ancora, che scivola lungo il vetro, raggiungendo le altre.
È una di quelle giornate in cui i ricordi si impadroniscono di me. Violentemente, senza pietà, lasciando la mia anima nuda davanti agli occhi indifferenti della realtà.
È una di quelle giornate in cui torno ad essere l’ombra di me stessa. La me stessa che non sono mai completamente tornata ad essere.
Qualcuno ha rubato la luce che rendeva oro i tuoi occhi. Ora sono splendidi cristalli di ambra che hanno paura di tornare a brillare. Quando colui che ora è diventato mio marito, aveva pronunciato queste parole, non avevo saputo ribattere. Avevo semplicemente negato con un cenno del capo, prima di abbandonarmi tra le sue braccia e piangere.
Eravamo solo due giovani ragazzi.
Ripensandoci adesso, penso che abbia sempre avuto ragione. C’è stata una sola persona a cui ho riservato tutto, tutto ciò che avevo da dare. Il mio cuore, la mia forza, la mia anima. Tutto.
Anche se non voglio, anche se desidero dimenticare per non continuare a soffrire, ecco il suo viso comparire tra i miei pensieri. Portando inevitabilmente con sé ogni singolo istante trascorso insieme.
Chiudo gli occhi, lasciandomi trascinare dalle spire invitanti dei ricordi, tornando indietro nel tempo senza alcuna magia. Ed eccomi lì in quel luogo, che sembra ora lontano anni luce, in cui tutto ha avuto inizio.

Quel divano di velluto rosso, finemente ricamato con fili dorati, ci aveva accolto in infinite sere uguali a quella.
Il suo capo appoggiato sul mio grembo, un braccio adagiato sul petto e l’altro a penzoloni oltre il bordo del divano. Gli accarezzavo i capelli, adorava quando lo facevo, mentre continuavo a leggere uno dei tanti tomi che ritenevo miei compagni fedeli.
La finestra spalancata lasciava entrare il profumo intenso dei fiori, rendendo l’aria dolce e frizzante. Intorno a noi, solo silenzio.

L’atmosfera che ci circondava era priva di imbarazzo o tensione. Eravamo l’immagine perfetta dei due migliori amici, in grado di stare uno accanto all’altra per ore intere senza sentire la necessità di interrompere il silenzio con parole vuote.
Improvvisamente avevo avvertito la sua mano sfiorarmi il viso in una carezza lieve. Avevo abbassato lo sguardo, incontrando i suoi profondi occhi verdi, che ricordavano i prati sconfinati d’Irlanda. Come sempre mi ero persa in quel turbine di emozioni celate in quegli smeraldi purissimi, incastonati in una persistente tristezza. Apprezzavo quei gesti premurosi, senza malizia, che ogni tanto mi riservava.
Le sue labbra si erano stese in un sorriso, prima di alzarsi. «Cosa c’è Harry?».
«Voglio portarti in un posto speciale…», la sua voce era calda, non più alta del sussurro del vento.
«Ma ho ancora un sacco di cose da fare per domani. Non possiamo andare un’altra volta?». Bugia. Avevo finito tutto già da un pezzo. Ma una strana sensazione aveva cominciato a percorrermi il corpo, scorgendo il suo sguardo illuminato da qualcosa che sfuggiva alla mia comprensione. Non so perché ma l’istinto continuava a ripetermi che, dopo quella sera, ogni cosa sarebbe cambiata.
«No, altrimenti non è più speciale», aveva teso la mano verso di me. Avevo intrecciato le mie dita alle sue, titubante, ma spinta da una forza invisibile e persistente.
Veloci e silenziosi avevamo percorso i corridoi deserti della scuola, scegliendo le ombre della notte come preziose alleate. Avevamo corso a perdifiato fino ai margini della Foresta Proibita, finché Harry non si era fermato. «Abbracciami».

«Cosa?», ero arrossita spaventosamente, mentre cercavo di allontanarmi da lui. Ma la sua mano stringeva ancora la mia, senza l’intenzione di lasciarla andare. Ad un tratto, l’idea di doverlo abbracciare mi rendeva inquieta, facendo accelerare i battiti del cuore.
«Dai, abbracciami».
Forse era stato il suo sorriso dolce a convincermi, forse l’atmosfera colma di intimità, forse per il calore della sua presenza, o forse per nessuno di questi motivi… ma mi ero stretta a lui come mai avevo fatto, nonostante fossimo amici da sette lunghi anni. Avevo chiuso gli occhi, lasciandomi cullare dal suo profumo coinvolgente. In quell’istante avevo capito che non sarei mai più stata in grado di dimenticarlo.
«Apri gli occhi», la sua voce suadente aveva sfiorato le mie orecchie, mentre scioglievo l’abbraccio imbarazzata.
Mi ero guardata intorno, e la meraviglia più assoluta mi aveva colto di sorpresa. Avevo sentito le lacrime velare il mio sguardo, lasciato vagare sul cerchio di pietre che ci circondava. Uno dei luoghi arcani risalenti ad epoche ormai dimenticate, ultimo baluardo delle antiche linee di Potere della magia pura. Inondato dai raggi iridescenti della luna, Stonehenge si stagliava nitido contro l’orizzonte, imponente nella sua solennità.
«Ma come… cosa…», inutilmente avevo cercato di parlare.
«Non sai che giorno è oggi?», mi aveva chiesto, ridendo divertito per la mia confusione. «È il solstizio d’estate». Continuavo a non capire. Evidentemente Harry doveva averlo intuito, perché aveva ripreso a parlare, «Quando l’antico culto era ancora praticato in queste terre, al solstizio d’estate druidi e sacerdotesse si riunivano per celebrare la rinnovata fertilità. In quell’occasione il Dio e la Dea si univano, simbolo di una congiunzione tra la terra e il cielo». Il suo sguardo si era fatto così intenso da fare male, permeato da un denso languore, in cui riluceva lo sfavillio di una nuova luce.
«Perché mi ha portata qui?», si era avvicinato, carezzandomi il viso e scostando una ciocca ribelle dei miei capelli. Quel contatto aveva risvegliato in me uno strano calore, che non avevo mai provato.
«Guarda», all’inizio non avevo visto niente, finché qualcosa non aveva attirato la mia attenzione.
Una figura di donna, avvolta in un abito dalla meravigliosa tonalità del cielo terso, il cui corpo aveva la stessa consistenza dell’aria della sera. Un semplice gioiello d’argento a forma di falce di luna ad adornarle il collo, mentre i lunghi capelli color del grano le incorniciavano un volto perfetto. Accanto a lei nuove figure, alcune biancovestite, altre avvolte dai colori della primavera. Uomini e donne di epoche ancestrali, tornati sulla terra in quella sacra notte pregna di magia unica.

Avevano iniziato a danzare attorno al fuoco fatuo comparso al centro del cerchio, leggeri e splendenti di bagliori perlati. Uno spettacolo che sapeva di soprannaturale. Di una magnificenza assoluta.
Meraviglioso.
Avevo sentito le sue forti braccia cingermi la vita e attirarmi a sé. «Harry», non avevo avuto la forza di dire altro, incatenata dal suo sguardo magnetico. In quel momento ogni cosa fu chiara dentro di me, ogni sensazione aveva acquistato significato. Non erano servite parole.

Le sue labbra si erano posate delicate sulle mie, lambendole con lentezza. Le avevo schiuse, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi, in un perfetto connubio di essenze. Era un bacio dato con devozione, passione, amore. Nulla sembrava più esistere intorno a noi, solo il vento che giocava tra i miei capelli e una remota melodia proveniente da luoghi oltre l’oceano.
Con gesti gentili mi aveva fatto adagiare tra l’erba morbida e profumata. Avevo avvertito la terra vibrare di una strana energia, che si irradiava dal centro del mondo per giungere alle mie dita, ai miei sensi, alla mia anima. Senza accorgermene mi ero ritrovata nuda di fronte ai suoi occhi, che mi osservavano avidi e incredibilmente teneri. Il suo corpo adagiato sul mio combaciava perfettamente. Lo avevo abbracciato con forza, sentendomi spaventata come una bambina persa nel buio. Lui mi aveva coccolata, avvolgendomi nel suo calore confortante, accarezzandomi la pelle con la delicatezza di una piuma. Mi aveva sorriso, sfiorandomi il viso con la punta delle dita, posandomi un lieve bacio sulla fronte per poi scendere e baciarmi le labbra con amorevole sensualità.

Avevo lasciato che le sue mani esperte mi guidassero su quel sentiero che mai avevo percorso, lasciandogli scoprire punti di me che nessuno aveva osato raggiungere.
Le sue labbra marchiavano a fuoco la mia pelle, rivendicandone il possesso.
Le mie mani sembrano essere state create apposta per stringere le sue spalle possenti, o giocare con i suoi capelli neri come la pece.

Con movimenti cauti e rassicuranti aveva dischiuso le mie gambe, stendendosi completamente su di me. Ci eravamo guardati per istanti infiniti. Avevo letto in quelle iridi arcaiche parole urlate dal suo spirito, che non aveva mai trovato il coraggio di dire ad alta voce.
Ma non mi importava.

L’amore che vedevo in quegli occhi era sincero, profondo e a lungo nascosto dietro gesti affettuosi e abbracci che soddisfavano il bisogno di stare vicini e sguardi languidi colmi di passione.
«Fai piano», avevo chiuso gli occhi, stringendoli con forza, aspettando che il dolore sopraggiungesse. Ma l’unica cosa che avevo sentito era stato il suo respiro caldo che mi solleticava il viso.
«Guardami», un sussurro vellutato, che aveva lambito ogni angolo della mia essenza. Con imbarazzo avevo alzato di nuovo lo sguardo su di lui, incontrando la sua espressione seria ma ricolma di quella dolcezza che riservava solo a me da molto tempo. «Lasciati andare… non voglio farti male. Prometto che starò attento», mi aveva sorriso, baciandomi. «Ti fidi di me?».
Avevo annuito, sorridendogli e abbandonandomi completamente tra le sue braccia.
Il dolore era giunto intenso, insieme al mio grido soffocato contro la sua spalla.
Ma in quel momento ero sua. Completamente sua. E lo sarei stata per l’eternità.
La sensazione di sentirlo in me, così vicini e uniti come non lo eravamo mai stati, aveva offuscato il dolore, la paura, l’imbarazzo, disperdendoli come nebbia mattutina.
Era stato un amante premuroso, danzando con me, inesperta e impacciata, una danza lenta e sensuale, sulle note di un desiderio e di una passione che scorrevano sulla nostra pelle come fresca pioggia primaverile.

Ogni cosa, quella notte, aveva assunto sfumature di colore che credevo impossibili.
Ero diventata donna, ero diventata amante, ero diventata l’altare che aveva accolto il suo cuore.
Infine, esausti e appagati, eravamo rimasti abbracciati, lui ancora su d me. Ero dolorante e sfinita, ma brividi di gioia, di esaltazione percorrevano incessanti la mia schiena.
Con un ultimo, rapido movimento mi aveva portata sopra di sé, accarezzandomi la schiena e posando piccoli baci tra i miei capelli.

Il profumo della sua pelle mi rendeva ubriaca, inebriandomi i sensi, tanto che le mie labbra avevano iniziato percorrere il suo petto, deliziandomi del suo sapore. E il fuoco dell’ardore si era di nuovo acceso, rinnovato dalle sue carezze tornate audaci e maliziose.
Avevamo fatto l’amore per tutta la notte, senza mai essere sazi l’uno dell’altra.

È durato tutto troppo poco.
Una fragile bolla di sapone nata in una giornata di tempesta.
La guerra aveva infranto la sua cristallina consistenza. Portandomelo via.
Non ho mai più provato quelle emozioni. Solo lui era in grado di farmi tremare con un solo sguardo, con una pudica carezza.
Ancora adesso molte volte, quando faccio l’amore con mio marito, mi sembra di sentire le mani grandi e premurose di Harry lambire la mia pelle. Ma è un mio piccolo segreto, lui non dovrà mai saperlo. Perché sarebbe ingiusto nei suoi confronti. È solo grazie a lui se sono ancora viva, se amo ancora il calore del primo sole d’estate, se riesco a godere delle piccole felicità che sa regalarmi.
Due braccia forti mi cingono la vita, stringendomi delicatamente. «Ehi, tutto bene?».
Mi giro verso di lui, un sorriso stanco ad adornarmi il volto, «Si, ma ora che sei qui va molto meglio». Osservo le sue iridi grigie, in cui resti d’inverno sembrano perdersi nel vento, screziandole di riflessi adamantini. Sono così diverse da quelle di Harry. Ma nonostante tutto riescono a trasmettermi calore, conforto, affetto. Lo abbraccio con trasporto, prima di baciarlo. Sfioro le sue labbra, indugiando con dolcezza e gustando il suo sapore, prima che lui le schiuda per cercare la mia lingua con la sua.
Accolgo volentieri le sue mani fresche sul mio corpo, ora caldo e desideroso, in una vellutata carezza di stoffa e pelle. La sua vicinanza mi fa ritrovare qualche istante di pace, in cui sento le mie membra tornare a nuova vita. Ma nonostante questo, entrambi sappiamo che è un idillio destinato a non durare in eterno.
Non perché non lo ami.
In fondo, quello che provo per lui è qualcosa che si avvicina molto a ciò che un tempo avrei definito amore. Ma semplicemente perché appartengo ad un altro, che mi sta aspettando in un altro luogo, in un altro tempo, in un altro mondo.
E quando sento la serica carezza delle lenzuola contro il mio corpo nudo, capisco che questa sarà l’ultima volta che farò l’amore con mio marito. E lui lo capisce semplicemente guardandomi negli occhi. Perché è stato l’unico, oltre ad Harry, in grado di sondare le mie iridi auree, prendendo in custodia il mio dolore, le mie sofferenze e comprendendo ogni mio pensiero senza inutili domande.
Non si lamenta, nè mi chiede di restare con lui. Accetta semplicemente la mia scelta. Ed è anche per questo che lo amo.
E ancora una volta è lui a dar voce ai miei pensieri. «Ti amo», appena un bisbiglio, che cala come rugiada nell’aria densa di complicità che ci circonda. Gli accarezzo il viso, sporgendomi quel tanto che basta per riuscire a baciarlo di nuovo.
La nostra è la danza lenta e sacra degli amanti che sanno di doversi dividere, dove ogni gesto è scaturito dalla voglia di catturare il profumo e il sapore dell’altro per non dimenticarlo più.
Gli dono ogni fibra di me che è rimasta in questo corpo stanco, regalandogli e ricevendo un calore che riesce a toccare persino la mia anima.
Mentre giace rilassato sul mio corpo, godendosi le mie carezze, non riesco più ad arginare le lacrime, che scendono copiose sulle mie guance dopo aver rotto anche le ultime resistenze. Lo sento accogliermi tra le sue braccia, stringendomi con forza. Quando anche l’ultima perla di tristezza si è consumata, trovo il coraggio di parlare, «Draco… portami da lui». Non ho bisogno di spiegargli dove, lui ha già capito.

Indosso un semplice abito di chiffon bianco, che dona alla mia figura un non so che di spettrale. Trascorre l’istante di un battito di ciglia e Stonehenge compare ancora una volta di fronte ai miei occhi. Immutato e sacro, nonostante diversi anni siano passati da quella notte. Stranamente non piove, e soltanto la luna governa come sovrana suprema il cielo tinto di scuro.
Una figura prende forma tra i veli d’aria. La riconosco. È la stessa donna dai lunghi capelli di filigrana dorata che era apparsa quel solstizio d’estate. Anche lei non è cambiata, eterea e perfetta come allora.
Tende una mano verso di me, sorridendomi con dolcezza.
Alzo il viso, incontrando gli occhi stranamente cupi di Draco. Non volevo che finisse così, ma il mio destino è stato deciso quella notte, in questo stesso luogo.
Mi avvicino, sollevandomi sulle punte per sfiorargli le labbra con le mie. «Grazie», gli accarezzo la guancia, e lui china il viso per godere fino in fondo del calore di quel gesto. Lui sa che in quel grazie sono racchiusi i pensieri di una vita trascorsa al suo fianco. «Sii felice, te lo meriti». Gli sorrido un’ultima volta, prima di voltargli le spalle e raggiungere la donna, che sta aspettando solo me.
Ora potrò essere felice anche io.
Perché scorgo nuovamente i suoi occhi verdi, che congiungono in un solo istante i pezzi lacerati della mia anima.



 
Vorrei ringraziare le persone che hanno commentato la mia prima fic pubblicata in questo sito: Laretta, Mars, Aeris_chan e Magicrossy.
GRAZIE GRAZIE DAVVERO! E un saluto anche a coloro che hanno aggiunto la storia nei preferiti.
Bacio a tutti!
  
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