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Autore: Aki_Saiko    15/03/2013    3 recensioni
"Silver, leggermente sorpreso ed incredulo, si avvicinò un poco di più al ragazzo, attendendo pazientemente un altro tuono; che non tardò ad arrivare, molto più forte di prima. Inaspettatamente, il moro accanto a lui allungò una mano e lo afferrò per il polso, attirandolo a se in uno stretto abbraccio."
[...]
"Eppure, vederlo così intimorito, spogliato della sua solita baldanza, gli fece...pena? No, era diverso. Era più tenerezza. Trovarselo davanti in quello stato, gli fece venire una gran –e molesta- voglia di abbracciarlo."

[PreciousMetalShipping] [A Niakuro, perchè oggi è il millenovecentosessantanovesimo anniversario della morte di Cesare]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gold, Silver
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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DESCLAIMER DI SETTEMBRE 2016: sono passati più di tre anni da quando ho scritto questa cosa okay? A rileggerla ora un po' me ne vergogno, perché rappresenta un headcanon sulla Precious che ormai non mi appartiene più e che a distanza di anni giudico immaturo e abbastanza riduttivo del loro rapporto. Non la cancello dal sito perché comunque era un regalo, ma vi prego di prendere questo scritto per ciò che è: il primo esperimento gayo di una quindicenne. Andate in pace.

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Non ho idea di come questa shot sia venuta fuori, davvero. So solo che è il compleanno di una certa Niakuro e mi sentivo in dovere (si Giò, proprio debeo, nessun gerundio o gerundivo) di farle un regalo di questo tipo, ora che anch'io faccio parte della grande Ohana di EFP.
E la PreciousMetal capitava proprio a puntino, lei adora questa Shipping , e da qualche tempo pure io, quindi, insomma, almeno un tentativo era d'obbligo(?).

Non mi sarei mai immaginata di poter scrivere una fic shonen-ai, e questo è il mio primo esperimento (ciò non ne preclude altri in futuro :3). Spero che a voi piaccia almeno quanto a me è piaciuto scriverla, e spero che sia all'altezza delle altre che ci sono nel sito! (forse i due potrebbero risultare un po' OOC, più Gold che Silver in realtà; ma mi piaceva l'idea che nemmeno il moretto fosse un essere immortale. E poi, andiamo, con questa storia dei tuoni, Silver può prenderlo in giro a vita >:3 )
 

Buon Compleanno, Rocky Giò <3
(Il secondo fine di questa Shot è farti tornare la voglia di scrivere la tua, eheheh)

 




Ma come, l’Intrepido Rompiscatole che si spaventa per quattro tuoni?

 

 
A Silver, la pioggia battente ed incessante che non accennava a smettere conciliava il sonno come nient’altro. E ne aveva senza dubbio bisogno, dopo l’ennesima serata trascorsa in compagnia di Gold, che ora riposava al suo fianco russando fragorosamente.
La luce dei lampi saltuariamente illuminava il suo volto, mettendo in risalto il piccolo naso nel viso pieno, gli occhi chiusi ed un sorrisetto strafottente sempre e comunque onnipresente. I capelli corvini, ancora più ribelli del solito perché liberi dal cappello, venivano regolarmente tinti di blu.
Un sorriso un po’ amaro solcò le labbra del rosso: andava sempre a finire così, Gold che con qualche assurdo pretesto cercava di trascinarlo in qualcuna delle sue geniali (stupide) trovate, e lui che, puntualmente, finiva per accettare, chissà per quale arcano motivo.
Il ragazzo pensò che nel preciso istante in cui avesse trovato una risposta a quella domanda –o, perché no, il modo di interrompere quel frustrante circolo vizioso- avrebbe raggiunto la somma conoscenza del bene e del male.
Un fragoroso rumore proveniente dall’esterno fece sobbalzare il corpo dormiente di Gold, che con un mugolio sofferto si rigirò nel letto.
Possibile che...?
Silver, leggermente sorpreso ed incredulo, si avvicinò un poco di più al ragazzo, attendendo pazientemente un altro tuono; che non tardò ad arrivare, molto più forte di prima.
Inaspettatamente, il moro accanto a lui allungò una mano e lo afferrò per il polso, attirandolo a se in uno stretto abbraccio.
Pietrificato, Silver osservò Gold strofinare la testa contro il suo petto –manco fosse un cuscino-, la presa ben salda che non dava segni di cedimento.
Quando un terzo, potente rumore risuonò nuovamente nella stanza, Gold avvinghiò anche le proprie gambe a quelle del compagno, suscitando in lui una ancor maggiore irritazione.
“Mi ha scambiato per una sorta di peluche antistress o cosa?!”
Liberando il braccio destro e usando il sinistro per tenersi sollevato, Silver tentò di calciare via il ragazzo steso accanto a lui, e benché la sua forza fisica non fosse proprio tantissima, l’altro, colto alla sprovvista, quasi cascò fuori dal letto.
«Mmmh, Sil, perché sei così cattivo con me? Volevo solo un abbraccio» esordì quello, finalmente sveglio, sfoderando per l’occasione una magistrale espressione da cucciolo indifeso.
«Perché sei talmente stupido da non capire che le persone non sono dei cuscini» la fredda risposta del rosso.
«Guarda che se dici così mi offendo» ribatté Gold, un sorrisetto impertinente che già incrinava la sua aria mesta.
Silver, preferendo non continuare oltre, semplicemente si voltò dall’altro lato, cercando di ignorare l’irritante presenza al suo fianco. Normalmente, forse, avrebbe cercato di pianificare una fuga per tornarsene a casa sua –anche se sospettava che Gold l’avrebbe seguito perfino se fosse andato a fare l’eremita in mezzo al Lago d’Ira o sulla vetta di Monte Argento- ma con quel temporale era meglio sopportare e sperare nel sonno pesante del compagno.
Tutti i suoi buoni propositi però andarono allegramente a farsi un bicchierino non appena una mano fredda si insinuò sotto la sua maglietta, disegnando degli strani motivi su e giù lungo la sua schiena. Veloce come un lampo –tanto per stare in tema- balzò giù dal letto per rifugiarsi contro il muro opposto della stanza, incenerendo il moro con lo sguardo e meditando di inondargli la casa con l’aiuto del suo Feraligatr.
Stava per l’appunto guardandosi intorno per cercare di ricordare dove diamine avesse messo le sue pokéball quando Gold, con aria estremamente compiaciuta, ne tirò fuori una da sotto il comodino.
«Cercavi una di queste?» chiese il ragazzo con lo stesso atteggiamento –solo molto più terrificante- di qualcuno che sta per gustarsi un piacevole spettacolo.
Silver rabbrividì, ma cercò di mantenere il sangue freddo, pregando nel frattempo qualcuno o qualcosa lassù –o laggiù, insomma, avete capito- affinché scatenasse una serie incessante di tuoni. Quindi: «Dove hai messo le altre?»
«Cosa ti fa pensare che non siano anche loro sotto al comodino?»
«Non sei così stupido... o meglio, sei troppo subdolo per nasconderle tutte nello stesso posto» affermò il rosso con sicurezza.
“Calma e concentrazione”
«Ripeto la domanda, dove diavolo hai nascosto le altre pokéball?»
“Calma, concentrazione e fermezza”
Il divertimento di Gold era palese, si sarebbe potuto dire che quella situazione fosse stata precedentemente programmata da lui fin nei minimi dettagli.
“Accidenti a te e alla tua fottutissima mente perversa, Gold!”
Il ragazzo che stava di fronte a lui all’altro lato della stanza, ancora seduto comodamente sul letto, parve riflettere attentamente sul da farsi. Dopo un minuto buono di silenzio, finalmente parlò: «Allora facciamo così, Sil, tu mi terrai compagnia ancora per tutta questa notte e le successive –finché non sarà passato il temporale- abbandonando ogni proposito di fuga, e io in cambio ti ridarò tutte le tue pokéball»
Soddisfatto della propria proposta, il moro si sistemò meglio a gambe incrociate sul materasso, aspettando la risposta del suo rivale –o almeno, quello che tanto tempo prima lo era.
Questi stava mentalmente valutando se fosse una prospettiva migliore gettarsi fuori dalla finestra del primo piano e affrontare coraggiosamente la furia degli elementi oppure abbandonarsi al proprio destino funesto.
L’unico motivo per cui scelse la seconda opzione e non la prima fu che, tra i frammenti del vetro frantumato, il buio e la pioggia, non era sicuro di poter atterrare in maniera da non uscirne con metà delle ossa rotte. E poi, il deficiente sarebbe stato comunque più veloce di lui, nel caso avesse tentato una disperata corsa in direzione del davanzale.
Titubante, chiese conferma di quanto udito: «Davvero se assecondo la tua richiesta mi restituirai i miei Pokémon e mi lascerai in pace?»
«Non ti tormenterò più per almeno un’altra settimana» rispose Gold, sorridendo dolcemente alla vista del compagno che iniziava a cedere.
Ovviamente, Silver non era perfettamente certo che il ragazzo si sarebbe davvero tenuto a debita distanza da lui per ben sette giorni, ma considerò che già la certezza di riavere i propri Pokémon fosse sufficiente. E poi, il suo Feraligatr avrebbe potuto fare benissimo il culo al Typhlosion di Gold –che non gli risultava avesse imparato tuonopugno o qualsiasi altra mossa di tipo elettro- senza troppi problemi, se proprio si fosse giunti ad una lotta.
Alla fine, con un sospiro rassegnato, si avvicinò cautamente al lato del letto che precedentemente aveva occupato, sedendosi lentamente e voltandosi poi a guardare Gold, incrociando i suoi profondi occhi dorati che, anche se non voleva ammetterlo, lo scombussolavano non poco.
Il sopracitato si allungò verso di lui, carezzandogli una guancia con il dorso della mano.
«Bravo ragazzo» sussurrò, un’espressione compiaciuta e felice si fece largo sul suo volto.
In quella, un lampo particolarmente luminoso e tanti piccoli rumori tenui preannunciarono l’arrivo di un tuono che, puntualmente, non tardò a farsi sentire qualche secondo dopo.
Il corpo di Gold di colpo si irrigidì, la sua mano si ritirò dalla guancia del rosso, mentre l’altra stringeva saldamente le lenzuola; il panico nello sguardo. Il ragazzo scostò la testa di lato, per tentare di dissimulare la paura che lo attanagliava, tentativo tuttavia non troppo efficace.
Silver lo osservò attentamente con rinnovata curiosità, giacché mai avrebbe potuto immaginare che il suo onnipresente incubo –ma poteva davvero chiamarlo così?- potesse essere spaventato a tal punto da un evento banale come un temporale. Roba da bambini dell’asilo.
“Non che le sue capacità intellettive si discostino molto da quella fascia d’età, comunque” non poté fare a meno di pensare.
Eppure, vederlo così intimorito, spogliato della sua solita baldanza, gli fece...pena? No, era diverso. Era più tenerezza. Trovarselo davanti in quello stato, gli fece venire una gran –e molesta- voglia di abbracciarlo.
Cercò di ricacciare questi sentimenti in una parte della sua testa piuttosto remota, ma quando un secondo, fragoroso rumore fece tremare i vetri della stanza, e Gold assieme a loro, Silver non riuscì più a trattenersi.
Semplicemente, lasciò che il suo corpo agisse da solo, disconnettendo quella parte di cervello che ancora era capace di pensare in maniera razionale, decidendo che, ‘fanculo, se proprio doveva rimanere lì per un tempo indeterminato a raccattare cocci di Gold, almeno doveva farlo bene.
Il ragazzo sembrò grandemente e piacevolmente sorpreso da quell’abbraccio improvviso quanto impacciato. Lentamente, chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla di Silver, stringendolo a sua volta e accarezzandogli dolcemente i vivaci capelli rossi con la mano libera. Egli avvertì brividi di piacere lungo tutto il corpo a quel contatto e, dal risolino trattenuto del moro, si rese conto che anche lui ne era perfettamente consapevole.
Ma ciò, stranamente, non lo infastidì più di tanto. Si stava rendendo conto che, alla fine, quel suo essere arrogante e sempre invadente era una caratteristica peculiare di Gold, e anche se gli avrebbe volentieri mollato ben più di un paio di ceffoni –non da parte sua, sia chiaro, bensì del suo caro Feraligatr- in fondo non avrebbe mai voluto seriamente che l’altro lo lasciasse in pace. O almeno, non per un periodo di tempo troppo lungo.
Rimasero così per parecchi minuti, i due ragazzi, l’uno aggrappato all’altro, mentre il ticchettio senza sosta della pioggia faceva il suo corso fuori dalla finestra.
«Grazie, Silver» sussurrò piano Gold.
L’altro rimase sorpreso: lo scemo non era solito chiamarlo con il suo nome completo. Quel suono, ‘Silver’, gli scaldava il cuore quando pronunciato da lui.
Entrambi restarono in silenzio.
«Gold?»
«Sai, ti lamenti continuamente del fatto che io ti sto sempre appiccicato, che non ti lascio mai in pace. In verità, non è che sia proprio tutta colpa mia. Questo tuo continuare caparbiamente a tenerti tutto dentro, senza mai dire niente a nessuno, senza permettere a qualcuno di aiutarti, ecco, mi fa preoccupare. Non è che sia proprio un bello spettacolo da vedere, per qualcuno che non sia tu»
«Mi sembra di averti ripetuto più e più volte che se ti levi dalle scatole mi fai solo un gran piacere, e che questo ruolo di mio prode salvatore te lo sei assegnato da solo» rispose il rosso, ma con un accenno di sorriso sulle labbra sottili.
«Per forza, sai come sarebbe noiosa la tua vita senza di me?» lo sbeffeggiò il moro, allentando un po’ la stretta dell’abbraccio e guardando l’altro negli occhi argentati.
Brividi.
Quello sbuffò: «Pff, sarebbe più tranquilla, che è diver...!!»
Con orrore, Silver si accorse che Gold aveva colto l’occasione di quel momento di guardia calata per infilargli la mano nei pantaloni. Con un pugno dritto nello stomaco che lo fece tossire, allontanò l’altro alla svelta.
«Cretino, vuoi piantarla di toccarmi il culo?!» gli sputò contro con una certa indignazione, evitando prontamente un secondo tentativo di riacciuffarlo.
«Ah, dimenticavo, oltre ad essere un depresso affetto da mutismo cronico, quando ti si fa la minima cosa (molestia) rispondi come se fossi una ragazzina con le mestruazioni» rispose Gold, rischiando di soffocare, un po’ per le risate, un po’ per il colpo ricevuto alla pancia.
Il rosso lo fissò esterrefatto – o forse esasperato? Agghiacciato?- e se i due fossero stati i protagonisti di Dragonball e non di Pokémon, una potente aura si sarebbe sprigionata dal suo corpo.
«Io ti ammazzo» sibilò «’fanculo il temporale, Gold, io ti ammazzo!!» e senza troppe cerimonie saltò addosso al ragazzo che, incurante della propria salute, continuava a sghignazzare di fronte a lui. Non fu troppo difficile per lui schivare l’assalto, certo forse non si aspettava che dopo aver spintonato Silver giù dal letto, questi afferrasse un lembo della sua maglietta, facendo capitolare anche lui.
Gold, nient’affatto scoraggiato dalla caduta, rincorse il rivale dall’altro lato della stanza, raggiungendolo e placcandolo. Alla fine, gli bloccò con una mano i polsi sopra la testa, costringendolo sul pavimento.
«Com’è che finisce sempre che io vinco e tu perdi miseramente, Sil?» chiese beffardo il ragazzo dagli indomiti capelli neri, ora ancor più di prima a causa della breve lotta.
L’altro sostenne il suo sguardo con altrettanta aria di sfida: «Lo sai che non appena riavrò i miei Pokémon tu sarai morto, si?»
Gold lo guardò con commiserazione, come chi ha a che fare con uno stupido. Lentamente, si avvicinò al suo orecchio, fino a pronunciare, in un soffio, queste parole: «Forse ti sei dimenticato chi tra i due conosce tutti i nascondigli delle tue pokéball» e mentre diceva ciò, con la mano libera si divertiva a giocare con i suoi lunghi e morbidi capelli rossi.
Silver rispose con un sorriso a dir poco maligno: «E tu forse ti sei dimenticato» disse, spostando leggermente la metà inferiore del corpo «chi tra me e te è nella posizione di sferrare un bel calcio mirato» e, con un veloce movimento delle gambe, cercò di scrollarsi di dosso l’aggressore.
Egli però doveva essere ben preparato, difatti schivò prontamente il colpo, poi, forse stanco di quella bizzarra zuffa, si distese nuovamente sul letto lasciando andare la sua vittima.
Il rosso si alzò dal pavimento massaggiandosi i polsi, leggermente dolorante e ben felice di poter finalmente tornare a dormire sul soffice materasso della camera di Gold.
Lentamente si adagiò sotto le coperte, ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa al compagno, si accorse che quello stava già beatamente dormendo, il viso sereno affondato nel cuscino e una mano che si allungava verso il vecchio rivale.
Silver pensò che, forse, stare in compagnia di quel pazzo scatenato dalla dubbia intelligenza, di tanto in tanto, non potesse che fargli bene: solo lui infatti riusciva a far dimenticare al ragazzo ogni suo problema, ricordandogli anche che esisteva qualcuno sulla faccia della Terra che a lui almeno un minimo ci teneva; nonostante lo dimostrasse in maniera invadente e alquanto irritante.
Con una dolcezza di cui nemmeno si credeva capace, Silver prese la mano di Gold, stringendogli le dita con le sue, e usando l’altra per scostargli il ribelle ciuffo nero dalla faccia.
«Grazie a te, Gold» quasi sussurrò il giovane, e, mentre pacificamente si addormentava, gli parve quasi di vedere il ragazzo di fronte a lui sorridere leggermente.
  
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