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Autore: louisismyhusband    14/03/2013    4 recensioni
- Lei non rispondeva, a meno che non avesse capito che volevo uscire con lei per una scommessa e che era l’unica che poteva aiutarmi a vincerla non aveva motivo di non parlare, o forse era troppo eccitata all’idea di uscire con me. -
Chiamai Andrew.
« Bro, l’ho baciata e anche molto, hai visto no? »
« Sì, ho visto e i soldi sono qui. Su, vieni nel parco che te li do’.» concluse ed io lo raggiunsi senza esitare.
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E' una cosa che ho vissuto, ma l'ho modificata un bel po'.
Per chi voglia l'originale dentro c'è il mio nick twitter, magari vi spiego com'è andata.
Un bacio, spero la leggerete!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trust in no one.

Sì sa, i giorni d’estate sembrano essere tutti uguali: sole, caldo, rumore delle onde del mare che scorrono avanti ed indietro, delicatamente, il verso dei gabbiani che volano, le risa dei bambini che corrono divertendosi.
Eppure, si sa anche che ogni giorno pur essendo uguale ad un altro ha quella piccola differenza che lo caratterizza, quel piccolo particolare che lo delimita, definendolo unico.

E quello era proprio uno di quei giorni, un giorno di luglio che non dimenticherò mai.

Mi chiamo Jo, non posso dirlo al passato perché mi chiamo così ancora oggi, ma questa storia è passata, ed ora ve la racconto, come solo io posso fare, perché solo io l’ho vissuta. Ho diciassette anni, insomma, all’epoca ne avevo quindici e mezzo, ero una ragazzina in cerca dell’amore, ma si sa, chi a quell’età non lo è?
Tutti cercano il principe azzurro, mentre io cercavo semplicemente qualcuno, non so cosa di preciso.

Non m’aspettavo che sarebbe finito tutto in quel modo, ma per capire di che sto parlando dobbiamo tornare indietro di un anno e qualche mese.

“ « Guardalo, non è davvero bello ? »
« Mmh, accettabile. »
« Suvvia, Karen. Non è accettabile, è molto bello. »
« L’hai appena adocchiato, non puoi esserne innamorata già. » sorrise la riccia vicino a me.
« Non ne sono innamorata! » sbottai « Ha solo attirato la mia attenzione, basta. »
 
Ed era vero, aveva proprio attirato la mia attenzione.
Occhi azzurri, capelli castani, un fisico decisamente stuprabile, sorriso perfetto: forse aveva catturato le mie ovaie e non vedevo l’ora che me le restituisse perché oramai erano partite.

« Sei ancora con me ? » urlò Karen passando una mano davanti al mio viso.
« Sì, sono qui. » continuai, mordendomi piano il labbro inferiore, mentre continuavo a guardarlo.

L’acqua della piscina era stranamente fresca, ne calda a mo’ di pipì, ne fredda a mo’ di polaretti: fresca al punto giusto.
Ed io e Karen, la mia migliore amica, ce ne stavamo lì a rilassarci. E poi c’era lui.
Erano ore che lo fissavo, ero perfino scivolata finendo col bagnarmi i miei lunghi capelli castani. Capitava.

Il solo guardarlo, il solo potergli sorridere, forse poterlo guardare sorridere scatenava che le farfalle danzassero la macarena nel mio stomaco.
Ma che avevo?

« Dai su, andiamo a giocare un po’ a biliardino, Jo. » sorrise Karen, invitandomi ad uscire fuori dalla piscina, nella quale oramai avevo dato la mia forma. La mia pelle era ‘lessa’, forse dovevo uscire ed asciugarmi per evitare di sciogliermi.
« Mmh, ti batto! » urlai salendo piano le scalette mentre mi voltavo per trovare ancora dove fosse, lui.
Karen afferrò al volo dalla borsa che aveva lasciato a bordo piscina, ovviamente custodita da sua madre con cura, delle monete con le quali avremmo potuto giocare a biliardino e così, una volta arrivate al tanto desiderato gioco, ci posizionammo.
« Tranquilla che ti batto. » urlò calma, tirando fuori con una mossa tutte e dieci le palline.
« Sogna, ad occhi chiusi però! » controbattei io, consapevole di poterla battere.
La partita iniziò ed io ero decisamente in vantagio, ma si sapeva che Karen per quanto riguardava il biliardino o qualsiasi cosa che contenesse una palla era scarsa, certo come me, ecco perché eravamo migliori amiche. Ma il nostro scopo era il ‘divertirci’ e sinceramente lo facevamo, ed anche bene.
Mancava poco per aggiudicarmi la partita ma quando lo vidi lei segnò un goal, sbattendomi in faccia il suo quinto punto. Era la resa dei conti ed io volevo vincere, semplicemente perché se lo avessi fatto lei mi avrebbe offerto un gustoso gelato mentre se fosse stato il contrario avrei dovuto farlo io.
Lo vidi scomparire nel bar, il che significava che la mia adrenalina aveva tirato un cazzotto alla timidezza e l’aveva stesa a terra.
La palla era nel campo che roteava come una saetta da una parte all’altra senza mai fermarsi, senza nemmeno una sosta.
Ma fu quando sentii qualcosa, o meglio, qualcuno dietro le mie spalle che vidi la timidezza scattare di nuovo in piedi e tirare un bel ceffone alla carica che avevo dentro, perché sapevo chi c’era dietro di me, sapevo che era lui.
Perché il solo contatto con la sua schiena, calda, aveva fatto provare alla mia brividi, brividi particolari. Mi voltai di scatto, vedendolo concentrato nella sua partita al calcetto, a mio parere, molto vicino. Scossi la testa mimando con la bocca a Karen sei paroline: ‘lui è dietro di me, aiuto’.
Lei fece una smorfia e cercò di concentrarsi su quella pallina mini che roteava nel campo, e, quando ne ebbi abbastanza tirai forte, così da segnare ed ammutolirla.
« Pari! Così almeno ora mi offri un gelato eh? » sbottai andando ad abbracciarla.
Fu solo in quel momento che notai che lui mi stava fissando, con uno sguardo molto sexy a parer mio, forse troppo. Si mordeva piano il labbro inferiore e mi guardava, col busto inclinato, ma non troppo. Sì, stuprabile al quadrato.

***

« Karen non andartene! » urlai sbattendo i piedi a terra.
« Rimango qui o vado a New York? » disse grattandosi il mento, ma sapevo che in realtà lo faceva solo per prendermi in giro « … la Grande Mela mi aspetta! » urlò, alzando il pugno in aria mentre io mi buttai a capofitto sul letto.
« E la nostra missione, “conquista il ragazzo stuprabile” ? Andrà tutto a… cetriolini ? » urlai, meravigliandomi di come tra tante parole esistenti avessi potuto scegliere giusto ‘cetriolini’ per non imprecare. Boh.
« Lo conquisterai, dai! E poi sto via solo tre settimane, voleranno. E ci vedremo ogni giorno via Skype. Suvvia Jo! » disse abbracciandomi.
« La mia migliore amica mi sta abbandonando… oh come farò? » recitai portandomi una mano sulla fronte a mo’ di commedie dell’800.
« Cretina. » concluse abbracciandomi.
 
***

Jo: “Mi manchi, oh.”
Kar: “Anche tu!”
Jo: “Non dovevi partire, sono arrabbiata.”
Kar: “Tu dovevi venire con me, lo sono anche io.”
Jo: “… voglio abbracciarti!”
Kar: “Anche io!”

***
 
Ed allora eccomi lì, tutta sola soletta dopo un mese dall’incontro col ragazzo scopabile. A dir la verità non so ancora come si chiama.
E quel giorno il tempo faceva davvero schifo, a parte il fatto che lo stabilimento era deserto.

Alzai le spalle, afferrai il mio iPhone, salii le mie abituali scale e mi buttai sul divano comodo del solarium. Le cuffiette erano già attorcigliate attorno al mio bellissimo cellulare, così mi basto scioglierle ed infilarle nell’orecchio.

The rooms hush, hush 
And now's our moment 
Take it in, feel it all, and hold it 
Eyes on you, eyes on me 
We're doing this right

 
Quella canzone era così dolce, così semplice. Mi faceva sognare, dimenticare chi fossi, ma solo ricordare chi, invece, volevo essere. Ed era semplice farlo, visto che volevo essere una semplice ragazza, con qualcuno al mio fianco.
Chiusi gli occhi, incrociai le braccia al petto, mentre sorridevo istintivamente sentendo lo scorrere della voce della ragazza dalla voce soave che cantava quella canzone, “All About Us” , ‘tutto su di noi’, ma noi chi? A chi si riferiva? E quel tutto che rappresentava? Forse una vita? Forse un mese? O magari qualche anno passato assieme?
La mia mente contorta non lasciava passare nemmeno un dettaglio, un solo ed unico particolare che avrebbe potuto sfuggirle per interpretare al meglio il testo di quella splendida canzone.

Cause lovers dance when they're feeling in love 
Spotlight shine, its all about us 
its all about us 
And every heart in the room will melt 
This is a feeling I've never felt 
but its all about us

 
La cuffietta del mio orecchio sinistro venne improvvisamente sfilata, ma con un tocco delicate, quasi come se fosse stato un male non fatto per nuocere, una cattiveria ma fatta per il bene.
Aprii piano gli occhi, quasi come se mi stessi risvegliando da un’estasi infinita e lo vidi, era lui. Lui in tutta la sua bellezza che lentamente aveva infilato la cuffietta nel suo orecchio e che ascoltava la dolce canzone in silenzio, mentre io lo guardavo, lo esaminavo, perché non mi era mai stato così vicino, o almeno non in modo da poterlo vedere.

Quando la riproduzione terminò io non aprii bocca, non sapevo cosa dire.

« Sono Austin. » sorrise, mostrandomi uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto.
« Jo. » sussurrai, quasi con la paura di sbagliare anche a pronunciare il mio nome.
« Uhm… scusa per la cuffietta, ma morivo dalla voglia di scoprire cosa ti portava a sorridere in quel modo…» enunciò guardandomi, mentre mi porgeva la cuffietta bianca.
Scossi la testa, sperando che capisse che intendevo un ‘non ti preoccupare’, ma che non avevo la forza per dirlo, forse perché lo sfarfallio nel mio stomaco stava diventando insistente.
« Beh, ho capito che non vuoi essere disturbata …allora vado. » concluse alzandosi.

“Fermalo.” Pensai. “Fermalo prima che potresti pentirti di non averlo fatto.”

« Veramente… » sussurrai, sorridendo dopo che lo vidi voltarsi verso di me « Veramente sono qui sola e non so che fare. » dissi velocemente.
Sorridendo si avvicinò di nuovo a me e prese posto esattamente dov’era prima.
« Quanti anni hai, Jo? » chiese guardandomi.
« Sedici, e tu? » replicai.
« Sedici. » sorrise « Sei fidanzata? » continuò, senza peli sulla lingua. “Wow. Va diritto al punto, questo.” Pensai, non io, ma il mio inconscio subdolo e maligno.
« No. »
« Toh, nemmeno io. » sorrise malizioso.

***

« Allora magari ci sentiamo, ho il tuo numero salvato sul mio cellulare, so come ti chiami e ricordo la tua faccia. » sorrise.
« A meno che non te la scordi, sì, ci si vede qui in giro magari. » sbottai con un pizzico di ironia.
« Fidati, non me la scorderò. » concluse, avvicinandosi per lasciare un rapido bacio sulla mia guancia, dando spazio alle mie guance di arrossire dopo qualche secondo.
Abbassai il viso, cercando di non fargli notare il bollore che si stava espandendo sulle mie gote e così lo salutai con la mano, lasciandogli un ultimo sorriso.

***

- Karen_D ONLINE -
« KAREN! » urlai nella webcam, come se questo potesse aumentare l’enfasi o il volume del mio urlo.
« Sono qui, calma! » replicò lei « Allora, novità? » sorrise.
« Prima parlami della ‘Nuova York’ e di quanto ti stai divertendo senza di me » ammiccai.
Mi aveva parlato delle “entusiasmanti” giornate che stava trascorrendo lì: al mattino sveglia alle undici, a pranzo un bel panino e a cena… non ci vedeva più dalla fame! No, aspettate questa è la pubblicità della Fiesta. Ripetiamo: al mattino sveglia alle undici, a pranzo un bel panino e a cena non si sa quale roba americana mangiava. Giornate a casa. Beh, una pacchia.
« Sto malissimo! » urlò ridendo.
« BE MY DHARMA AND I’LL BE YOUR GREG! » urlai ridendo.
« BE MY GIULIETTA AND I’LL BE YOUR ROMEO! » continuò.
« BE MY TIMON AND I’LL BE YOUR PUMBA! » urlai mandandole baci.
« BE MY ROSE AND I’LL BE YOUR JACK! » sorrise.
« Mhh, Leonardo di Caprio. Diciamo “mica male”. VIENI JACK! Portami su una stella, ORA! Poi mi occupo io di te. » continuai ridendo, cosa che fece anche lei.
« Apparte le nostre dichiarazioni d’amore, come va col ‘tizio stuprabile’ ? »
Unii le dita, a mo’ di Smithers.
« Eccellente. » sorrisi. « Ho il suo numero, siamo diventati amici e non puoi capire come lo siamo diventati. E’ molto dolce, messaggiamo sempre. Sì, siamo proprio amici. » continuai, prendendo il cellulare per mostrarle lo schermo mentre cantavo note a caso saltellando sulla sedia, perché sì, il mio di dietro stava saltellando su una sedia, perché lui può
« Ehm… Jo…» ribattè Karen.
« Non ora, sto facendo la danza del popo’.» risposi.
« Jo. » cercò di continuare Karen.
« Ho detto non ora signorina Downey. » continuai a ballare aggiungendo un tocco di braccia.
« JO TI STA CHIAMANDO! » urlò lei ed io, per tutta risposta, feci cadere il cellulare a terra, che però continuava a squillare, ovviamente a modalità silenziosa.
Wow ero proprio un’inceppata.
Risposi senza esitare, facendo cenno a Karen di stare zitta e facendole capire di aver messo il ‘vivavoce’.
« Ehi Jo, come va? » quella voce soave era così dolce.
« Austin…B-bene.. e t-tu? » balbettai, in preda al panico.
« Bene! » fece una piccola pausa dove riuscii a vedere Karen che mimava bacetti, con il muso a mo’ di papera, wow. « Mi chiedevo che fai stasera. Cioè se ti andava di uscire magari.» concluse.
Mi morsi la mano, non sapendo che rispondere.
Karen mi fece cenno con le mani di accettare, ci provò in tutti i modi: afferrò un foglio e una penna manco fosse la sorella di Flash e scrisse un ‘SI’ a caratteri cubitali, iniziò ad annuire con la testa, tanto che temevo una paralisi momentanea al collo per quanto erano estesi i suoi movimenti, anche buffi, perché stavo quasi per mettermi a ridere quando Austin parlò ancora.
« Sei ancora lì? » domandò.
« S-sì. » dissi senza pensarci.
« Ah beh, allora? Sei impegnata stasera? »
Karen mimava un no con la testa mentre alzò il foglio ancora, agitandolo come se fosse una bandiera.
« S-sì, cioè no. Cioè sono libera come l’aria. Come i piccioni che volano, hai presente? Ma ora invece sono chiusa in casa a parlare con quella cretina della mia migliore amica, quindi non sono proprio libera come i piccioni, che poi tra l’altro non mi piacciono nemmeno tanto, preferisco le colombe o magari i canarini, perciò se vuoi alle otto divento come un canarino, libera. » conclusi.
Guardai Karen che mimava di strapparsi i capelli mentre sentivo Austin ridere dall’altra parte dell’aggeggio.
« Sì, ma se hai fumato io non ho nulla per fartela passare. Quindi ci vediamo alle otto e, disintossicati, grazie. » disse con qualche accenno di risata.
« Non ho fumato nulla, ma sai che i picc… va beh, Austin ci vediamo alle otto, ma dove? » sorrisi.
« Dimmi dove abiti e ti vengo a prendere. »
Karen si batté una mano sul cuore, cenno che stava per svenire così io risi e poco dopo tornai mentalmente da Austin, informandolo su dove abitavo e chiudendo la telefonata.
« Piccioni? Colombe? Canarini!? » urlò la mia amica.
Io alzai le spalle, guardandola con aria sconfitta. Sì, pareva che avessi fumato l’erba di Zayn Malik. Ma se avessi conosciuto quel moro che ‘spaca botilia e amaza familia’ non avrei perso tempo a fumarmi la sua roba, intendiamoci.
Scambiai ancora qualche parola con Karen ma poi il tempo di prepararsi era arrivato.

***
 
“Fa vedere che t’interessa poco, non agghindarti come un albero di Natale a Pasqua, Jo.” Mi ripetei guardandomi allo specchio. “Potrebbe pensare che sei un trans che vuole sbatterlo, il che è volgare solo a pensarlo, perciò fai la colta, signorina.” Risi. “ Potrebbe pensare che sei una donzella poco colta e acculturata, una signorina poco seria che vuole decisamente provare a … sbatterlo. Basta mi esce così, si sa che non sono una tipa acculturata, io.”
Quindi credevo che un semplice pantaloncino blu di jeans, una maglia color oro, Superga bianche, collana portafortuna, un filo di trucco e capelli sciolti potessero andare bene.
E le otto, tra l’altro, non si fecero attendere. E con loro nemmeno lui.
Bussò alla porta, che venne focosamente aperta da me, che avevo corso per evitare a mia madre qualsiasi interrogatorio pre-conoscenza-di-un-mio-amico-barra-possibile-nuovo-fidanzato.
La liquidai con un semplice ‘ciao Mamma’ ed uscii sorridendogli.
Lo salutai con la mano e lui mi baciò la guancia, di nuovo.
Mi prese per mano e le mie guance, rompicetriolini anche loro, non attesero ad arrossarsi. Bah.
« Sei molto bella, sai? » sorrise guardandomi.
« No, in realtà non lo sapevo visto che nessuno me lo ha mai detto. » risposi.
“TADAAAAAN. ECCO A VOI LA JO MODALITA’ “FIGURE DI MERDA”, WOW, CI HA MESSO POCO AD USCIRE FUORI.”
 « Beh, ora l’ho fatto io. » sorrise ancora.
« Beh, grazie. » replicai.
Scosse la testa. E la scossi anche io visto ne non sapevo che ca… cetriolini avevo nella testa in quel momento.
Si sedette su una panchina e mi invitò a mettermi vicino a lui.
« Beh, ci tenevo a dirti una cosa. » disse guardandomi.
« Dimmi… » sussurrai dolcemente, pregando in ginocchio mentalmente di far tornare la timidezza a torreggiare su di me.
« Tu mi piaci, mi sei sempre piaciuta, insomma, la cuffietta e tutto il resto… » sorrise.
“Pronto, salve, sì, mi chiamo Timidezza, ho 16 anni, quasi 18, NON soffro d’amnesia. Diciamo che in questo momento sto soffrendo di una sindrome molto particolare che si chiama “sindrome del “cosa ca… cetriolini, oh, faccio ora?”. Chiedo appello a voi, o neuroni del cervello di questa povera, povera ragazza per riuscire a superarla. Grazie.”
« Sul serio? » sorrisi.
« Sul serio. » confermò lui.
« Dai, so che vuoi baciarmi. » dissi ridendo.
“Pronto, salve, mi chiamo Coglionaggine, ho 20 anni quasi 40, soffro anche io di una sindrome, abbastanza diversa da quella della mia collega precedente. La mia sindrome si chiama “sindrome del cosa ca…cetriolini ho detto!” . Mi appello a voi, sì, sempre a voi o cari neuroni, per trovare una soluzione. Grazie, ancora.”
« Sì, sì. Lo voglio. » continuò.
« Vuoi sposarmi? » continuai.
DAI CAZZO. Ah, l’ho detto. I cetriolini mi stavano antipatici, preferisco le noccioline.”
« Ripeto, hai fumato? » domandò ridendo.
« Non farci caso, è ansia da prestazione. » ribattei.
Lui rise, senza riuscire a parlare. Sì, la mia simpatia faceva colpo. Like a boss.
E pensare che avevo iniziato questo racconto che sembravo la sorella acculturata di Shakespeare.
« No, cretino. » sorrisi guardandolo. « Vuoi ancora baciarmi o hai paura che diventi schizzato anche tu? » domandai tirando fuori la lingua.
« Certo che voglio. » concluse, prima di attirarmi a sé e baciarmi dolcemente.

Sì sa, di solito a questo punto delle storie c’è la descrizione del bellissimo bacio che unisce i due protagonisti e la storia finisce con una proiezione di cinquant’anni dopo dove i due raccontano come si sono conosciuti e bla bla bla.
Beh questa non lo è.
Torniamo indietro di qualche ora per capirci qualcosa.

AUSTIN’S POV.
« Yo, Bro. Che fai? » Andrew era il mio migliore amico, ero solito chiamarlo così per qualche motivo che non sapevo nemmeno io. Però va beh, torniamo alla telefonata.
« Nulla, tra poco esco e non so che fare. » risposi.
« Io sono con Bella. »
« Buon per te! » sorrisi.
Bella era la sua ragazza, una ragazza abbastanza strana. Forse per me non era una ragazza troppo seria con cui stare, ma boh, contento lui.
« Abbiamo fatto una scommessa, sai ? » continuò.
« Cioè? » chiesi curioso.
« Che tu entro stasera non riesci a baciartene nemmeno una, sai. » rise.
« E che avreste scommesso? » dissi inarcando un sopracciglio.
« Soldi. » continuò.
« Chi ha scommesso che ce la farò? » chiesi.
« Lei. » rispose.
« Sfida accettata. » continuai « Ma se ce la faccio che vinco? » domandai.
« Per prima cosa la mia stima, forse anche quella di Bella e infine la metà. Ossia 250 euro. » continuò.
« Va bene. Ci sto. »

***
 
« Ehi Jo, come va? » domandai mentre mi guardavo allo specchio, ero così carino quella sera.
« Austin…B-bene.. e t-tu? » rispose lei, odiavo quando balbettava.
« Bene! » continuai facendomi l’occhiolino. « Mi chiedevo che fai stasera. Cioè se ti andava di uscire magari.» domandai mentre fissavo lo schermo del mio pc.
Lei non rispondeva, a meno che non avesse capito che volevo uscire con lei per una scommessa e che era l’unica che poteva aiutarmi a vincerla non aveva motivo di non parlare, o forse era troppo eccitata all’idea di uscire con me.
« Sei ancora lì? » chiesi sbuffando.
« S-sì. » rispose.
« Ah beh, allora? Sei impegnata stasera? » domandai impaziente, l’orologio segnava le sette e avevo tempo cinque ore per vincere.
« S-sì, cioè no. Cioè sono libera come l’aria. Come i piccioni che volano, hai presente? Ma ora invece sono chiusa in casa a parlare con quella cretina della mia migliore amica, quindi non sono proprio libera come i piccioni, che poi tra l’altro non mi piacciono nemmeno tanto, preferisco le colombe o magari i canarini, perciò se vuoi alle otto divento come un canarino, libera. »
Storsi il naso, forse aveva fumato erba pesante ma non m’interessava. Lo scopo era uno e andava raggiunto e portato a termine, come il vaso della pubblicità.
« Sì, ma se hai fumato io non ho nulla per fartela passare. Quindi ci vediamo alle otto e, disintossicati, grazie. » dissi cercando di sembrare spiritoso..
« Non ho fumato nulla, ma sai che i picc… va beh, Austin ci vediamo alle otto, ma dove? » continuò.
« Dimmi dove abiti e ti vengo a prendere. » conclusi e dopo essermi segnato l’indirizzo chiusi la telefonata domandandomi il perché di tutti quei giri di parole.

Pronto per uscire, pronto per vincere.
Casa sua non era troppo lontana, meno male, perché avrei rischiato di rovinarmi le scarpe.
Bussai al campanello e lei uscì, e devo ammettere che era proprio carina.
 
« Sei molto bella, sai? » iniziai, sapevo che i complimenti non facevano mai male.
« No, in realtà non lo sapevo visto che nessuno me lo ha mai detto. » rispose fredda.
Aveva capito? Se sì ero nei guai.
« Beh, ora l’ho fatto io. » sorrisi con la faccia da angioletto.
« Beh, grazie. » rispose..
Scossi la testa. E la scosse anche lei. Ma senza pensarci troppo andai a sedermi su una panchina e la invitai a raggiungermi.
« Beh, ci tenevo a dirti una cosa. » iniziai, sorridendole, mentre le prendevo la mano..
« Dimmi… » sussurrò.
« Tu mi piaci, mi sei sempre piaciuta, insomma, la cuffietta e tutto il resto… » sorrisi, cercando di sembrare il più convincente possibile, per non destare sospetti. Insomma potevo fingere benissimo che mi piacesse. Non era poi così brutta.
« Sul serio? » chiese con gli occhi spalancati.
« Sul serio. » confermai.
« Dai, so che vuoi baciarmi. » disse ridendo.
La guardai. Pareva quasi che le stavo facendo un favore. Chissà se aveva mai dato un bacio, se sapeva usare la lingua e soprattutto se la sapeva usare bene. Insomma se una cosa andava fatta andava fatta bene.
« Sì, sì. Lo voglio. » affermai.
« Vuoi sposarmi? » domandò, provocandomi serie domande sulla sua sanità mentale.
« Ripeto, hai fumato? » chiesi.
« Non farci caso, è ansia da prestazione. » rispose.
Io risi, senza rispondere, privo di cose da dire.
« No, cretino. » continuò. « Vuoi ancora baciarmi o hai paura che diventi schizzato anche tu? » sorrise dolcemente, e forse quella fu la prima cosa che mi fece sorridere di lei, quando sorrideva era così bella.
« Certo che voglio. » conclusi prima di attirarla a me e baciarla dolcemente, avvolgendola tra le braccia mentre portavo le sue gambe sulle mie.
La sera era fresca e la passammo su quella panchina a scambiarci baci e carezze finché il mio orologio non iniziò a ticchettare: mezzanotte.
Avevo vinto.

« Purtroppo ora devo andare, non ti dispiace mica se non ti accompagno? » chiesi umettandomi le labbra.
« No, tranquillo. » continuò lei, con tono dispiaciuto.
« Okay, allora ciao. » sorrisi, andandomene via subito.
 
Chiamai Andrew.
« Bro, l’ho baciata e anche molto, hai visto no? »
« Sì, ho visto e i soldi sono qui. Su, vieni nel parco che te li do’.» concluse ed io lo raggiunsi senza esitare.

JO’S POV.
 
Wow non pensavo che baciare fosse così bello. Insomma, il tuo primo bacio dato a una persona così dolce era il massimo no?
E la serata fu molto bella, perché la passammo a coccolarci, come avevo sempre desiderato, ma quando scattò la mezzanotte qualcosa cambiò.

« Purtroppo ora devo andare, non ti dispiace mica se non ti accompagno? » disse staccandosi improvvisamente ed alzandosi, mentre si metteva le tasche nella felpa.
« No, tranquillo. » dissi dispiaciuta. Forse aveva avuto qualche cosa urgente da fare.
« Okay, allora ciao. » continuò, sparendo dopo trenta secondi.

Era successo tutto così velocemente che non riuscii a capire come era possibile.
Stava di fatto che anche quello successe velocemente.

“Ti ha baciata per scommessa, sfigata. Ora stagli lontana. Baci.”

Lessi il messaggio mille volte prima di arrivare ad una conclusione, una conclusione che non avrei mai voluto capire, quella che avevo notato sin da subito.

«Posso vedere che brani hai sul tuo iPhone? » chiesi sorridendo.
Lui guardò lo schermo, c’erano molti messaggi.
«No.» disse riponendolo in tasca.
« Ma.. » continuai, per poi fermarmi a fissare il soffitto finché non riprese a baciarmi.

«Hai mai avuto un ragazzo? » chiese.
« Ceerto! » risposi sperando di essere convincente.
« Quindi ti dispiacerebbe se io non lo fossi per te? Cioè se questa fosse solo una tenuta. » continuò.

« Senti scusa ma con questo apparecchio ai denti mi stai uccidendo. » disse massaggiandosi la bocca.
« Non ho l’apparecchio.  » sbottai.

« Ma… te la fai la ceretta? » chiese, spavaldo.
« No, mi chiamano la Donna di Neanderthal, non lo sai?»

Scossi la testa. Come potevo essere stata così stupida?

AUSTIN’S POV.« Le mandiamo un messaggio ora ed è fatta, te la levi dai piedi. » disse Bella.
Prese il mio cellulare e copiò il suo numero. Le inviò non so cosa e mi sorrise.
Io ero soddisfatto: ne avevo aggiunta una alla mia lista e avevo vinto 250 euro.

JO’S POV.
Quando raccontai tutto a Karen lei non poteva crederci.
Lui, il ragazzo che avevo desiderato per un sacco di tempo era stato capace di fare una cosa del genere: ma quale ragazzo poteva mai farlo?
Stava di fatto che nel periodo successivo io conobbi Harry, un ragazzo così dolce e diventammo subito amici.
Austin lo vedevo che spiava cosa facevo, con chi ridevo, forse perché da quella sera gli avevo tolto il saluto, forse perché aveva capito di aver sbagliato o forse per qualche complesso che aveva nell’unico neurone che si trovava.
Stava di fatto che io non lo avrei mai perdonato, nemmeno per tutto l’oro del mondo.

Quindi vorrei dire che ora, a diciassette anni, se ci ripenso rido.
Un bambino che, a sedici anni, bacia una ragazza per scommessa non può essere considerato altro che tale: un moccioso. Uno di quelli che non concluderà mai nulla nella vita, perché mette avanti il divertimento e soprattutto sé stessi ai sentimenti che mandano avanti la vita, come l’amore, l’amicizia, l’odio.
Quindi concludo dicendo : Amate se volete. Fate le vostre esperienze ma solo se volete. Fate tutto ciò che volete, ma col cuore. E non sbagliate a fidarvi degli altri subito, come ho fatto io, potreste commettere uno sbaglio che vi demolirà, lo so bene.
 
 Aioleihaaaaaah! 
 Ragazzi sono qui con una nuova OS, direi che ci ho preso la mano.
A differenza di Fall però questa è una cosa che mi è capitata sul serio, wow come sono fortunata eh?
C'ho messo Austin perché il ragazzo somigliava molto a Austin e beh, basta non voglio ricordare ancora.
L'ho scritta per farvi capire che l'amore non è sempre rose e fiori, ovviamente non per farvi provare pietà nei miei confronti o cos'altro.
Anyway, è un po' modificata dalla verità perché sennò avrei dovuto scriverci una Fan Fiction e non mi andava perciò se volete sapere (ma non credo) com'è andata mi trovate qui su Twitter @greeneyesharry.


Ps. Sarete felici di sapere che ogni volta che mi vede in mezzo alla strada mi vuole salutare, ma io lo mando a quel paese. La cosa più curiosa è che l'altro giorno ho postato una foto su Instagram con la didascalia "Who's gonna make you fall in love?" e lui ha messo mi piace.
Dico io: fai pace col cervello. AHHAHAHAHAH.

un bacione alla nonna, CALIFORNIIIAAA e alla prossima storia!
Annachiara. <3

 
 
 
 
 
 
 
 

  
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